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Autore: HildaGreen    17/04/2012    6 recensioni
"Ginocchia alte, petto in fuori, sguardo che punta sempre in alto… si, era perfetta!
Si fermò in cima alle scale, guardò la Shibusen, sicura che l’avrebbe fatta cadere ai suoi piedi, dopotutto, cos’era impossibile per lei?
Respirò a fondo, poi si avviò verso l’entrata a passo sicuro, facendo ondeggiare i lunghissimi capelli azzurri, dei ciuffi legati in una piccola treccia accanto al viso, adornato da un fiorellino rosso.
Inoltre, i capelli non erano la sola cosa a muoversi… Ai ragazzi l’occhio cadeva sempre lì, sui suoi grandi seni, sempre in vista, dopotutto, perché nascondere una simile bellezza?
Sembrava una ragazza come tante… finché non le parlavi."
Ecco a voi l'arma più potente e bella (ed egocentrica...) di tutta la Shibusen!
Avete indovinato chi è?
Ovviamente l'adorata figlia di Black Star!
Si chiama Sora e, come i suoi amati genitori, dovrà fare i conti con kishin, bulli e streghe, ma la sfida più grande per lei, sarà l'amore!
Intanto la Shibusen, tredici anni dopo la sconfitta del primo Kishin, si prepara a combattere una nuova guerra.
Come andrà a finire?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Death the Kid, Liz Thompson | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Stelle non sono niente senza Cielo!'
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Il nuovo studente

 
«Non abbiamo nuove notizie sulle streghe ed il kishin, ma sappiamo di sicuro, che non si trovano più in Alaska. Comunque continueremo le lezioni ad allenarci per una probabile guerra.»
Proferendo quelle parole, Liz incrociò lo sguardo di Sora, che la fissava spazientita fin dall’inizio della lezione a causa del suo lungo discorso, quella mattina aveva voglia di fare a botte con qualcuno.
E, come se la professoressa le avesse letto nel pensiero, disse: «Oggi arriverà un nuovo studente... beh, è un po’ in ritardo.»
Sora scattò in piedi ed il lato A le traballò vistosamente per la felicità dei maschietti. «Un nuovo studente?»
Era a dir poco entusiasta, un nuovo studente era proprio quel che ci voleva. Alla sua destra c’era Eis e, per far prima, salì sul banco, scese rapidamente le scale ed uscì dall’aula.
«Iniziamo le lezioni» dichiarò Liz, come se non fosse successo nulla, tanto con Sora era una guerra persa. Si voltò, iniziando a scrivere qualcosa alla lavagna.
«Ma le portava le mutande?»
«Si, ma erano trasparenti.»
«Erano di pizzo.»
Eis sentì chiaramente i commenti nell’aula ed in quel momento avrebbe voluto sprofondare, si vergognava più lui che la sua partner. La cosa positiva, era che lei sembrava essersi totalmente ripresa dai recenti avvenimenti.
«Eis.»
Il ragazzo posò lo sguardo sul compagno più in basso.
«Facciamo cambio di arma?»
Eis lo guardò male, anche se non c’e n’era alcun bisogno, i suoi occhi di ghiaccio erano già sufficienti a far rabbrividire chiunque.
 
Sora correva nel corridoio, che a quell’ora era deserto. Solo le voci che arrivavano dalle aule non facevano sembrare abbandonata la Shibusen.
L’uscita le sembrava ancora parecchio lontana tant’era impaziente e desiderosa di una rissa. Sperava davvero che il nuovo studente non fosse una schiappa come il resto della scuola, si sarebbe annoiata se avesse vinto subito.
Svoltò l’angolo, ma sbatté contro qualcosa. Durante la caduta aveva intravisto dei capelli neri e degli occhi gialli, ma non poteva essere Kid, a meno che non avesse cambiato i suoi orari.
Finì col sedere a terra, il pavimento era gelato, lo sentiva perfettamente con quelle mutande che non coprivano nulla.
«Tutto bene?»
Era una voce profonda, da uomo maturo e, quando Sora alzò la testa, non riuscì a dire nulla. In piedi, davanti a lei, c’era un ragazzo che somigliava tantissimo a Kid.
Aveva una lunga chioma di capelli nero pece legati in una coda bassa e i suoi occhi erano ambrati e penetranti come quelli di un felino. La sua pelle era bruna e le sue labbra... assolutamente perfette, di un caldo rosso ciliegia.
Il corpo robusto era vestito da una camicia bianca a maniche corte e dei pantaloni stretti di colore nero.
La ragazza arrossì violentemente, non aveva mai visto un ragazzo così bello, dopo Kid ovviamente e, a differenza di lui, era un ragazzo sui sedici anni.
L’arma scosse la testa e si riprese all’istante. Il ragazzo le porgeva la mano me lei indietreggiò e si rialzo in meno di un millesimo di secondo.
Lui la stava fissando... era bellissimo. Ma che sto facendo?
«Ti sei fatta male?»
Che domande fai? Se dovessi cadere altre volte, vorrei sbattere sempre addosso a te!
«Ah... no... no, tutto a posto... sono... ero... io stavo correndo!»
Che idiota! Ho fatto una figura di merda!
 «Ad ogni modo...»
Oh Shinigami... mi sta sorridendo!
«Io sono un nuovo studente. Mi chiamo Ahti.»
Sora si riprese dal suo shock  e rispose: «I... io sono Sora.»
«Ah! Devi essere la figlia di Black Star.»
«...conosci mio padre?»
«Ovvio, è uno dei meister migliori del mondo. Frequentando la Shibusen, spero almeno di avvicinarmi al suo livello!»
“Tu potrai avere un fidanzato, solo se sarà più forte di me! Ahaha, ma che dico, io sono un Dio! In questo caso, dovrà essere forte quasi quanto me!” questo le disse suo padre a undici anni, se lo ricordava perfettamente e aveva visto sua madre sospirare per l’ennesima volta.
La ragazza si passò un dito sotto il naso, mentre l’altra mano la teneva sul fianco. «Impossibile, neanche io che sono sua figlia riesco a raggiungerlo!»
Lui si limitò a sorridere. «Scusa, ma non sarebbe il caso di andare in classe?»
«Nah, lascia perdere, è una cosa per secchioni...» gli puntò contro l’indice e lo fissava negli occhi. «... non dirmi che lo sei... altrimenti dovrò appenderti per le mutande a uno degli spuntoni della Shibusen.»
 
In classe si stavano svolgendo dei combattimenti, arma e maestro combattevano separati contro un'altra coppia, cercando di coordinarsi solo attraverso le loro lunghezze d’anima.
Ormai avevano combattuto quasi tutti, Eis non avrebbe potuto farlo senza arma, ma comunque lui e Sora erano già riusciti a comunicare con la loro lunghezza d’anima in Alaska.
Lealia, sudata per il combattimento, si rimise seduta accanto a lui e, vedendolo preoccupato, gli chiese: «Tutto bene?»
Lui stava per rispondere ma un boato quasi ruppe i vetri della finestra.
La professoressa sospirò. «Direi che è arrivato il nuovo studente... Eis.»
Il ragazzo si alzò in piedi e si diresse verso la porta. «Non dovrebbe venire anche lei?»
«A che servirebbe, Sora non dà ascolto a nessuno, ma non poteva assomigliare un po’ di più a Tsubaki!»
 
Eis si diresse all’entrata della Shibusen dove ad assistere, vi era anche il Dr.Stein, seduto come sempre sulla sua sedia. Meglio, almeno ci sarebbe stato anche un insegnate come prevedeva la regola , anche se Stein, pur non essendo il suo professore, gli aveva messo sempre un pl di soggezione.
La sua attenzione passò oltre. Sora stava affrontando il nuovo studente, un ragazzo alto almeno quasi quanto lui, che già alla sua età arrivava all’altezza dei professori.
Eis stava per andare a interromperli, ma Stein lo fermò: «Lasciali continuare. Non si vedono combattimenti interessanti da quando è stato sconfitto il primo kishin.»
Il ragazzo si immobilizzò, rassegnato a dover attendere la fine del combattimento.
Il nuovo studente, era sicuramente un maestro d’armi, dato che non si trasformava come Sora, ma non era male, era uno dei pochi che riusciva a contrastare la ragazza senza stare sempre in difesa.
Gli sembrava di vedere la Sora che era prima di avere un meister, l’eccentrica arma che non esitava a sfidare qualsiasi avversario, anche quelli più grandi di lei, anche se, fisicamente, erano tutti più grandi di lei.
Da Black Star aveva preso anche l’altezza, ma almeno lui era cresciuto, lei a dieci anni era un puffo, mentre adesso era un puffo con i tacchi.
Con il passare del tempo, i due combattenti diventavano sempre più rapidi, come se, tutto quello che avevano fatto fino ad allora, non era più che un banale riscaldamento, tuttavia, pareva che nessuno dei due riusciva a superare l’altro, erano perfettamente alla pari.
Alla fine però, prevalse l’agilità della piccola statura della ragazza che, finita a terra, fece un semplice sgambetto all’avversario in piedi davanti a lei.
Una volta fino a terra, Sora si piegò su di lui, puntandogli la falcetta al collo.
Ahti sorrise e sospirò. «Mi arrendo.»
Anche lei sorrise ma, prima che la catena scomparisse, il ragazzo l’afferrò, facendola cadere su di lui.
A quella scena i capelli di Eis si rizzarono e in faccia era così rosso che poteva andare a fuoco. Immaginò che l’arma si arrabbiasse... tutt’altro, stava ridendo!
 
Quella sera, all’appartamento, Sora era insolitamente di buon umore e si pettinava i lunghi capelli con meticolosità, come non faceva da tempo. Seduta sul letto canticchiava una ninna nanna, probabilmente non accorgendosi che Eis sentiva tutto.
Il ragazzo si mise seduto sul letto accanto al suo, ma lei era troppo assorta per farci caso. Lui rimase a guardare il viso dalla pelle diafana incorniciato dai lucenti capelli azzurri.
Era da mezz’ora che spazzolava la stessa ciocca. Si era assorto in quel movimento ripetitivo e delicato, talmente tanto da non accorgersi che lei lo degnava finalmente di un’attenzione.
Quando incrociò i suoi occhi lillà, rimase con la bocca di schiusa e le gote leggermente arrossate. Si aspettava un “Che hai da guardare?” ma non quella sera...
Sora sorrise e si sedette un po’ più avanti, fino a sfiorare con le sue, le ginocchia del meister.
«Non ti riconosco stasera» affermò Eis, pur sapendo che avrebbe potuto farla infuriare.
«Io...» gonfiò il petto, stringendo le mani sulle gambe. «È che sono tanto felice!»
Piegò la testa di lato come fanno i cani ed i capelli seguirono quel movimento. «Che fai Eis?»
Il ragazzo si era alzato e adesso le portava la mano sulla fronte. «Non mi sembra che tu abbia la febbre.»
Lei lo respinse con la mano. «Smettila!»
Il sorriso era tornato anche a lui. «È la prima volta che ti sento dire una cosa simile... devi avere per forza qualcosa.»
«Idiota.»
Adesso si stavano spingendo con le mani, senza distogliere lo sguardo l’uno dall’altra, sfidandosi. Durò poco, poiché Eis aveva sbattuto le gambe contro il letto e Sora ce lo aveva spinto sopra, finendogli addosso, facendola sembrare una cosa completamente innocua.
Aveva i suoi capelli addosso, come se fossero una tenda e i suoi occhi risplendevano nella penombra con sguardo malizioso.
«Adesso che ne dici? Ti sembro stare ancora male?»
Eis sorrise, conosceva bene i punti deboli dell’arma...
Sora scoppiò a ridere e a implorare Eis tra le lacrime di smetterla, ma lui ci aveva preso gusto a farle il solletico ai fianchi.
Sora rotolò di lato per sfuggirgli ma in questo modo, il meister ribaltò le posizioni e, mentre lei si contorceva per tentare di fermarlo, lui si abbassava sempre di più su di lei.
Adora sentire le sue risate, era contento che ridesse, sembrava si fosse dimenticata del padre scomparso eppure sembrava che non si sarebbe mai ripresa. Lo stesso pensava di sé, credeva non sarebbe mai riuscito a lasciare il passato al passato...
A pochi centimetri dal suo viso, incrociò i suoi occhi lucidi per le lacrime e il tempo sembrò come sospendersi.
Alle loro orecchie arrivava solo il ripetitivo tic tac dell’orologio e, più vicino il respiro dell’uno e dell’altra.
«Forse è meglio...»
Eis si alzò e Sora si sollevò con i gomiti. Si scambiarono una fugace occhiata ed un sorriso, poi si misero ognuno nel proprio letto e spensero le luci.
«Buonanotte» mormorò Sora con le coperte fin sopra le orecchie.
«Anche a te...» rispose Eis.
 
Quel breve momento di gioco gli aveva tolto il sonno e, dopo un po’, Eis cominciò a chiedersi se Sora fosse sveglia o no.
La luce argentea della luna entrava dalla finestra ed illuminava i contorni delle cose nella stanza: i vestiti di Sora e tante altre cose appartenenti a lei buttate per la stanza, l’unica cosa in ordine, erano i suoi manga hentai sugli scaffali.
Non aveva molte cose, non aveva avuto molti anni per accumularle, solo gli anni passati a Death City, ma neanche in quella che era stata casa sua aveva molti oggetti, ma uno gli era molto caro: un carillon in legno fatto da sua madre per lui quando era ancora un neonato... chissà che fine aveva fatto ora...
 
Sora era troppo euforica per dormire, riviveva in continuazione gli avvenimenti di quella mattina e non chiudeva occhio.
Era contenta, si sentiva bene anche più di quando aveva sbirciato Kid e aveva visto i suoi addominali... al solo pensiero le veniva ancora da sbavare.
Intanto si chiedeva se Eis stesse dormendo, avrebbe voluto parlargliene, dopotutto è un bisogni che ha ogni ragazza...
Alla fine... pur non sapendo se lui la sentisse, disse: «Penso di essermi innamorata.»
 



Chiamatemi pure bastarda, ma non ho mai detto che il bacio ci sarebbe stato adesso xD
Comunque non lo faccio per farvi arrabbiare, ho fatto in modo che ogni avvenimento sia utile per la storia, pure Black Star che ancora non si sa dove sia finito.
Non ho molto da aggiungere...
Quiiiiindi, chiudo qui sperando di ricevere presto le vostre recensioni, non mi aspettavo che questa storia ne ricevesse così tante
GRAZIEEEEEE
Baci, al prossimo capitolo
Tsutsu
  
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