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Autore: kymyit    17/04/2012    1 recensioni
Qualcosa è in moto a Digiworld fin dai tempi della sua nascita e nonostante i tantissimi anni trascorsi, non si è mai risolto. Lucemon è tornato e i Demon Lords complottano per abbatterlo.
A due gemelli l'onere di custodire i suoi poteri: Yamato e Ylenia Ishida.
I due saranno loro malgrado l'occhio del ciclone, fra digimon che li vogliono morti o vivi tutti per il loro tornaconto. Se poi aggiungiamo nuovi prescelti problematici e vecchi prescelti i cui digimon sono nientemeno che i cari Dark Masters, le cose si complicano assai.
Chi la spunterà nel caos della battaglia? Lucemon? Daemon? I digiprescelti? O forse sarà solo un massacro totale?
Saga Attuale: Wrath's Showdown.
Dopo aver avuto a che fare coi redivivi Dark Masters, i digiprescelti devono affrontare il Demone dell'Ira per ostacolare il suo progetto di assorbire i poteri di Lucemon sfruttando il piccolo Risei.
Witchelny, la città magica, viene assediata. Riusciranno i prescelti a vincere salvando non solo il bambino, ma anche Ken Ichijouji e i fratelli Saiba? Perché il demone ha più di un asso nella manica.
[ATTENZIONE: Sto aggiustando la storia dai primi capitoli, cercando di non fare troppi cambiamenti drastici.
Modificato CAPITOLO 1]
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Yamato Ishida/Matt
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Light and Darkness' Quest'
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Part 2: Wrath's Showdown




Let them taste the wrath as the agony consumes them
Swallowed by the darkest light a blackened state of dismay
Survival is the only thing left for them
This grievous revelation is a new beginning
Led to the solution against their will



Lasciali gustare l'ira mentre l'agonia li consuma
Inghiottito dalla luce più oscura, uno stato di sgomento annerito
La sopravvivenza è l'unica cosa rimasta per loro
Questa rara rivelazione è un nuovo inizio
Guidato alla soluzione contro la loro volontà


(Make Them Suffer, Cannibal Corpse)







Capitolo 19: La via dell’Eremita: confusione






There's a poison drop in this cup of Man
To drink it is to follow the left hand path
(Bless the Child, Nightwish)






-Signori passeggeri, è il pilota che vi parla.- annunciò Kabuterimon ad un certo punto del viaggio -Vi comunico che siamo proprio al di sopra dell’Arco di Trionfo, siete pregati di allacciare le cinture e prepararvi all’atterraggio.-
A sentirlo parlare a quel modo i”signori passeggeri” si guardarono fra loro, divertiti e attoniti al tempo stesso. Persino Koushirou aveva smesso di trafficare col suo portatile per guardare il suo digimon quasi con spavento.
-Da quando siamo così simpatici?- sghignazzò Taichi.
-Da quando tento di rincarare le mie finanze.- rispose il digimon posando le enormi zampe artigliate sull’asfalto. Attese qualche secondo che tutti scendessero dal suo dorso e involse. Tentomon zampettò allora verso Agumon e porse i suoi rostri verso il dinosauro arancione.
-Ho vinto la scommessa, paga.- gli disse compiaciuto. E lui, con nonchalance si rivolse al suo partner umano.
-Taichi, avresti venti mila yen da prestarmi?-
Il prescelto del Coraggio ebbe un mezzo infarto, mentre gli altri se la ridevano divertiti e Neo scuoteva il capo.
-Non dovremmo concentrarci su qualcosa di più importante?- insinuò e Taichi gli si fece vicino, elargendogli delle pacche alla schiena.
-Su, su, si sdrammatizzava un po’, tutto qui.-
-Io ero serio.- fece Tentomon.
-Io pure… - commentò disperato Agumon.
-Non siete d’aiuto così.- li ammonì il prescelto della Conoscenza, rimettendosi all’opera con il computer.
-Non mi sembra il caso di sdrammatizzare.- replicò Neo e Taichi smise di sorridere, annuendo.
-Ok, ok, scusa, cerchiamo il laboratorio. Yamato, ricordi qualco… Yamato?-
Yamato, Sora e i loro digimon erano alla base dell’Arco di Trionfo digitale e rimiravano la struttura, l’una ammirata, l’altro tentando di rievocare qualche ricordo. Ylenia e Bearmon li raggiunsero quasi subito.
-Allora, ricordi qualcosa?- chiese la ragazza al fratello.
-No.- scosse la testa lui -Purtroppo in questo punto i miei ricordi finiscono. Ricordo qualcosa del laboratorio, ma non di come ci sono finito… -
-E tu, Gabumon?- cinguettò Pyomon.
Il rettile impellicciato negò.
-Quando siamo arrivati qua, volevamo dare man forte a Taichi, Koushirou e gli altri contro Mugendramon, abbiamo visto che non si mettevano bene le cose, però poi… - si guardò intorno -Siamo stati attaccati da qualcuno. E’ stato improvviso, non sono neppure riuscito ad evolvermi.- e, ciò detto, guardò il compagno sottecchi, in segno di scusa.
-Però non può essere molto lontano.- riprese Yamato, ragionando -Mentre ero prigioniero, ho sentito della sconfitta di Mugendramon, quindi saranno passati pochissimi giorni. C’è stato qualche casino anche là dentro, forse perché il Monte Spirale si stava disintegrando.-
-Non ricordi in che zona ti sei risvegliato?-
-No, mi sono svegliato che era già dentro.- guardò il suo digimon con aria triste -E ho temuto che Gabumon fosse morto.-
-Ma mi sono salvato per pura fortuna.- disse quest’ultimo -Grazie a Gennai. Ma anche noi siamo entrati direttamente nel laboratorio, ma non sappiamo perché.-
-Come, non sapete perché?-
I due si guardarono con aria interrogativa.
-Quando sono arrivati, Metalgarurumon ha attaccato Daemon per distrarlo e Gennai ha portato via me e Risei. Eravamo abbracciati, ma io non so perché, questo è quello che mi hanno detto, per il resto…- scosse la testa.
Per il resto, vuoto totale.
Koushirou ridacchiò.
-Tu che hai da ridere?- domandò Taichi curioso, poiché non era certo il caso di concedersi risatine divertite. E Koushirou non era tipo da sarcasmo derisorio delle altrui disgrazie.
-Sto facendo un controllo crociato, Taichi. Poi ti spiego, datemi qualche minuto.- rispose quello.
-Idea!- saltò in piedi Taichi, entusiasta -Forse il tuo mal di testa potrà esserci d’aiuto! Nei film funziona sempre.-
-Nei film… - commentò Neo, sospirando -Sempre nel mondo delle favole, eh?-
-Beh, se ci avviciniamo a un settore sospetto, la sua emicrania aumenterà, no?- insistette il prescelto del Coraggio.
-Pensaci, non possiamo girarci mezza Digiworld a casaccio!- continuò Neo, inarcando il sopracciglio.
-Ok, ok, calma e zitti, mi scoppia la testa!- protestò il prescelto dell’Amicizia, tentando di rimuginare su quanto accaduto.
-Datemi qualche minuto… - ribadì, invece, il prescelto della Conoscenza concentrato al massimo sul suo portatile.
Ylenia e Bearmon passeggiarono sotto l’Arco, curiose, ammaliate da tanta bellezza, anche se vederlo in una città diversa da Parigi lo privava di tutto il suo fascino. Certo il panorama surreale che si godeva era da mozzare il fiato. Non sapeva definire, Ylenia, ciò che provava nell’osservare il devastante vuoto oltre l’Arco che s’apriva come una porta verso la desolazione, verso un baratro oscuro segno del passaggio dei Cavalieri Reali. Avevano volato nascosti grazie ad una delle barriere di Piccolomon e osservato scrupolosamente tutte le indicazioni di Gennai per sfuggire a Lucemon o a qualunque nemico potesse aggirarsi nelle vicinanze, perciò poteva tirare un sospiro di sollievo per il momento. Certo era davvero triste pensare che prima quell’atollo deserto di terra fosse abitato da una moltitudine di digimon e nel presente, mentre loro si godevano la loro vita, era stato ridotto a quel modo.
Che avevano fatto i Supremi?
Qual’era il loro vero potere? Poiché, a quanto pareva, confidavano molto nei digiprescelti.
Queste e altre domande annegarono la sua mente in un marasma di tristezza. Lei Digiworld l’aveva visto solo così, se non tramite le foto e i racconti dei suoi fratelli. Aveva percepito le emozioni del gemello quand’erano ancora una cosa sola ma le uniche che aveva provato personalmente una volta visto quel mondo da sogno erano state solo rabbia e tristezza. Strinse i pugni tremanti ripetendosi mentalmente che no, non avrebbe lasciato le cose così come stavano. Era la prescelta della Memoria, perciò avrebbe lottato affinché i ricordi di quando Digiworld era davvero un mondo meraviglioso non rimanessero tali.
-Ylenia… - una mano si posò sulla sua spalla, leggera, il tocco lontano. Un attimo, un semplice attimo. Scorse qualcosa, ma non definitivamente. Con uno strattone Yamato la attirò a se, schiacciandola fra il suo corpo e la parete in pietra. Ylenia gemette appena per la sorpresa, non comprendendo cosa accadeva. Sora le faceva segno col dito di tacere e Taichi copriva la visuale di lei e Yamato da qualcosa là fuori, oltre il vuoto.
Col fiato sospeso attese e allora lo vide.


Volava a quota relativamente bassa rispetto a quant’era abituato.
E da solo.
Non vi era Lord Knightmon con lui e neppure Craniummon. Avrebbe gradito persino la sua presenza in una normale situazione di apatica noia come poteva sembrare quel preciso momento. Ma le cose stavano diversamente.
Non era un tedio che voleva abbandonare. Non sentiva necessità di discorrere pacificamente, né di fare commenti circa il fanatismo di certi individui. Voleva sprofondare nella malinconica nostalgia dei ricordi, rievocare i momenti antecedenti la guerra. E malgrado tentasse di rivivere quel nostalgico “prima”, la sua mente, inesorabilmente, ritornava a quel momento, al suo corpo ridotto a tanti minuscoli brandelli colorati, alle sue urla di agonizzante dolore. A Magnamon, che aveva ucciso nonostante l’amicizia che li legava. Scosse il capo sconsolato per l’impossibilità di sfuggire a quel circolo vizioso di sofferenza.
Neppure lavorando alacremente da tempi immemori era riuscito a non pensare per un solo giorno a quel tragico fatale istante e, tuttavia, la scelta fatta era la più giusta e non se n’era pentito. Quando i suoi piedi corazzati toccarono finalmente il suolo, il Cavaliere Reale si diresse a passo lento verso l’Arco di Trionfo. Là, incisi nella pietra da tempi immemori c’erano nomi, tantissimi nomi, tante piccole testimonianze di vite e sacrifici, di amici e valorosi compagni, di terribili morti e grevi perdite. Con rammarico li lesse, uno ad uno, finché non lo scorse.
Il suo.
Che ironia, secondo il monumento era ancora viva, ma, per quanto avesse desiderato che lo fosse, nonostante un digimon non morisse mai definitivamente, lei non era più tornata al suo fianco. Con rammarico scorse il dito sotto i caratteri polverosi che componevano il suo nome e raschiando la pietra vi traccio una linea sopra con cura maniacale, faticando a sciogliere il contatto. La sua mente rifiutava l’ennesima separazione. Anni e anni non erano bastati ad affievolire la sofferenza per la sua scomparsa. Si sarebbe certo abbandonato ad un liberatorio pianto, il Cavaliere Reale, se un lieve spostamento alla sua destra non l’avesse ridestato dai suoi pensieri.
Dynasmon socchiuse gli occhi scarlatti e guardingo avanzò sotto la volta. Non vi era anima viva, non doveva essercene, forse era stato un gioco di luce a fargli credere di aver visto qualcosa. Un cigolio sommesso, però, lo costrinse a ricredersi e, voltandosi nuovamente, vide la porticina per la terrazza semi aperta. Coi tempi che correvano, non poteva abbassare la guardia e quello spiraglio buio non lo faceva stare tranquillo, ma se c’era qualcuno lì, era suo dovere scoprire chi e cosa ci facesse. Perché se l’obbiettivo del presunto “intruso” era il medesimo, non poteva permettergli di portarlo a compimento.
Con molta attenzione s’avvicinò alla porta e l’aprì quanto bastava per rendersi conto che non vi era nessuno, tuttavia non si fermò a quella prima impressione e alzò il capo verso la volta della scala a chiocciola in metallo che s’inerpicava lungo la struttura come una sorta di colonna vertebrale. Vi era una sola uscita, ovvero la terrazza, per cui uscì all’esterno e con pochi colpi d’ali fu sulla cima del monumento.
Deserta.
Come deserte erano le scale e tutto il circondario. Nessuno sarebbe potuto sfuggire alla sua vista, per cui, probabilmente si era sbagliato.


*Digimon Analyzer*

Dynasmon

Livello: Mega
Tipo: Cavaliere Reale
Tipologia: Antivirus
Attacchi: Dragon's Roar: Genera una scarica di colpi energetici dai palmi delle mani.
Dragon Breath (Breath of Wyvern): Trasforma l’energia del proprio corpo nell’aura di una gigantesca viverna.


-Un altro cavaliere reale?!- esclamò Taichi squadrando il proprio Digivice. Sudava freddo, perché già durante lo scontro con Lord Knightmon si era fatto un’idea di che razza di tipi fossero i loro avversari, ma quel Dynasmon sembrava molto più forte, anche se forse l’aspetto ingannava un po’. Neo gli fece segno di tacere col dito fulminandolo con lo sguardo. Nonostante in certi momenti fosse una persona pressoché eccezionale, talvolta bisognava proprio insegnargli proprio tutto al signor Taichi Yagami. Procedettero in silenzio guardandosi continuamente le spalle, in quel cunicolo talmente stretto da costringerli a camminare in fila indiana. Agumon ad aprire e Gabumon a chiudere la fila, in caso di pericolo erano gli unici in grado di poter fare qualcosa, seppur il poco spazio a disposizione rappresentasse uno svantaggio non indifferente.
D’improvviso uno scossone destabilizzò il terreno sotto i loro piedi e dovettero appoggiarsi alle pareti umide per non finire a terra.
-Che starà succedendo?- chiese Pyomon preoccupata.
-Immagino quel Dynasmon sia qui per il Digicodice.- borbottò Neo.
-Di grazia, a cosa servono questi Digicodici?- sbottò Yamato, seccato, poiché aveva appena rischiato di schiacciare Sora e di ruzzolare a terra con lei. Con le mani puntate alle pareti, ritrovò l’equilibrio, ma il tremore non accennava a placarsi, anzi, il peggio non tardò ad arrivare.
-Oh, santissimo… - Taichi non concluse l’esclamazione, perché un’altra, più urgente si liberò dalle sue labbra -Correte!- esclamò.
Alle loro spalle, le pareti rilucevano d’azzurro e rosso e non erano più umida roccia ma dati sfuggenti divorati da qualcosa. Come se oltre il cunicolo vi fosse una bestia famelica che li ingurgitasse.
-Correte!- ripeté Taichi rivolto agli altri, che certo non se lo fecero ripetere un’altra volta. Correvano come pazzi, inseguiti da una bestia invisibile chiamata distruzione.
Mentre correvano come ossessi, Koushirou si lasciò sfuggire un’imprecazione piuttosto colorita per essere sua e Taichi sarebbe certo rimasto sconvolto se ne avesse avuto il tempo. Ma non ce n’era. Non potevano avanzare, non potevano indietreggiare, le bestie di distruzione disintegravano i cunicoli in ogni direzione. Molti tubi, autentiche gallerie sotterrane, terminavano nel vuoto esterno. E certo potevano usare nuovamente la barriera di Piccolomon, ma l’unica traccia che possedevano era l’Arco di Trionfo.
-Ugh…- lupus in fabula, arrivati all’imbocco di una delle gallerie ancora integre, Yamato cadde in ginocchio.
-Yamato.- Sora gli fu subito accanto in apprensione -Che succede?!-
-La testa… fa più male… -
Koushirou premette uno dei tasti del Digivice e lo schermo di questo s’accese come una torcia. Scrutò all’interno della galleria con occhio critico. -C’è una porta… - commentò inarcando il sopracciglio. Si sarebbe aspettato delle scale a pioli che portavano alla luce del sole proprio sopra le loro teste, ma non una porta inquietante nella sua anonimia.
-Non è che ora sbucano palloncini?- commentò Taichi, sarcastico e nervoso al tempo stesso, ma con una punta d’insano amore.
-Ci mancherebbe solo quello… ma sarebbero l’ultimo dei miei problemi… - sussurrò Yamato alzando gli occhi alla volta.
La testa gli doleva quasi volesse scoppiargli e sarebbe diventato sempre peggio, poteva scommetterci.


Quando tutti i dati si raccolsero nelle sue mani, Dynasmon si guardò intorno soddisfatto.
Il Digicodice era nelle sue mani raccolto in una sfera luminosa di barre digitali e nessuno cadeva nel vuoto o tentava di sfuggirgli invano. Forse quella porta era stata aperta da tanto tempo e dimenticata così, non era poi tanto improbabile. Gettò un ultimo sguardo al vuoto, dove fino a pochi secondi prima si ergeva l’Arco di Trionfo, uno dei monumenti più importanti della storia di Digiworld. Come lei, un sacrificio dovuto per un bene superiore.
Così com’era arrivato se ne andò, in malinconico e religioso silenzio.


°


Molti digimon erano diffidenti e poco propensi ad occupare il castello, se così si poteva definire, dei Padroni delle Tenebre. Gennai e i suoi cloni avevano spiegato loro con molta calma che Piemon e i suoi scagnozzi non erano più una minaccia e che avevano messo a disposizione il castello per potersi in parte sdebitare. Certo era troppo poco, ma era pur sempre un inizio, e comunque non c’era molta scelta. Chi voleva restare a terra poteva, a rischio di venire schiacciato dalle truppe di Daemon che sarebbero presto giunte. Questo spinse gli ultimi maldisposti a lasciar correre i vecchi rancori. Ilya salutò Gennai e gli altri compagni per seguire gli esuli e guidarli verso la salvezza. Molti digimon invece rimasero per combattere, fra questi Andromon, Wizarmon, Centarumon, Leomon, Ogremon e tutti coloro che avevano già combattuto in passato. I cuccioli di Digimon erano stati affidati alle cure di Lilamon, la quale pensò di riadattare alcuni degli appartamenti di Pinocchimon per accoglierli. Ovviamente chiese il permesso al suo amato padrone e si premurò di far sparire qualsiasi cosa potesse far del male ai piccoli. Non era una missione d’alto rischio, ma era pur sempre un qualcosa che avrebbe aiutato il suo signore e per lei non c’era nulla di più importante al mondo di lui.
Gennai e Wizarmon rientrarono nel villaggio deserto e silenzioso ed attraversarono il varco per Witchelny, lasciandosi alle spalle desolazione e malinconia. Una volta raggiunta la dimensione magica, si diressero nella piazza centrale, dove si erano riuniti i digiprescelti e gli abitanti del luogo, per discutere un adeguato piano di battaglia.
Wisemon era al centro dell’attenzione insieme ad altri digimon maghi.
-Non possiamo contare solo su una barriera.- affermò Wizarmon -Una molto potente reggerebbe sino ad un certo punto, ma anche Daemon pratica la magia. Se trovasse il modo di infrangerla, non avremmo altre difese.-
-Non possiamo affrontarli faccia a faccia!- ribatté una digimon dai capelli biondi vestita con un abito lungo scarlatto e un manto nero. Portava un capello, sempre scarlatto, da fattucchiera, sopra il quale era immobile lo spirito di un gatto nero.
-Non li attaccheremo faccia a faccia.- ribatté Wizarmon sotto lo sguardo ammirato di Tailmon e Hikari -Non avremmo speranze. Ciò che possiamo fare è confonderli ed eliminare piccoli gruppi per volta.-
Witchmon si morse l’unghia attraverso il guanto di pelle.
-Ergeremo delle barriere intorno al municipio.- affermò Wisemon -In questo modo non dovremmo preoccuparci dei pesci piccoli.-
Il saggio digimon fece lievitare la sua sfera di cristallo. Da essa scaturì un’immagine olografica della pianta della città. Witchelny consisteva in agglomerati di edifici disposti lungo le cinque vie principali. Al centro vi era il municipio con la torre dell’orologio che si poteva osservare dall’arena e di fronte, all’altro lato della piazza pentagonale vi era l’ateneo (al quale apparteneva anche l’arena) che indirizzava i digimon maghi alle quattro arti elementali e alle varie derivate. I corsi avanzati dotavano gli allievi della padronanza necessaria alla pratica di certe arti arcaiche, quasi proibite. Vi erano state molte dispute nel corso dei secoli circa l’insegnamento di tali arti e la loro liberalizzazione da parte di MedievalDukemon non riuscì a far cessare le diatribe. Da un lato garantì un maggior controllo dei maghi, che venivano registrati non appena accedevano alle facoltà superiori, dall’altro spinse molti digimon a lasciare Witchelny per andare alla scoperta di Digiworld che tanto offriva in ambito di misteri.
Fu durante uno dei suoi viaggi che Wizarmon conobbe Tailmon ed entrò a servizio di Vamdemon. Solo in seguito avrebbe constatato sorridendo, che quando l’amica le rivelò chi fosse il suo padrone, provò sì un brivido d’eccitazione, ma decise di lavorare per lui solo per sdebitarsi con lei. Non ci fu un secondo fine, nonostante quell’indisponente di PicoDevimon lo insinuasse in continuazione e il “Maestro” lo tenesse d’occhio. Wizarmon non tentò mai di rubarne i segreti, si accontentò degli studi che poteva affrontare e di stare al fianco della sua compagna.
Nei suoi occhi in quel momento, Tailmon vide ardere la vecchia fiamma d’un tempo, una luce che tanti anni al servizio di Vamdemon avevano contribuito a soffocare, la stessa luce che era divampata quando lui aveva promesso che sarebbe stato per sempre al suo fianco, la stessa che brillava nei suoi occhi prima che si chiudessero quel giorno.
-Piccoli gruppi verrebbero annientati.- contestò un altro digimon, Mistymon. -La mia proposta è di radunarli in piazza ed annientarli con un incantesimo congiunto.-
-Daemon sicuramente saprà come controbattere.- ripeté Wizarmon -E sono sicuro che non si metterà certo a capo dei suoi uomini.-
-E’ probabile che si metta alla ricerca di ciò che vuole mentre i suoi digimon combattono, così com’è probabile che attacchi su più fronti e con diversi reparti del suo esercito, dobbiamo agire con prudenza e prevedere ogni sua mossa.- affermò Wisemon.
-Baluluna potrebbe disperdere le varie truppe.- propose un altro digimon in tutto simile a Wizarmon, solo con gli abiti bianchi e turchesi e la testa di bastone a raffigurante un fiocco di neve.
-Daisuke... - balbettò un confuso V-mon al suo compagno -Credo di vederci doppio… -
-Quello è Sorcermon.- lo rassicurò Gennai -E’ un esponente del clan Aquary che utilizza le varie magie legate all’Acqua. Quello invece è Mistymon, è il capitano della Guardia, nonché uno dei principali esponenti del clan Energe, lo stesso al quale appartiene Wizarmon.-
-Sono guerrieri e maghi molto validi, ci saranno di grande aiuto contro Daemon.- affermò Jijimon. Lui e Babamon si erano categoricamente rifiutati di lasciare Bernika. La digimon aveva bastonato tutti quelli che la ritenevano troppo anziana per combattere.
-Se non proteggo il mio nipotino, che razza di nonna sarei?- aveva sbottato.
Risei fu molto grato di questo anche se preferì tenerselo per se.
Mistymon avanzò verso i digiprescelti. La sfarzosa armatura d’oro e platino brillava alla luce del sole d’un luccichio tenue. Un bagliore quasi magico avvolgeva il guerriero. I ragazzi non poterono che restare in silenzio mentre questi scorreva fra loro e li studiava uno ad uno, fermandosi poi su Risei. Il bambino era intimorito, mentre Black Koromon, irritato, socchiuse gli occhi.
-Saresti tu quello che cercano?- domandò atono.
Risei annuì.
-Sembri un bersaglio piuttosto facile da colpire. Non possiamo certo rischiare che Daemon ti trovi…- si rivolse agli altri -Propongo di nasconderlo con i Sacri Tomi nel luogo più sicuro della città.-
Istintivamente tutti i digimon maghi rivolsero lo sguardo all’enorme e fiera statua di MedievalDukemon, colui che, quando Witchelny era sull’orlo della rovina, riuscì a risollevarne le sorti con le sue conoscenze e con la sua potente alabarda, Dynas.
-Si, sono d’accordo.- disse Wisemon, poi si rivolse ai prescelti e ai loro compagni digitali -Non abbiamo molto tempo prima che attacchino, per Daemon questa è un’occasione più unica e rara per colpire. Vi dividerete in sei gruppi e adesso ascoltatemi bene, digiprescelti, perché vi spiegherò una sola volta a cosa è servito l’allenamento al quale vi siete sottoposti e cos’è il programma che abbiamo installato nei vostri Digivice.-


°


-Ma che bel posticino… - commentò Agumon, sarcastico -Davvero bello, potremmo passare qui le prossime vacanze estive, altro che casa di tua nonna, Taichi.-
-Per fare surf dev’essere il massimo.- annuì Taichi.
Neo li guardò entrambi come se avessero una qualche strana e repellente malattia, mentre Yamato sedeva terra con Sora, Gabumon e Pyomon accanto. Lei gli porgeva un’aspirina e dell’acqua, lui rifiutò gentilmente.
-Può darsi che Taichi abbia ragione, forse la mia emicrania può essere utile.-
-Come “può darsi”?- sbuffò il prescelto del Coraggio -Io ho SEMPRE ragione, tsk… malfidenti.-
-Ok, allora, secondo te dove dobbiamo andare?- ribatté Neo con un sorriso di sfida dipinto in volto.
Taichi si guardò allora intorno con fare serio e quasi melodrammatico.
-Davanti a noi non c’è nulla.- disse -E neppure dietro, a destra o a sinistra… Koushirou, secondo te dove dobbiamo andare?-
L’interpellato si lasciò scappare una risatina mentre trafficava col suo portatile.
-Che stai facendo?- domandò Ylenia chinandosi su di lui per guardare meglio lo schermo del computer.
-Sto elaborando una mappa tridimensionale di questo posto.- disse -Siamo precisamente ad un centinaio di chilometri da dov’eravamo prima.- Fece una pausa per studiare le espressioni di genuino sbalordimento dei presenti -Quel cerchio magico è stato provvidenziale.-
-Sei stato geniale!- esclamò Ylenia dandogli una pacca alla schiena.
-Non è stato difficile… - si sminuì il rosso, arrossendo -Sono solo… solo intervenuto su un vecchio programma. Se fosse stato più recente, saremmo ancora nelle fogne.-
-O ci avrebbero scoperti.- concluse Yamato alzandosi. Il cerchio magico trovato in quella vecchia stanzetta puzzolente sotto l’Arco di Trionfo aveva accresciuto la sua inquietudine. -Dobbiamo sbrigarci a raggiungere quel laboratorio… -
Neo continuava a guardarsi intorno, perché certamente Daemon non piazzava un cerchio magico in pieno deserto roccioso per caso. Era totalmente incongruo, probabilmente il suo laboratorio era nascosto agli occhi, forse era circondato da una barriera invisibile o si trovava in uno spazio distorto. Nel silenzio che aleggiava tutt’intorno, l’unico rumore era il ronzio del portatile del prescelto della Conoscenza. Lungo lo schermo si rincorrevano reticolati tridimensionali e mappe digitali si sovrapponevano ad altre, dopo un’attesa di qualche minuto, finalmente, una luce rossa lampeggiò accanto ad una blu.
-Ci siamo praticamente di fronte.- disse, dando voce al pensiero generale -Cercherò di modificare il programma della barriera, non so quanto ci vorrà.-
E da quel momento, Koushirou rimase in silenzio, le sue mani scorrevano veloci sui tasti componendo ticchettanti melodie mai uguali. Quando finalmente ebbe terminato, il rosso emise un sospiro soddisfatto e pigiò il tasto invio. A comando ricevuto, il Digivice collegato al portatile emise un raggio azzurrognolo che s’infranse a mezz’aria davanti agli occhi curiosi dei presenti. Nel punto in cui la luce era esplosa in tante piccole scintille, l’aria s’increspò in sottili sfumature, poi, lentamente, comparve un foro nell’atmosfera. Un buco piccolo che dava verso il buio e che si dilatò fino a creare un’apertura sufficiente al passaggio di tutti.
Davanti a loro, nell’oscurità scorsero dell’erba ormai secca e ammassi metallici abbandonati alle intemperie atmosferiche e temporali. Yamato fu il primo a entrare, seguito da Gabumon. Era incosciente, ma tanto entrare si doveva. Anche gli altri li seguirono con circospezione e si guardarono intorno spaventati. Sembrava essere un luogo aperto, ma la grande tettoia metallica sopra le loro teste impediva al sole di raggiungere la terra, l’erba era scura e il laboratorio enorme e minaccioso.
-Che hai, Pyomon?- domandò Sora, preoccupata, mentre scavalcava un cumulo di lamiere che ostruiva l’ingresso ad uno dei corridoi e Yamato la sorresse. Pyomon superò l’ostacolo in volo, visibilmente giù di morale.
-Sono preoccupata per te.- rispose alla sua amica -Non mi piace l’idea che tu ti faccia del male.-
Sora le sorrise gentilmente -Anche per me è così, perciò voglio aiutarti. Tutti noi siamo stanchi di vedervi soffrire e stare solo a guardare.-
-Quando voi combattete,- aggiunse Taichi -ci sentiamo d’impiccio, vorremmo difendervi, sostenervi, ma non potevamo fare molto.-
-Almeno adesso possiamo fare qualcosa.- disse Yamato osservando il proprio Digivice, con fare rapito. “Almeno non sarò più un peso per nessuno… ” si augurò.
Neo li raggiunse velocemente e dietro di lui arrivarono Koushirou e Tentomon. Il rosso riprese a trafficare col computer, scansionando la zona e incontrando non poche difficoltà. Fra l’altro il suo portatile era un ingombro non indifferente ma tutto il suo materiale era lì, perciò non poteva fare altrimenti nel poco tempo a disposizione. Una volta ottenuta una pianta tridimensionale completa dell’edificio la trasmise ai Digivice dei compagni e rimasero ad organizzarsi per qualche minuto.
-Credo che il laboratorio fosse questo.- disse Yamato indicando un cilindro centrale all’interno della struttura olografica.
-Anche il laboratorio che abbiamo distrutto noi aveva una forma simile.- disse Agumon e Taichi annui.
-Credo c’entri con la magia.- spiegò Neo -La struttura intorno ai cilindri ha base quadrata, se non ricordo male, è un simbolo esoterico.-
-Dovrei avere letto un articolo al riguardo… - commentò Koushirou -Il cerchio alla base rappresenta lo spirito, il quadrato che lo circonda sono invece la Materia e i Quattro Elementi. Questo significa che Daemon combina scienza e magia?-
-Non pensavo t’interessassero queste cose… - fece Taichi, stupito.
-In realtà io sostengo che la magia sia solo un’altra forma di scienza, qui a Digiworld poi il confine fra le due cose è molto sottile.- ribatté il prescelto della Conoscenza -Ad un esame attento, la struttura del laboratorio si rivela piena zeppa di elementi esoterici, perciò dobbiamo essere prudenti. Noi siamo qui- indicò uno dei lunghi e stretti corridoi che s’intrecciavano alla base della colonna cilindrica centrale -Per raggiungere il cuore del laboratorio dobbiamo attraversare questo blocco di strutture.-
-E anche se non dovrebbe esserci nessuno… - lo interruppe Yamato -C’è comunque pericolo… me lo sento.- poi per spiegarsi meglio specificò -Sento il ronzio.-
-Allora sarà meglio far funzionare subito questi cosi.- esclamò Taichi mettendo mano al Digivice -Giusto per essere sicuri.-

Program Execution: Arcana
Running: The Sun

Il Digivice arancione s’accese di una luce abbagliante e pochi secondi dopo le mani di Taichi stringevano le impugnature crociate di un paio di chakram rossi fiammanti, le cui otto punte dipartivano dal centro come raggi solari.
Tutti rimasero incantati alla vista dell’arma, prescelto possessore compreso, perché non se l’aspettava.
-Un chakram?- domandò, infatti -Mi ero preparato a maneggiare una spada ma questo coso… - iniziò a farlo roteare titubante. Non era eccessivamente pesante, ma il ragazzo lo manipolava goffamente, quasi quell’ammasso di punte vermiglie potesse ferirlo. -Non sono mai stato un giocoliere… -
Gli altri, comicamente e sudando freddo, si allontanarono da lui.
-Oooh, che simpatici… vedere le vostre!- arricciò il naso il prescelto del Coraggio.
-Non credo sia saggio.- lo interruppe Neo, serio in volto -Meglio se usate i vostri gingilli se ci sarà davvero pericolo. Quelli bastano e avanzano, per ora.-
-D’accordo… - fu il commento del leader.
Ylenia avrebbe voluto imitare il suo ragazzo ed era stata interrotta proprio prima di pigiare il tasto, perciò sbuffò e seguì gli altri due, Bearmon la seguì a ruota.
Arrivarono diversi minuti dopo all’imboccatura del laboratorio che Yamato aveva indicato loro basandosi sui frammentari ricordi che possedeva. Il tragitto era stato semplice e privo di ostacoli, una vera fortuna. Ma quando superarono la porta divelta, il digiprescelto dell’Amicizia, spaventato, s’appiattì contro la parete metallica, gli occhi sbarrati e la bocca aperta in un’esclamazione muta.
-Yamato?- esclamarono più o meno tutti mentre lui, in preda al dolore si stringeva le ciocche dorate fra le dita e strisciava lungo la parete fino a sedersi a terra, la testa nascosta fra le gambe e le nocche imbianchite.
-Yamato, che ti succede?!- esclamò Sora che tentava di scuoterlo invano. Lui, solo dopo alcuni secondi e solo dopo che Taichi e Gabumon ripeterono la domanda, alzò tremante il dito e indicò qualcosa davanti a sé.
Di fronte a loro, dietro ad un cilindro di vetro devastato al centro della sala, ce n’era un altro, più grande e intatto. Distruzione ovunque eccetto che per quel contenitore ancora in funzione, colmo sino all’orlo d’un liquido verdognolo e immerso in esso vi era il corpo scuro e massiccio di un digimon in stato d’animazione sospesa.

°

Daemon e MetalPhantomon avevano seguito con estrema attenzione gli spostamenti di Neo e avevano sentito ogni parola uscita dalla sua bocca e da quelle di tutti gli altri. Il Demon Lord sedeva sul suo scranno e continuava ad osservare divertito nello schermo davanti a sé l’evolversi degli eventi.
-Credo di aver capito il perché quel moccioso sia tornato laggiù… - disse il demone, quasi divertito, ma un baluginio d’ira sinistra nei suoi occhi rivelava quanto poco propenso fosse a farsi giocare da un gruppo di ragazzetti. -Portare Neo con voi non vi farà guadagnare tempo, anzi, fate solo il mio gioco, piccoli stolti. MetalPhantomon.-
Al richiamo il digimon s’inchinò rispettosamente.
-Dica, signore.-
-Risveglia Cerberumon, sarà contento di tornare in servizio dopo tanto tempo.-
-Sarà fatto signore.-
Ciò detto, il digimon fantasma si dileguò, lasciando Daemon alle sue fantasie di conquista, solo nella grande sala del trono. Il Demon Lord osservò i ragazzini dalle diverse angolazioni offerte dalle telecamere del laboratorio ancora attive e dagli occhi di Neo. Li sentiva dalle orecchie di Neo e di quest’ultimo poteva leggere la sofferenza e ne godeva, ne godeva terribilmente. Certo non gli avrebbe perdonato l’aver interrotto l’attivazione degli altri Arcana, ma almeno di uno di questi era a conoscenza e poteva regolarsi di conseguenza.
Schiacciò un pulsante sul pomo dello scranno e le immagini sullo schermo si ridussero disponendosi in una striscia alla base del monitor. Una figura si mostrò prontamente a ricevere ordini nello spazio restante.
-E’ tutto pronto, DeathMeramon?-
-Mio signore, possiamo attaccare anche subito!- esclamò quello, gli occhi rossi bramavano carneficina e brillavano dietro la maschera di ferro che gli nascondeva il volto. Alle sue spalle s’intravvedeva una cittadina antica e tutt’intorno parecchie centinaia di digimon. -Mi dia il segnale, signore!- esclamò ancora il digimon, supplichevole, quasi fosse in astinenza forzata.
Daemon sogghignò da sotto il cappuccio, poi alzo la mano in un cenno d’assenso.
-Procedete.-


°

-Arcana?- Daisuke socchiuse gli occhi, sospettoso -Cos’è? Un programma di lettura delle carte?!-
Il prescelto fissava lo schermo del terminale innanzi al quale Gennai e Wisemon avevano radunato tutti loro per organizzare un piano di battaglia efficace. -No, Daisuke, niente tarocchi.- rise il saggio -O meglio, non nel modo in cui pensate. Niente previsioni futuristiche. Quelli che vedete sono dei software studiati per voi mentre vi allenavate nell’arena.-
-Quindi stavate tramando questo quando ci avete dato carta bianca?- Hiroyuki si dondolava beatamente sulla sedia, come se nulla fosse.
-In realtà, era da molto tempo che ci stavamo lavorando, ma non avevamo dati approfonditi su voi ragazzi.-
-Eh?- fece Mimi -Su di noi? Vuoi dire che non riguarda Palmon e gli altri, ma proprio noi?-
Il saggio annuì.
-Esatto, dopotutto, dovrete pur difendervi nel malaugurato caso i vostri digimon non possano badare a voi.-
-Questo non mi piace per niente.- sbottò la prescelta della Sincerità incrociando le braccia al petto e accavallando le gambe.
-Credimi.- le rispose bonario, Gennai -Vi sarà utile e, in ogni caso, non siete obbligati ad usarlo. E’ solo una garanzia.-
Ciò detto, il saggio mostrò loro l’immagine di uno dei Digivice e spiegò il funzionamento del programma.
-Basterà semplicemente cliccare il secondo pulsante e l’applicazione verrà avviata. Ora vi spiegherò come installarla, in questo modo potremmo organizzare un buon piano per difenderci da Daemon.
Mimi ascoltò il piano come tutti gli altri, ma la visiera del cappello nascondeva a malapena il suo malcontento, solo che non tutti potevano comprenderla. I suoi amici sapevano com’era fatta, gli altri no, perciò quando Gennai chiese a lei e Palmon di occuparsi di una certa zona di Witchelny e lei assentì con uno sbuffo, Hiroyuki si lasciò sfuggire un commento poco gradevole che la infastidì.
-Ripetilo un po’!- lo sfidò, quello la guardò di sottecchi, poi le rispose acido.
-Se avevi paura i spezzarti le unghie potevi non venire.-
-Io non voglio combattere!- saltò in piedi Mimi, furiosa. -Odio la violenza e odio le armi!-
-Oh, non fare la bambina viziata.- le rispose lui, mai sopportate le ragazzine modaiole. Beh, in genere non aveva buona stima per la maggior parte delle donne che conosceva, ma le sue conoscenze si fermavano a: donne d‘affari (arriviste e ipocrite nella maggior parte dei casi e non sempre a livelli estremi, era proprio l’ambiente ad essere tale), studentesse devote agli studi, modaiole apparentemente senza cervello e teppiste. Ecco, queste ultime rientravano nei suoi gusti, anche se ferivano il suo orgoglio di uomo perché alcune, una in particolare, erano molto peggio di lui. A volte sospettava che sarebbe rimasto single a vita.
Ad ogni modo, la Tachikawa non si lasciò criticare senza rispondere a tono. Mimi contò fino a dieci, per reprimere l’istinto insano di prenderlo a schiaffi, anche perché le cose erano due: o glielo dovevano togliere dalle mani, il che sarebbe stato gratificante, o lui avrebbe vanificato il suo attacco punitore, il che era ancora più probabile.
-Non è questo il punto!- batté il piede a terra e mise le mani sui fianchi, sporgendosi verso di lui agguerrita -A me non piace combattere. Lo faccio solo perché è giusto! Hai capito? Non ho paura! E’ la guerra che non capisco che senso abbia! Se a te piace menare le mani, sono contenta per te, almeno sarai più motivato, ma io non ucciderò o ferirò nessuno!-
-Non sono discorsi che puoi permetterti di fare prima di combattere!- esclamò lui, alzandosi in piedi.
-Ho combattuto da prima di te!- ruggì lei -Ho visto morire un sacco di digimon senza poter fare nulla, pensi che non sia stata male per questo?!-
-Beh, ora hai il potere di impedirlo.- disse il prescelto del Vigore con una luce cupa negli occhi -Perciò non credere di poter risolvere tutto solo con le parole. Non sempre si può.-
Ciò detto si sedette e tacque per tutto il tempo, salvo se strettamente necessario per approvare o contestare parti del piano. Anche Mimi rimase in silenzio, tremante di rabbia, mentre Palmon e Kotemon erano imbarazzati e si guardavano l’un l’altra solidalmente. Gli altri ragazzi lanciavano occhiate curiose verso Hiroyuki, ma nessuno di loro osò rammentargli del fatto che era perennemente in fuga da qualcosa di meno grave di una guerra.
“Ma chi si crede di essere?!” pensava Mimi “Non credo abbia ben capito quello che volevo dire, ma è ovvio, è una testa quadra, che altro dovrei aspettarmi da uno coi muscoli nel cervello?!”
Il pensiero di Hiroyuki era più o meno simile.
“Con le belle parole non si ottiene nulla, bisogna combattere, se non se lo ficca in testa, finirà molto male.”
Alla fine, eccetto quello spiacevole scambio di battute fra i due digiprescelti, si riuscì ad organizzare un buon piano. E il momento di metterlo in pratica giunse ben presto.
-Gennai!- chiamarono Chuumon e Sukamon che raggiunsero il folto gruppetto saltellando agitati. -Sono arrivati! L’esercito di Daemon ci ha circondati!-
Nel vederli, Mimi ebbe un tuffo al cuore e si morse le labbra. Erano rimasti per combattere e dare la propria vita. E lo capiva, era lì per lo stesso motivo, ma non avrebbe permesso a nessuno di morire per lei e non avrebbe ucciso nessuno.
Era una promessa fatta a se stessa che niente al mondo le avrebbe fatto infrangere.
Precedette gli altri e scomparve nei corridoi senza ascoltare le amiche che la richiamavano.
-Mimi!- Palmon la seguì con Miyako e Hawkmon, preoccupata, mentre Kotemon tirava un calcio allo stinco di Hiroyuki.
-Stupido scemo, è colpa tua!- sbottò il digimon, ma quello emise un sonoro sbuffo e s’avviò verso la sua postazione.
-Volete stare qui o andiamo? Daemon non aspetta certo i nostri comodi.- sbottò.
Risei tremò da capo a piedi e si strinse ai pantaloncini di Takeru. Questo gli mise la mano sulla testa e gli sorrise per rassicurarlo.
Wisemon aprì il suo libro di fronte a lui e il bambino ci entrò dentro, seguito da Black Koromon, Mika e Bakumon.
-Patamon.- disse Takeru e il suo compagno alato saltò giù dal suo cappello per volteggiargli davanti. -Lascia fare a noi!- esclamò.

-Patamon shinkaaaa…. Angemon! Chou shinkaaa…. HolyAngemon!-

-Sei pronto, Armadimon?- domandò Iori e il digimon rispose con un saluto militare piuttosto goffo.
-Sissignore!-
-Digimental up!- esclamò Iori attivando il digiuovo della Conoscenza.

-Armadimon armor shinkaaaa… Digmon!-

-Bene, ora tocca a noi, V-mon!- fece Daisuke precedendo il compagno all’esterno.
-Sempre pronto!- gli corse dietro il digimon. Ken e Wormmon s’affrettarono a raggiungerli.
-Vado a recuperare Miyako.- disse Hikari seguita da Tailmon e Wizarmon.
In pochi minuti ognuno era al proprio posto. Nessuno era pronto, nessuno è mai pronto a combattere, persino chi ostenta la sua sicurezza a testa alta. Nessuno può sapere cosa accadrà in una guerra. E quella non era la solita missione, non se ne respirava appieno l’atmosfera, ma era una battaglia diversa dalle solite, il preludio di un conflitto. Nessun sicario, ma interi eserciti. E dopo Daemon sarebbe giunto qualcun altro e poi qualcun altro ancora. Nei cuori di tutti albergava il dubbio ed il terrore, ma non potevano sottrarsi.

°

Koushirou si era messo immediatamente a lavoro sul computer centrale e, per loro somma fortuna, sembrava ci fosse ancora qualcosa da recuperare. Gli altri ragazzi stavano accanto a Yamato che ancora stordito si teneva a distanza di sicurezza dalla teca dentro la quale stava il digimon.

*Digimon Analyzer*

Cerberumon

Livello: Evoluto
Tipo: Bestia Demoniaca
Tipologia: Virus
Attacchi: Hellfire: Sputa fiamme verdi roventi dalle fauci
Inferno Gate: Cerberumon è un digimon con la capacità di aprire i vari varchi per l’inferno digitale, la Dark Area.


Taichi fissò prima i dati del Digivice, poi il digimon. Cerberumon era del tutto identico al cane tricefalo a guardia dell’inferno, non c’era modo di sbagliare. Una delle teste era organica, le altre due erano le spalliere di un’armatura nera che gli ricopriva il corpo. La pelle in certi punti appariva grinzosa, come se a tratti fosse stato squartato, davvero impressionante. Sulla sua nuca ondeggiava nella sostanza verdognola la criniera candida. Dormiva, con una profonda cicatrice a solcargli l’occhio sinistro. Quattro squarci gli sfregiavano la palpebra.
Yamato bevette un sorso d’acqua, per calmarsi, mentre gli altri attendevano pazientemente una spiegazione. Il prescelto della Conoscenza non aveva bisogno d’istruzioni, Yamato gli aveva già spiegato ogni cosa in privato.
-Ancora non riesco a mettere a fuoco i ricordi… - sospirò sottovoce, la testa pareva in procinto di esplodergli in tanti piccoli brandelli sanguinolenti. La cicatrice, la cicatrice… qualcosa aveva a che fare con quella cicatrice.


Un latrato feroce, fauci spalancate…

-Chi sei tu?-

Il lacerarsi della pelle sotto le unghie…

Due mani si sovrappongono, si studiano… la più piccola esita.

L’urlo di un bambino.

-Cos’è un nome?-
Un bagliore irideo e poi…

Si resse la testa ancora e ancora, non si accorse di stare urlando, non si rese conto di piangere. Non erano solo immagini, c’era furia, rabbia, puro terrore e adrenalina che martoriava il cuore e la mente in quei ricordi e non bastavano, non bastavano ancora. Alzò la testa, esausto, chiedendosi quando tutto sarebbe finito? Almeno i ricordi, poi avrebbe combattuto, ma prima i ricordi. Allungò la mano verso Ylenia, in fondo erano lì per quello, anche se la strada l’avevano trovata relativamente subito. La prescelta della Memoria deglutì e afferrò quella mano tremante e poi…
Poi il fiume dei ricordi trascinò i fratelli fra i suoi flutti impetuosi e Sora, Taichi, Gabumon, tutti gli altri poterono solo stare a guardare Yamato contorcersi preda degli spasmi alle tempie e Ylenia che tremava per lo sforzo. C’era un bagliore azzurrognolo ad avvolgerli e sul petto della prescelta spiccava l’emblema della Digipietra della Memoria. Quando cercava di sottrarsi, Yamato le stringeva il polso, supplicandola con lo sguardo annebbiato dalle lacrime di continuare, che di riposare tempo ce n’era.
Anche se poi non era così, perché nessuno si accorse che il digimon dentro la teca aveva aperto l’occhio sano e li fissava, bramoso, mentre il livello del liquido calava, lentamente, inesorabilmente. -Attenzione!- urlò Koushirou, accortosi appena in tempo del pericolo che gli amici correvano. Gli altri si voltarono, anche Ylenia, che perse il controllo sul potere della Digipietra.
Un latrato feroce sferzò l’aria insieme al fragore di vetri infranti e fu solo per la prontezza di riflessi di Agumon e Gabumon se i digiprescelti rimasero pressoché illesi.

-Gabumon shinkaaaaa… Garurumon!
-Agumon shinkaaaa… Greymon!-

I due Campioni si scagliarono contro il tricefalo e con forza frenarono la sua corsa, Greymon gli afferrò le fauci impedendogli di richiuderle e nel contempo fece peso sul proprio corpo per frenarlo, mentre Garurumon inspirò ed espirò il suo fiato ghiacciato.
-Ice Wall!-
Il ghiaccio si frappose fra i due digimon e i ragazzi ma Cerberumon aveva una forza spaventosa, perché con un poderoso colpo di reni riuscì a sbilanciare Greymon che sbatté contro la parete gelata. Il solido strato ghiacciato fu attraversato da crepe che si rinforzavano l’una con l’altra. Era chiaro fin da subito che non sarebbe durato.
-Andate via!- esclamò il lupo digitale, perentorio. Immediatamente Bearmon, Pyomon e Tentomon si ersero a scudi dei loro compagni e evolvettero a loro volta.

-Pyomon shinkaaaaa... Birdramon!-
-Tentomon shinkaaaaa… Kabuterimon!-
-Bearmon shinkaaaa… Gryzmon!-

-Prendili tu!- esclamò Greymon -Sei quello più veloce!-
Garurumon non se lo lasciò ripetere due volte. I ragazzi salirono sulla sua groppa e si tennero stretti al suo manto, eccetto Koushirou.
-Non posso muovermi, sono riuscito ad entrare nel computer, ma se interrompo adesso, perderemo tutti i dati!-
Gryzmon e Kabuterimon rimasero allora indietro, il secondo per difendere il proprio prescelto, la prima per dar man forte a Greymon.
-Hellfire!- latrò rabbioso Cerberumon. Fiamme verdi divamparono dalla sua gola, investendo il dinosauro arancione che urlò di dolore. Con una poderosa testata il tricefalo lo respinse distruggendo ciò che restava del muro di ghiaccio e si diede all’inseguimento di Garurumon e Birdramon. Gryzmon tentò di impedirgli di uscire dal laboratorio ma, nonostante fosse una digimon di forte costituzione, fu spazzata via come un fuscello da un forte vento. Cerberumon la colpì con una poderosa testata all’addome sbattendola alla parete, non si premurò di darle il colpo di grazia, nonostante si fosse accasciata al suolo e fosse involuta. Ignorò Kabuterimon e Koushirou, ignorò Taichi che era rimasto con Greymon, ignorò persino quest’ultimo, che si era evoluto in MetalGreymon e pochi secondi dopo si era messo al suo inseguimento. Non era veloce come Garurumon, ma nonostante la sua mole anche lui poteva vantare una discreta velocità. Era letteralmente alle calcagna del cane infernale, ma questo proseguiva la sua corsa furiosa. Nel suo unico occhio era riflesso un solo obbiettivo.
Garurumon svoltò l’angolo agilmente e Cerberumon gli fu dietro. MetalGreymon pensò che forse, visto che era lanciato a velocità pazzesca, si sarebbe schiantato alla parete prima di riuscire ad affrontare la curva, ma questo si scagliò spontaneamente verso le mura metalliche e continuò la sua corsa furiosa lungo la parete.
Birdramon si voltò verso di lui e sbatté le ali generando alcune palle infuocate. -Meteor Wing!-
Le teste laterali di Cerberumon ebbero allora una reazione. Non possedevano occhi, ma due sottili visori che lampeggiarono e benché il digimon fosse ancora lanciato in quella corsa folle e sembrasse non prestare caso alle fiamme, riuscì a passare indenne.
-Hellfire!- ruggì ancora sputando istintivamente il suo infernale fuoco smeraldino. E benché le fiamme di Birdramon fossero più calde, furono spazzate via. Superato quell’ultimo sbarramento, Cerberumon cozzò con forza contro qualcosa di solido e, finalmente, cadde. Latrò rabbioso scuotendo il capo, confuso, mentre Birdramon si allontanava e con lui un’altra sagoma ormai troppo lontana per distinguerla. Ad ostruirgli il passaggio era un muro di ghiaccio, molto più solido e molto più resistente di quello precedente. MetalGreymon si erse alle sue spalle, pronto a trattenerlo ancora, mentre i due digimon alleati portavano via Yamato, Ylenia, Sora e Neo.


-Questo dovrebbe rallentarlo un poco.- esclamò trionfante Metalgarurumon -Ma dubito che basterà, perciò torno indietro ad occuparmi di lui.-
-Stai attento… - gli disse Birdramon, leggermente ustionata dalle fiamme verdi.
-E’ stata una fortuna che non ti abbia colpito in pieno… - disse Sora, preoccupata -Se penso a come ha sbalzato via Greymon e Gryzmon… -
-Ma non sembrava farci molto caso.- affermò Neo, guardando Yamato -Stava inseguendo noi. Io mi sarei preoccupato più dei dati sul computer, invece non ha considerato minimamente il vostro amico coi capelli rossi.-
Yamato rabbrividì e lanciò un’occhiata al domatore.
-Sono io il suo obbiettivo… - disse -Ma come hai detto tu… è strano che… - inconsciamente si guardò le mani strette intorno a delle piccole maniglie sulla groppa di Metalgarurumon. Forse fu uno strano scherzo della vista, perché la destra era costellata di tanti piccoli schizzi rossi.

La paura.

Le mani che si tendono e fanno male, poi…

Il sangue…


Afferrò la mano di Ylenia e la strinse forte.
-Ancora… - le chiese e lei acconsentì. Lontano infuriava la battaglia, ma dalle urla agghiaccianti che udivano, i digiprescelti potevano essere certi che presto Cerberumon sarebbe tornato. Neo studiò attentamente ogni varia possibilità, poi saltò giù dalla zampa di Birdramon ed annunciò, solenne e perentorio.
-Ho un piano.-



Taichi corse verso Bearmon, mentre MetalGreymon seguiva Cerberumon.
-Bearmon, stai bene?-
La digimon strizzò gli occhi e si mise a sedere, appoggiata alla parete. Annuì leggermente, non osando alzare lo sguardo.
-Mi dispiace…- mugolò -Io volevo aiutare Greymon, volevo fargli vedere come sono diventata forte e invece… -
Taichi la fissò, intenerito e le diede una pacca alla spalla.
-Non hai nulla da farti perdonare, sei stata fortissima!-
-Mi ha respinto in un soffio!- protestò la digimon, ma Taichi scosse la testa. Ma lei continuò -E ora non posso proteggere Ylenia!-
Il ragazzo la fissò serio -Tu hai cercato di proteggere Ylenia, se non ci fossi stata tu a rallentarlo per quell’attimo, Cerberumon li avrebbe presi. Hai dato a Garurumon dei preziosi attimi di tempo per fuggire, Bearmon!-
Il fuoco che gli ardeva negli occhi, la convinzione di ciò che diceva, rassicurò la digimon che si lasciò portare fra le braccia del digiprescelto del Coraggio sino al punto in cui stavano Koushirou e Kabuterimon.
-Taichi.- disse Koushirou, il sudore gelido gli scorreva lungo le tempie, segno che tutto il trambusto di prima doveva averlo spaventato per bene. Insomma, era assorto nel suo compito ma non era così totalmente fuori dal mondo come si poteva credere. -Ancora cinque minuti, solo cinque minuti.-
-Molto bene.- rispose il leader dopo aver deposto Bearmon fra le zampe di Kabuterimon. Strinse fra le mani i suoi chakram e tacque qualche secondo, serio. -Andrò a dar man forte a MetalGreymon e gli altri. Mi raccomando.-
-Qui ci penso io.- disse Kabuterimon.
Un rumore elettronico attirò l’attenzione del prescelto del Coraggio. Taichi prese il suo DigiTerminal e il messaggio che lesse non gli piacque per niente.
-Era Hikari…- disse -Daemon… l’esercito di Daemon li ha attaccati.- inspirò profondamente -Yamato sapeva che sarebbe accaduto, dannazione!- Il digiprescelto si precipitò fuori dalla stanza a gran carica “Lo sapeva, sa cosa potrebbe accadere, è la scelta giusta!”
Nel laboratorio intanto Kabuterimon evolse in AtlurKabuterimon per meglio proteggere Koushirou e Bearmon.
Taichi non dovette fare molta strada e non rischiò neppure di perdersi fra i corridoi, un po’ perché sul Digivice riceveva il segnale dei suoi compagni, che a proposito sembravano essersi separati, un po’ perché i segni della battaglia erano un po’ ovunque. Quando raggiunse MetalGreymon, con orrore assistete ad uno spettacolo macabro che avrebbe apprezzato in un film dei suoi, ma non nella realtà.
Cerberumon lo mordeva al collo e Taichi poteva scorgere la pelle che si strappava e il sangue che zampillava. Poteva leggere il dolore negli occhi del proprio digimon e il terrore.
-MetalGreymon!- urlò e, istintivamente lanciò verso il cane infernale uno dei chakram. Non si sarebbe aspettato certo di fare centro, ma il desiderio di colpire il nemico, unito al coraggio istintivo che l’aveva spinto a sfidarlo, fecero scaturire dalle lame vermiglie delle fiamme e anche se il colpo non raggiunse il canide, le fiamme ardenti strisciarono lungo la sua schiena ustionandolo. Cerberumon guaì rabbiosamente lasciando la presa e MetalGreymon lo colpì, inchiodandolo al muro col suo braccio a tridente.
-Grazie, Taichi.- disse al compagno, i cui occhi brillarono. Finalmente era riuscito a fare qualcosa di concreto per il proprio digimon, forse non era la situazione più adatta, ma aveva tutto il diritto di essere felice, no?



Sora era molto in ansia per Yamato e Ylenia, ma Taichi le aveva parlato molto di Neo e lei sapeva che delle sue strategie poteva fidarsi, perciò, anche se a malincuore, si era separata da loro, per tendere una trappola al cucciolo, si fa per dire, infernale. Le grida di dolore erano cessate, e quel momento di stallo era carico d’attesa.
Vittoria o sconfitta? Chi si sarebbe affacciato nel corridoio?
-Chiunque sia passerà obbligatoriamente qui.- disse Neo -Perciò, abbiamo tre possibilità di abbatterlo. Qui, qui e qui.- indicò tre differenti incroci seguenti al punto in cui si trovavano loro. -Ma se riusciamo a farlo cadere al piano di sotto, abbiamo buone possibilità di distruggerlo.-
-Spero solo che le mie fiamme siano abbastanza calde…- commentò l’enorme volatile, Garudamon.
Sora emise un lungo sospiro, poi premette il secondo pulsante del Digivice.

Program Execution: Arcana
Running: The Lovers

In mano alla ragazza, la luce del Digivice concretizzò un ventaglio formato da lame sottili ed aggraziate come piume, ma taglienti e mortali, rosse all’impugnatura sfumavano verso il giallo e il bianco lucente. Sora poteva specchiarsi in esse ed era ben conscia di stare impugnando un’arma e non un oggetto con il quale vezzeggiarsi, ma era consapevole di quello che faceva, la decisione ormai, anche per lei era stata presa, basta preoccuparsi soltanto.



Metalgarurumon usò il suo Cocytus Breath per ergere intorno ai gemelli una barriera di ghiaccio solida e resistente. Sperò vivamente che il piano di quel Neo Saiba funzionasse. Intanto Ylenia continuava a tenere per mano suo fratello e, insieme a lui, era immersa nei ricordi che mano a mano venivano a galla nella mente del ragazzo.


Era in una stanzetta buia e fredda, aveva paura, perché presto sarebbero arrivati a ucciderlo, ne era sicuro, Yamato. Era ancora un ragazzino, ma poteva sentire la morte avvolgere le sue gelide spire attorno al suo corpo troppo magro. Non riteneva che la morte fosse cattiva, ma la sua lo sarebbe stata, non voleva morire, altrimenti avrebbe gradito quel triste presagio. Quando la porta metallica davanti a lui si aprì piano e uno spiraglio di luce illuminò le tenebre, il bambino si acquattò al muro, spaventato e solo dopo un primo momento di spavento, si rese conto che la sagoma che si fece avanti in tutto quel buio, non era quella gigantesca di Daemon, ma era molto più piccola, e tremendamente familiare.
Era un bambino e curioso si guardava intorno, un po’ impaurito, ma comunque curioso, perché gli si avvicinò e guardò chi fosse e lo squadrò a lungo con gli occhi azzurri. In un primo momento Yamato pensò di vedere il fantasma di se stesso. Forse era già morto e vedeva il suo corpo dall’esterno. Allora era vero che l’anima prende le sembianze dell’età che ognuno ha spiritualmente e che le teste mozzate vedono ancora per qualche secondo? Istintivamente si toccò il collo, constatando non solo di avere ancora la testa, ma anche di essere vivo.
Il bambino davanti a lui si spaventò un poco, ma poi tornò a fissarlo a lungo, tanto da dargli sui nervi.
-Chi sei tu?- gli domandò.
-… cosa vuol dire?-
-Come ti chiami?- il bambino non capiva, ma sembrava sempre molto curioso, tanto che gli toccò le braccia, il viso, i capelli. Yamato guardandolo meglio riconobbe in lui l’ultimo corpicino che aveva visto galleggiare nella teca di vetro, poco prima di essere chiuso in quella stanza buia e spaventosa. In effetti, quel corpicino somigliava tanto al bambino che sua madre reggeva in braccio nelle foto di famiglia. Quello stesso bambino che probabilmente non avrebbe mai più rivisto sua madre, suo padre e Takeru, né Gabumon e neppure i suoi amici.
Gli amici che aveva lasciato indietro perché terribilmente confuso…
Allungò la mano verso quella del bambino che fece lo stesso. Le due si sfiorarono, si riconobbero, forse, la più piccola esitò, poi distese le dita minuscole sul palmo di quella più grande.
-Qual è il tuo nome?-domandò ancora, Yamato.
Il bambino scosse la testa.
-Cos’è un nome?-
-Un nome è… serve per…- era difficile da spiegare, ma Yamato ci provò lo stesso -Per distinguere le persone.-
-Qual è il tuo?- domandò allora il piccolo, sedendosi a terra, incurante del freddo.
-Yamato…- rispose il digiprescelto dell’Amicizia.
-E perché sei qui, Yamato?-
-…- era una bella domanda, mica l’aveva capito -Non lo so…-
-Il grande Daemon non vuole che io me ne vada in giro così, però mi annoiavo tanto…- disse ancora il più piccolo, guardandosi intorno e dondolando qua e là, curioso, aperto al sapere. Yamato udiva il frastuono fuori della sua cella e fece per domandare al più piccolo cosa stesse accadendo, quando tuonò alta nella stanza la voce di Daemon e la sua ombra enorme si stagliò su di loro. Yamato rabbrividì e si strinse nelle spalle, mentre il bambino ebbe un sussulto, poi corse verso la figura incappucciata.
Daemon lo afferrò come fosse una bambola di pezza, senza grazia alcuna, e tuonò -Ti avevo ordinato di non muoverti di lì!-
-Ma mi annoiavo!- fu la risposta cristallina e infantile. Daemon era furioso, ma si trattenne dal colpirlo, chissà perché. Quando i suoi occhi gelidi si posarono su Yamato, il ragazzino temette sul serio che di lì a pochi attimi la sua ora sarebbe scoccata per davvero.
Invece Daemon chiuse la porta scorrevole e se ne andò.

Ylenia cedette alla fatica, ansimò pesantemente. Anche Yamato si accasciò, finalmente poteva vedere qualcosa di concreto, la testa gli scoppiava, ma c’era della soddisfazione in tutto ciò e anche se sarebbe stramazzato al suolo, poiché era molto testardo, era deciso a ricordare ogni cosa, per filo e per segno. E subito. Si trattenne solo perché sua sorella pareva esausta.
-Dammi qualche secondo, Yamarin.- sorrise lei, sudando copiosamente.
-Ok.- assentì lui, poi le scorse la mano fra i capelli, in un gesto d’affetto. -Grazie.- le disse, infinitamente riconoscente. Trascorse qualche minuto e la digiprescelta della Memoria si sentì pronta per continuare. Prese le mani del fratello e ricercò la concentrazione necessaria. Le immagini ripresero a formarsi nelle loro menti, ma un potente rombo li distrasse.
Inorriditi e terrorizzati i tre all’interno della barriera di ghiaccio videro il pavimento rigonfiarsi incandescente ed eruttare come un vulcano fiamme verdi. I lembi del pavimento s’accartocciarono su se stessi in riccioli liquefatti e un latrato lugubre preannunciò l’entrata in scena del cacciatore.
Per un istante ancora Yamato ebbe un flash.
La sua mano destra era nuovamente ricoperta di sangue.
-Io… io…- corrucciò le sopracciglia, per mettere a fuoco quella memoria -Sono… io… io gli ho cavato l’occhio…-
Come a dare conferma a quell’affermazione, Cerberumon ruggì e risalì al piano superiore con feroce foga, balzando innanzi ai due digiprescelti e a Metalgarurumon. Ma non lo vedeva, non guardava neppure il lupo cibernetico, i suoi occhi bramavano sangue e Yamato comprese appieno il perché.
Vendetta, semplice vendetta.
La sua mano allora si portò sul Digivice e premette il secondo tasto.

Program Execution: Arcana
Running: The Hermit

Quando la luce che materializzò l’arma nella sua mano si spense, il digiprescelto inorridì e mentre Cerberumon colpiva Metalgarurumon e si gettava su di lui a fauci spalancate, per chiudere i conti, si lasciò scappare un’imprecazione.
-Un bastone?! Come cazzo faccio a difendermi con un bastone!?-





Fine Capitolo 19











Tatatataaaaaaaaaan!! E sì, lo so, sono infinitamente perfida, e vi chiedo perdono.
Perdono specialmente a te, Yamarin, perché ti ho messo in mano un bastone e ti ho affibbiato un Arcano da nonnetti U^U In realtà questo capitolo è tutto un gran casino di cose e ne sono fiera. Fra questo e il prossimo mi sbizzarrirò in battaglie, complotti, esoterismo e complotti vari. Molti di voi non se ne accorgeranno, ma chi ha leggiucchiato altre mie storie al di fuori del fandom di digimon sa che a me piacciono i tarocchi... beh, li metto ovunque appena posso e lo so, posso sembrare ripetitiva, ma volevate che dessi delle armi ai ragazzini senza alcun significato dietro? Alcuni di loro sono un vero pugno nel fianco da accoppiare. Yamato stesso mi ha dato dei problemi, ma più che altro lì era per far combaciare ciò che a me piace con l'Eremita. Ma vedrete, vedrete. Si fanno certe scoperte... U^U
Gli Amanti ero indecisa se darla a Mimi, ma non l'arma, proprio la carta dei tarocchi, oppure a Sora, ma per Mimi ho trovato una soluzione che forse troverete inusuale, ma mi ha esaltata assai. Taichi mi sembrava quasi ovvia. O il Sole o il Matto. Beh, più che altro ho anche guardato le simbologie di ogni carta eccetera. Daemon lo ritengo un potente mago, perciò che anche il suo laboratorio potesse essere "magico" mi sembrava ovvio.

E Cerberumon... ecco, in realtà al suo posto avrei voluto mettere un Callismon, ma per ragioni cronologiche non ho potuto e allora niente da fare... se ci fosse stato Callismon sarebbero stati cavoli amari, ma forse sarebbero riusciti a rallentarlo maggiormente.
E poi, che altro dirvi?
Ah, sì, giusto giusto: Witchelny è ispirata ad un altro videogiochino giapponese, così sono andata a curiosare e vedo che è una specie di tamagotchi... mia reazione @.@ e mo'? Me la sono dovuta inventare, ma mi sono aiutata parecchio con la wikia di Digimon. 
Ultimamente NVU rompe molto le palle Q^Q









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(che aggiorneranno con più costanza ed entusiasmo)

   
 
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