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Autore: Michelle Guns    16/04/2012    3 recensioni
Ciao a tutti! Allora, questa Fan Fiction di pochi capitoli è venuta fuori dopo un pomeriggio passato a pensare a Kurt e alla sua tragica morte. Così mi è venuta l'idea di scrivere una storia incentrata su di lui e su Alyson, quella che ho immaginato potesse essere la sua migliore amica. Parla degli ultimi giorni di vita di Kurt, visti con gli occhi di Alyson. Beh, spero che vi piaccia! :)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccoci qua, all'ultimo capitolo di questa corta Fan Fiction. Spero vi piaccia, recensite :)

8 Aprile 1994, ore 13.24.

Ormai erano giorni che non riuscivo a dormire più di 3 ore a notte, perciò il mio sistema nervoso era piuttosto compromesso. Mi alzai percorrendo a piccoli passi tutta la mia stanza. Con una mano sfiorai le tende dall'effetto stropicciato che mi avevano accompagnato negli ultimi 10 anni, per poi afferrare un portafoto appoggiato nel mio comodino. C'era una foto di me e mia madre, prima che lei si ammalasse. Aveva dei lunghi capelli dorati, ricci, dei grandi occhi verdi e un bellissimo sorriso. Era alta, più di me, e aveva il fisico atletico. Amava lo sport, andava spesso a giocare a tennis. Dio, quant'era bella...ed era anche più forte di me caratterialmente. La invidiavo così tanto... Avrei voluto essere coraggiosa come lei, che anche nella sua malattia continuò a fare la vita di sempre, regalando momenti meravigliosi sia a me che a Jennifer. Ma non ero come lei, non ero così bella, non ero così forte... Io per esempio non avrei mai affrontato in quel modo la malattia, sarei caduta in depressione, avrei cambiato totalmente il mio stile di vita... Magari ero io ad essere troppo debole. Probabilmente era così, altrimenti perché trasformavo in catastrofe ogni singola cosa? Non ce n'era motivo. Posai con delicatezza il portafoto accennando un sorriso, poi mi diressi in salotto, afferai un 45 giri di mio padre e iniziai ad ascoltarlo. La sua musica mi portava indietro nel tempo, ed era l'unico modo per fuggire dalla realtà, anche solo per pochi istanti. Lentamente iniziai a sorseggiare della birra. Ero sola in casa, e non capivo se fosse un bene o un male. Magari la compagnia di qualcuno mi avrebbe distratta, sarebbe riuscita a farmi pensare ad altro. Però non c'era nessuno, e a meno che non facessi resuscitare il mio vecchio amico immaginario, beh, sarei rimasta sola. Mi diressi in cucina per prepararmi qualcosa da mettere sotto ai denti, ma non c'era niente che mi ispirasse, così uscii di casa per dirigermi al McDonald's più vicino e prendermi un bell'hamburger con delle patatine. Ultimamente cercavo ogni tipo di scusa per distrarmi, pensare a Kurt mi faceva stare male, e non volevo, perciò ogni piccola cosa era buona per pensare ad altro. Ma i minuti trascorrevano  in fretta e nello stesso tempo troppo lentamente. Senza che me ne accorgessi i giorni passavano e noi non avevamo sue notizie, ma l'agonia era lenta, anzi, lentissima. Tornai subito a casa e poggiai il mio pasto sul tavolo, poi presi il mio vecchio diario delle medie e mi misi a rileggere tutte le dediche che i miei amici di Federal Way mi avevano scritto. Ce n'erano tante di Jessie, la mia migliore amica dell'epoca. Era una ragazza simpatica, non molto alta, con i capelli liscissimi, neri. La conoscevo da qualche anno, e credevo sarebbe rimasta per sempre la mia migliore amica, ma le cose cambiano, a volte per decisione che neanche hai preso tu...poi c'era una foto mia con Eric, il mio ragazzo di Federal Way. Capelli color nocciola, occhi scuri e profondi, bello, dolce...sì, ok, perfetto, ma non all'altezza di Kurt. Strano a dirsi, ma lui in pochi giorni era riuscito a farmi cambiare idea su Seattle, sulla mia nuova vita, sulle persone in generale...e in fondo quei 10 anni passati a lì non erano stati poi così male...

- "Alyson!! Sono tornata!" La voce di Jennifer mi distrasse da quelli che a breve sarebbero diventati pensieri deprimenti. Oh, meno male era tornata.

- "Notizie?" Chiese.

- "non ancora..."

- "Vabbè, è questione di poco tempo."

- "Speriamo..."

- "E non deprimerti, prima o poi torna! Vado in doccia!"

Wow, era così brava a tirarmi sù il morale! Mi sedetti sul divano del salotto, ma non feci in tempo a sistemarmi che qualcuno suonò alla porta. Sbuffando mi alzai per controllare chi fosse, poi aprii.

- "Dave! Che fai qui?"

- "Alyson...posso entrare?"

- "Certo!"

Il suo volto sconvolto e i suoi occhi rossi mi lasciavano pensare al peggio, ma non volevo, non potevo...Mantenevo ancora viva quella speranza, anche se più passava il tempo più si faceva opaca.

- "Senti...Alyson...è meglio se ti siedi..."

E' meglio se ti siedi? Cosa significa? Cos'è successo? Di solito questa frase si dice quando è accaduto qualcosa di drammatico, ma non è questo il caso, vero?

- "ascoltami...è...è così difficile da dire..."

Lo fissavo senza battere ciglio, volevo sapere, ma non volevo.

- "io...non vorrei mai dir..."

- "Dave. Dave. Cos'è successo?"

Alzò lo sguardo che fino a quel momento aveva mantenuto basso, poi estrasse un foglio dalla giacca e me lo porse.

- "Leggila...l'ha scritta Kurt..."

Afferrai il foglio, e con delicatezza lo aprii, per poi leggere il contenuto. Dio, era proprio la sua scrittura...

"A Boddah.

Vi parlo dal punto di vista di un sempliciotto un po' vissuto che preferirebbe essere uno snervante bimbo lamentoso. Questa lettera dovrebbe essere abbastanza semplice da capire. Tutti gli avvertimenti della scuola base del punk-rock che mi sono stati dati nel corso degli anni, dai miei esordi, intendo dire, l'etica dell'indipendenza e di abbracciare la vostra comunità si sono rivelati esatti. Io non provo più emozioni nell'ascoltare musica e nemmeno nel crearla nel leggere e nello scrivere da troppi anni ormai. Questo mi fa sentire terribilmente colpevole. Per esempio quando siamo nel backstage e le luci si spengono e sento il maniacale urlo della folla cominciare, non ha nessun effetto su di me, non è come era per Freddie Mercury, a lui la folla lo inebriava, ne ritraeva energia e io l'ho sempre invidiato per questo, ma per me non è così. Il fatto è che io non posso imbrogliarvi, nessuno di voi. Semplicemente non sarebbe giusto nei vostri confronti né nei miei. Il peggior crimine che mi possa venire in mente è quello di fingere e far credere che io mi stia divertendo al 100%. A volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco. Ho provato tutto quello che è in mio potere per apprezzare questo.

 

Ho apprezzato il fatto che io e gli altri abbiamo colpito e intrattenuto tutta questa gente. Ma devo essere uno di quei narcisisti che apprezzano le cose solo quando non ci sono più. Io sono troppo sensibile. Ho bisogno di essere un po' stordito per ritrovare l'entusiasmo che avevo da bambino. Durante gli ultimi tre nostri tour sono riuscito ad apprezzare molto di più le persone che conoscevo personalmente e i fans della nostra musica, ma ancora non riesco a superare la frustrazione, il senso di colpa e l'empatia che ho per tutti. C'è del buono in ognuno di noi e penso che io amo troppo la gente, così tanto che mi sento troppo fottutamente triste. Il piccolo triste, sensibile...! Perché non ti diverti e basta? Non lo so! Ho una moglie divina che trasuda ambizione e empatia e una figlia che mi ricorda troppo di quando ero come lei, pieno di amore e gioia.

 

Bacia tutte le persone che incontra perché tutti sono buoni e nessuno può farle del male. E questo mi terrorizza a tal punto che perdo le mie funzioni vitali. Non posso sopportare l'idea che Frances diventi una miserabile, autodistruttiva rocker come me. Mi è andata bene, molto bene durante questi anni, e ne sono grato, ma è dall'età di sette anni che sono avverso al genere umano. Solo perché a tutti sembra così facile tirare avanti ed essere empatici. Penso sia solo perché io amo troppo e mi rammarico troppo per la gente. Grazie a tutti voi dal fondo del mio bruciante, nauseato stomaco per le vostre lettere e il supporto che mi avete dato negli anni passati. Io sono troppo un bambino incostante, lunatico! E non ho più nessuna emozione, e ricordate, è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.

 

Pace, Amore, Empatia.

 

Kurt Cobain

 

Frances e Courtney, io sarò al vostro altare. Ti prego Courtney continua così, per Frances. Per la sua vita, che sarà molto più felice senza di me. Vi amo. Vi amo! Kurt"

Alzai lo sguardo e fissai Dave, ormai in lacrime.

- "C...cosa significa??"

- "Alyson...hanno ritrovato Kurt..."

- "E dov'è ora?" chiesi in preda al panico, come una bambina che non vuole accettare la realtà.

- "E' a casa sua...l'hanno ritrovato, in una delle sue case...ma non potremo più abbracciarlo, non potremo più stare con Kurt..." dovevo sembrare davvero fragile, mi stava parlando davvero come se fossi una piccola bambina indifesa...

Continuavo a fissarlo, il cuore a mille, senza mostrare una reazione.

- "Alyson, l'ha ritrovato un elettricista...era nella sua serra, è lì da circa 3 giorni...è sempre stato a casa sua, e se solo lo avessimo saputo avremmo potuto salvarlo...Aly...si è sparato..."

E' lì da circa 3 giorni...avremmo potuto salvarlo...si è sparato...queste frasi mi rimbombavano nella mente, mentre la mia vista si faceva sempre più appannata. Prima che me ne potessi accorgere mi ritrovavo tra le braccia di Dave, che ormai aveva smesso di piangere, ma che ora stava consolando me, accarezzandomi dolcemente i lunghi capelli rossi.

Jennifer entrò in salotto.

- "Ma che sta succeden..." si bloccò appena vide la scena. Rimase immobile, poi si avvicinò a noi.

- "E' uno scherzo...vero...?" chiese con voce tremolante. Dave scosse la testa.

- "O...o...no...non è possibile..." in quel momento mi parve come se mia sorella, la persona che aveva sempre odiato Kurt, stesse per avere la mia stessa reazione. Forse non accettava il cambiamento così radicale, o forse era davvero dispiaciuta. Il mio pianto disperato non trovò pace, finché non ebbi più lacrime da versare.

In pochi minuti la mia realtà era crollata, lasciando spazio solo alla malinconia e al dolore. Lui non c'era più, il mio migliore amico non c'era più, l'unica persona per la quale andavo ancora avanti, giorno per giorno. E' strano come da un momento all'altro le cose possano cambiare, in meglio, o in peggio. Puoi essere ricco e in un istante perdere tutto, o puoi essere povero, e diventare milionario solo grattando una schedina. Puoi avere una vita perfetta, ma in pochi attimi tutto può precipitare.

 

5 Aprile 1995.

Mi alzai dal letto, e il primo pensiero che mi venne a trovare fu "è già passato un anno...". Camminando per casa, osservavo attentamente tutto ciò che mi circondava. Aprii un baule, nel quale custodivo i miei ricordi più preziosi. Una collana di mia madre, un disegno che mia cugina Sarah, di soli 4 anni, mi aveva regalato, e delle foto...ne afferai una, fissandola con attenzione. C'eravamo io e Kurt, rispettivamente all'età di 21 e 23 anni. Lui mi aveva afferrata e ora mi teneva sulla schiena, facendo attenzione a non farmi cadere. Eravamo così belli...Continuai a fissare la foto, incredula per tutto quello che era successo. Era già passato un anno, un anno senza di lui, e non mi ero ancora ripresa. Mi mancava terribilmente. Una lacrima bagnò la foto e lo sguardo mi cadde su qualcosa di strano, dentro al mio baule. spostai i miei vecchi diari e quello che vidi fu una pistola. Era di mio padre, ma come c'era finita lì? Pensavo l'avesse portata con lui... Senza pensare a cosa stavo facendo, la presi in mano e la osservai...c'era ancora un proiettile dentro, uno solo...

Mi chiamo Alyson Steward, e avevo 26 anni quando, dopo precisamente un anno, raggiunsi Kurt nel suo Cielo.

  
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