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Autore: _diana87    15/04/2012    4 recensioni
TRAMA: [SEGUITO DI "GANGASTA'S PARADISE"] New York, inizio anni '40. La vita non potrebbe andare meglio ad Alexander Castle. Sposato con Kate, 2 figlie, continua a fare il detective per la omicidi. Un giorno, la famiglia viene invitata ad un matrimonio, e lì Martha rivela ad Alexander che il padre della sposa, tale Don Vito Provenzano, è in realtà il suo vero padre, uno dei più potenti capi della mafia italo-statunitense. Trovandosi in una posizione complicata, Alexander inizierà a capire parecchie cose sul suo passato e avrà dei dubbi sulla strada che ha intrapreso...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Calvary

Rise

 

 

 

 

"Ho tradito mia moglie.
Ho tradito me stesso.

Ho ucciso uomini.

E di altri ne ho ordinato la morte..."

 

 

 

Katherine aveva tenuto ben nascosto ciò che aveva visto in quella stanza tra suo marito e i capi mafia.

Si teneva quel segreto stretto stretto al cuore, aspettando momento migliore per parlarne col diretto interessato.

Ma Alexander era sfuggente in quei giorni, troppo occupato a gestire la sua "doppia vita" tra la polizia e la criminalità, tra la famiglia Castle e la famiglia Provenzano.

Di giorno si comportava come se non fosse successo nulla. Lui andava al distretto con l'impermeabile color sabbia e l'immancabile cappello. Poi lo vedeva rientrare la sera, nascosta tra le tende della finestra della sua camera, e indossava un abito griffato color nero, fiore all'occhiello... e l'auto... quell'auto non era la sua!

Un uomo lo faceva uscire dalla vettura, aprendogli la portiera e poi lo congedava col baciamano.

Katherine doveva prendere una decisione. E doveva agire in fretta!

 

"Vado al distretto, ci vediamo stasera!"

"Papà, papà!"

La voce di Johanna lo fermò, e in men che non si dica si ritrovò sua figlia tra le sue braccia, ad avvolgerlo con tutto il suo affetto.

"Ehi, piccolina... non dimentico il tuo regalo... il regalo per la mamma!" le disse sottovoce guardandola negli occhi.

Johanna rise e fece star zitto suo padre mettendogli un dito davanti la bocca.

Era il giorno del compleanno di Katherine, e Castle le avrebbe preparato una sorpresa.

La famiglia era sempre al primo posto.

"Ora devo andare. Salutami la mamma e la nonna che stanno ancora dormendo!"

Detto ciò, uscì di casa e si diresse fuori la strada, aspettando cautamente che la sua auto blu che lo passava a prendere si fermasse al suo solito posto. Si guardava intorno circospetto.

Katherine però non stava dormendo. Salutò velocemente Martha e Alexis, ancora immerse nel sonno, e diede un bacio alla piccola di casa, per poi coprirsi il volto con degli occhiali da sole enorme, un cappello e una giacca che non indossava mai, e si precipitò per strada, nascondendosi nei viali.

Stava seguendo suo marito.

Appena l'auto blu partì, lei aspettò qualche minuto poi chiamò un taxi.

"Segua quell'auto blu." disse al taxista cautamente, senza togliersi il "travestimento" perfetto che aveva indosso.

 

Qualche ora più tardi, disse al taxista di fermarsi: erano arrivati ad un hotel di lusso, dove entravano e uscivano persone in giacca e cravatta e donne con vestiti lunghi da sera. Tutti comunque erano elegantissimi.

Approfittò per intrufolarsi, mescolandosi tra la folla, ma l'usciere la fermò.

"Lei signora, dove va? Mi dica il suo nome."

Una rapida occhiata alla lista dei prestigiosi nomi e Katherine finse.

Si strinse nel suo giaccone e alzò lo sguardo verso l'uomo.

"Non mi ha riconosciuta? Sono la contessa McSoul."

"Certo... prego contessa." gentilmente le aprì la porta.

Katherine venne subito colpita da alcuni boss che si incontravano scambiandosi regali e baciandosi le mani, ma di suo marito non c'era ancora l'ombra. Decise di seguire il gruppo vestito di nero con cappello e bastone, solo per trovarsi in un grande salone, stile casinò, dove si giocava alla roulette, si beveva cocktail e si barava al poker. Una sorta di mini Las Vegas.

Si mescolò tra gli invitati, sciolse i lunghi capelli mossi e mise il rossetto per sembrare più a contatto con quella gentaglia. Tenne il suo cappello ampio color viola, intonato col lungo vestito. Prese un bicchiere di champagne dal vassoio del cameriere per confondersi e sembrare una degli invitati. Cercò suo marito con l'occhio, ma fu lui il primo a notarla.

 

Alexander era seduto a chiacchierare e ridere con due signori quando incrociò lo sguardo con questa misteriosa donna che se ne stava in un angolo a bere elegantemente. Si bloccò nel guardarla. Quella donna gli ricordava troppo sua moglie... scosse la testa, dicendo tra sé che era impossibile. Non doveva pensare una cosa del genere...

E poi perchè doveva seguirlo?

Beh forse lei aveva le sue ragioni...

Eppure non smetteva di fissarla.

Uno dei boss gli chiese sottovoce cosa c'era che lo turbava, e lui mentì dicendo che gli era sembrato di conoscere quella donna, e la indicò con un'alzata di testa.

Poi lo stesso boss gli porse una bustina: dentro c'erano dei soldi e una fondina per pistola.

"Il tizio, Larry il Basso, l'abbiamo fatto fuori. Intralciava Sonny e Sasà nelle partite di poker. E poi non si faceva mai gli affari suoi."

Castle sorrise, nascondendo la bustina nella giacca interna.

"Avete fatto bene. Procuratemi al più presto la lista delle altre persone mafiose che ci stanno tradendo o che fanno il doppio gioco. Poi me ne occuperò io personalmente."

"Va bene, Padrino."

 

Di corsa, Katherine corse fuori dall'edificio, ma nella fretta fece cadere a terra un fermaglio a forma di farfalla blu, che lei non notò.

Una figura con una sigaretta in bocca notò l'uscita della donna e la seguì, raccogliendo poi quell'oggettino caduto a terra.

La donna seguì il marito per tutto il giorno.

Dopo gli affari con i boss, Castle si recava al lavoro. Cambiava la sua "divisa" e tornava ad essere un onesto cittadino. Sguinzagliava i suoi cani, Esposito e Ryan, in giro per la città a indagare e risolvere quegli stessi omicidi che lui ordinava.

E la donna non riusciva a credere con che facilità suo marito cambiasse espressione. Aveva una doppia vita.

 

"Katherine, darling, dove sei andata di corsa?"

"Volevo una conferma... so cosa ha fatto Alexander! Martha, dobbiamo agire, senza coinvolgere l'FBI però! E' una cosa grossa!"

Katherine parlava senza fare una pausa, talmente agitata com'era in quel momento. Martha non capiva.

"Siediti cara, ti faccio del thé.."

"No, non c'è tempo! Martha, siediti tu."

L'espressione seria della nuora la colpì e capì che non c'era tempo per ribadire qualcosa.

"Tuo figlio, è dentro la criminalità organizzata. Ci ha preso tutti per i fondelli. Me, te e la polizia di New York! L'hanno dichiarato un eroe, invece non lo è affatto! La mattina si incontra con i boss e organizza omicidi, fa affari... il pomeriggio si reca in polizia per risolvere gli stessi omicidi che anche lui ha fatto!"

Anche Alexis e Johanna intervennero, sentendo le due donne chiacchierare.

"Cosa sta succedendo qui?" chiese la più grande, stringendo la piccola tra le braccia.

Katherine e Martha si voltarono, guardandosi prima negli occhi, poi esalando dei respiri profondi.

Da quegli sguardi, Alexis capì che c'era qualcosa che non andava. Qualcosa che riguardava suo padre.

Era una questione complicata. Alexis era intelligente e qualcosa aveva intuito.

"No, no, no! Non può essere vero!" lasciò andare Johanna, la quale non comprendeva a pieno quella situazione di sgomento.

Katherine si toccò i capelli e fu allora che si rese conto di non avere più il suo fermaglio...

"Cercai questo, tesoro?"

La donna e le altre si voltarono e furono sorprese nel trovare Alexander Castle fermo davanti a loro, con in mano il fermaglio a forma di farfalla blu.

Katherine si morse il labbro, guardando le altre donne della famiglia Castle.

La situazione era giunta alla resa dei conti.

 

"Mi hai seguita... non mentirmi!"
L'uomo si avvicinò a passo deciso, sbattendo per terra l'oggettino blu.

"Alexander, la tua attività, la tua doppia vita sta rovinando la nostra famiglia!!"
"Di che stai parlando?!"

"Guarda che ci sta succedendo!! Guarda le tue figlie, tua madre... guarda noi due!!"

"Che cosa c'entra adesso tutto questo?? Sono i miei affari, non i tuoi!! Non ti ho chiesto di farne parte!"

"Non ti ho chiesto neanche di mentirmi!!"

"Perchè stai alzando la voce???"
"Perchè la stai alzando anche tu!!!"

Johanna pianse, stringendo la gonna della nonna Martha.

Questo bloccò i due amanti dal loro litigio.

"Nonna, che succede tra la mamma e il papà?"

"Niente tesoro, vieni qui..."

La matriarca comprese che lei e le nipoti dovevano farsi da parte.

Johanna non poteva vedere queste cose.

Il mondo era già un posto cattivo per conto suo. Non poteva permettere che tutto il male del mondo entrasse nella sua famiglia... dentro le mura della sua casa!

Katherine tratteneva le lacrime guardando le sue figlie allontanarsi.

"Ma non pensi al nostro futuro?"

Ma Alexander era serio.

"Non voglio più sentirti dire questo, Katherine... tu non sai come stanno le cose! Io mi sto ammazzando per portare avanti due famiglie... e lo sai quando la famiglia mi sia cara! Tu non capisci! E' finita tra noi!"

"Per me puoi anche uscire da questa porta e non tornare mai più, Richard Alexander Castle."

Cadde un silenzio tombale tra i due. Si era raggiunto il punto di rottura massimo.

Katherine aveva tentato di proteggere il marito, di stargli vicino e di ascoltarlo. Ma adesso i suoi occhi urlavano disperazione.

Strazio. Non ce la faceva più.

Era una donna a pezzi, ne aveva sopportate fin troppe.

Alexander la guardò e non ci fu neanche un segno di risentimento.

Prese cappello e giacca e se ne andò di casa sbattendo forte la porta.

Martha e le due nipoti se ne stavano nascoste, spaventate da quella violenta reazione e da quella voragine che si era creata tra i due.

Katherine si morse il labbro e strinse i pugni.

No, non avrebbe mollato.

Si mise a correre per raggiungerlo fin fuori casa e si fermò quando sentì che era abbastanza vicina.

"Rimpiangerai quello che stai facendo!!" gli urlò contro con tutta l'aria che aveva nei polmoni.

L'auto blu parcheggiò davanti a casa. Alexander fece per salire, quando si voltò verso sua moglie.

Sguardo gelido che raffreddò anche il cuore di lei.

"D'ora in poi sono Richard Alexander Provenzano per te."

Chiuse la portiera della macchina e diede segno all'autista di andare via.

Katherine lasciò che il suo corpo parlò per lei, abbandonando le ginocchia a terra, braccia sul viso e si lasciò andare ad un urlo disperato contro il cielo.

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

La nostra Katherine badass che conosciamo bene si è messa all'opera e ha tirato fuori "le palle"; tuttavia questo non è bastato.

Alexander Castle ormai sembra aver preso la decisione di passare dalla parte cattiva e di lasciare la strada nuova che aveva intrapreso.

L'ascesa del Padrino è quindi iniziata.

Ma siamo sicuri che durerà?

Per scoprirlo, vi aspetto nell'ultimo capitolo XD

xoxo

D.

   
 
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