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- Louis Tomlinson!
–
Louis
trasalì nel sentir pronunciare il suo nome.
-
Eh? Cosa? No, intendevo la risposta è Cristoforo
Colombo. –
-
Peccato che questa sia la lezione di chimica, signor
Tomlinson – ribatté il professore.
-
Ehm … mi scusi. –
-
La prossima volta non sarò così clemente, mi ha
capito? –
Louis
annuì e abbassò la testa sul libro di chimica,
cercando di seguire la lezione. Di solito non era così
distratto.
-
Allora, chi mi sa dire di quali elementi è composto
il sale da cucina? –
Louis
alzò la mano.
-
Si, signor Tomlinson? –
-
Sodio e cloro. –
-
Ed è anche in grado di dirmi con quale sigla possiamo
trovarli nella tavola periodica? –
-
Certamente: “Na” per il sodio e
“Cl” per il cloro. –
Il
professore annuì e continuò la sua spiegazione.
Louis sapeva che non l’avrebbe più chiamato. Con
la mente, il ragazzo era già
con Zayn, il suo migliore amico, in giro per locali.
Appena
la campanella suonò, radunò le sue cose e si
precipitò in mensa: una grande sala con enormi finestre a
vetri, tavoli rotondi
ed un bar sulla sinistra, appena entrati dalla porta. Al solito tavolo
lo
aspettava Zayn. Si avvicinò ma lui non sentì
nulla:come sempre guardava fuori
dalla finestra con le cuffie nelle orecchie. Il castano si mise dietro
di lui e
lo abbracciò: Zayn trasalì
ma sorrise
quando vide chi era stato ad abbracciarlo e si rilassò.
-
Non farlo mai più! – disse il moro.
-
Dici sempre così ma dì la verità: in
fondo non vuoi
che smetta! – ribatté Louis.
Zayn
si aprì in un meraviglioso sorriso che fece sorridere
anche il castano.
-
Allora? Che si fa stasera? – chiese Louis.
-
Non avevamo deciso di andare in quel locale? –
rispose l’altro.
-
Si, ma .. –
Zayn
si sporse in avanti e lo guardò negli occhi.
-
Stai tranquillo, andrà tutto bene … - gli fece
una carezza
e sul viso di Louis si distese l’accenno di un sorriso. Il
castano amava
cantare ma quando saliva su un palco, il panico e la paura di sbagliare
gli
attanagliavano lo stomaco.
E
pensare che Zayn aveva conosciuto Louis per puro caso
…
Stava
passeggiando per il palco quando inciampò in una buca del
terreno e cadde. I
suoi libri si rovesciarono fuori dalla borsa e si sparsero per terra.
-
Oh! Ma porca … - iniziò a raccogliere la sua roba
quando si accorse che
qualcuno lo stava aiutando . Alzò lo sguardo ed
incontrò un paio di occhi di un
azzurro incredibile. Vedeva che muoveva le labbra ma non sentiva alcun
suono:
allora si ricordò della musica nelle orecchie.
-
Scusa, puoi ripetere? – chiese Zayn.
-
Ho chiesto se questi disegni li hai fatti tu - rispose il
ragazzo sorridendo.
Solo in quel momento il moro si accorse che quel ragazzo aveva raccolto
tutti i
disegni sparsi per terra.
-
Si, li ho fatti io … -
-
Sono molto belli. – constatò l’altro.
-
Grazie per l’aiuto … ehm … -
-
Louis. – si presentò il ragazzo.
-
Grazie, Louis. Io sono Zayn. –
-
Piacere! – disse il ragazzo stringendo la mano che il moro
gli porgeva.
Da
quel momento erano stati inseparabili.
-
Ehiii! Terra chiama Zayn! –
-
Come ? – disse l’altro, spaesato.
-
Ti eri imbambolato! – esclamò Louis. Rubandogli
una
patatina.
-
Ehi, quelle sono mie! – protestò Zayn.
-
Ora non più! –
-
D’accordo, ma è l’ultima volta.
–
Sapevano
entrambi che non era così ma a loro andava
bene. Risero e scherzarono fin quando la campanella non
annunciò l’inizio delle
lezioni pomeridiane.
-
Forza Zayn! Alla professoressa di fisica non piace
aspettare! –
-
Arrivo, arrivo! – sbuffò. Poi gli venne
un’idea.
-
L’ultimo che arriva è una lumaca! –
disse Zayn,
sorpassando Louis.
-
Ehi, non vale! Ero distratto! –
-
Troppo tardi! – gridò il moro, già in
fondo al
corridoio.
-
Siamo messi bene è? – disse Niall – in
punizione già
dopo le vacanze di Natale. Liam, ricordami grazie a chi sono qui?
–
Liam,
il ragazzo castano, non aveva neanche la forza di
parlare: indicò solo la sua sinistra.
-
Ah, si, un certo Harry Styles che non ha saputo
tenere lingua e mani a freno! – concluse Niall sbuffando.
-
Dai, non fatene un dramma! E
poi non è stata copa mia: se quell’idiota
di Matt non mi avesse insultato non saremmo arrivati alle mani!
– rispose il
riccio stizzito.
-
Harry, ti prego, smettila di fare su e giù per
l’aula
e aiutaci a staccare le gomme da masticare da sotto i banchi
– disse
stancamente Liam.
Era
un ragazzo molto ligio e rispettoso delle regole ma
da quando aveva conosciuto Harry questi principi, che erano sempre
stati alla
base del suo stile di vita, sembravano quasi essere scomparsi.
-
Ok, ok, vi aiuto: in fondo, voi non avreste dovuto
essere qui … - prese una spatola e cominciò a
scrostare le gomme. Alle 18
riuscirono finalmente ad andare a casa.
-
La prossima volta che ti immischi in una rissa, ti
picchierò anch’io! – dichiarò
Niall.
-
Tu mi
picchierai?! – Harry rise di gusto e così anche
Liam.
-
Non faresti male ad una mosca, Niall. – disse il
castano passandogli un braccio intorno alle spalle.
-
Si, lo so, non sono credibile ma mi sembra
impossibile che tu riesca sempre a metterti nei guai. – disse
il biondo,
guardando Harry. In
quel momento il sole
colpiva gli occhi del ragazzo, che diventarono di un verde molto
acceso: avrebbero
ipnotizzato chiunque alla prima occhiata.
-
Sono i guai che trovano me, non il contrario! –
esclamò Harry.
-
Certo, certo – risposero all’unisono gli altri due.
-
Ragazzi, io sono arrivato. – disse il riccio
indicando una villetta con giardino.
-
D’accordo, ci vediamo domani allora. –
Harry
era davanti al cancello quando sentì la voce di
Niall chiamarlo.
-
Ah, Harry?! Non combinare guai. – disse il biondo con
un sorriso. Sul viso del riccio si aprì un meraviglioso
sorriso e, con un cenno
di saluto, varcò il cancello di casa.
-
Louiiiiiiis! Dai, non devi mica andare ad una serata
di gala! –
Zayn
stava aspettando l’amico nella sua stanza, ma era
nel bagno da mezz’ora!
-
Un momento e arrivo! – gridò il castano. Pochi
secondi dopo, uscì dal bagno.
-
Finalmente! – disse il moro.
-
E’ tutta colpa dei capelli: non vogliono mai stare al
loro posto. – Alla fine, infatti, Louis aveva rinunciato a di
stemarli ed aveva
optato per il look “spettinato”.
- Non
c’è
bisogno che ti affanni tanto, lo stai che stai bene con qualsiasi tipo
di
pettinatura. –
-
Certo che lo so, però ogni tanto vorrei averli
sistemati. –
-
Ok, andiamo! – Zayn lo prese per mano e lo
trascinò
fuori di casa. Si diressero verso il centro di Londra ed entrarono in
un pub.
-
Ehi, Zayn, ti va un po’ di assenzio? –
-
Perché no? –
Il
barman guardò Louis con diffidenza, sembrava
non avesse 18 anni
visto il suo aspetto,
ma diede lo stesso l’assenzio a entrambi.
Zayn
lo bevve tutto d’un fiato e non fece una piega,
Louis invece, tossì un po’.
-
Non ricordavo fosse così forte … - disse
asciugandosi
gli occhi che lacrimavano. Zayn rise e Louis gli diede piano un pugno
su una
spalla.
-
Dai smettila! Lo sai che mi fa così ogni volta che
smetto per un po’ di bere. –
-
Infatti non ho detto nulla. – disse il moro
ridacchiando, guadagnandosi un’occhiataccia da parte
dell’altro.
Zayn
guardò l’ora: Louis doveva salire sul palco.
-
Ehi, Louis … tocca a te. –
Il
castano guardò prima il palco e poi Zayn. Respirò
profondamente. Il moro lo abbracciò.
-
E’ il tuo momento. – disse all’orecchio
di Louis.
Il
castano si voltò e andò verso il palco quando una
voce annunciò che un ragazzo avrebbe cantato.
-
Ed ora ecco a voi Louis con “Forever Young”
–
Il
ragazzo andò al centro del palco e iniziò a
cantare.
La sua voce era limpida e tutti lo ascoltavano rapiti. Cantata
l’ultima nota,
Louis posò il suo sguardo a terra ma lo rialzò
quasi subito: le persone erano
scoppiate in un applauso fragoroso.
-
Grazie mille. – e, lasciato il microfono, tornò da
Zayn che lo aspettava con un sorriso
sotto il palco.
-
Sei stato magnifico. – e con nonchalance gli
stampò
un bacio sulla guancia.
-
Cosa c’è? – chiese il moro.
Louis
guardava Zayn in modo strano: in genere non era
il tipo che si lasciava andare a quel tipo di effusioni in pubblico.
-
Niente. – rispose.
-
Allora vieni, ti offrò una birra, bisogna
festeggiare. –
Qualche
birra più tardi, Louis era brillo e Zayn,
avendo bevuto più di qualche superalcolico, era ubriaco.
-
Zayn, andiamo a casa: domani abbiamo scuola e tu devi
smaltire un sacco d’alcool. –
-
Ooook …come vuoi … -
Louis
mise un braccio di Zayn sulla sua spalla e lo
portò così fino a casa Tomlinson, tanto doveva
dormire con lui. Portarlo fino
al piano superiore fu una vera tragedia: continuava ad inciampare nei
propri
piedi e tendeva a cantare, così Louis fu costretto a
tappargli la bocca.
-
Dai, Zayn, siamo arrivati. –
Il
castano mise il moro a letto e lo coprì.
-
Ora dormi. – lo baciò sulla fronte e
andò anche lui a
dormire. Erano le tre del mattino e la sveglia avrebbe suonato i
lì a quattr’ore.