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Autore: marasmaa    18/04/2012    0 recensioni
"Inizialmente pensavo fossero solo ragazzini belli adatti alle papere starnazzanti, poi però iniziai ad ascoltare ogni loro canzone e me ne innamorai. Non riuscivo a smettere di ascoltarli, mi davano la forza per andare avanti."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologue.



- La cena sarà pronta tra mezzora, mi raccomando Alicia, puntuale! - 
Annuì con il capo senza proferire nessuna parola. Non avevo fame, anzi non volevo mangiare, non dovevo. 
Ero in questa clinica da circa due settimane e già ne avevo abbastanza. Cercavano di imbottirmi di cibo fino a farmi esplodere e non ne potevo più. Non ero abituata a fare tre pasti al giorno, con tanto di secondo e frutta. Ma per uscire di qui dovevo per forza mangiare e far vedere che andava tutto bene. 
Non andava tutto bene, non andava niente bene, ma fingere mi riusciva piuttosto bene. Bastava sorridere a tutti e mangiare il più possibile a tavola. 

Condividevo la camera con Aurora, l'unica ragazza con cui avevo legato lì dentro. Era nella clinica da circa un mese e gli specialisti non volevano mandarla a casa non vedendo miglioramenti. Io e lei ci confidavamo spesso, mi aveva raccontato quasi tutta la sua vita e capivo perfettamente quale erano le sue paure e le sue senzazioni. Eravamo molto simili. 
La clinica sembrava un manicomio, ci trattavano come pazzi. Non vedevo l'ora di tornare a casa, di fare quello che volevo, di avere una vita governata da me stessa e non da quelle stupide regole dettate dalla clinica e da chi ci lavorava. Volevo tornare a casa e ricominciare a dimagrire, fino a quando non avrei avuto una perfetta forma e non sarei piaciuta a tutti. 
Tutti, questa parola mi spaventava a morte. Le persone mi spaventavano. Le loro opinioni erano taglienti come lame. Se fossi piaciuta alle persone non avrebbero più avuto opinioni negative su di me e io sarei stata apprezzata da tutti. Per piacere agli altri dovevo dimagrire.

Avevo iniziato a mangiare poco e a vomitare circa due mesi e mezzo fa. Non avevo mai avuto tanta autostima e non avevo mai creduto in me stessa. Mi vedevo in carne e brutta e avevo paura di guardarmi allo specchio.
Nessuno avrebbe mai detto che io, Alicia Sorayer, sarei stata mai ricoverata in una clinica, nessuno si sarebbe mai aspettato da me una cosa del genere. Apparentemente ero una ragazza a cui non mancava niente, avevo dei genitori per bene, un fratello quasi laureato, un cane e una grande villa dove abitare. Cosa poteva mancarmi? Ovviamente nessuno sapeva che i miei genitori litigavano ogni volta che parlavano, che mio fratello veniva solo durante qualche festa a trovarci e che perfino il mio cane odiava l'ambiente in cui abitava. Nessuno sapeva che io ogni giorno mi rinchiudevo in camera e piangevo fino ad esaurire le lacrime. L'unica persona che mi era realmente accanto era mia nonna Nancy. Era rimasta l'unica nonna che avevo visto che suo marito, ovvero mio nonno, era morto cinque anni fa e i miei altri due nonni erano due ricconi egoisti che vivevano in una cittadina della Florida.
Nancy era fantastica, sapeva ascoltarmi e anche farmi ridere, due qualità che amavo in una persona. A lei potevo confessare tutto senza che mi giudicasse e in più mi riempiva sempre di teneri complimenti facendomi sentire speciale. Ma il destino era un altro bastardo che ce l'aveva con me. Due mesi e mezzo fa infatti mia nonna venne colpita da un ictus. Da lì iniziò l'inferno. Pensammo subito il peggio, che non ce l'avrebbe fatta. Io volevo addirittura uccidermi. Invece sopravvisse, se così si poteva definire. Non era più la Nancy di prima, l'ictus l'aveva completamente cambiata. Non era sveglia come una volta e alcuni momenti della sua vita li aveva rimossi dalla sua mente. Non parlava più come prima, era sempre stanca e a volte diceva frasi di senso non compiuto. Anche i suoi occhi erano diversi, erano spenti, quella luce che brillava se ne era andata insieme alla sua lucidità.
Senza nonna al mio fianco ero sola, avevo solo me stessa. Ma quella me stessa non mi piaceva, così decisi di cambiare affinché un giorno mi fossi piaciuta. Iniziai a mangiare sempre di meno e a vomitare sempre di più. Ero diventata debole e stanca ma contemporaneamente non mangiare mi dava forza. I miei genitori neanche se ne accorgevano, erano così intenti nelle loro faccende. Se ne accorsero solo quando svenni per la terza volta a danza. Mi fecero le analisi in ospedale e i dottori mi ridissero la solita cantilena, cioè che dovevo mangiare e che avevo bisogno di forze. Solo che i miei genitori questa volta presero la decisione più drastica, quella di rinchiudermi in una clinica specializzata. Non potevano semplicemente fregarsene come avevano sempre fatto? 

Mentre stavo per togliermi le cuffiette dell'ipod dalle orecchie partì 'moments' la mia canzone preferita in quel periodo. Era dei one direction, uno dei miei gruppi preferiti. Inizialmente pensavo fossero solo ragazzini belli adatti alle papere starnazzanti, poi però iniziai ad ascoltare ogni loro canzone e me ne innamorai. Non riuscivo a smettere di ascoltarli, mi davano la forza per andare avanti.
Lasciai andare la canzone, sarei scesa più tardi per cena, magari avrei trovato gli avanzi.





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ciao bella gente!ho deciso di iniziare una nuova ff, questo è solo il prologo, spero vi piaccia!
presto posterò il primo capitolo, intanto fatemi sapere cosa ne pensate e se devo continuare, e se vi va mettete la storia tra le seguite :3
ps. sempre se si va passate anche dall'altra mia ff "meet me in the pouring rain" 
baci ila 

  
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