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Autore: Sherly Liddell    17/04/2012    0 recensioni
Un episiodio tranquillo [sicura?] vissuto a Baker Street.
Indecisa ancora se ci sarà un seguito... ma abbastanza soddisfatta per poterlo far leggere a tutti coloro a cui manca Sherlock Holmes.
Forse è più uno studio sul cercare di inquadrare i personaggi e renderli più simili possibili all'idea che ci siamo fatti... buona lettura!
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes , Sig.ra Hudson
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Dopo pochi secondi il portone finalmente si aprì, la padrona di casa era visibilmente impacciata: si stava coprendo il naso con un fazzoletto di stoffa giallo limone, ed un filo di fumo viola scuro si espanse fuori dall'edificio, proprio sopra le loro teste. Del pacchetto nemmeno l'ombra.

<< Stava progettando una bomba, signora Hudson? >>
<< No, no! >> ridacchiò lei. << Che ne dice di fare due passi? >>
<< Ci avevo già pensato, ma sono appena stato rispedito a casa! Si può sapere cosa sta succedendo? Quel pacchetto di prima è- >>
<< Sì, caro, lo ha già avuto e dice di essergli molto riconoscente... Andiamo? >> la signora Hudson lo spinse fuori, John boccheggiò dei 'ma' mentre gli veniva richiusa la porta. Lei lo prese sotto braccio e fece per allungare il passo, ma John si impuntò, volendo vederci chiaro.

<< Lei non mi mostrerà nessun parco o vetrina se non mi spiega cosa sta combinando lassù! >>
<< Lo sa com'è fatto il nostro Sherlock... Ha esplicitamente chiesto di- >>
<< Me lo immagino cosa le abbia detto di fare, ma ciò non toglie che mi si tenga allo scuro, inoltre quel fumo non mi piace, potrebbe intossicarsi e, più che altro, far scoppiare l'appartamento per quanto ne so! >>

La signora Hudson gli lasciò il braccio, guardando per terra.

<< Allora tornerò per cena. Vedete di non... Insomma, a più tardi. >> disse arresa.

John annuì e corse ad aprire la porta; finalmente entrò e salì le scale a due a due. La porta del salotto era semichiusa: non percepiva né rumori e ormai ogni traccia di fumo era svanita, filtrava solo una striscia di luce verticalmente dalla sottilissima apertura. Si avvicinò di soppiatto, e sbirciò, ma non riusciva a vedere nessuno, solo la fine del camino e la tenda davanti alla finestra. Guardò meglio e vide che sulla poltrona era stata abbandonata la sua tunica indiana. Improvvisamente il cellulare di John ricevette un sms, facendolo sussultare per un attimo. Non sapeva il motivo della sua ansia di essere scoperto, stava quasi per cominciare a sudare, ma riuscì a tenere i nervi saldi: ripensava al fatto che il nuovo caso londinese fosse un argomento su cui Sherlock aveva divagato più volte quella mattina, quindi, pensò che gli stava nascondendo sicuramente qualcosa, quindi era preoccupato. Dato che non era successo nulla di nuovo, decise di controllare il cellulare.

“So che non resterai lì dietro ancora per molto.”
SH.

John si sentiva ufficialmente imbarazzato, rimise il cellulare in tasca ed aprì la porta.
Sherlock era in piedi dietro il tavolo della cucina: aveva i suoi kit scientifici con tanto di un qualche specie di rilevatore di onde, una vaschetta con del liquido poco invitante, e sembrava così concentrato da far credere a chiunque che fosse rimasto a studiare quel vetrino per mesi.

<< Ho avuto ragione! >> esclamò sereno, mettendo a fuoco l'obbiettivo.
<< Su cosa? >>
<< Eri lì, e sei entrato. >> sorrise quasi impercettibilmente. << Di solito non ti nascondi dietro le porte, cosa stai complottando alle mie spalle? >>
<< Veramente. >> cominciò John, togliendosi la giacca. << Quello che si sta nascondendo sei tu! E smettila di giocare al piccolo chimico, quellisono vecchi di settimane fa! >>
<< Touchè! >>

Sherlock prese il vetrino e lo gettò nella scatola con gli altri; si lavò le mani e, lasciando tutto apparecchiato, si fermò in piedi a pochi passi di distanza da Watson, dandogli le spalle.

<< Sherlock, a volte credo davvero di impazzire a starti dietro! Non mi hai spiegato niente dell'India e, d'accordo, dato che hai già archiviato è come se non fossi mai partito. Ma ora sei dietro a qualcosa di grosso, e probabilmente esplosivo, e nemmeno vuoi dirmi- >>
<< John! >>

La sua voce era più alta del normale. Rimase di spalle e cominciò lentamente a sbottonarsi la camicia.

<< Che... >> John non riusciva a farsi venire in mente nessuna domanda, riuscì solo a rimanere in attesa.

Sherlock si tolse la camicia e la gettò a terra; la lampada della cucina era al neon, la luce che emetteva era bianca, ma non più bianca della sua pelle. La sua schiena era candida, ma segnata da lunghe cicatrici, provocate da una frusta o qualcosa di molto simile.

<< Sher- Sherlock che diavolo ti-? >> John sbarrò gli occhi e si avvicinò a lui, col braccio in avanti, come per volerle toccare, ma non lo fece. << Perché non me l'hai detto subito, vanno urgentemente curate! Chi ti ha fatto tutto questo? >>

John lo prese per le braccia e lo voltò, e rimase di ghiaccio. Sherlock era con lo sguardo perso nel vuoto, anche se lo stava fissando dritto negli occhi. All'altezza del plesso toracico aveva un'altra cicatrice, ma questa era molto particolare. Sulla sua pelle c'era uno stemma, i bordi rialzati e rosa, e due lettere: una J e una M, incrociate tra loro.

<< Moriarty. >> Sherlock scandì quel nome come se non riuscisse a pronunciarlo.

Continuarono solamente a fissarsi, sapendo che le parole non sarebbero servite a niente.

<< Mi dica dottore, è in grado di analizzare la ferita e darmi tutte le informazioni possibili? >>
<< Sherlock, non dovremmo di certo pensare a questo ora! Mettiti sul divano, prendo il necessario. >>

Sherlock gli afferrò il polso e lo avvicinò a sé: nei suoi occhi ardeva un fuoco profondo.

<< DEVO pensare, John! E devo farlo adesso, è da giorni che non smetto, non potrò dormire finché non sarò sicuro di essere un passo avanti a lui! >>
<< Ci riuscirai. >> sussurrò John, mettendogli la mano sopra la sua. << E ti aiuterò... >>

Allentò la presa, fuori cominciò a piovere e solo dopo essersi scaricato, Sherlock si rese conto di avere freddo.
  
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