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Autore: Fiamma Drakon    17/04/2012    1 recensioni
Gli shinigami sono la razza prescelta per proteggere il mondo dalla furia devastatrice dei demoni. Per questo vengono anche chiamati Demon Hunters.
Grell Sutcliff, degradato per la sua inaccettabile infatuazione verso il demone Sebastian Michaelis, ormai ha perso ogni interesse per il suo compito: tutto ciò che desidera è riuscire a star vicino al suo amore. Eppure, sembra che il destino sia contrario alla sua scelta...
«Will...?» lo chiamò, allontanandosi di mezzo passo «Che cos’è quella?».
«Queste... sono...»
«... le ceneri di uno shinigami assassinato» completò per lui Undertaker, il tono che aveva acquistato nuovamente quella sfumatura vagamente ilare propria di lui.

[...] «E io che cosa c’entro in tutto questo?»
«Quello shinigami era l’incaricato a distruggere Sebastian Michaelis. Raccapricciante come da carnefice si sia trasformato in vittima, non trovi?».

[Sebastian/Grell (one-sided); Claude/Grell (accennato, one-sided)] [Possibili lievi OOC]
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Claude Faustas, Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis, William T. Spears
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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10_Spiegazioni dovute da tempo
Demon Hunters
10. Spiegazioni dovute da tempo


Appena ebbe varcato il Portale, William appoggiò a terra l’arma di Ronald: gli faceva male la spalla e si era stufato di portarla in quella posizione così scomoda - anche perché non aveva più alcun motivo per andare di fretta, visto che adesso era di nuovo nella sua dimensione d’appartenenza, al sicuro.
Lo shinigami prese ad avanzare a grandi falcate attraverso il giardino, seguendo a distanza la figura in corsa di Grell Sutcliff, decisamente più agitato del normale.
Tra le braccia portava il corpo di Ronald: dalla posizione in cui William si trovava riusciva a vedere le gambe dello sfortunato Hunter e parte della testa.
Le fiamme che pian piano lo stavano consumando si erano propagate alla spalla e si stavano spandendo sul torace. Se Grell non si fosse sbrigato, avrebbe finito col prender fuoco a propria volta.
Doveva raggiungere l’infermeria il più presto possibile.
Lo shinigami rosso accelerò ancora, acquistando una velocità tale da lasciare William indietro, ma a quanto pareva quest’ultimo non se ne preoccupava particolarmente: l’avrebbe raggiunto poi, visto che aveva un’idea abbastanza chiara di dove lo stesse portando.
I tacchi di Sutcliff sbattevano con violenza sul terreno, producendo un rumore sordo che rimbombava nei dintorni, comunicando a Spears la distanza e la posizione del compagno.
Grell notò che il fuoco aveva rallentato il suo avanzamento - anche se non sembrava intenzionato a fermarsi. Era come se l’atmosfera della loro dimensione d’appartenenza lenisse le fiamme, facendo loro perdere potere in modo graduale.
Ronald si contorceva a malapena tra le braccia di Sutcliff, mordendosi a sangue le labbra nel tentativo di sopportare l’atroce dolore che lo opprimeva. Non aveva più le forze neppure per dibattersi: la sua carne stava bruciando. L’avambraccio ormai era completamente scarnificato: i muscoli erano visibili e si stavano sciogliendo come la cera dei mozziconi di candela con l’unica differenza che la cera colava, mentre i suoi tendini semplicemente polverizzavano.
Avrebbero trovato una cura?
Non voleva perdere il braccio per un qualche strano potere demoniaco del quale lui non era a conoscenza. Non era stata un’azione avventata la sua, dopotutto. Aveva solamente fatto il suo dovere di Demon Hunter; tuttavia, in quel frangente l’aver tentato di svolgere il suo lavoro di routine gli stava costando più di quel che era disposto a cedere.
Morire o rimanere mutilato l’avrebbero reso un Hunter inutile.
Grell superò con un balzo la porta che conduceva all’edificio principale degli Hunters, attraversando l’atrio principale senza preoccuparsi degli Dei della Morte che si voltarono al suo ingresso a guardarlo passare, in viso espressioni scioccate o semplicemente perplesse: Sutcliff, nella condizione in cui si trovava a causa del suo amore per Sebastian - fatto di cui erano a conoscenza ormai tutti - non poteva andare a cacciare i demoni e non aveva alcuna mansione specifica che potesse essergli affidata. E allora come mai correva così velocemente con un ragazzo che stava prendendo fuoco tra le sue braccia?
Cosa poteva essere mai accaduto?
Non avevano avuto il tempo di riconoscere chi fosse il giovane che portava tra le braccia, ma gli altri Hunters avevano un certo desiderio di scoprirlo.
Alcuni si mossero per seguire Grell, ma quando Spears entrò dalla porta d’ingresso l’atmosfera raggelò all’istante e tutti decisero di tornare alle loro mansioni: farsi beccare a vagabondare da William T. Spears avrebbe assicurato loro un biglietto di sola andata per il licenziamento.
Il moro attraversò l’androne senza degnare della minima attenzione i colleghi, dirigendosi invece verso le scale situate in fondo ad esso. Le salì a passo svelto, sistemandosi un paio di volte le lenti sul ponte del naso, svoltando a destra una volta giunto sul pianerottolo del secondo piano.
L’infermeria era l’ultima porta in fondo all’andito, sulla sinistra. Quando giunse a metà strada, da essa uscirono diversi infermieri, diretti verso varie destinazioni.
Il moro non alterò il passo e, nel giro di qualche altro minuto, giunse a destinazione ed entrò.
Chiese all’infermiere che si trovava di guardia all’entrata dove fosse stato portato lo shinigami biondo parzialmente ustionato che era appena entrato.
«La seconda porta a destra» disse, accennandogli con la testa al corridoio a sinistra del bancone d’informazioni dietro il quale si trovava lui.
«Però è strano... sei la seconda persona che chiede di quel ragazzo, nonostante sia stato appena portato» commentò lo shinigami, perplesso.
«Come?» fece William, interessato «Ricordi che aspetto aveva l’altra persona?» chiese subito dopo, senza perdersi in chiacchiere inutili.
Il suo interlocutore annuì.
«Era un tipo abbastanza stravagante, con una lunga veste nera, un gran cappello a cilindro nero in testa e gli occhi non si vedevano» descrisse l’infermiere «Non l’avevo mai visto prima d’ora qui...» aggiunse soprappensiero.
Spears inarcò fugacemente le sopracciglia in un’espressione sorpresa, poi si congedò con un rapido: «Grazie» e si avviò verso il corridoio che gli era stato precedentemente indicato.
Se quel Dio della Morte non s’era sbagliato, allora quello doveva essere proprio...
«Undertaker».
La voce di William riecheggiò secca nella stanza dov’era appena entrato, nella quale c’erano solamente lui, Grell e lo shinigami dai capelli grigi, in piedi accanto al letto dove Ronald giaceva privo di conoscenza, con un braccio quasi carbonizzato ma privo della fiamma violacea che lo stava bruciando fino a poco prima.
Sutcliff - che fino ad un momento prima era appoggiato alla sbarra inferiore del letto - non appena lo vide entrare si alzò e gli andò incontro.
«Wiiill!» esclamò, ma il moro interruppe quella melensa scena con un colpo di falce ben piazzato sulla sua testa che lo fece capitolare a terra.
Undertaker si volse verso colui che l’aveva appena chiamato, sorridendo in modo lugubre.
«William sei arrivato» esclamò, portandosi una larga manica a coprire la bocca, soffocandovi una snervante risatina.
Si accarezzò una guancia con le lunghe unghie colorate di nero, affondandole un poco nella pelle, lasciandovi dei leggeri segni di graffi cui non badò minimamente.
Spears si sistemò gli occhiali sul ponte del naso.
«Dovrei farle qualche domanda... a proposito di una Nìade» proseguì il moro, fissando intensamente in volto lo shinigami dai capelli grigi.
Quest’ultimo incurvò apertamente le labbra in un sorriso compiaciuto.
«L’avete scoperto anche senza di me, eh?» disse, con voce altalenante «Come siete stati bravi».
«Adesso però deve dirci tutto, altrimenti non potremo portare a termine l’incarico» asserì deciso William, guardandolo con espressione greve mentre spostava indietro una mano per chiudersi la porta alle spalle, in modo che nessuno potesse udirli.
«E va bene, William. Hai vinto» concesse Undertaker in tono arrendevole, anche se nella sua voce c’era ancora una sfumatura di divertimento.
All’improvviso fecero irruzione nella stanza un dottore e diversi infermieri, che costrinsero i tre shinigami ad uscire e recarsi in un’altra stanza, una sala d’attesa che - per loro fortuna - trovarono completamente deserta.
«Allora, Undertaker? Parla!» esclamò Grell non appena furono arrivati, lasciandosi cadere su una sedia con un gesto impaziente, accavallando le gambe in modo molto femminile.
«Ha ucciso la prima Nìade, non è così?» domandò Will, ignorando pazientemente lo shinigami rosso.
«Sì, sono stato io» rivelò Undertaker, ridacchiando «Ma è stato tanto tempo fa».
«E la pagina con le informazioni su di lei l’ha consegnata di persona agli angeli» continuò Spears.
Il Dio della Morte scrollò le spalle.
«Gli angeli hanno un modo veramente originale ed efficace di tenere lontani gli intrusi» disse «Anche se voi siete riusciti a passare...» continuò, senza smettere di ridacchiare.
Grell lo trovava irritante.
«E poi cos’è successo? Dov’è finito il quaderno dei suoi appunti?» domandò quest’ultimo.
«È andato distrutto col tempo» replicò, come se niente fosse.
«Che cos...?!» gridò Sutcliff, ma Spears lo interruppe bruscamente: «Però lei può dirci come distruggere la Nìade, non è così?». Senza aspettare risposta, proseguì: «Allora ce lo dica, affinché possiamo terminare quest’orribile incarico».
William cominciava ad essere stufo di quella situazione e voleva sbrigarsela in fretta, così da non rischiare il posto e non doversi sovraccaricare eccessivamente di lavoro.
E poi era stanco di dover sopportare l’esuberante temperamento di Grell Sutcliff.
«Come sei noioso» borbottò deluso Undertaker, lasciandosi cadere seduto su una sedia.
«Va bene. Vi dirò come si uccide una Nìade...».

«Sono tornato».
Claude emerse dall’oscurità con lo sguardo gelido puntato a terra, in segno di sottomissione.
Dall’angolo in ombra innanzi a sé provenne solamente un debole sibilo, nessuna parola concreta e definita.
Poi la sua padrona parlò: «Le hai trovate...?».
Le parole uscirono tremolanti e strascicate, colme di fatica. Sembrava che le sue corde vocali si fossero rattrappite e stesse cercando di forzarle a far produrre loro suoni che poi la bocca potesse articolare in parole di senso compiuto.
«Sì».
Così dicendo, Faustus estrasse dall’interno della giacca a coda di rondine una piccola ampolla contenente un liquido viscoso di un rosso sfumato nel magenta, che si muoveva all’interno del contenitore, simile ad un mare in tempesta.
«Quante sono?»
«Sono riuscito a trovarne solamente tre...» asserì Claude con una sfumatura di rammarico nella voce, avvicinandosi all’angolo, porgendole alla creatura che si trovava nell’ombra.
L’ampolla si sollevò dalle sue mani e rimase sospesa nell’aria per qualche momento, poi esplose in una pioggia di pezzi di vetro, ma il contenuto restò a mezz’aria, un ammasso semiliquido che brillava sinistro nella penombra.
Con uno schiocco secco, come di frusta, l’ammasso di anime si volatilizzò.
«Claude... chi ti ha attaccato oggi...?» chiese la voce femminile di poco prima «Il tuo odore è coperto... da quello di qualcos altro...» aggiunse, con un’inflessione leggermente schifata.
Il demone chinò leggermente il capo e rispose: «Ho incontrato un Demon Hunter...».
All’udire quelle ultime parole un grido agghiacciante lacerò il silenzio e le tenebre, rimbombando contro le pareti. Il moro rimase momentaneamente spiazzato da quell’urlo inatteso.
«Sanno di me, quegli orridi Hunter...» sputò fuori la creatura in ombra «Vogliono farmi del male, come a quelli prima di me...» continuò, la voce che pian piano si affievoliva, inacidendosi sempre più fino a diventare un sussurro stridulo.
Sembrava che stesse rivivendo un ricordo orribile e Faustus non se la sentì di intervenire in alcun modo: quella creatura era abbastanza potente da soverchiarlo senza alcuna fatica.
«Claude!» urlò quest’ultima sgraziatamente dopo qualche momento di assoluto silenzio.
«Sì, mia signora?»
«Va’ a cercare gli Immortali, coloro che custodiscono informazioni su di me e distruggili. Distruggi le loro informazioni» ordinò con voce crudele ed ancora stridula.
Era come se già stesse assaporando la scena che si sarebbe in realtà consumata in un secondo momento ed in un luogo molto lontano da quello dove lei si trovava.
Inchinandosi, il demone esclamò: «Yes, your Highness».
Si volse verso la parete alla sua destra ed i suoi occhi s’infiammarono di rosso mentre chiamava a raccolta il suo potere demoniaco.
Un’impalpabile aura violacea lo avvolse dai piedi salendo progressivamente verso la testa, liberando poco per volta filamenti d’energia che sbiadivano man mano che s’irradiavano dal suo corpo.
Quell’aura non proveniva dalla sua essenza demoniaca, ma era un potere aggiuntivo che la sua padrona gli stava concedendo in via eccezionale per adempiere all’apertura di un varco per la dimensione degli Immortali.
Era una dimensione lontana e difficilmente raggiungibile dal mondo umano, ma con una ingente quantità di energie - molte più di quelle che il suo solo corpo poteva contenere - per un demone era un’impresa fattibile.
Quando percepì un accumulo sufficiente di forze, Claude le rilasciò, concentrandosi sulla sua destinazione.
Queste si ripercossero come onde d’urto nell’aria, provocandovi uno squarcio sottile al di là del quale s’intravedeva una luce madreperlacea che accecò momentaneamente l’uomo, i cui occhi si erano abituati perfettamente alle tenebre del sotterraneo ove si trovava.
«Va’ Claude e fa’ ciò che ti ho chiesto» sibilò la sua padrona.
Il demone increspò le labbra in un ghigno e balzò agilmente all’interno dello squarcio, un momento prima che questo si richiudesse.





Angolino autrice
Finalmente trovo il tempo per aggiornare anche questa longfic *coro angelico* Ringrazio i lettori per la pazienza con cui aspettano i capitoli. Cercherò di postare più regolarmente con l'arrivo dell'estate.
Intanto, ringrazio BeaLovesOscarinobello e Gothick project per le recensioni all'ultimo capitolo e quanti hanno aggiunto la fic alle preferite/ricordate/seguite.
Al prossimo chappy ^^
F.D.
   
 
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