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Autore: Talesteller    16/04/2012    1 recensioni
Questa cosa è andata ben oltre dove speravo andasse.
E questo ci ha portati alla catastrofe.
Ma la gente deve sapere perché ora sono qui, in questa cella, ad attendere la fucilazione.
Ciò che ho fatto non deve morire con me e con i miei.
Questi sono i miei diari.
Queste sono le origini del più grande movimento anarchico della Galassia.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Data e ora indeterminata, conteggio del tempo trascorso dalla partenza dal pianeta dimenticato.
Posizione ignota, guscio di salvataggio della A.I.M. Victory.
 
Fantastico, ho sempre desiderato trovarmi in una situazione del genere.
Almeno ho tutto il tempo e la voglia di scrivere nei minimi dettagli perché ora sono qui a fluttuare da qualche parte nell’universo nei minimi dettagli, forse annoiandoti a morte, eventuale lettore, ma non avendo altro con cui tenermi la mente sgombra da rimorsi e dolore a palate, lo farò ugualmente.
Ho concluso la precedente pagina di diario dicendo che ero sul punto di morire.
Ebbene, le mie preoccupazioni erano fondate.
Me la sarei potuta risparmiare quella scenata nella cabina del comandante. Almeno finché non saremmo giunti in vista della nave sostitutiva di quella su cui stavamo viaggiando. O forse no, ho fatto bene a gridarglielo in faccia cosa ci aveva fatto, o contribuito a fare, e a gridarlo agli altri quarantanove nella cabina con me, forse non avrei avuto occasioni migliori, anche perché visto che sono ancora vivo alla fine non ho molto da rimpiangere.
Dopo aver urlato in faccia al comandante sono tornato all’infermeria prima di tutti gli altri, e sono rimasto lì per non so quanto. A guardarmi intorno.
Ero circondato da corpi sull’orlo della perdita di coscienza.
Avvolti da strati di coperte, gli sguardi persi nel vuoto.
Sperai di non essere come loro, e lo ero. Lo sono. Dove in loro ci sono paura e tristezza in me c’è la rabbia che sconfina nell’ira, per quanto cerchi di restare lucido e vigile.
Non è passato molto da quando me ne ero andato dalla cabina del comandante, prima che sul pratico computer da tasca che permette a un qualsiasi umanoide della Galassia di avere accesso a tutti i suoi soldi senza doversi alzare dal divano, il PCM, la stessa cosa su cui sto scrivendo in questo momento, comparisse la richiesta di conferma dell’accredito di tre milioni di crediti.
Mi chiedo perché l’abbia fatto, visto che subito dopo ha mandato due ufficiali con l’incarico di uccidermi. Forse sperava che così mi sentissi al sicuro.
Si sono presentati un paio di minuti dopo la comparsa dei crediti sul PCM, sono comparsi nell’infermeria in armatura d’assalto, placche di qualche astruso materiale semi-indistruttibile, che però continua a lasciar morire i nostri soldati a 10^un-numero-molto-grande anni luce da casa.
Le navi da guerra partono, lasciano l’atmosfera e ritornano cariche per metà di uomini e per metà di bare.
E tutto quello che quella gente e le loro famiglie meritano è un assembramento delle più preziose teste dell’Impero e un minuto di raccoglimento. Quando poi le armature lasciano morire qualcuno di particolarmente alto in grado, il suo nome viene inciso su una lastra nera alta quanto un palazzo che spunta dal centro della piazza davanti al Palazzo.
Perché il valore della vita è relativo.
Insomma, sono entrati questi due.
Ed hanno iniziato a sparare a caso per tutta l’infermeria.
Per cercare di uccidere me, avranno crivellato cinquanta persone.
Mancando me.
Devo ringraziare il rivestimento antiproiettile robot-medico che mi stava davanti quando quei due sono comparsi.
Hanno cessato la raffica per qualche momento, e mi sono lanciato fuori mentre ispezionavano i cadaveri.
Prima spara, poi guarda se hai ucciso quello giusto.
La vita di quella gente non è niente per uno che comanda un pezzo di metallo da centocinquanta milioni di crediti.
Non si sono accorti subito che qualcuno era uscito, per mia fortuna, grazie ai sopravvissuti che si sono messi a correre in tutte le direzioni e alle loro urla.
Solo una volta fuori ho ripensato ai sopravvissuti.
Alcuni stavano uscendo dalla stessa porta da cui ero uscito io, altri erano ancora dentro.
E probabilmente ci sono ancora adesso.
Hanno aperto il fuoco un’altra volta, su quelli rimasti dentro.
Occhi che vedono, bocche che parlano, quindi hanno pensato bene di uccidere tutti.
Gli spari mi rimbomberanno nelle orecchie finché avrò vita.
Basta morte. Ho visto troppa gente morire, per l’idiozia di chi si crede un dio per il fucile che ha in mano, di chi piuttosto che risolvere tensioni con diplomazia e logica preferisce lasciare migliaia di persone a morire di freddo ed epidemie.
Immagino che se i sopravvissuti che sono riusciti a fuggire dell’infermeria raggiungeranno un’altra delle stanze dove ci hanno “immagazzinati”, non esiteranno a fare fuori anche loro, magari assicurandosi che stavolta non fugga nessuno.
Non voglio neanche pensare a cosa stia succedendo ora su quella nave.
Potrebbero… potrebbero aver preso la decisione di ucciderli tutti, l’Imperatore attuale potrebbe prendere una simile decisione.
Le persone la cui testa sta più a cuore a quel genio sono gli ammiragli, i generali e gli ignoti al comando della Censura.
Gli altri sono fuggiti in direzioni a caso, io ho cercato di fermarne qualcuno, ma come al solito mi hanno rivolto uno sguardo di sfuggita e hanno continuato a correre nella stessa direzione. Il massimo che ho ottenuto è stato un “corri, ti prenderanno!”. Come se non lo avessi saputo.
Mi chiedo come sia possibile dopo dei milioni di anni, che la logica abbandoni completamente la gente nei momenti in cui potrebbe averne bisogno.
Se siamo inseguiti, che motivo avrei di fermarti, se non dirti dove fuggire.
Il risultato è che non sono riuscito a portare nessuno al corridoio d’accesso ai gusci d’emergenza.
Non ho trovato molta gente sulla nave, solo qualche quartetto di soldati di pattuglia.
Evidentemente il comandante aveva preferito mettere al corrente meno gente possibile su quello che aveva intenzione di fare.
Alcuni hanno fermato, mi hanno chiesto dove stessi andando.
Ho tirato fuori una storia su uno dei superstiti dello schianto che aveva iniziato a sparare in infermeria, e mi sono liberato di tutti loro.
Quanto dev’essere incapace quel comandante.
Non ha mai superato quella che è la natura dei Siriani.
Io sono superiore a loro, per questo basta che vado lì con la mia superiorità e loro soccomberanno.
Perciò perché prendere contromisure preventive? Perché mettere dei soldati a guardia dell’infermeria?
Spero che non siano così tutti i capitani della Flotta d’Assalto.
Comunque, grazie a questo idiota, ora sono vivo.
Solo quando sono arrivato ai gusci di salvataggio e sono passato davanti ad un terminal, ho visto la mia faccia accanto alla scritta “terrorista, responsabile di circa cento morti in infermeria”.
Peccato che gli unici soldati nel corridoio erano dall’altra parte rispetto a dove si trovava il terminal.
Poco prima che entrassi nel primo guscio, è suonato l’allarme, e i due ufficiali sono spuntati nel corridoio.
Con il sussurro con cui la porta si è chiusa, mi sono lasciato alle spalle la strage che è avvenuta nella nave.
Lo scrivo chiaro e tondo, così, nel caso non dovessi sopravvivere, il che è probabile, visto che non credo che una volta che avranno realizzato che sono fuggito mi lasceranno tranquillamente scorrazzare per la Galassia: sulla A.I.M Victory, su ordine del comandante, sono stati uccisi tra i settanta e i novanta umanoidi di varie razze della Galassia, nel tentativo di uccidere me.
Premuto il tasto di espulsione, mi sono abbandonato sul cuscino finché la gravità artificiale non è stata abbastanza debole perché iniziassi a fluttuare per l’interno.
Ora, sarei ridotto in cenere dai cannoni della Victory, se pochi secondi dopo il lancio, la nave non avesse eseguito il salto gravitazionale, lasciandomi da solo a fluttuare.
L’onda d’urto creata dal salto mi ha catapultato abbastanza lontano dal pianeta, quindi ora non rischio di schiantarmi su di esso, almeno non prima che finisca l’aria.
Fluttuo da circa venti minuti, nel silenzio più completo. Il mio dispositivo multimediale mobile è andato a farsi fottere con il resto del relitto della Discovery, con tutto il resto di ciò che avevo portato con me nel viaggio.
Fortunatamente, il mio archivio di musica è al sicuro su Thelaar terzo, in un albergo vicino al suo appartamento.
Forse.
Se non li faranno confiscare prima che li avrò raggiunti
Mi aveva detto dove abitava, prima dello schianto. Un appartamento in uno dei grattacieli vicini al centro.
Non una cosa ridicola tipo il mio prefabbricato.
Il problema è che credo che non l’abbia lasciato aperto, quindi non potrò entrarvi.
Meglio non pensare a cosa sarebbe potuto essere se ci fossimo arrivati a quell’appartamento.
Ma non devo dimenticarmi di lei, per quanto potrebbe essere piacevole.
È ancora da qualche parte, deve esserci. Dispersa sul pianeta o alla deriva nello spazio, deve essere ancora là fuori, con il suo progetto di tremilaseicentododici pagine.
Ho tre milioni di crediti, devo ritrovarla.
Non posso tollerare che resti dispersa da qualche parte, viva o meno. Sarà forse la prima cosa che tenterò di fare, su Thelaar.
Non importa quanto dovrò spendere, devo solo avere la certezza di aver fatto tutto ciò che potevo per ritrovarla.
Bene, ed ora che sai questo, eventuale lettore… continuerò a scrivere, finché le palpebre non mi crolleranno sugli occhi, perché non ho altro da fare e non posso accettare di abbandonarmi alla rassegnazione.
I gusci di salvataggio standard hanno in dotazione un radiofaro su diverse frequenze e diverse torce molto potente, ma io ho preferito disattivarli. È una cosa che si può fare solo dalla Seconda Guerra Galattica, da quando i progettisti hanno realizzato che se il motivo per cui i gusci vengono lanciati è l’attacco di una nave nemica, non è un’ottima cosa che emettano un segnale recepibile da chiunque nel raggio di un anno-luce o due.
Non ho dubbi che torneranno a cercarmi, per questo ho spento tutto e fluttuo nella penombra dello spazio interplanetario.
Per poco, forse, visto che mi sto lentamente spostando dal cono d’ombra gettato dalla palla di ghiaccio da cui me ne sono appena andato.
Forse poi potrei anche provare a fare uno scarabocchio di ciò che vedo da fuori dalla finestra, anche se non so cosa possa uscire vista la mia scarsa abilità nel disegno, per di più in assenza di gravità.
No, meglio niente scarabocchio.
Tanto quello che vedo non è altro che questo: una palla nera ed una fonte di luce più lontana, che rende invisibili tutte le stelle alle sue spalle. Quando sarò fuori vedrò anche una parte della zona illuminata, ma a parte le nubi azzurre non so cosa vedrei del pianeta.
Bizzarro, non sono mai stato nello spazio ed ora mi ci ritrovo disperso in mezzo. Disperso, distrutto, freddo e confuso.
Ho sempre immaginato scenari grandiosi, enormi navi che solcano nebulose, resti di supernove... viaggi turistici nei sistemi più belli della Galassia.
La realtà non è altro che un lenzuolo nero punteggiato di stelle e qualche lontana nube di gas. Aspettative, basate su null’altro che la speranza di un posto migliore. Non sapevo nulla, neanche m’interessava, sapendo che difficilmente sarei riuscito a lasciare i bassifondi di Sirio.
Ho già esaurito le cose da scrivere.
Non potrei fare altro che speculazioni su ciò che potrebbero farmi.
Di certo, non mi lasceranno qui indisturbato.
Come minimo manderanno qualche caccia a cercare di ridurmi a brandelli, o addirittura qualche A.I.M..
Se così sarà, il massimo che posso fare è… niente.
Ho sempre odiato non fare niente.
Al punto da iniziare a scrivere questo diario.
Se dovessi sopravvivere, o non mi trovassero, poi è probabile che rintraccino dov’ero diretto.
Grazie a questi cazzo di PCM, la Banca Governativa sa sempre dove trovarci. E abbandonarlo da qualche parte equivarrebbe a perdere l’unico accesso che ho ai miei crediti. Ci controllano con qualcosa di cui abbiamo bisogno, l’unico modo per non essere pedinati è privarsi della totalità del proprio denaro. Non si può neanche cambiare banca, siamo arrivati al punto che è stato convalidato un decreto che rende fuorilegge tutte le organizzazioni bancarie al di fuori della Banca Centrale.
“Per distruggere la speculazione finanziaria e monitorare gli investimenti, rendendoli più sicuri e responsabili”.
Tutto ciò che monitorano sono i nostri soldi e i nostri spostamenti.
Il denaro contante è fuorilegge da secoli, forse un millennio.
Se non voglio passare il resto della vita in una situazione che non è diversa da quella in cui sono adesso, i crediti mi servono, quindi temo che dovrò continuare a fuggire, o proteggermi.
E non so quanto possa essere facile.
Mi chiedo quanto ci metteranno, a divulgare per tutta la Galassia un file con la mia faccia sopra, dichiarandomi il terrorista responsabile della distruzione della Discovery e della sparatoria nell’infermeria della Victory.
Se poi l’Imperatore ha anche l’appoggio dei Doraniani, l’avviso di ricerca non ci metterà molto a spargersi e a mettere tutti i governi sulle mie tracce.
E magari anche su quelle di tutti gli altri superstiti.
Dèi di tutte le epoche, se penso alla piega che questa cosa potrebbe prendere…
Potrebbe finire con la guerra che l’Imperatore sperava di evitare lasciandoci a morire sull’inferno di ghiaccio.
O forse sto solo divagando con la mente.
Mi capitava spesso da bambino… No, è una cosa che ho sempre fatto. La mia vita è sempre stata troppo noiosa perché io avessi potuto accontentarmene, e questa credo sia la cosa che mi ha condannato alla mia attuale solitudine.
È la prima volta che ripenso a mia cugina.
Molta della musica grazie alla quale non sono depresso, la devo a lei. Non l’ho nemmeno salutata prima di salire sulla Discovery. Credo che mi avrebbe capito se le avessi spiegato il perché, ma è comunque una cosa che mi sembra quantomeno… ingiusta.
Ora, credo che smetterò per un po’. Che io sappia, nei gusci ci sono delle provviste alimentari.
Le cercherò.
  
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