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Autore: Darling Eleonora    16/04/2012    2 recensioni
MirabellCity, una girovaga che dall’apparenza non sembra, un desiderio espresso da una moneta fatta cadere in acqua, un negozio di souvenir, un cannocchiale, il guardiano di un faro, le campane della chiesa vicina, due conchiglie identiche. Una storia da raccontare...
Espresse il suo desiderio; l’unico che avesse mai voluto realizzare davvero. In realtà non le era mancato mai nulla, tutto quello che le serviva era la sua piccola valigia e sé stessa. Ma la cosa che crescendo aveva iniziato a bramare era diversa, ne parlavano tutti con una strana cadenza dolce da lei incomprensibile.
Mentre stava per lanciare nella fontana il simbolo del suo prezioso desiderio, sentì il giovane stringere la mano ancora intrecciata alla sua, alzando la voce:
-Sei pronta? Adesso!
Così facendo lanciarono le monetine che volarono in cielo a rifletterne la luce per poi far sentire il loro schiocco a contatto con l’acqua della fontana alle loro spalle, lei si voltò stupita.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ciò che cerco.
 Prologo

 

 
 
Preghiera di uno che si è perso, e dunque, a dirla tutta, preghiera per me. Signore Buon Dio, abbiate pazienza, sono di nuovo io.
Dunque, qui le cose vanno bene, chi più chi meno, ci si arrangia, in pratica, si trova poi sempre il modo di cavarsela, voi mi capite, insomma, il problema non è questo.
Il problema sarebbe un altro, se avete la pazienza di ascoltarmi. Il problema è questa strada, bella strada questa che corre e scorre e soccorre, ma non corre diritta, come potrebbe e nemmeno storta come saprebbe, no. Curiosamente si disfa. [...] Innanzitutto non dovete farvi fuorviare dal fatto che, tecnicamente parlando, non si può negarlo, questa strada che corre, scorre, soccorre, sotto le ruote di questa carrozza, effettivamente, volendo attenersi ai fatti, non si disfa affatto.
Tecnicamente parlando.
Continua diritta, senza esitazioni, neanche un timido bivio, niente.
Diritta come un fuso. Lo vedo da me. Ma il problema, lasciatevelo dire, non sta qui. Non è di questa strada, fatta di terra e polvere e sassi, che stiamo parlando. La strada in questione è un'altra. E corre non fuori, ma dentro. Qui dentro. Non so se avete presente: la mia strada.
Ne hanno tutti una, lo saprete anche voi, che tra l'altro, non siete estraneo al progetto di questa macchina che siamo, tutti quanti, ognuno a modo suo. Una strada dentro ce l'hanno tutti, cosa che facilita, per lo più, l'incombenza di questo viaggio nostro, e solo raramente, ce lo complica. Adesso è uno dei momenti che lo complica. Volendo riassumere, è quella strada, quella dentro, che si disfa, si è disfatta, benedetta, non c'è più. Succede, credetemi, succede. E non è una cosa piacevole. [...] Corre questa carrozza, e io non so dove. Penso alla risposta, e nella mia mente diventa buio. Così questo buio io lo prendo e lo metto nelle vostre mani. [...] Una cosa da nulla per voi, così grande per me. Mi ascoltate Signore Buon Dio? Non è chiedervi tanto, è solo una preghiera, che è un modo di scrivere il profumo dell'attesa. Scrivete voi dove volete il sentiero che ho perduto. Basta un segno, qualcosa, un graffio leggero sul vetro di questi occhi che guardano senza vedere, io lo vedrò. Scrivete sul mondo una sola parola scritta per me, la leggerò. Sfiorate un istante di questo silenzio, lo sentirò. Non abbiate paura, io non ne ho. E scivoli via questa preghiera con la forza delle parole, oltre la gabbia del mondo, fino a chissà dove.
Amen  
[A.Baricco, Oceano Mare]




-Che ci fai qui, bambina?  
Riuscì a sentire in mezzo al rumore forte e monotono che emettevano i vagoni a contatto con le rotaie. Osservò l’anziano signore pensando di essersi sbagliata ma quello la fissava aspettando una sua risposta.
-Che ci faccio? Siamo su di un treno. Viaggio, come lei.
Alle sue parole l’anziano signore assunse un’espressione crucciata.
-No cara, non trattarmi da stupido. Sono vecchio, certo, ma mai stato stupido. Vi sono tante persone a bordo di questo treno e non penso siano tutte qui per viaggiare, come fai tu.
Le rispose facendo tentennare la pelle che, con il trascorrere del tempo, era scesa e raggrinzita andando a formare le tante rughe sotto i suoi occhi chiari, profondi come le acque dal mare fuori dal finestrino opaco.
-Lei crede?
Chiese stupita.
-Ma certo! Guarda da quella parte, per esempio…
Alzò il suo bastone andando ad indicare un signore di spalle, in piedi a pochi centimetri di distanza da loro, vestito elegantemente con in mano una valigetta in pelle.
-Io prendo spesso questo treno, tutti i lunedì mattina per la precisione, e, ogni santo lunedì che nostro Signore ha messo in terra, quell’uomo si piazza lì per poi scendere alla terza fermata. Che andrà a fare? Mi chiedo sempre.
Sussurrò quell’ultima frase.
-Andrà a lavorare?
Provò ad indovinare lei, provocando le risate del vecchio che la guardò come se avesse detto una cosa piuttosto bizzarra.  
-Allora guarda da quella parte…
Disse indicando una donna poco lontano da loro. Abbracciava una fisarmonica e mentre muoveva le agili dita sulla tastiera i suoi occhi a mandorla erano chiusi e la sua mente probabilmente altrove.
-Quella non viene per viaggiare, mia cara.
Le note iniziarono a farsi più fitte e sonore, armoniche. Lei con sforzo distolse lo sguardo per interromperlo curiosa:
-E lei, invece? Se non viene per viaggiare, andare a lavorare o procurarsi da vivere, per cosa viene qua sopra?
 Lui le sorrise teneramente sistemandosi automaticamente il fine anello d'argento sul dito anulare della mano sinistra:
-Io vado alla quinta fermata, a trovare la persona a me più cara.
Lei non poté mostrare che stupore, colmo di ammirazione per ciò che non avrebbe mai fatto e che invece quel vecchio, faceva ogni lunedì mattina. E lo invidiava, anzi, per la prima volta in vita sua, e per questo si stupì ancora di più, non aveva mai provato invidiava per qualcuno.
-E tu, invece? Non credo che tu stia viaggiano e basta, quindi: per cosa stai qui veramente?
Toccò a lei sorridere stavolta.
-Credo per il suo esatto opposto, signore.
Sentì il rumore del treno che segnava l’arrivo alla quinta fermata.
- Io scendo qui, mia cara, ti auguro buona fortuna.
-Arrivederci e mi saluti sua moglie.
Quello rise di gusto e aggiunse scendendo dal treno:
-Sicuro!
Quando le porte si richiusero sembrò come se un po’ d’allegria se ne fosse andata insieme a lui. Mentre, dopo qualche minuto, il mezzo riprendeva la sua corsa con lentezza, non poté fare a meno di notare il panorama spoglio di quella quinta fermata: c’era solo una chiesa un po malmessa e, accanto a questa, dove si stava dirigendo l’anziano signore, il cimitero.
 
 
 
  
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