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Autore: bik90    16/04/2012    3 recensioni
E' trascorso un anno dalla fine della loro battaglia e tutte le Hime vivono tranquillamente, incluse Shizuru e Natsuki. E se un incidente potesse mettere in crisi il loro rapporto?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Natsuki Kuga, Shizuru Fujino, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Shizuru e Mai avevano parlato a lungo con il medico che aveva in cura Natsuki ma non servì a farle stare meglio. Avevano ricevuto soprattutto risposte vaghe. Era normale che, dopo un lungo periodo di coma, la ragazza avesse delle amnesie, anche totali ma questo di solito non era per sempre. Spesso, con l’aiuto di medici ma soprattutto di coloro che la conoscevano, il paziente tornava a ricordare tutto della propria vita. Purtroppo non c’era un tempo preciso, era un cammino individuale e molto dipendeva dalla volontà della persona di voler far tornare a galla anche i ricordi più dolorosi che l’avevano segnata. Questo preoccupava principalmente Shizuru mentre guardava Natsuki dormire. La sua vita era stata disseminata di eventi tragici, se inconsciamente decidesse di preferire lo stato in cui si trovava? Non avrebbe più ricordato il loro amore. Il solo pensiero di una simile eventualità la faceva tremare. Lei voleva starle accanto, voleva che tornasse a ricordare, voleva tornare ad amarla. Se avesse pianto, avrebbe asciugato le sue lacrime; se avesse sofferto, l’avrebbe consolata. Per quella ragazza ci sarebbe sempre stata. Si rendeva conto che non poteva essere lei a prendere una simile decisione ma l’amava così tanto che, adesso che si era finalmente svegliata, non l’avrebbe più lasciata andare. Desiderava essere la sua ombra, seguire la sua terapia, aiutarla finché non avesse ricordato cosa avevano condiviso. In quel momento era come una bambina piccola che aveva bisogno di apprendere nuovamente le basi della vita e dello stare insieme. Aveva fiducia in lei che aveva affrontato il tunnel del coma solo per tornare a rivederla. Il pensiero di ciò che le aveva detto la fece sorridere. Non poteva essere un caso, c’era qualcosa che aveva sentito dentro di sé che l’aveva spinta a sorriderle e a dirle quell’unica parola per entrambe importantissima. Il suo inconscio aveva portato a galla qualcosa semplicemente nel vederla; era convinta che lentamente la sua presenza sarebbe servita a ricordare ulteriormente. Bastavano pochi gesti, qualche parola, un atteggiamento abituale per far scattare un ricordo. Il medico aveva detto di portarle degli effetti personali della ragazza, delle foto e oggetti cui era particolarmente affezionata. Sarebbero serviti sicuramente. Con questo incarico, Mai era andata via carica di allegria da trasmettere all’amica il giorno dopo. Era convinta che si trattasse solo di una condizione temporanea. Sarebbe tornata la mattina del giorno dopo e avrebbe portato tutto il necessario insieme anche a qualche amico. Sicuramente sarebbe stato d’aiuto. Shizuru invece preferì restare con Natsuki quella notte; disse che desiderava essere sicura che non ci fossero problemi ma in realtà voleva semplicemente starle accanto da sola e osservarla come stava facendo ora. Le sfiorò la fronte con una mano sorridendo dolcemente di fronte a quel volto. Ascoltò il suo respiro calmo e regolare provando il forte desiderio di baciarla, di tornare a sentire il sapore e l’odore della sua pelle. Era tornata, non aveva mai dubitato che non lo facesse e sarebbe riuscita a superare anche quell’ostacolo. A sorpresa la diciassettenne aprì gli occhi svegliandosi.
<< Scusami >> iniziò Shizuru accarezzandole i capelli per farla riaddormentare << Non volevo >>.
<< Sei qui? >> chiese Natsuki osservandola.
La diciannovenne le sorrise. Nell’arco di qualche ora la sua parlata già stava migliorando.
<< Non me ne vado >> le rispose toccandole il naso << Resto qui con te, vuoi? >>.
L’altra si limitò ad annuire. Quando era con quella ragazza, si sentiva in un certo senso protetta e al sicuro. Era strano come le suscitasse simili sensazioni. Ebbe il desiderio di sentire il calore che le trasmetteva la sua mano, ma non lo disse. Le pareva che quegli occhi sapessero leggerle l’anima e si sentiva a disagio per consapevolezza di non saperlo fare lei. Voltò gli occhi verso la finestra per osservare la luna e sospirò. Le era stato spiegato quello che era accaduto, dell’incidente stradale che aveva avuto, del coma durato due mesi, di come lentamente avrebbe ricordato tutta la sua vita. Quella ragazza si era presentata, le aveva detto il suo nome e alle sue orecchie era suonato familiare, anche se non riusciva a ricordare per quale motivo. L’altra, quella dai capelli rossi che si chiamava Mai, le aveva detto che aveva vegliato su di lei per tutto quel tempo attendendo il suo risveglio. Si portò un dito sulle labbra pensando alla sensazione che aveva provato nel vederla sulla soglia della porta della camera. Era una percezione dolce, che la faceva sorridere ancora adesso. Aveva detto quella parola che le sembrava si adattasse a quello che sentiva. Vaniglia; non sapeva nemmeno che sapore avesse la vaniglia, perché l’aveva detta? E perché lei le aveva sorriso dopo che l’aveva pronunciata? Le venne mal di testa con tutte quelle domande senza risposta.
<< Perché? >>.
Shizuru fissò la sua nuca senza comprendere. Dal tono della sua voce si sentiva chiaramente che era spaventata. Si alzò dalla sedia sulla quale aveva dormito spesso e si mise sul bordo del letto. Vide le prime lacrime luccicare sul volto della ragazza per pochi attimi prima di scomparire nell’incavo del collo. Sentì una fitta al cuore mentre cercava le sue mani.
<< Non piangere, Natsuki >> le disse, anche se la ragazza continuava a non guardarla << Non è colpa tua se non ricordi, tutti ti aiuteranno. Io per prima >>.
La diciassettenne aumentò la presa in un bisogno disperato di aiuto.
<< Sono… sono cattiva? >> domandò tra le lacrime.
Quella richiesta fu simile ad una doccia fredda. Possibile che…
<< No >> si affrettò a rispondere << Come puoi pensare una cosa del genere! >>.
Le prese il viso per voltarlo nella sua direzione.
<< E allora dove… dove… dove sono i… miei genitori? >>.
Ecco il punto; il bisogno di sentire l’affetto genitoriale in un momento del genere. Avrebbe compensato anche a quella mancanza, qualunque cosa per lei. Senza pensarci troppo si stese al suo fianco stringendola.
<< Non ci pensare, Natsuki >> le sussurrò in un orecchio << Ci sono io qui con te e ti prometto che non andrò da nessuna parte. Ti fidi di quello che ti dico? >>.
<< Sì >>.
Sentiva la sincerità nelle sue parole. Se non le fosse importato niente, non l’avrebbe trovata seduta accanto al suo letto. Shizuru le diede un bacio tra i capelli e uno sul collo godendo del calore che inconsapevolmente le trasmetteva.
Se solo ricordassi, Natsuki…
<< Adesso dormi, io veglierò su di te >>.
 
Il mattino successivo le infermiere servirono su un vassoio la sua prima colazione dopo mesi di alimentazione artificiale. Doveva ricominciare ad assimilare cibi solidi. La diciassettenne fissò il cibo e poi le donne che uscivano dalla stanza. Allontanò il vassoio da sé con la poca forza che aveva e si rannicchiò contro la spalliera del letto.
<< Cosa c’è Natsuki? >> chiese Shizuru entrando e avvicinandosi preoccupata.
La diciannovenne era tornata a casa per farsi una doccia veloce e cambiarsi. L’altra ragazza la guardò come se fosse la sua ancora di salvezza con i suoi grandi occhi verdi, ma non disse nulla. Shizuru le accarezzò i capelli per farla rilassare dopo averla abbracciata.
<< Sono qui, Natsuki >> continuò dolcemente << Sta tranquilla >> le sembrava che fosse un piccolo lupetto spaventato << Devi fare colazione ora >>.
La diciassettenne scosse il capo.
<< Non la voglio >> disse con un filo di voce.
<< Il tuo stomaco ha bisogno di riabituarsi ai cibi solidi >> rispose la più grande << Su, fa uno sforzo >>.
Di nuovo la ragazza si rifiutò. Shizuru prese il vassoio e glielo avvicinò. Non comprendeva quale fosse il problema. Natsuki fissò il contenuto e, nell’incontrare gli occhi della diciannovenne arrossì improvvisamente. L’altra sentì il cuore fare un salto di gioia per quel suo atteggiamento.
<< Non.. >> iniziò timidamente la ragazza dai capelli scuri << …non so cosa… fare >>.
Alzò timidamente lo sguardo verso di lei e la vide sorridere.
<< Ti insegno io >> le rispose con calma.
Aprì la bustina delle posate monouso e tirò fuori il coltello per spalmare la marmellata sulle fette biscottate. Le diede in mano la prima affinché la mordesse, ma pochi attimi dopo le cadde a terra rompendosi. Natsuki osservò il volo che fece e quell’immagine si sovrappose ad un’altra. Per pochi istanti vide pararsi di fronte a lei un enorme mostro di metallo e acciaio e alle sue orecchie arrivo il suono di uno scontro frontale.
<< No! >> urlò raccogliendosi in posizione fetale e chiudendo gli occhi.
<< Natsuki >> disse Shizuru che si era avvicinata per stringerla. Dovette aspettare ancora qualche secondo prima di vederla aprire gli occhi. Le sorrise nuovamente dandole un bacio sulla fronte << Va tutto bene, hai ricordato qualcosa? >>.
Dalla sua faccia, e da come aveva reagito, aveva compreso che non era niente di bello. Natsuki la fissava in silenzio, con occhi pieni di paura.
<< Non fa niente, me lo dirai un’altra volta >>.
Le porse la tazza di latte aiutandola a bere. All’inizio si soffocò ma poi andò meglio. Le piacevano le attenzioni che aveva Shizuru per lei, la facevano sentire importante. Sentiva di non avere nessun altro a parte lei.
<< Io ho solo te? >> chiese improvvisamente mentre la diciannovenne gettava la fetta biscottata caduta nel cestino.
Quella domanda bloccò per qualche istante l’altra che dovette respirare profondamente prima di tornare a guardarla. Le aveva già detto quelle parole, in un’altra occasione e non in forma interrogativa. La sua era stata un’affermazione che l’aveva fatta sentire al settimo cielo. Si voltò verso la diciassettenne trattenendo a stento le lacrime.
<< No >> fu costretta rispondere << Ci sono anche altre persone che ti vogliono bene >>.
Natsuki abbozzò un sorriso.
<< Grazie per esserci tu, allora >>.
Shizuru avrebbe tanto voluto baciarla sentendosi bruciare d’amore per quella ragazza che, anche in quello stato, riusciva a farla sentire unica e importante. Si mosse verso di lei quando improvvisamente la porta si aprì facendo entrare Mai, Reito e Tate.
<< Buongiorno >> salutò allegramente Mai << Come stai, Natsuki? >>.
La diciassettenne invece di rispondere fissava i nuovi arrivati.
<< Loro sono tuoi amici >> continuò la rossa presentandoli << Reito e Tate. Sono venuti per aiutarti a ricordare >>.
<< Ciao Kuga >> la salutò come al solito Tate.
Quella parola fulminò Natsuki.
<< Ehi Kuga >>.
<< Come andiamo, Kuga? >>.
<< Kuga! >>.
<< Inizia a correre Kuga! >>.
Durò pochi secondi ma bastarono alla ragazza.
<< Ricordo questo nome >> mormorò cercando altri ricordi. Purtroppo non ne arrivarono. Sorrise << Non è la prima volta che mi chiami così >>.
Tutti sorrisero a quelle parole e Shizuru la abbracciò, sentendo le lacrime formarsi agli angoli degli occhi. Era tutto vero, i medici avevano ragione; avrebbe ricordato davvero. La ragazza si sentì invogliata da quel piccolo progresso e si mise seduta attendendo che un altro miracolo accadesse alla sua mente. Mai posò sul suo letto una grande busta di carta con le cose che aveva portato da casa. Nell’aprire la porta della sua stanza che era rimasta chiusa per due mesi, si era sentita un po’ come un’intrusa all’inizio, ma poi quella sensazione era scomparsa per far posto al suo obiettivo primario. Aiutare l’amica. Natsuki mise entrambe le mani nel sacchetto e tirò fuori un pupazzo a forma di cane. Tutti i presenti trattennero il respiro nel vederlo. Era il peluche che la diciassettenne conservava, l’unico oggetto forse della sua infanzia. La rossa l’aveva preso sapendo quanto fosse importante per lei. Gettò una breve occhiata a Shizuru che invece fissava Natsuki e cercò la mano di Tate da stringere. La diciasettenne guardò a lungo quel pupazzo dopo averlo poggiato sul materasso.
<< E’ mio? >> chiese alzando gli occhi sulla diciannovenne.
Nel vederla annuire lo prese in mano. Toccò il collare dello stesso materiale del cane e fu come se ebbe una visione del passato.
<< Non posso permettere che continuino a fare del male alle Hime >>.
Di chi era quella voce?
<< Natsuki, vieni >>.
Vide se stessa bambina stringere con le lacrime agli occhi quel peluche, prendere per mano la donna che aveva parlato ma che era rimasta nell’ombra e allontanarsi.
Non si rese conto d’averlo gettato contro la parete e di stare piangendo. Immediatamente le braccia di Shizuru la circondarono eppure questa volta non bastarono a farla sentire meglio. Una sensazione di gelo si era impossessata di lei. Nascose il volto tra le mani mentre le immagini continuavano.
Era seduta sul sedile posteriore di una macchina che sfrecciava a gran velocità sulla strada bagnata. Dietro di lei qualcosa o qualcuno la inseguiva.
<< Tranquilla, Natsuki >>.
Di nuovo quella voce; poi lo stridere degli pneumatici sul cemento.
Un senso di paura, un urlo atroce, il freddo dovuto all’acqua e infine il silenzio.
<< Basta! >> urlò la mora continuando a versare lacrime.
A quelle parole Mai si chinò su di lei sorridendole.
<< Va bene, Natsuki >> le disse << Adesso andiamo via >> le diede un bacio sulla fronte per cercare di confortarla << Sei stata bravissima >>.
Quando rimase solo Shizuru, la diciassettenne si voltò dalla parte del muro raggomitolandosi in posizione fetale.
<< Ehi, ti va di parlare con me? >>.
Natsuki scosse il capo asciugandosi gli occhi.
 << Che cosa hai visto? >>.
<< Niente >>.
Non voglio più ricordare.
 
  
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