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Autore: twobirdsonesong    15/04/2012    0 recensioni
Una serie di adorabili racconti sui fratelli Anderson, dalla loro infanzia all'adolescenza, narrati in tanti brevi capitoletti; momenti di vita quotidiana, problemi, lacrime e risate, sempre all'insegna dell'amore fraterno.
Traduzione della fan fiction americana "No Fortress so Strong" di Twobirdsonesong, su Scarves&Cofee.net
Basically backstory about the relationship between the Anderson brothers.
Told in a series of vignettes.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Blaine dice ai suoi genitori che intende trasferirsi al McKinley. Loro non reagiscono bene, ma Cooper è lì per lui.
 
 ( Un capitolo un po' più lungo, spero che vada bene.  )
 
Blaine ha sedici anni quando i suoi genitori lo rinnegano.
 
 
 
 
 

Quell'estate fu particolarmente lunga.

Blaine trovò lavoro in quel parco di divertimenti, nonostante i suoi genitori fossero visibilmente delusi da quella sua scelta, tanto da non domandargli neanche come andassero le sue giornate e rifiutarsi di accompagnarlo da casa a lavoro, e viceversa.

Dovette chiedere in prestito a Cooper la sua vecchia macchina, la Station Wagon che aveva lasciato quando si era trasferito per la prima volta; suo padre di certo non gli avrebbe lasciato utilizzare la macchina che avevano rimesso apposto assieme. I suoi genitori avrebbero voluto che dedicasse le sue ore estive al suo lungo e trascurato Dressage* e agli allenamenti di polo, alle lezioni di francese che aveva sempre detestato, persino allo stage presso lo studio legale di suo padre; Blaine non riusciva a immaginare niente di peggio.

Quella era stata, forse, la prima volta in cui aveva realmente detto di no ai suoi genitori; l'espressione labiale contrita di sua madre e la mascella serrata di suo padre esprimevano molto chiaramente che cosa ne pensassero al riguardo, ma era bello per una volta poter dire di no, essere in grado di fare una scelta per sè stesso. Lo faceva sentire più in alto, lo aiutava a respirare più facilmente di quanto non avesse mai fatto in così tanto tempo.

Quando non lavorare nel parco divertimenti e Kurt non era impegnato ad aiutare Burt con il suo lavoro in officina, loro due trascorrevano delle lunghe, calde e oziose giornate assieme; alcune volte passavano assieme anche la notte, quando Burt si sentiva magnanimo e lasciava a Blaine il permesso di dormire sul divano del salotto. Blaine si sentiva a casa assieme agli Hummel-Hudson, si sentiva così a suo agio seduto al tavolo della loro cucina; gli ricordava il modo in cui si sentiva nell'appartamento di Cooper, quando vi erano solo loro due, impegnati a guardare vecchi film e a mangiare ogni genere di schifezze, piuttosto che cibo salutare. 

Un fine settimana andarono persino in campeggio con Burt, Carole e Finn, vicino a Grand Lake State Park; era abbastanza lontano da Lima per dar loro l'impressione di essere veramente andati da qualche parte, ma non così lontana da creare dei problemi quando Finn, a metà strada, si accorse di aver dimenticato di portare i costumi da bagno. Kurt e Blaine dovettero dividere una tenda con Finn, ma dopo che Burt e Carole si ritirarono nella propria tenda e Carole diede loro il bacio delle buonanotte, i due avvicinarono i loro sacchi a pelo il più possibile, respiro contro respiro; Finn si limitò semplicemente a brontolare e diede loro le spalle.

Blaine adorava quei pomeriggi trascorsi chiusi in casa durante il temporale, quando vi erano solamente loro due, da soli, a casa di Burt; ormai frequentava gli  Hummel da abbastanza tempo da far sì che Burt si fidasse di lui, che si fidasse di entrambi, tanto da essere certo che avrebbero rispettato tutto le regole della casa. E loro lo facevano, il più delle volte: qualche volta guardavano un film, a volte leggevano assieme sul divano, le teste poggiate sulle rispettive spalle e i piedi intrecciati nel mezzo.

Adesso era diverso, ora che erano quello che erano: Kurt era solito sollevare lo sguardo dal suo libro o dalla sua rivista e guardarlo con i suoi occhi brillanti, così pieni di meraviglia e di ammirazione, come se non riuscisse a credere che Blaine fosse lì, che fosse tutto reale, che questa volta non si fosse immaginato tutto.

Quando accadeva, quando Blaine riusciva a percepire il suo cuore battere,  semplicemente grazie al calore e dall'amore che riusciva a scorgere nei suoi occhi, questi si vedeva costretto a riporre il suo libro e a scivolare lungo il divano fino a raggiungere Kurt, per poi abbracciarlo. Ormai non lo facevano più tanto spesso,  non con tutti quei compiti, le lezioni e la continua presenza in casa di altre persone, ma quando accadeva, quando ne avevano il tempo, a Blaine mancava completamente il respiro. Aveva trascorso lunghi momenti con le proprie mani e le labbra sul corpo di Kurt, toccando con riverenza i tratti di pelle che questi li mostrava: la pelle delicata dell'interno dei suoi gomiti, la solida curva della sua clavicola, i suoi interno coscia leggermente riperti di peli - erano nel bel mezzo dell'estate e persino Kurt indossava pantaloncini corti.

Blaine vi aveva passato talmente tanto tempo da poter memorizzare la vista e il tocco di quella pelle, così deliziosamente liscia, così morbida sotto il tocco delle sue dita. Così calda. Ogni volta ne conservava il ricordo per dopo, quando era da solo e non riusciva più a sopportarlo; cercava di immaginare che la presa nella sua mano fosse quella di Kurt, ma le sue dita era più tozze e quando osava guardare in basso, la sua mano era più scura di quella del suo ragazzo.

In parte fu per quello che non riuscì a dire di no quando Kurt gli domandò di trasferirsi al McKinley; arrivati a quel punto, Blaine credeva di non essere in grado di rifiutare niente da parte sua. Blaine sapeva che avrebbe dovuto trasferirsi la prima volta che Kurt glielo aveva chiesto, seduti nella vecchia macchina di Cooper nel vialetto degli Anderson, dopo quell'appuntamento all' inizio dell'estate; gli occhi di Kurt erano così grandi e luminosi, sotto quella luce fioca.

" Vieni al McKinley " gli aveva detto, con un piccolo ghigno malizioso sulle labbra, che Blaine aveva poi scacciato con un bacio.

Non si era deciso a dar subito una risposa a Kurt a causa dei suoi genitori; ovviamente doveva pensare anche ai Warblers, che erano stati suoi amici e confidenti per tutto l'anno passato, e che erano stati i soli ad accoglierlo quando era completamente perso, a curare le sue cicatrici quando era stato ferito. Ma sarebbero stati suoi amici comunque, anche se non fossero più stati nella stessa scuola, anche se avessero dovuto competere contro di lui.

Gli restavano ancora i fine settimana e le vacanzne scolastiche, sarebbe andato tutto bene.

Ma i suoi genitori...Blaine sapeva quale sarebbe stata la loro risposta, e di certo non l' avrebbe mai accettata. Aspettò fino alla fine dell'estate per dirglielo; aveva già compilato tutti i moduli, aveva già spiegato a Dean che - per quanto la Dalton fosse una scuola meravigliosa e lui fosse veramente orgoglioso di esserne stato uno studente, dal momento che vi aveva trovato tutto ciò di cui aveva avuto bisogno, dopo ciò che era accaduto nella sua vecchia scuola -  era arrivato per lui il momento di seguire il suo cuore.

In fin dei conti, crescere non significa proprio questo?!

Blaine trovò i suoi genitori nella sala da pranzo di casa sua, suo padre intento a maneggiare alcuni documenti di lavoro e sua madre alle prese con una rivista di moda. Si domandò come mai si trovassero prorio in sala da pranzo, la quale era solitamente riservata alle cene importanti, e perchè fossero insieme; suo padre generalmente lavorava nel suo studio e sua madre passava la maggior parte del tempo che trascorreva in casa nel salotto. Sembrava quasi che lo stessero aspettando; questo lo fece sudare freddo, piccole gocce scivolarono lungo la sua schiena e lui si aggrappò immediatamente ai moduli di trasferimento che teneva fra le mani. Si schiarì la gola per annunciare la sua presenza nella stanza ed aspettò che i suoi genitori si accorgessero di lui; detestava il fatto che lo facessero sempre sentire come se fosse sotto giudizio.

<< Blaine. >> disse suo padre, degnandolo a malapena di uno sguardo.

<< Mi trasferisco. >>  annunciò Blaine,  grato del fatto che la sua voce non avesse ceduto, anche se risuonò così forte come avrebbe voluto. 

Poteva farcela. Doveva farcela. 

<< Lascio la Dalton. Andrò al McKinley. >>

Questo attirò l'attenzione dei suoi genitori. 

Gli occhi di suo padre erano scuri, grigi come una tempesta nel momento in cui si specchiarono nei suoi; la sua mandibola era così duramente serrata che fece battere i denti di Blaine. Sua madre lo guardò con delusione, gli angoli della sua bocca erano rivolti verso il basso e le sue dita premute tutte assieme contro il suo grembo.

<< Tu non lo farai, questo è certo! >> suo padre stava usando il suo tipico tono di voce da "la mia sarà l'ultima parola e tu non osare contraddirmi"; riordinò tutti i suoi documenti in una pila, prima di poggiare entrambe le sue mani sopra di essa.

La gola di Blaine era particolarmente secca e dovette deglutire un bel po' di volte, nel tentativo di riportare un po' di saliva nella sua bocca.

<< Lo farò. Ne ho già parlato con Dean e lui mi ha capito. >>

<< Sei minorenne, hai bisogno del nostro consenso. >>

<< Lo so. >>

E questo era il punto cruciale della questione.

Poteva anche desiderare di lasciare la Dalton, tanto intensamente da diventare persino di colore blu, ma non poteva semplicemente oltrepassare quei cancelli e andarsene, non adesso che aveva solamente sedici anni. Blaine appoggiò i moduli sul tavolo e li spinse in direzione dei suoi genitori; gli occhi di sua madre rotearono di fronte ad essi, ma non disse niente.
Un silenzio fitto e soffocato riempì la stanza; Blaine non aveva alcuna intenzione di mostrare debolezza, se poteva evitarlo. Si ritrovò a sperare disperatamente che Cooper fosse lì al suo fianco, per aiutarlo ad affrontare la situazione.

<< Per favore. >> disse finalmente Blaine << Lo voglio. Ho bisogno di farlo. >>

Suo padre si alzò in piedi lentamente.

Era molto più alto di quanto Blaine sarebbe mai diventato, ma in quel momento il ragazzo era lieto di aver presto sua madre; il suo sguardo non era mai tanto severo quanto quello di suo padre, anche se non era esattamente tutto ciò che Blaine avesse sempre desiderato in una madre.

<< Se lasci la scuola per quello... per quel ragazzo...noi abbiamo chiuso! Sei fuori da questa casa. >>

Blaine ondeggiò sui suoi piedi, mentre il resto del mondo sembrò letteralmente fermarsi attorno a lui e il sangue si mise a scorrere dentro alle sue orecchie. Sapeva che i suoi genitori non avrebbero approvato la sua decisione, che sarebbero stati arrabbiati e dispiaciuti; aveva immaginato che lo avrebbero messo in punizione per almeno tre mesi.

Non avrebbe mai creduto che sarebbero arrivati fino a questo punto.

<< Papà. >> Blaine si aggrappò allo schienale di una delle sedie; le suo nocche erano diventata di colore bianco, e lo stesso il suo volto << Ti prego. >>

<< Tu hai preso la tua decisione, noi abbiamo preso la nostra. >> Suo padre allungò una mano verso il tavolo e afferrò il modulo di trasferimento, tirandolo a sè; prese in mano una penna, argentata e piuttosto pesante, prima ancora che Blaine riuscisse a sbattere gli occhi.

<< Sei davvero convinto della tua decisione? >>

Blaine si aggrappò alla sedia con così tanta forza che glì provocò un intenso dolore lungo tutte le spalle.

<< Lo sono. >>  rispose suo padre in un sussurro.

I documenti vennero firmati in un istante. 

Suo padre spinse via la sua sedia e si alzò, toccando leggermente la spalla della moglie, che si alzò a sua volta.

<< Ti diamo due ore di tempo per recuperare tutte le tue cose. >>

Poi se ne andarono, lasciandosi alle spalle nient'altro che il rumore dei tacchi di sua madre contro il parquet e l'odore dell'acqua di colonia di suo padre nell'aria. Blaine rimase in piedi nella sala da pranzo, impotente, per un lungo minuto, fissando i moduli con la vista completamente offuscata, prima di fare ritorno in camera sua. Non ricordava come vi fosse arrivato, si ritrovò semplicemente seduto su di una valigia mezza piena, mentre le sue calde lacrime scivolavano lungo il suo viso. 

Non si ricordava neanche di aver telefonato a Cooper.

<< Hey, Blaine! Che succede? >>

Per un istante la gola di Blaine non riuscì a produrre e alcun suono, fin troppo bloccata dalle lacrime per riuscire ad emettere anche una sola parola.

<< Blaine? Stai bene? >> 

<< Coop.. >>  disse finalmente Blaine, piangendo << Puoi venirmi a prendere? Sono a.. Sono a ca..sono da mamma e papà. Puoi venire? >>

<< Dio, certo che sì! Blaine, che sta succedendo? >>

<< Ti prego, vieni e basta! >>

 Ci voleva circa mezz'ora per arrivare da Columbus a Westerville; Cooper fece l'intero tragitto in venti minuti. La macchina di suo padre non era parcheggiata nel vialetto, ma la porta di ingresso non era stata chiusa a chiave. Il cuore di Cooper gli balzò letteralmente in gola quando vide Blaine seduto sopra una valigia, ricurvo sopra le sue cosce, completamente distrutto.

<< Blaine! >>

Atterrò sulle sue ginocchia di fianco a Blaine e lo afferrò per una spalla; suo fratello si voltò immediatamente verso di lui, premendo il viso - caldo e bagnato - contro il suo collo.  Quei singhiozzi così aspri, dolorosi e tanto intensi da spezzargli il cuore lo tramortirono e Cooper avvolse le sue braccia attorno a Blaine, stringendolo forte, più forte che poteva.

Cooper non sapeva per quanto tempo sarebbero rimasti lì, ma ad un certo punto Blaine si zittì e liberò il suo corpo dalla presa del fratello; la sua maglietta era bagliata a causa delle lacrime e completamente raggrinzita, ma non gliene importava un accidente.**

<< Blaine, che cosa è successo? >>  passò una mano fra i capelli di Blaine, appiccicatissimi a causa di tutto quel sudore nervoso.

<< Mi hanno buttato fuori di casa! Ho detto loro che volevo trasferirmi al McKinley, per stare con Kurt, e loro mi hanno buttato vuori di casa. >> singhiozzò Blaine << Mi hanno cacciato di casa! >>

Il dolore, quella sensazione di tradimento e di delusione, colpirono Cooper nel profondo.

C'erano così tante cose che avrebbe voluto dire a Blaine riguardo ai loro genitori, ma in quel momento nessuna di quelle sarebbe servita a farlo stare meglio. Piuttosto, si alzò ed aiutò Blaine a rimettersi a sua volta in piedi; suo fratello aveva un aspetto terribile, il viso completamente rosso, gli occhi che bruciavano e le labbra gonfie. Doveva aver sofferto molto.

<< Verrai a casa con me. >> disse Cooper. Era la sola cosa ad avere senso, in quel momento.

<< Cooper. >>

<< Non è una proposta. Finisci di preparare i bagagli, non abbiamo bisogno nè di mobili nè di altra roba. Ti serviranno solamente i tuoi vestiti, io andrò a prendere tutte le tue cose dal bagno. Ruberemo qualche paia di boxer dalla taverna o qualcosa del genere...andiamo! >>

<< Cooper, io.. >>

<< Blaine, sta zitto! Tu vieni a casa con me. >> afferrò nuovamente Blaine per le spalle e lo portò a guardarlo dritto negli occhi << Ok? Il tragitto in macchina per accompagnarti a scuola sarà un po' più lungo, durante le prime settimane, ma riusciremo a cavarcela almeno fino a quando non troveremo una casa nuova a Lima. >>

Blaine era talmente sovrastato dalle emozioni che non sapeva neanche che cosa fare. Si sfregò le mani contro il viso umido; si sentiva appiccicoso e disgustoso.

<<  Continui a trasferirti a causa mia. Non posso chiederti di fare una cosa simile. >>

<< Non me lo stai chiedento, lo sto facendo io! Per te, per me...per noi. Sei il mio fratellino, il mio dovere è quello di aiutarti e di proteggerti. E non l'ho ancora fatto, non come avrei dovuto. >>

Cooper tirò Blaine a sè e baciò la sua fronte.

Avrebbe risolto questa faccenda, per il bene di suo fratello.

<< Lo sto facendo adesso. Sei il mio unico fratello e ti voglio bene. >>

<< Ti voglio bene anche io. >>

Cooper sorrise lievemente: << Ok, adesso andiamocene via da qui e non guardiamoci mai più indietro. >>

Non ci misero molto a recuperare tutta la roba di Blaine e a trasportarla nella stanza degli ospiti dell'appartamento di Cooper; a dire il vero, non disfarono neanche le valige. Non vi era alcuna ragione di farlo, dal momento che - come prima cosa, il giorno seguente -  Cooper si sarebbe messo cercare una nuova casa vicino a Lima. 

Era incredibilmente grato di poter usufruire ancora del suo fondo fiduciario.

Blaine stava sistemato alcuni vestiti nell'armadio quando Cooper fece ritorno nella stanza; aveva qualcosa in mano ed un sorrisetto sibillino sul suo volto.

<< Credo che tu debba riavere questo. >> Cooper aprì la mano, mostrando il vecchio cravattino color rosa brillante di Blaine nel suo palmo; Blaine sussultò, restando del tutto senza parole.

<< Tieni. >> disse Cooper, ma Blaine scosse la testa e non lo prese.

<< No, io l'ho dato a te. >> sfiorò l'indumento con le dita. Non riusciva a credere che Cooper lo conservasse ancora, eppure ci credeva; Blaine, dal canto suo, indossava il suo orologio da taschino ogni giorno << Doveva essere qualcosa che ti aiutasse a ricordarti di me. >>

Cooper sorrise, per poi annodare accuratamente il cravattino attorno al collo di Blaine.

<< Non ho bisogno di niente per ricordarmi di te. Ti ho qui, adesso...proprio qui, dove è il tuo posto. >>

C' erano nuovamente lacrime negli occhi di Blaine, ma finalmente stava sorridendo.

<< Andiamo. >> Cooper prese Blaine per mano e lo portò in salotto.

Lo spinse sul divano e si mise a sedere di fianco a lui, così vicino che le loro spalle erano saldamente premute l'una contro l'altra. Cooper coprì entrambi con una copertina, anche se faceva già abbastanza caldo nel suo appartamento.

Guardarono " Un amore splendido " perchè Blaine amava Cary Grant, anche se Cooper nutriva una specie di odio nei suoi confronti. Lasciò persino che il film continuasse ad andare avanti anche quando Blaine si addormentò, circa quindici minuti dopo l'inizio, la sua testa appoggiata sulla spalla di Cooper, a mò di cuscino.






N.d.A: * Il dressage, del quale non avevo mai sentito parlare prima di trasurre questo capitolo, è un tipo di gara equestre di origine francese, detta generalmente "Gara di addestramento"; per qualsiasi dubbio o curiosità, ecco qui la voce su Wikipedia :http://it.wikipedia.org/wiki/Dressage

** " He didn't give a fuck"  sarebbe ovviamente un tantino più volgare di come l'ho tradotto io, ma scrivere in una fan fiction una frase così dura come "non gliene importava un cazzo" non mi sembrava carino, per cui ho optato per una soluzione più "gentile". 



Sì, lo so che dopo aver visto la 3x15 questa fanfiction diventa una specie di utopia, ma alla fine non li amate comunque???

Non so voi, ma l'episodio mi è piaciuto da morire ed oltre ad aver amato Blaine più che mai ed essermi presa una cotta assurda per Cooper ( è un pazzo idiota e lo si ama! xD ), non posso che essere ancora più affascinata dagli Anderbros... insomma, gli amo tantissimo!!! *___________*

Adesso passerò il resto delle mie giornate a rivedere tutte le scene, oltre al bellissimo video dell'audizione di Cooper, che spero abbiate tutti visto (casomai non l'abbiate fatto, lo allego qui: http://www.youtube.com/watch?v=gfQ3Icp83J4&feature=g-all-u&context=G2668ba8FAAAAAAAAAAA ).
 
Beh, che dire...alla prossima settimana. :)

 
  
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