Questa volta le note saranno più brevi, per esigenze personali. Vi dico solo che questo è l’ultimo capitolo e vi rimando alla fine, dove farò gli adeguati ringraziamenti!^^Bacini Shi*
Capitolo
35.
Promesse.
Era ormai passato un anno da quel giorno, all’aeroporto. Anche se non
si erano più rivisti, si sentivano regolarmente. Si telefonavano quasi ogni
settimana e si spedivano spesso delle lettere, sicuramente più personali di una
banale e-mail (anche perché Orlando non sapeva usare il computer). Anche Christy
ed Elijah erano costantemente in contatto con l’amica, che aveva avuto qualche
piccolo problema burocratico con il pequeño. C’era stata qualche lamentela a
causa del servizio e delle uscite di sicurezza, così c’era il bisogno di
interpellare la legittima proprietaria.
In quel lasso di
tempo, Ob aveva avuto molto da fare con Pirates of the Carribean 2 e, di
conseguenza, il tempo che dedicava a sé stesso era un po’ diminuito. Per
mantenersi in forma, in conclusione, andava a correre regolarmente, ogni mattina
dalle 8.00 alle 9.00. Ogni tanto lo accompagnava anche Elijah ma, solitamente,
era da solo.
Ogni volta passava
davanti alla casa di Amina e, ogni volta, vedeva il cartello FOR SALE (in
vendita, dall’inglese. NdShizuru117). Si fermava sempre e lo osservava.
“Prima o poi, vado
da Mark Oaudesy e mi compro questa casetta. Se ci abitasse qualcun altro, non
potrei sopportarlo.” Ripeteva questa frase tutte le volte.
Non che non lo
volesse fare, però gli mancava sempre il coraggio. Così si faceva una promessa
che non sapeva di poter mantenere. Una mattina, mentre era con El, ridisse
quelle parole.
“Scusami Ob, ma
perché non lo fai sul serio? Voglio dire, non ci vuol niente a fare una
telefonata al proprietario e chiedergli di vendertela. Anzi, sarà ben felice di
farlo, per lui è un’entrata in più.” Disse il ragazzo, fermandosi ad ascoltare
l’amico.
“Sinceramente non so
perché non l’ho ancora fatto. Ad essere sincero, non so neanche perché vorrei
farlo.” Rispose Orlando, un po’ perplesso.
“Come sarebbe a dire
che non lo sai? Cioè, vorresti sborsare dei soldi di tasca tua senza motivo?”
“No, hai capito
male. Il fatto è che non c’è un motivo in particolare…vedi, quando Amina
tornerà, mi piacerebbe tanto poter dividere questa casa con lei. Vorrei che
fosse, beh, il nostro nido d’amore. Dentro quei quattro muri sono successe così
tante cose…mi dispiacerebbe che la casa non fosse nostra.”
“Forse hai ragione.
Dai, continuiamo a correre, altrimenti sforiamo sulla nostra tabella di
marcia.” E cominciò a incamminarsi, seguito a ruota da Ob.
Passarono ancora
molti giorni da quello, e la scena di ripeteva incessantemente. Finché, una
calda mattina di luglio, quel cartello era scomparso. L’avevano venduta, e lui
non aveva fatto niente per evitarlo. Preso dalle scalmane, corse verso la Petite
Fleur, nella speranza che Oaudesy sapesse qualcosa. Varcò la porta in men
che non si dica, non badando nemmeno alla segretaria che aveva cominciato a
dargli del matto.
“Mark, dove sei? Vieni fuori, per favore!” Urlò,
guardando in ogni stanza.
“Ma cos’è tutto
questo baccano?” In un attimo notò il ragazzo. “Si può sapere che ti è preso
Orlando? Ti pare questo il modo di irrompere nel mio ufficio?”
“C’è una cosa che
devo assolutamente sapere. A chi hai venduto quella piccola casa che, un tempo,
avevi dato in affitto ad Amina?”
“Non ne ho la più
pallida idea. Siamo riusciti a concludere l’affare due settimane fa, ci hanno
pagato proprio ieri. Ci dovrebbero venire ad abitare entro il prossimo mese,
non so dirti altre notizie.”
“Porca vacca.”
Disse, sbattendo i pugni sul tavolo. “Accidenti a me…”
“Posso esserti
utile?” Chiese, gentilmente, l’uomo.
“No, adesso è il
libretto degli assegni l’unica cosa che mi può servire…”
Tuttavia, anche se
avevano acquistato la ‘loro’ casa, non l’avrebbero avuto vinta. Dopotutto, se solo avesse voluto, avrebbe
potuto sborsare una bella cifretta per acquistarla. Continuò a passarci davanti
ancora per molti giorni finché, una mattina, non vide qualcuno seduto
placidamente sul porticato. Quella volta non era con Elijah e così, cogliendo
l’attimo, attraversò il cancello di legno. A occhio e croce doveva essere una
donna, visto che i suoi lunghi capelli neri svolazzavano al vento. Stava
leggendo un rivista e teneva la testa bassa. Suo marito, probabilmente, doveva
essere in casa. Si avvicinò e lei finché non le si sedette di fronte. Non si
era accorta della sua presenza.
“Mi scusi, ha
comprato lei questa casa?” Domandò Orlando. Lei fece cenno di sì con la testa.
“Senta, deve assolutamente vendermela. Sono disposto a sborsare qualsiasi
cifra.”
“La casa non è in
vendita, mi dispiace. Visto che c’era il cartello, perché non si è rivolto al
vecchio proprietario?” Disse lei, a voce bassa.
“Perché non ho mai
avuto la forza di farlo. Mi deve credere, questa casa ha un enorme valore
affettivo per me…la devo avere, ad ogni costo. Farò tutto quello che vorrà.”
“Mi dica, qual è il
motivo che la spinge a tanto?”
“Questa era la casa
della mia ragazza. In questo momento non si trova qui, in America, e ho pensato
che fosse una bella cosa regalarle la sua vecchia dimora come pegno del mio
amore. Sarebbe il nostro piccolo ‘rifugio’. E’ per questo che sono disposto a
comprarla, a costo di firmare un assegno con molti zeri.” Disse seriamente.
Lei, imperterrita, continuava a leggere la sua rivista. “Mi sta ascoltando?”
Chiese, un po’ irritato.
“La sente questa
musica?” Rispose noncurante.
“Cosa? La musica?”
Si fermò un attimo
in vibrante ascolto, tendendo l’orecchio verso la finestra aperta, da dove
arrivava, tenue, la musica di una chitarra. Dapprima pensò che si trattasse di
una presa in giro poi, sentendo attentamente, si accorse di aver già sentito
quella melodia. Dove…non se lo ricordava proprio.
“Mi scusi, sa dirmi
chi è il cantante?” Chiese, leggermente stupito.
“Provi a
ricordarselo…una chitarra…un bravo cantante…tanti alberi…un’isola…un parco
naturale…”
“Non vedo come
lei…un momento, come si chiamava?! Oddio…Veci…Voti…Ve…Vecchioni! Ecco chi era!
Come fa a sapere tutte queste cose?” Cominciò a dubitare. Possibile che fosse
davvero lei?
“Sogna, ragazzo,
sogna…è questa la canzone. La tua memoria è proprio quella di un elefante” Alzò
la testa “Non è vero Orlando?”
Non appena incontrò
quegli occhi, capì immediatamente chi aveva di fronte. Amina.
“Amy, sei proprio
tu?” Riuscì a malapena a dire, sgranando gli occhi.
“E chi sennò, razza
di scemo! Non ci si vede da un anno e mi saluti così? Guarda che me ne torno in
Italia e…” Non fece in tempo a finire la frase che si trovò le labbra di lui
appoggiate alle sue. Rispose, felice, a quel bacio.
“Tu sei
completamente pazza! Perché non mi hai avvertito del tuo ritorno?”
“Volevo farti una
sorpresa!” Rispose, sorridendo.
“No, tu volevi farmi
morire di crepacuore!” L’abbracciò di nuovo, come per sapere se non si trattava
di un sogno.
“Andiamo, sei
contento di vedermi, no?”
“Questa non è
neppure una domanda da fare!” La fissò un attimo. “Che fine hanno fatto i tuoi
bei capelli rossi? Se avessi visto quelli, ti avrei riconosciuta sicuramente.”
“Il mio colore
naturale è il nero. Visto che avevano cominciato a cadermi i capelli, ho deciso
di non tingerli più. Non ti piaccio?” Chiese, timidamente.
“Come potresti? Ogni
giorno che passa sei sempre più bella.” La guardò negli occhi. “Dimmi, non mi
lascerai mai più?”
“No, non lo farò
più. Non mi allontanerò mai più da te. Questa, d’ora in poi, sarà la nostra
casa.”
“Allora, andiamo ad
inaugurarla.” La prese in braccio e la portò dentro. Niente e nessuno li
avrebbe mai separati, ora ne erano sicuri.
Anche se questa
storia è finita, la loro è appena cominciata ma, non appena si sono chiuse
quelle porte, noi non abbiamo più
poteri. D’ora in poi, tutto ciò che accadrà sarà solo vostro e, chissà, che non
sarebbe successo sul serio. Ma ora, è giusto lasciarli alla loro vita e voi,
che avete seguito questa storia, porterete qualcosa nel cuore. Magari un
semplice sorriso, magari uno di loro.
Fine.
Sapete, mi viene quasi da piangere. Non avrei mai creduto che sarei riuscita a mettere la parola ‘fine’ a questa storia. E’ cominciata per caso, come comincia ogni mio racconto. Pensavo che sarebbe rimasto chiuso dentro di me, invece è uscito fuori. Ed ora, mi sembra giusto fare i miei ringraziamenti. Vorrei dedicare questa fic, in particolar modo, a due persone speciali: Itsuki86 e Kaori28. Perché, essendo loro amica (dal vero, logicamente!^^), mi hanno sempre sopportata e, soprattutto, mi hanno sempre spronata ad andare avanti. Che vi voglio bene, lo sapete già, però non smetterò mai di dirlo! Inoltre, vorrei ringraziare tutti quelli che hanno recensito e, per questo vi cito ognuno di loro: JulyAneko, Moon, Dolcemaia, Persephone, Lella, Eldariel, Lili, Sindar, Keira, kia.linus87, Mandy, frodina178, OrlieLove, Valentina, _Kiria_, Luthien, diandraflu, _Kristel_ (anche la mia influenza…la causa di tutto!^^). Se qualcuno ha letto ma non ha mai recensito, pazienza! Non ho mica il dono dell’ubiquità!^^ Se, quando pubblicherò il capitolo, avrà recensito qualcun altro che non ho citato…beh, scusatemi! Ringrazio Orlando Bloom, Elijah Wood e chiunque altro attore del quale ho usato il nome: un enorme EXCUSE ME per avervi fatto fare delle cose strampalate!^^ Esigenze di copione. E ora, visto che ho annoiato tutti, vi saluto perché, finalmente, ho finito di scrivere. Arrivederci e…alla prossima storia! Bacini Shi*