Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: HarleyQ_91    16/04/2012    2 recensioni
Vivien si avvicinò al dipinto e sollevò la candela per illuminarlo meglio.
Avevano tutti un’espressione così seria i conti Turner, persino la piccola Alyssa, che avrà avuto circa cinque anni, non sembrava godere di quella gioia e spensieratezza tipica della sua età.
E poi c’era lui, quel giovanotto che non era riuscita ad osservare bene qualche ora prima. Ora, col mozzicone di candela a qualche centimetro dalla tela, fece luce sul suo volto, illuminandone anche i più piccoli particolari.
Il conte Aaron Turner.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutti, passata una buona Pasqua?
La mia è stata veramente fantastica e, soprattutto, rilassante... infatti, come potete vedere, me la sono presa anche un po' troppo comoda!^^
Spero che in queste settimane non vi siate dimenticati di Aaron e Vivien e delle loro vicessitudini!
Vi lascio al capitolo 9

******

Image and video hosting by TinyPic

******


Capitolo 9
- Il Mostro e La Bambina -

 

  Alyssa era davvero una damigella perfetta. Si muoveva tra gli invitati con assoluta tranquillità, conversava quel tanto che bastava per farli sentire importanti e quel poco per non sembrare pedante, poi tornava a sedersi al suo posto, sempre sorridendo gentilmente.
  Vivien stava in piedi dietro di lei – sebbene fosse la sua dama di compagnia era comunque una serva e la servitù non sedeva con i nobili – e ascoltava le conversazioni della contessa con i suoi amici. Discorsi futili, sulle corse dei cavalli, sul prossimo incontro per giocare a bridge, sul tempo.
  Vi erano tutte persone importanti a quel ricevimento, ma ce ne fosse stato uno che avesse parlato del re o della situazione tesa col Parlamento. Era come se i nobili non vedessero il problema, o non volessero vederlo.
  La contessina si voltò verso la sua dama e le sorrise, facendole segno di avvicinarsi. Vivien obbedì e la piccola le sussurrò nell’orecchio: “Posso chiederti un favore?”
  “Certo, tutto ciò che volete”. Rispose la ragazza.
  “Vedi quel dolce al cioccolato laggiù?”
  Vivien alzò lo sguardo e notò una torta farcita sul tavolo del buffet, poi annuì alla contessina.
  “Ecco, ne vorrei un pezzo”. Ammise la piccola. “Ma mia madre dice che ho già mangiato abbastanza, poi ingrasso”.
  La serva trattenne una piccola risata, la contessina aveva una corporatura perfetta per la sua età e non sarebbe di certo stato un pezzo di torta a rovinarle la linea, la contessa a volte era davvero esagerata.
  “E’ il vostro compleanno, signorina”. Le fece notare Vivien. “Potete fare ciò che volete”.
  La ragazzina però scosse la testa. “Se mia madre mi vede mangiare ancora, mi sgriderà e non mi farà cenare stasera”.
  La serva inarcò le sopracciglia. Davvero la padrona era capace di tanto? D’accordo l’essere rigida, ma così le sembrava un po’ esagerato.
  “Facciamo così”. Disse poi Vivien, stando attenta che nessuno la sentisse. “Voi tra dieci minuti trovate una scusa per entrare in casa, io intanto prendo un pezzo di torna. Ci vediamo nella biblioteca”.
  “Dici sul serio?”
  La ragazza annuì, la contessina allora la abbracciò sorridente e le sussurrò un grazie all’orecchio, con tono dolce e affettuoso.
  Scioltasi dall’abbraccio, Vivien si diresse verso il buffet con nonchalance, facendo credere a tutti che il pezzo di torta al cioccolato lo stesse tagliando per sé. Nessuno faceva caso ad una semplice dama di compagnia, quando c’erano donne di ben altro rango a quel party.
  Preso il dolce si diresse verso l'interno della villa.
  La contessina Alyssa era una delle poche persone – se non l'unica – di cui avrebbe davvero sentito la mancanza una volta andata via da Villa Turner. Tra loro ormai si era instaurato un rapporto stretto che, seppure non poteva chiamarsi amicizia, vantava il rispetto reciproco.
  Però forse il giorno del suo compleanno non era l'occasione giusta per dire alla contessina che la sua dama di compagnia se ne sarebbe andata.
  Una botta che le arrivò dritta al braccio destro destò Vivien dai suoi pensieri e la fece barcollare. Fortunatamente riuscì a salvare la torta.
  “Stai un po' attenta, pezzente!”
  Vivien rimase un po' sorpresa nel sentire un tono di voce così aspro e profondo. La donna che le stava di fronte aveva una corporatura piuttosto esile e un viso angelico. Totalmente ingannatore, visti i suoi modi di fare.
  “Perdonatemi, non vi avevo vista”. Si scusò Vivien, inchinando leggermente il capo.
  La donna puntò un pugno sul fianco e alzò il mento in segno di superiorità.
  Doveva trattarsi di una nobile molto ricca, lo si deduceva da come sfoggiava i suoi diamanti appesi al collo e da come agitava la mano per mostrare i suoi anelli.
  Una sola di quelle gemme basterebbe per riscattare Tom dal Red Lione sfamare Clelia a vita.
  “Non sei nobile, vero?” Disse la donna, osservando Vivien da capo a piedi con espressione alquanto perplessa. “Il vestito che indossi sa proprio di seconda mano”.
  “Sono la dama di compagnia della contessina”. Sì presentò Vivien, cercando di tagliare corto. Alyssa la stava di certo già aspettando in biblioteca e poi, se avesse passato altri trenta secondi con quella donna, era certa che sarebbe finita con lo spiaccicarle la torna in faccia.
  “Ah, ecco. Mi sembrava strano che fossi un'invitata”. Commentò la nobile. “Comunque cerca di non stare troppo con la testa fra le nuvole. Se mi si fosse sporcato il vestito, non sarebbe bastata la tua paga di un anno per risistemarlo”.
  “Ci sono problemi?”
  Vivien alzò gli occhi a cielo quando sentì quella voce alle sue spalle. Il conte Aaron era apparso come il boia sul patibolo: a dare il colpo di grazia.
  E lei era la vittima.
  “Oh, Aaron caro. Nessun problema”. Rispose la nobile, stringendo subito le mani attorno al braccio del conte. “Stavo giusto rammentando a questa servetta qual era il suo posto”.
  Vivien aggrottò le sopracciglia e strinse forte le mani attorno al piattino con la torta. Guardò prima la donna – che ormai sembrava avere occhi solo per l'uomo che aveva accanto – e poi il conte.
  “Vi ha fatto qualcosa, Louisa?” Chiese lui, prendendo una mano rivestita da un guanto di seta e cosparsa di gioielli e portandosela alle labbra. Tuttavia i suoi occhi non lasciarono un attimo quelli di Vivien.
  “Mi è venuta addosso, ha urtato contro il mio braccio”. Poi la nobile si voltò verso la ragazza e rimarcò il tono di voce. “Ci mancava solo che mi sporcasse il vestito”.
  “Oh, sareste comunque splendida, Louisa”. Intervenne il conte, prendendo sottobraccio la sua ospite. “Nessuna dama a questa festa può competere con la vostra bellezza”.
  Vivien abbassò gli occhi e li posò sulla torta che portava in mano. Non riusciva più a sostenere lo sguardo del conte, non mentre diceva certe cose. Suonava così falso, così ipocrita, eppure le era comunque parso che il cuore le avesse leggermente accelerato i battiti.
  “Il solito adulatore”. Ridacchiò la nobile. “Forza, torniamo alla festa”.
  “A patto che mi farete essere vostro cavaliere”.
  Vivien li vide allontanarsi, una sottobraccio all'altro e ridacchianti.
  Provò uno strano senso di vuoto, di disagio. Neanche tre ore prima il conte era con lei in biblioteca a rivelarle i suoi più celati segreti e ora non le rivolgeva nemmeno la parola.
  Aspettavi forse che ti difendesse davanti a quella nobile? Chiese a se stessa, tornando coi piedi per terra e dirigendosi all'interno della villa.
  Inoltre gli aveva comunicato che se ne sarebbe andata, perciò era evidente che avessero ben poco da discutere.
  “Ah, ti ringrazio tantissimo, Vivien”. Esclamò la contessina, quando la ragazza entrò nella biblioteca, sfoggiando il pezzo di torta.
  “Per così poco”.
  La ragazzina cominciò a mangiare il dolce con gusto e assaporando ogni boccone con gli occhi chiusi, come se in quel modo riuscisse ad apprezzarlo meglio.
  Era buffa, pensò Vivien, buffa e spensierata, come una giovane della sua età doveva essere. Non pomposa e a modo come invece pretendeva che fosse la contessa, ma probabilmente il modo di educare le giovani nobili era cambiato da quando lei non era più contessina.
  “Meno male che ci sei tu”. Esclamò Alyssa, tra un boccone e l'altro. “Grazie a te, questa festa non è poi così noiosa”.
  Vivien prese una sedia e si mise accanto alla ragazzina. “Non ditemi che vi state annoiando il giorno del vostro compleanno?”
  La contessina si strinse nelle spalle e sbuffò. “La maggior parte degli invitati è venuta per far sfoggio di sé, a nessuno importa dei miei quindici anni”.
  Fu in quel momento che Vivien vide quanto quella ragazzina doveva sentirsi sola. Ora che ci pensava, tra gli invitati non c'era nemmeno un giovanotto coetaneo della contessina, erano tutti più grandi. Possibile che Alyssa non avesse alcun amico?
  Una stretta al petto la colpì all'improvviso.
  Come faccio ad andarmene, sapendo che lei soffre in questo modo?
  “Non dite così”. Esclamò, lasciandosi sfuggire una leggera carezza sulla guancia della contessina. “Avete vostra madre e... vostro fratello, lui in particolare vi è molto devoto. E poi ci sono io, perciò non dite più che a nessuno importa di voi”.
  Alyssa annuì e sorrise, un sorriso spento e malinconico, ma almeno era un sorriso. Vivien allora la abbracciò, quasi come fosse la sua unica amica, quasi come fosse sua sorella, e la tenne stretta al petto, sperando così – almeno in parte – di alleviare le sue pene.
 
  Aaron stava fuori dalla porta della biblioteca, appoggiato con la schiena al muro e la testa rivolta verso il basso. Era la prima volta che sentiva sua sorella parlare in quel modo e si maledisse per non essersi accorto prima di quanta solitudine soffrisse.
  Evidentemente c'era voluta una donna come Vivien per far sì che Alyssa lasciasse intravedere un po' di crepe nel muro che si era costruita attorno.
  Era strano ammetterlo, ma quella serva aveva qualcosa di speciale.
  Aaron, non mi starai diventando un sentimentale?
  Il conte si passò una mano tra i capelli e sorrise, scuotendo la testa. D'accordo l'attrazione per quella ragazza, ma l'ammirazione era tutta un'altra cosa.
  “Signore, signore, presto!”
  Meg entrò di corsa nell'atrio della villa, col fiato mozzato e le guance leggermente arrossate.
  “Che succede?” Chiese l'uomo, aggrottando le sopracciglia. Aveva lasciato il giardino da soli dieci minuti e non gli era parso ci fosse qualcosa che non andava.
  “Un... un ragazzo... al cancello”. Ansimò la biondina. “È disperato e chiede di Vivien. Ho provato a dirgli che non può entrare, ma si è attaccato alle sbarre e non fa che urlare”.
  Il conte non lasciò nemmeno finire la frase a Meg che subito uscì dalla villa.
  Chiunque fosse stato, non doveva permettersi di importunare i suoi ospiti, il giorno del compleanno di Alyssa.
  Si diresse a passo svelto verso il cancello d'ingresso, dove già si era formata una piccola folla di persone. Si fece largo senza troppe difficoltà e guardò in faccia l'intruso che urlava e sbatteva contro le sbarre di ferro.
  “Che cosa volete?” Chiese con tono autoritario.
  Il ragazzo che gli era di fronte sembrò calmarsi, andando ad incrociare il suo sguardo. Gli parve una faccia conosciuta.
  “Dov'è Vivien?” Chiese a sua volta il ragazzo, mettendo il viso tra due sbarre del cancello. “Devo parlare con lei, è urgente”.
  Il conte scurì lo sguardo. Non sapeva se ciò che l'aveva fatto imbestialire era che quell'intruso non avesse risposto alla sua domanda o semplicemente il fatto di sentire il nome di Vivien pronunciato con tanto ardore da una voce maschile che non era la sua.
  Ad ogni modo, era arrabbiato.
  “Qui stiamo dando una festa”. Disse a denti stretti. “Perciò vi pregherei di andarvene, ci avete già disturbati abbastan...”
  “Thomas!”
  La voce squillante alle sue spalle lo fece bloccare. Vide Vivien superarlo e andare ad aggrapparsi alle sbarre del cancello, proprio sopra le mani di quel ragazzo.
  Lo sguattero del Red Lion. Ecco chi era.
  “Vivien, grazie al cielo”. Esclamò Thomas, stringendo le mani attorno a quelle della ragazza. “Devi venire subito con me, Clelia sta male”.
  “Cosa?”
  L'esclamazione strozzata della ragazza fece sparire in Aaron tutto il nervosismo dovuto a quel tocco di mani troppo confidenziale, a quella complicità che sembrava aleggiare su di loro. In un attimo il viso rilassato di Vivien si era trasformato in una maschera che traspariva angoscia e preoccupazione, lasciando il conte totalmente spiazzato.
  “Stamattina sono passato a casa tua come al solito, per portarle il latte e scambiarci quattro chiacchiere”. Spiegò Tom. “Ma d'un tratto ha cominciato a tossire, sempre più forte, non sapevo che fare”.
  “Hai chiamato il dottor Campbell?” Chiese Vivien, sempre più allarmata. Il ragazzo annuì. “Bene, allora andiamo”.
  ”Aspetta un attimo!” Tuonò il conte.
  Vivien si bloccò dall'aprire il cancello e si voltò verso Aaron.
  Aveva uno sguardo preoccupato, pieno di tristezza, quasi implorante. Aaron non sapeva chi fosse questa Clelia, eppure doveva trattarsi di una persona davvero importante per lei.
  “A piedi ci metteresti troppo”. Disse con tono duro, poi fece un segno a Meg. “Va' da James e fatti dare un cavallo”.
  L'espressione di Vivien si illuminò ed aprì le labbra in un leggero sorriso.
  Un sorriso di speranza, di gratitudine e che il conte non le aveva mai visto rivolgergli.
  Sentì improvvisamente una strana sensazione alla base dello stomaco, come un disagio, un piccolo dolore, ma lo soffocò, lo ricacciò in un angolo della mente e lo trascurò, non permettendo a nessuno di notare cosa realmente gli stesse provocando quel sorriso.
  Dio, fosse stato per lui non l'avrebbe mai lasciata andare.
  Era una consapevolezza fin troppo chiara e troppo dolorosa da accettare, perché a causa di quella ragazza si stava ammorbidendo – prima di incontrarla, se qualcuno avesse scoperto il suo segreto, l'avrebbe ucciso senza pensarci, invece con lei era addirittura arrivato a raccontarle ogni cosa sui Mercenari – quella serva aveva il potere di ammaliarlo e portarlo a fare cose che prima non gli sarebbero passate nemmeno per la testa.
  “Signore, il cavallo”. James porse le briglie al padrone, ma quest'ultimo gli indicò la persona a cui era realmente destinato quell'animale.
  Vivien lasciò salire prima Thomas, dopodiché lei gli si mise dietro e si strinse alla sua vita.
  “Tornerai, vero?”
  Alyssa, che fino a quel momento era rimasta in silenzio e in disparte, si fece avanti con voce delicata e leggermente incrinata.
  La ragazza le rispose solo con un sorriso, dopodiché lanciò un'occhiata al conte. Aaron non seppe decifrare quello sguardo, era stato troppo breve, ma forse intuì il suo significato.
  Vivien gli aveva detto chiaramente che voleva andarsene da Villa Turner e sapeva che la causa era lui stesso. Forse il fatto di andare ad accudire la sua amica malata non aveva fatto altro che avverare questo suo desiderio.
  Si irrigidì al pensiero che Vivien sparisse in modo così vigliacco, non era da lei. Era certo che – dopo averlo già comunicato a lui – di certo avrebbe avuto la decenza di comunicare di persona la sua decisione di ritirarsi a sua sorella e a sua madre.
  “Aaron, caro”. Lo destò dai quei pensieri la baronessa Louisa Gilbert. “Torniamo alla festa”.
  Il conte prese sottobraccio la nobile dama e si diresse verso il banchetto allestito in giardino. Lanciò infine un'ultima occhiata verso quel cavallo che si dirigeva a tutta velocità in direzione del paese e fece una promessa a se stesso: avrebbe dato a Vivien un po' di tempo, forse un paio di settimane, ma se non l'avesse vista tornare, sarebbe andato lui stesso a riprendersela.

 

******

Personalmente Aaron in questo capitolo mi piace molto, sia quando ignora Vivien che quando alla fine la aiuta!
Beh, che altro dire... aspetto le vostre opinioni.
Il prossimo capitolo teoricamente è già pronto (dico teoricamente perché, conoscendomi, lo modificherò altre mille volte prima di pubblicarlo), tuttavia vedrò di postarlo la prossima settimana... anche perché poi il 27 parto e sto fuori fino al primo maggio e non intendo lasciarvi in pace così a lungo!xD
A parte gli scherzi, ringrazio tutti quelli che leggono la mia storia, la recensiscono e l'hanno messa tra preferite e ricordate.
Un bacione a tutti!^^

*HarleyQ_91*

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: HarleyQ_91