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Autore: jebbolina    17/04/2012    2 recensioni
Avete mai sentito l'anima bruciare? Era quello che sentiva in quel momento Rachel Harris mentre sentiva il medico parlare. La sua vita da quel giorno sarebbe sicuramente cambiata.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdA: questa è la mia storia preferita. Mentre la scrivevo sentivo tutto il dolore che sentiva la protagonista. Delle volte faceva male persino scrivere, perchè sapevo quello che avveniva e desideravo ardentemente che non accadesse. Forse è per questo che ci chiamano pazzi a noi scrittori. Spero che possiate trovarci qualcosa anche voi, immedesimarmi nei personaggi.
Vi consiglio di leggerla con in sottofondo Back to life di Giovanni Allevi, rende molto di più. Prometto di aggiornare nei prossimi giorni. I capitoli non dovrebbero essere molti. Cercherò anche di non farli eccessivamente lunghi. Grazie e buona lettura. =)




 


 

Remember you



90 km/h.
100 km/h.
Innestai la 5° e accelerai ancora di più. Avevo tirato il più possibile le marce per arrivare al più presto. Entrai e mi diressi sempre più velocemente verso il pronto soccorso. Trovai un buco, parcheggiai in un modo alquanto assurdo, spensi la macchina e corsi dentro l’edificio.
Non sapevo dove andare, guardavo tutti i corridoi, ero in trance. C’era molta gente e tutti iniziarono a guardarmi come se fossi una pazza. Mi giravo su me stessa alla ricerca di un qualcosa di imprecisato. Vidi un uomo con un camice verde, presumibilmente un medico. Così mi fiondai, letteralmente, su di lui, prendendolo per il colletto.
“Dov’è? Dove cazzo è?” gli urlai contro. La gente iniziò a guardarmi ancora peggio, qualcuno addirittura era in procinto di chiamare la polizia. L’uomo impaurito con una voce flebile mi appoggio una mano sulla spalla e mi disse
“Signorina si calmi. So che è sconvolta, ma chi sta cercando?” lo lasciai rendendomi conto di quello che stavo facendo. Ma cosa stavo facendo lì?
 
“Ha avuto un incidente. Christina ha avuto un incidente. Un uomo con la macchina, le ha tagliato la strada. È in ospedale.” Avevo sentito quelle parole chiaramente, ero proprio a fianco a quella che una volta era il mio gruppo di amici. Così deglutì e scossi la testa. Non volevo aver sentito. No, non volevo che quello che avevo sentito, fosse vero. Colei per cui avevo sputtanato ogni cosa, colei per cui avevo lasciato tutti i miei amici, colei per cui avrei fatto qualsiasi cosa, colei che dopo un lungo anno era ancora parte di me. Aveva avuto un incidente. Così mi alzai, con uno sguardo perso. Senza un pensiero, se non quello di correre da lei. I miei amici mi guardarono strana
“Ehi Rach, cos’hai?”
Fui per un attimo riportata alla realtà “Ni-niente devo andare”.
Così senza dare spiegazioni corsi verso la macchina, anche a costo di perdere un polmone per strada e iniziai a correre verso l’ospedale.
 
 “Chri-Christina Evans, ha avuto un incidente” mi fece segno sull’ultima porta.
Se prima cercavo di fare tutto con la maggior fretta possibile, in quel momento iniziai a camminare come se il peso del mondo fosse tutto sulle mie spalle. Le mie gambe erano diventate macigni. E la testa vagava completamente da un’altra parte.
La porta era chiusa. Avevo lo sguardo nel vuoto, ero inerme. Non avevo la più pallida idea di cosa fare.
Mi girai su me stessa, sempre alla ricerca di un qualcosa, di cui nemmeno io ero a conoscenza.
Vidi un uomo sulla cinquantina pieno di tagli, che si agitava, mettendosi continuamente le mani alle tempie. La mia vista si offuscò nuovamente, gli saltai addosso, sbattendolo con il muro
“Tu brutto figlio di puttana, sei stato tu” lo presi alla sprovvista, i suoi occhi trasudavano terrore. Gli bestemmiavo in faccia tutto il calendario e, forse, inventai anche qualche santo. Per quanto urlavo non riuscivo a comprendere quei suoi vani tentativi di giustificazione. Ma riuscì ad udire solo le parole che mi servivano per sfogare tutto la mia rabbia
“Io, io.. non l’ho proprio vista” a quelle parole persi definitivamente il controllo. Caricai un potente pugno e mentre ero sul punto di scagliarlo contro di lui, qualcuno mi trattenne. Mi girai mettendo tutta la forza nell’altro braccio, pronta a fare un strage, ma vidi il suo volto. Era il ragazzo di Christina, con appresso tre delle sue amiche. Persi del tutto l’energia, il mio corpo diventò una piuma.
“Lascialo andare Rach, non ne vale la pena” lasciai cadere il braccio e lui lasciò la presa.
L’uomo si allontano da me, terrorizzato. Io misi le mani alla testa, il mio cervello era del tutto offuscato, nella mia mente i pensieri si erano fatti troppi e combattevano fra di loro, facendomi sentire un dolore lancinante. Come un martello pneumatico.
Poi sentì inveire contro di me “Cosa cazzo ci fai qui? Brutta figlia di puttana” una delle sue amiche, incazzata ancora con me, mi faceva segno di andarmene. Io non parlavo. Cosa ci facevo lì? Perché? Perché appena avevo saputo dell’incidente ero corsa qui, cosa mai avrei potuto fare? Non ero un medico. E di certo lei non avrebbe voluto vedermi. Soprattutto visto la nostra ultima conversazione.
Arrivò un infermiere e ci incitò ad andare nella sala d’aspetto. “Ragazzi capisco che sia difficile, ma non potete ostruire il Pronto Soccorso”.
Così Alexander e le tre ragazze si allontanarono, ma io non riuscivo a muovermi. Le mie gambe non mi permettevano di farlo. Era come se qualcosa mi impedisse di muovermi.
Vedendomi immobile, con lo sguardo perso, Alexander tornò indietro e mi aiutò a mettere un piede dopo l’altro.



 

   
 
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