Rieccomi di nuovo qui, per chi mi conosce :-), prestissimo....dopo la dolcezza e il romanticismo di 'Come un diamante', per chi l'ha letto :-) (e a proposito ancora grazie delle vostre recensioni, specie per il capitolo finale!), ho iniziato questa storia, alla quale pensavo da molto tempo, che posso definire in un solo modo: amara.
Niente dolcezza qui, ma solo tanti sentimenti, mi ripeto, amari.
La protagonista è il mio personaggio femminile preferito della saga, Narcissa Black. Questa ff doveva intitolarsi, infatti, semplicemente 'Narcissa', ma poi, come sempre mi accade, si è dilatata nella mia testa e in essa vivranno molti altri personaggi della storia e si incroceranno, quindi, molti destini, ho optato, perciò, per un titolo che possa accomunarli tutti, visto che la maggior parte di essi andrà incontro ad un destino che si può definire 'gelido', in molti sensi.......
Spero possa intrigarvi o almeno interessarvi. Se vorrete lasciare un commento, mi farà davvero molto piacere!
UN GELIDO DESTINO
Primo Capitolo
(Un giorno normale)
La
bella stanza quadrata era
illuminata da un pallido sole di marzo che, filtrando timidamente dalla
grande
finestra, giocava debolmente con le finiture in oro della tappezzeria.
Seduta, in mezzo alla stanza,
davanti ad un antico e prezioso specchio, stava una delicata figura
vestita
d’azzurro.
L’abito era ampio e ricco e
fasciava elegantemente la snella ragazza, che si specchiava rapita,
apparentemente, dal proprio riflesso.
I biondi capelli erano sciolti
sulla spalle, in attesa che mani esperte li acconciassero e la giovane
donna
stava con le mani posate in grembo, immobile.
‘Sono io quella?’ si chiese la
ragazza, aggrottando leggermente le delicate sopracciglia bionde, che
incorniciavano due sfavillanti occhi grigi.
‘Come sono arrivata qui?’ si
chiese di nuovo, questa volta con un leggero tono angosciato.
- Come siete bella, Miss
Narcissa!- esclamò una voce alle sue spalle, facendola
sussultare
impercettibilmente.
Un’anziana donna, che indossava
quella che, evidentemente, era la divisa da lavoro delle grandi
occasioni, era
entrata nella stanza e ora osservava, con occhi lucidi, la giovane
donna, che
ricambiava lo sguardo attraverso lo specchio.
- Vostro padre sarà così
orgoglioso….e se Vostra madre fosse ancora
viva….- la donna si soffiò il naso,
con aria commossa.
- Si, Dorothy, se mia madre fosse
qui sarebbe davvero felice….- sussurrò Narcissa,
incupendosi.
- Tra poco arriverà l’Elfa
domestica dei Malfoy…- aggiunse la donna, cambiando tono -
…io non ero molto
d’accordo ma…il Signor Abraxas ha insistito,
affermando che è un portento
nell’acconciare i capelli e che sua moglie non voleva che
nessun altro glieli
toccasse….mah…- la domestica era evidentemente
scettica.
- Ma Voi siete così pallida!E’
normale….l’emozione…..vado a prepararVi
una leggera tisana corroborante!- e
Dorothy uscì, con aria affaccendata, dalla stanza.
Narcissa si concentrò nuovamente
sulla propria immagine riflessa nello specchio.
‘Mamma, quello che desideravi si
sta avverando…..e solo tu non sei qui ad
assistere….proprio tu…’
Chiuse gli occhi, con un leggero
sorriso amaro, mentre la mente tornava rapidamente all’ultimo
giorno normale
che Narcissa riuscisse a ricordare.
L’ultimo, prima che la sua vita
cominciasse lentamente a cambiare.
La
Tenuta dei Black di Weirwater,
tra tutte le innumerevoli tenute della famiglia Black, non era ne la
più
grande, ne la più antica, ma di certo era la più
nobile e la più bella.
Incastonata in un paesaggio
splendido, poco lontano dalla Scozia, e lambita da un corso
d’acqua che
,formando una piccola rapida, con il suo incessante scorrere riempiva
l’aria e
che ne aveva ispirato il nome,comprendeva un immenso parco, contornato
da
alberi secolari.
Proprio in mezzo al parco
spiccava un edificio bianco, risalente al diciassettesimo secolo, che
svettava
su tre piani e contava un centinaio di stanze.
L’aveva ereditato Cygnus Black
quale terzogenito di Pollux Black, mago di grande fama e nobilissime
origini,
come tutti i Black del resto.
Weirwater avrebbe dovuto essere
la tenuta estiva, delle vacanze, ma Cygnus l’amava a tal
punto da averla eletta
dimora permanente per lui e la sua famiglia a discapito della
più comoda casa
londinese.
C’erano tre cose delle quali
Cygnus Black andava estremamente orgoglioso:
Il proprio cognome e quindi il
suo sangue, nobile e puro, senza contaminazioni di sorta.
La bellezza di sua moglie, Druella,
che l’aveva portato ad essere, il giorno delle nozze, il mago
più invidiato di
tutta l’Inghilterra, ma che l’aveva abbagliato a
tal punto da impedirgli di
vedere ciò che adesso, dopo ventidue anni di matrimonio, non
poteva più negare:
sua moglie era una donna estremamente fragile e malata, la cui salute
mentale
andava rapidamente peggiorando.
Infine, il principale motivo di
orgoglio di Cygnus, erano le sue tre figlie.
La primogenita, Andromeda, che
all’epoca aveva diciannove anni, era la sua prediletta.
Nonostante fossero in perenne conflitto,
lui l’amava teneramente. Adorava il temperamento forte, ma
pieno di calore, di
questa sua figlia che condiva la ribellione con una dolcezza ed una
vivacità
che gliela rendevano ancora più cara.
Amava tutto della sua primogenita,
i capelli castani dai riflessi ramati, così simili a quelli
della nonna
paterna, i grandi occhi scuri, ereditati dalla madre e così
scintillanti e
pieni di vita, la bocca sempre aperta al sorriso e alla risposta pronta.
L’aveva
persino perdonata di non essere stata
smistata nella nobile Casa di Serpeverde, come era avvenuto per quasi
tutti i
Black prima di lei, al suo ingresso ad Hogwarts, e di essere finita,
invece, nella
Casa di Corvonero.
Cygnus sentiva che sarebbe stato
disposto a perdonare tutto ad Andromeda. Almeno così credeva.
La secondogenita, Bellatrix,
aveva quindici anni e delle tre era quella che possedeva la bellezza
più
appariscente, una bellezza bruna che non passava inosservata. I capelli
erano
quelli scuri dei Black e gli occhi, come anche per Andromeda, erano gli
stessi
di Druella.
Anche il corpo, raggiunti i
quindici anni, era fiorito e, rispetto alle sue sorelle, possedeva una
femminilità più prorompente, che suscitava
l’ammirazione in qualunque uomo la conoscesse.
Cygnus amava esibire questa sua
bella figlia con i suoi soci o con i vecchi amici, ma il carattere
scontroso,
cupo e acido di Bellatrix gliela rendevano molto meno cara di
Andromeda. Non
aveva alcun dialogo con lei e, con il passare degli anni, Cygnus
cominciò a
notare quanto il carattere di Bella somigliasse sempre di
più a quello della
madre, della quale era la favorita.
La terzogenita, Narcissa, che
aveva undici anni, rappresentava, agli occhi di Cygnus, la perfezione.
Narcissa
era l’unica che avesse ereditato la bionda bellezza della
madre, a cui
somigliava come una goccia d’acqua, ma, era anche
l’unica delle tre che avesse
in se l’innata eleganza, la grazia, la nobiltà nei
movimenti tipici dei Black.
Nonché gli occhi chiari che distinguevano quel ramo della
famiglia e che si
riflettevano in quelli identici di Cygnus.
Narcissa aveva anche il carattere
più quieto e i modi più pacati e, tuttavia,
nascondeva in se una forte volontà
e una grande determinazione. Le sue emozioni non trasparivano mai
facilmente,
al contrario delle sue sorelle, sapeva mantenere il controllo di se
senza
sforzo.
Cygnus la considerava la figlia
sulla quale puntare.
Quel
ultimo giorno normale era il
trenta di agosto del millenovecentosessantasei. Due giorni dopo,
Narcissa,
avrebbe fatto il suo ingresso ad Hogwarts e la ragazzina era
estremamente
felice ed emozionata.
Osservava i suoi bagagli e la sua
divisa, già pronti, con
grande orgoglio,
piena di un senso di anticipazione e grandi aspettative.
Andromeda, che aveva appena
conseguito i suoi M.A.G.O con grande successo, le aveva raccontato
sempre
storie fantastiche su quella scuola, a differenza di Bella, che non le
aveva
mai raccontato nulla, se non cose terribili, circa compiti
difficilissimi e
dolorosissime punizioni.
Narcissa non lo avrebbe ammesso
mai, nemmeno se le avessero fatto ingurgitare un’intera
bottiglia di
Veritaserum, ma uno dei motivi per i quali aspettava con ansia di
entrare ad
Hogwarts era la segreta speranza di riavvicinarsi a Bellatrix.
Nella loro infanzia, le due
sorelle, erano state estremamente unite, avevano giocato, litigato e
combinato
guai insieme. Bellatrix aveva difeso Narcissa dalle ire materne
innumerevoli
volte e si era addossata la colpa dei danni causati, involontariamente,
dalla
sorella minore, subendo le punizioni paterne. Narcissa
l’aveva sempre ammirata
e amata, persino più di quanto avesse amato la sua cara
Andromeda.
Poi, Bellatrix ,era andata ad
Hogwarts e ne era tornata profondamente cambiata.
Quando era a casa, passava la
maggior parte del suo tempo con la madre e Narcissa aveva perso
così, con
grande dolore, la sua compagna di giochi e di avventure.
Ora sognava di ricucire quel
rapporto, così compromesso, proprio tra le mura di Hogwarts.
Narcissa si staccò a fatica dalla
contemplazione dei libri e degli oggetti che le appartenevano e che
l’avrebbero
resa, si augurava, una
perfetta
studentessa ed una strega degna dei suoi avi.
La giornata era splendida e lei
decise di uscire e di leggere il libro, che suo padre le aveva
prestato, sotto
l’albero di Castagno che amava tanto.
Giunta alla fine della doppia
scalinata che conduceva all’ingresso, si imbattè
in Bella, che proveniva,
evidentemente, dal salottino privato della madre.
- Dove vai?- le chiese, dura,
senza preamboli.
Nonostante non lo dimostrasse,
Narcissa temeva Bellatrix quando era di quel umore. Gli occhi scuri,
ormai
perennemente semichiusi sotto le pesanti palpebre, che scintillavano
febbrili e
, spesso, malevoli e i denti che tormentavano le belle labbra carnose
erano i
segnali di pericolo che la ragazzina aveva imparato a riconoscere
così bene.
- Vado a fare una passeggiata- le
rispose calma, Narcissa.
- Cos’è quello?- esclamò Bella,
sfilando il libro dalle mani di sua sorella.
- Me l’ha imprestato papà, ti
prego di ridarmelo- le rispose, allungando la mano, in attesa.
Bellatrix lo tenne sollevato
sulla testa, ridendo e sfidando la sorella a riprendersi il libro
elegantemente
rilegato. La notevole differenza d’altezza e di corporatura
delle due ragazze avrebbe
reso l’impresa di Narcissa quasi disperata e, quindi, la
ragazzina rimase
immobile, senza cedere alla provocazione.
- Sei una bugiarda!- esclamò
Bella, infastidita dalla mancanza di reazione di Narcissa e ridendo
beffarda –
papà non permette a nessuno di toccare i suoi libri-
- A me si!Ha detto che sa che lo
tratterò con cura!- si difese Narcissa, consapevole che
così dicendo avrebbe
alimentato l’ira di sua sorella
Infatti, sul volto di Bella,
passò un’espressione furiosa e spinse Narcissa, in
malo modo, lontano da lei.
- Bene, se lo puoi tenere tu
allora significa che lo posso leggere anch’io!- e si
allontanò con il libro.
Narcissa sospirò rassegnata.
Opporsi a Bella quando era di quel umore era impossibile e la
lealtà che,
nonostante tutto, sentiva di dovere alla sorella le impediva di andare
a
protestare da suo padre.
Decise di infilarsi nello studio
di Cygnus nella speranza di recuperare un altro bel libro.
Una volta entrata fece per
dirigersi verso la grande libreria che occupava un’intera
parete della stanza,
ma si bloccò.
Nello studio c’era un uomo.
Le voltava le spalle,
contemplando il grande ritratto di Druella, che dominava la stanza e
che la
ritraeva il giorno delle nozze, splendida in un sontuoso abito verde
salvia.
Narcissa rimase immobile,
indecisa sul da farsi. La buona educazione, così radicata in
lei, le imponeva
di palesarsi e di presentarsi allo sconosciuto ospite. La sua indole
riservata
la spingeva, invece, ad allontanarsi in silenzio.
Prima che potesse prendere una
decisione, l’uomo parlò.
- Devo dire che la somiglianza è
davvero notevole…..- esordì, con una voce bassa e
profonda -tu devi essere
Narcissa….- concluse, voltandosi verso di lei.
La ragazzina rimase ammutolita,
fissandolo con i suoi occhi grigi.
- Ebbene, posso sperare di udire
la tua voce?- le chiese, serio ma gentile.
Era un uomo alto, sulla
cinquantina, con dei capelli di un biondo molto chiaro e gli occhi
pallidi ma
brillanti.
Vestiva in maniera estremamente
elegante e teneva il mento leggermente sollevato, con aria molto altera.
- Si signore…..- rispose
Narcissa, cercando di tenere la voce ad un tono ne troppo basso ne
troppo acuto
– sono Narcissa Black, figlia terzogenita di Cygnus Black
– e fece un piccolo
inchino, come le aveva insegnato sua madre.
- Ottimo – si compiacque
lui – dunque, Narcissa, non eri entrata qui
nella speranza di sostituire un libro che ti è stato portato
via?- le chiese, estremamente
serio.
Narcissa soffocò un’esclamazione
di sorpresa. L’uomo doveva aver assistito a tutta la scena
con Bella. Si sentì
arrossire.
In quel momento Cygnus entrò
nello studio.
- Scusa se ti ho fatto
attendere…- ma si bloccò, vedendo Narcissa nella
stanza.
- Cissy, che ci fai qui?- la
sorpresa lo spinse ad usare il vezzeggiativo che usava solo nei momenti
di
intimità familiare.
- Mi stava intrattenendo con la
sua squisita compagnia….- intervenne il misterioso ospite
– hai davvero una
figlia adorabile, Cygnus. Nonché davvero estremamente
graziosa. Il ritratto
vivente di sua madre – concluse con calore.
Cygnus assunse un’espressione
orgogliosa e si avvicinò a Narcissa, dandole un leggero
buffetto sulla guancia.
Narcissa si stupì, suo padre non
usava mai gesti affettuosi in pubblico.
- Allora Narcissa, hai già finito
di leggere il libro che ti ho dato?- le chiese suo padre, sorridendole.
- Non ancora – mormorò lei, con
il cuore che batteva forte – è troppo complicato
per me, l’ho prestato a
Bella…….speravo di poterne prendere un
altro…-
Suo padre aggrottò le
sopracciglia, stupito e leggermente irritato. Nè Andromeda
nè Bella avevano
l’autorizzazione a toccare i suoi libri più
preziosi, in quanto l’una era
troppo distratta e l’altra mancava di delicatezza nel
maneggiarli.
Lo sconosciuto osservò Narcissa con
occhi ammirati.
- Trovo encomiabile che due
sorelle dividano ogni cosa……se Lucius non fosse
figlio unico spererei di
trovare in lui un simile atteggiamento fraterno…-
Queste parole sembrarono
addolcire Cygnus, che si avviò verso la libreria e ne
tornò con un nuovo
volume.
- Ecco cara, ora vai, devo
parlare di cose importanti con il nostro ospite-
Narcissa fece per uscire, ma si
bloccò, gettando indietro la testa, con i capelli biondi che
ondeggiarono sulla
schiena, e porse la mano al visitatore.
- Spero di rincontrarLa…Signor…-
disse, con voce chiara, ma arrossendo leggermente.
Lui trattenne un sorriso e
afferrò con delicatezza la piccola mano, accennando un
leggero inchino.
- Malfoy, Abraxas Malfoy- si
presentò con un’aria molto seria e compita, in
risposta a quella della ragazzina.
Gli occhi, però, sorridevano.
Narcissa gli sorrise con calore e
uscì dalla stanza, camminando leggiadra come una ballerina,
la schiena diritta,
i biondi capelli luminosi, seguita dallo sguardo chiaro e
improvvisamente serio
di Abraxas Malfoy.
FINE PRIMO CAPITOLO