Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Black Lotus    15/04/2012    2 recensioni
Per la fama ho perso molto nella mia giovane vita: l’affetto di mia madre, la stima di mio padre[...] e poi…ho perso l’unica persona che aveva tentato di seguirmi, credendo in me con tutte le sue forze [...]
I ricordi dolorosi di una rockstar che ha sacrificato tutto per raggiungere il successo. Un racconto vecchio del 2008 che pubblico senza modificarne nulla in quanto non voglio perdere le sensazioni che mi hanno portato a scriverlo. Spero possiate apprezzarlo così come è.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sono passati esattamente tre anni da quando ho ottenuto il successo come cantante col mio gruppo: i Desertic Dreams. Ormai ho perso il conto delle canzoni, che ho scritto e cantato, ho perso il conto degli autografi che ho firmato, il numero delle interviste per le varie riviste musicali e non, che mi hanno chiesto.
Quella “vita fantastica” che sognavo da ragazzino ora non mi sembra così fantastica…non ho più un’intimità: sono come un giocattolo in mano ai mass media, una bambola vivente messa in bella mostra per il pubblico, un pubblico freddo, che non è fiero di me per tutti gli obbiettivi che riesco a raggiungere, al quale basta che io continui a cantare perché tutto vada bene…un pubblico che non sa e non gli importa nulla dei miei sentimenti… Perché un cantante non ha solo la voce e un bell’aspetto, io non sono solo questo.
Per la fama ho perso molto nella mia giovane vita: senza rendermene conto ho perso l’affetto di mia madre, trattandola male; ho perso la stima di mio padre, facendomi crescere i capelli e tingendomeli di viola, un viola intenso; ho perso tutte le amicizie di scuola e non…e poi…ho perso l’unica persona che aveva tentato di seguirmi, credendo in me con tutte le sue forze; l’unica che avrei voluto sempre accanto a me…il mio migliore, unico, vero amico.
Il suo nome era Drake, ci eravamo conosciuti l’ultimo anno delle medie; era un ragazzo sensibile, generoso e simpatico. Anch’io allora ero diverso…molto diverso: ero un semplice studente un po’ esuberante, che coltivava un sogno da sempre: diventare cantante. Da allora io e lui siamo stati sempre amici. Quelli sì, erano tempi. E non sapevo di essere felice…passavo la maggior parte della giornata con Drake; ci divertivamo tanto insieme: andavamo alle feste dei nostri amici; ci raccontavamo i segreti, gli amori; abbiamo condiviso tutto insieme, nel bene e nel male. Lui viveva solo con il padre, aveva perso la madre durante il parto del suo fratellino, che trovarono morto nel suo utero; da quella vicenda il padre si era dedicato con tutte le energie al suo lavoro, ignorando del tutto il figlio. Infatti, fu come se non se ne fosse proprio reso conto, quando Drake, al secondo anno di liceo, per seguirmi nel mio sogno si tinse i capelli di biondo platino, facendosi poi un piercing al sopracciglio, mentre io l’avevo fatto, e l’ho ancora, sul labbro inferiore. Entrambi ci tatuammo la “D” dei nostri nomi, entrambi sul braccio destro.
Al quinto anno superammo a malapena l’esame; avevamo completamente perso la retta via: fumavamo, saltavamo le lezioni –alle poche che frequentavamo perdevamo solo tempo, urlando e infastidendo tutti- cominciammo a frequentare brutta gente, mentre io cercavo un produttore che fosse interessato alle canzoni che scrivevo, riuscendoci ben poco.
Poi…una sera ci portarono ad un Rave party, e fu lì che Drake scoprì la droga. Di quella pesante. Vivevamo nello stesso appartamento, avevamo lasciato la casa dei nostri genitori subito dopo la fine della scuola: io lavoravo in un negozio musicale, mentre il mio amico non voleva dirmi dove lavorava, e cosa faceva dalla mattina al tardo pomeriggio in strada. A stento ci parlavamo, tornava a casa nervoso, con gli occhi rossi e spenti ma con le tasche piene di soldi; sapevo dove li prendeva, sapevo perché era così scontroso…non volevo che si offendesse, ma continuavo a ripetergli: «Quand’è che smetterai?» ma Drake mi rispondeva sempre con la solita frase: «Questa è l’ultima volta». Lo ripetevo sempre: una, due, tre, dieci, venti volte e anche di più, ed ogni volta il mio migliore amico sembrava indebolirsi sempre di più, rispondendomi nel medesimo modo. Una sera, dopo che avevamo bevuto fino ad ubriacarci, avevo insistito perchè Drake mi portasse in un karaoke; in quel periodo stavo perdendo tutte le speranze di poter diventare cantante, e non avevo più il mio amico a consolarmi…non ne aveva la forza.
Comunque, presi a cantare a squarciagola, non m’importava più di niente e di nessuno. All’improvviso la porta della stanza si aprì e un uomo ben vestito, accompagnato da un altro massiccio e tutto vestito di nero, entrò con fare deciso e spavaldo. L’uomo si presentò John Reeves, uno dei più grandi e famosi produttori, nonché, ora, mio attuale produttore. Disse che era interessato alla mia voce, che questa l’aveva rapito; a quelle parole sentii di aver toccato il cielo con un dito. Accettai tutte le sue proposte senza neanche pensarci; era la mia occasione, forse l’unica che avrei avuto…non potevo assolutamente sprecarla.
Il mio primo concerto si sarebbe svolto due mesi più tardi, precisamente il 19 settembre. In quei due mesi ero troppo contento; mi allenavo con la voce ogni giorno, per prepararmi allo sforzo. Ma cosa più importante, anzi, più grave, ignoravo Drake, che vedevo infinitamente debole; ricordava vagamente uno spaventapasseri privo di vita. Avrei dovuto aiutarlo, ma adesso ripensarci è inutile…non cambierà le cose.
Il 19 settembre del 2003 arrivò in fretta. Quella sera, sul palco, con le urla della gente che era accorsa visto il prestigio del mio famoso produttore, mi sentii veramente realizzato; cantai la mia prima canzone, “Sweet Home”, la prima che avevo scritto, e a seguire tutte le altre fino alla dodicesima. Alla conclusione del concerto ero stremato ma felice; le luci del palco si erano spente, le persone stavano andando via, ma io restavo lì, col microfono in mano, felice a tal punto da avere gli occhi lucidi. Ripresomi dei miei pensieri guardai alla mia destra: illuminato dalla luce dietro le quinte, Drake mi osservava. Resosi conto del mio sguardo pieno di felicità e soddisfazione, mi sorrise: quel sorriso che non vedevo da tempo, il sorriso di quando eravamo soltanto ragazzini puri e innocenti…non lo dimenticherò mai.
Non ebbi il tempo di rispondere al suo sorriso che cadde all’indietro a peso morto. Feci di tutto. Lo portammo di volata in un ospedale, ma non ci fu nulla da fare. Drake ci aveva lasciati. Mi aveva lasciato per sempre. Troppo stanco per andare avanti; troppo debole a causa della droga che prendeva ormai quotidianamente, dilaniato dalla dipendenza che gli provocava. Per la disperazione non cantai più per due mesi…avevo perso la persona più cara che avevo al mondo. E infondo era stata causa mia, perché non l’avevo aiutato a smettere, non avevo fatto nulla per lui, per lui che invece ha gettato via tutta la sua vita per me…perdonami amico mio…
Questo è tutto. Da allora tutte le canzoni che scrivo e canto sono ispirate a lui e a noi, ai nostri bei tempi vissuti insieme. Ho anche fondato una band, usando per il nome le iniziali dei nostri nomi: “Desertic Dreams”, Dorian, il mio nome, Drake, il suo.
Adesso vivo la mia vita, la vita di un cantante famoso e acclamato da tutti i giovani…la vita di un cantante solo…
E ora vado. Il mio concerto è alle porte, orde di fans attendono il suo inizio da molte ore; parecchi sono lì allo stadio già da ieri. Ancora una volta dovrò mettere da parte i miei sentimenti, la mia sofferenza, la mia solitudine, per far piacere a degli estranei che di me non sanno assolutamente niente.
Drake, credimi, canto solo per te, non per i soldi o per la fama, e spero che questo mio rock maledetto possa arrivare alle tue orecchie, nel Paradiso dove sei adesso.
 

Dorian Medal

 
S.O.S. God
Please help me
Save my soul
Save my heart
Please…
Send me my Guardian Angel
So He can takes me with Himself
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Black Lotus