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Autore: aquariusff    18/04/2012    9 recensioni
Monica è un'infermiera di un rinomato ospedale di Amburgo. La sua vita viene improvvisamente sconvolta dall'arrivo in Pronto Soccorso di un paziente maleducato ed irascibile: Tom Kaulitz. Cosa succederà?
....."Su, mi faccia vedere il termometro";
"eh….. se vuoi riavere il tuo termometro, dovrai prenderlo da sola" e le sorrise malizioso;
"Poco male; sono abituata a lavorare con i bambini!";
"Sì, ma io non sono un bambino!" disse Tom sempre più audace;
"Mmmm, non ne sarei così sicura…….ma a lei che è stato cattivo non darò la caramella!";
"Sei……sei …. e va bene, ecco il termometro; mi arrendo! Sei talmente bella!".
"Non avrà ugualmente la caramella, sono incorruttibile!" ed entrambi inziarono a ridere.
"Adesso le cambio il camice e le metto la cuffia per i capelli; si appoggi a me che la aiuto. Come va?";
"Con te qui vicina, meravigliosamente bene; il tuo profumo è terribilmente eccitante…";
ma che sfacciato! di sicuro non si faceva problemi a dire quello che pensava……
"Signor Kaulitz, siamo seri per favore!" replicò piccata e rossa di vergogna.
"Perchè non mi chiami Tom?";
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci giunti all'ultima puntata di "A Piccoli Passi". Grazie infinite a tutte le persone che hanno seguito la storia e recensito tutte le settimane, grazie di cuore a tutte voi. Grazie anche a coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, da ricordare e nelle preferite, ne sono veramente tanto lusingata. Non temete, la storia di Monica e Tom non finisce qui! Vi aspetto tutti mercoledì prossimo con il primo capitolo del sequel: "Un Magnifico Disastro". Grazie mille a tutti e un bacio. aquarius


 
                                                                                                                       by aquarius
 
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  CAPITOLO 13
Ultima puntata
 
 
 
 

"Pronto Monica?";
"Ciao Marco, come va?";
"alla grande; tu piuttosto? Sei nervosa?";
"Un pochino";
"Ma smettila!; hai studiato tanto vedrai che andrà bene";
"Speriamo che sia come dici tu. Sarà davvero dura !";
"Non preoccuparti; sii serena e fagli vedere chi sei, intesi?";
"Intesi".

"Allora, in bocca al lupo e appena hai finito mandami un messaggio".

"Va bene. Ti voglio bene Marco";
"anch’io".

Monica riagganciò il telefono e si diede un’ultima occhiata allo specchio prima di uscire di casa.

Era già per le scale quando si accorse di aver dimenticato un libro. Salì di corsa ed aprì la porta.

Prese il libro che aveva lasciato sul tavolo della cucina ma, un pò per la fretta un pò per l’ansia le scivolò dalle mani.

Cadendo,  tutti i suoi appunti si sparsero sul pavimento. Accidenti era già in ritardo e come se non bastasse il telefono iniziò a squillare.

"Pronto? Pronto? Marco sei tu?"; ma non ricevendo risposta mise giù.

Doveva decidersi a chiamare la Telekom al più presto . C’erano sicuramente delle interferenze sulla sua linea telefonica perchè quella era già la terza volta che chiamavano e non rispondeva nessuno e la cosa peggiore era che le altre erano avvenute in piena notte.

Si chinò sul pavimento e raccolse tutti i fogli ma, riordinandoli le capitò tra le mani un bigliettino.

Quando lo lesse sbiancò.

Era il bigliettino che le aveva scritto Tom; non ricordava neanche più di averlo conservato in quel libro.

Quanti ricordi  riaffiorarono alla memoria! Alcuni bellissimi ma, altri, in particolare quelli legati alla fine disastrosa della loro storia, indicibilmente dolorosi. 

Quanto tempo era passato!

Un senso di malinconica nostalgia misto a rabbia la pervase tutta.

Era stato il momento più brutto e più difficile della sua vita e voleva solo dimenticare.

Dopo quella notte non lo aveva più nè visto, nè sentito. Da un articolo su una rivista musicale, abbandonata in pronto soccorso, aveva saputo che era partito per un tour  ma, non voleva pensare più a lui.

Tom era solo un fantasma che di tanto in tanto, ancora vagava tra i relitti del suo cuore.

Prese il bigliettino e lo infilò tra le pagine del libro poi chiuse la porta e se ne andò.

L’estate era quasi finita ma, le giornate erano ancora piuttosto calde ed assolate; un periodo decisamente insolito per Amburgo che normalmente,  cominciava ad essere flagellata dai temporali e dalle prime correnti fredde.

Prima di un esame era sempre piuttosto agitata ma, questa volta era addirittura in fibrillazione. La prova da superare era veramente difficle e lei aveva fatto del suo meglio considerando che aveva dovuto recuperarne due nel giro di poco tempo.

Finalmente due ore più tardi uscì dall’università col volto sorridente e disteso e gli occhi luminosi.

Klaudia ed Inge erano in trepidante attesa nell’atrio.

" Allora com’è andata?";
"Benissimo; non ho preso molto ma va bene così";
"Dai! Che bello! Avviso subito Marco"disse Klaudia sorridendo.

"Ogni motivo è buono eh?"; eh sì c’erano delle grosse novità per Marco e Klaudia.

Finalmente stavano insieme e filavano d’amore e d’accordo tanto che stavano pensando ad una convivenza.

Monica era felicissima per loro, del resto, voleva un gran bene ad entrambi.

"Dai Monica, lasciamo parlare i piccioncini in pace. Dobbiamo assolutamente festeggiare e poichè ho una gran fame che ne dici se andiamo a mangiarci una bella pizza?";
"Magnifico! Klaudia ti aspettiamo ‘Da Gigi’ ok?";

Klaudia  annuì con la testa mentre tutta sorridente continuava a raccontare a Marco dell’esame di Monica.

‘Da Gigi’ era una pizzeria che si trovava proprio a due passi dall’Uke; faceva una pizza abbastanza commestibile ma ancora si chiedevano come  mai si chiamasse così visto che il proprietario  era un egiziano di nome Kaschif.

Si sedettero ad un tavolo ed ordinarono mentre Klaudia le raggiunse poco dopo.

Erano allegre e spensierate proprio come ai vecchi tempi.

Se non fosse stato per loro Monica non sarebbe mai uscita dallo stato di isolamento e depressione in cui si era chiusa. Con il loro affetto e la loro discrezione, l’avevano sempre incoraggiata e sostenuta senza mai permetterle di mollare. 

Mangiarono con appetito spettegolando su tutti i nuovi tirocinanti e su tutte le nuove allieve infermiere della Uke.

Il tempo passò in fretta e Klaudia ed Inge dovevano iniziare il loro turno.

"Klaudia sbrigati è tardissimo; tesoro ci dispiace ma dobbiamo andare. Che fai adesso?";
"Ho intenzione di godermi il resto della giornata così non vi dirò dove vado; sarò assolutamente irreperibile!";
"Ma brava, bell’amica! Noi a lavorare e tu a spassartela!";
"Esatto!  Perciò vi ringrazio di tutto e ci sentiamo domani".
"A domani ".

Monica le guardò allontanarsi poi prese le chiavi dell’auto e mise in moto.

La destinazione era scontata: il suo piccolo angolo di paradiso ad Aussenalster.

Era la giornata adatta per sdraiarsi sul prato e prendere il sole.

Ci impiegò meno del solito per arrivare. Parcheggiò l’auto prese la giacca e la borsa e si incamminò lungo il vialetto.

Raggiunse il suo angolino e si guardò intorno: era uno spettacolo magnifico.

Il cielo era azzurro e le acque del lago di un blu intensissimo. Le vele colorate creavano il solito arcobaleno di colori in lontananza mentre nei pressi della riva una famigliola di anatre starnazzava rumorosamente. Tutto intorno era un allegro vocio di bambini che correvano felici e si divertivano a far volare un aquilone.  

Quello squarcio d’estate era un regalo inatteso e Monica era assolutamente intenzionata a goderselo.

Stese la giacca sul prato e ci si sdraiò sopra e poi appoggiò la testa sulla sua borsa.

Guardò il cielo e le nuvole che ogni tanto passavano. Aveva la mente sgombra da qualunque pensiero.  

Chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare dalla brezza tiepida e profumata.

Era così piacevole e rilassante.

Ogni tanto riapriva un occhio per controllare l’ora e poi lo richiudeva assaporando ogni istante di serenità e di benessere.

Improvvisamente sentì dei passi avvicinarsi a lei e il tepore del sole che non la scaldava più.

"Quanta gente maleducata c’è in giro. Con tutto il posto che c’è proprio qui dovevano venire?" pensò tra sè.

Senza badare troppo alla figura alta e poco ben definita che era a pochi passi da lei disse: "Scusi, gentilmente potrebbe spostarsi? Sa vorrei prendere il sole";
poi richiuse gli occhi e si sistemò più comodamente.

"Ciao Monica".

Quella voce……. non poteva essere; non era possibile!

Riaprì gli occhi cercando di mettere bene a fuoco ma, non appena lo riconobbe scattò in piedi come una molla.

Il cuore sembrava un tamburo impazzito e il respiro era diventato corto e affannoso.

"T-Tom, che-che ci fai qui?" il suo sguardo era sorpreso e allo stesso tempo pieno di timore.

Tom cercò di avvicinarsi a lei ma, Monica indietreggiò con passo incerto. 

"Non fare così per favore. E’ già abbastanza difficile stare qui di fronte a te senza vedere la paura nei tuoi occhi".

"Come facevi a sapere che ero qui?" il tono della voce di Monica era insicuro e tradiva una certa ansia.
"Ti ho seguita; sono giorni che ti seguo. Sono rimasto ore sotto casa tua a fissare le tue finestre. Ho provato anche a chiamarti tante volte ma quando sentivo la tua voce mettevo giù".
"Perchè? Cosa vuoi da me Tom? Non è abbastanza il male che mi hai fatto?";

"Sì, lo so che ti ho fatto del male; ora lo so….. ma  volevo assolutamente vederti e parlarti";

"Non abbiamo niente di cui parlare. Tra noi è finita ed io non voglio ascoltarti, non voglio! Tu-tu non puoi farmi questo".

Monica aveva il cuore in gola. Dopo tutto quel tempo rivederlo era come riaprire delle vecchie ferite. Era ancora troppo fragile per poter sostenere una conversazione senza ripensare al passato. Come in un flashback lo rivide mentre stringeva a sè quella donna e la baciava e poi ancora richiudersi la porta alle spalle mentre usciva definitivamente dalla sua vita.

Lo sguardo le si velò di tristezza ed improvvisamente ripiombò in quello stato di sconforto e di doloroso abbandono in cui lui l’aveva lasciata. 

"Per favore, ti chiedo solo di ascoltarmi niente altro. Quella notte, quando sono andato via da casa tua avrei voluto spaccare tutto. Mi hai dato del vigliacco, senza cuore; mi hai detto che avevo paura di amare. Ero furioso ed arrabbiato. Era inaccettabile! Ho pensato più volte chi diavolo eri per parlarmi a quel modo? 

Io sono un musicista di successo, sono ricco e famoso e le ragazze farebbero qualunque cosa pur di passare una notte con me; mi sarebbe bastato schioccare le dita, avrei avuto solo l’imbarazzo della scelta ed è così che ho fatto. Notte dopo notte, una diversa dall’altra e in questo modo cercavo di convincermi che tu eri una come tante, che di te non mi importava nulla.

Poi siamo partiti per il tour e credevo che con la distanza e il tempo avrei finito per dimenticarti. Di giorno con i miei mille impegni non era difficile non pensare a te ma, la notte, quando le luci si spegnevano e le urla cessavano, al buio nel mio letto  rivedevo il tuo sorriso, i tuoi occhi pieni di calore, i tuoi riccioli neri.

Rivedevo i tuoi sguardi pieni di passione, ogni piccolo particolare del tuo corpo, riassaporavo ogni tuo singolo bacio.

Poi, all’improvviso ritornavo a quella notte: il tuo sguardo carico di dolore e di rabbia non mi dava pace.

Ho fatto di tutto per non pensarci, ma tutte le volte che chiudevo gli occhi ti rivedevo piangere ed era terribile dover ammettere che il responsabile di tutto ero io. Le tue lacrime continuavano a tormentarmi e le tue parole mi bruciavano dentro come ferite che non rimarginano.

Così ho cominciato a ripensare al tempo passato insieme, a quanto amore mi hai dato senza chiedermi in cambio assolutamente niente; ed io come ti ho ripagato? Scappando. Ti ho voltato le spalle e me ne sono andato.

Già scappare è sempre stato il mio forte: divertirmi, prendere tutto quello che la vita mi offre senza per questo sentirmi responsabile verso niente e nessuno. Non riuscivo a credere di averti umiliato a quel modo. Sono stato un vigliacco ed un egoista. Ci ho messo tanto a capirlo; ci ho messo tanto a capire che tu non eri come le altre e che mi amavi veramente così come sono ".

Monica si portò una mano alla fronte ed inspirò profondamente:

"E’ passato tanto tempo Tom. Non puoi immaginare quanto ho sofferto.

Realizzare che non facevi più parte della mia vita  è stato durissimo. Leccarmi le ferite e cercare di andare avanti è stato anche peggio. Non puoi sapere quante volte ho maledetto il mio cuore per lo strazio che provavo e quante notti ho passato piangendo, tentando di cancellare il tuo ricordo dalla mia pelle ed ora, che finalmente ho trovato un equilibrio, seppur precario, sei qui…..di nuovo qui e sconvolgi ancora la mia esistenza".

Monica era smarrita e spaventata.

Erano passati tanti mesi ma, non era cambiato nulla.

Era convinta di essere diventata più forte e invece era ancora così vulnerabile.

Il cuore batteva incontrollato e il respiro le mancava per l’emozione provocandole una fitta nel petto.

Quel fuoco non si era mai spento e continuava ad ardere prepotente dentro di lei consumandola. Sì, lo amava ancora, lo amava con tutta sè stessa, con tutta la sua forza e con la stessa intensa, disperata passione ma, restare lì significava cadere di nuovo tra le sue braccia e ricominciare tutto esattamente come prima.

No. Non poteva permetterlo.

"Devo andare; mi spiace io….devo proprio andare"; raccolse la borsa e la giacca e si voltò per andarsene ma, Tom fu più veloce di lei.

L’afferrò per un braccio e l’attirò a sè.

 Monica aveva il viso appoggiato al suo torace e sentiva nitidamente i battiti convulsi del suo cuore. Tom la stringeva forte fino quasi a farle male, fino a toglierle il respiro, fino a farle scoppiare il cuore quasi avesse il timore che lei potesse fuggire via.

"Non andartene per favore: non prima che ti abbia detto una cosa".

Monica tremava tra le sue braccia: il suo profumo, il ricordo dei suoi baci delle sue carezze le tornarono in mente come un vortice. Chiuse gli occhi si sentiva soffocare: "Non torturarmi ti prego; non rendere le cose ancora più difficili" mentre le lacrime venivano giù senza controllo.

" Dove vorresti scappare? Lo vedi? Sei mia.

Nonostante tutto quello che ti ho fatto, nonostante tutto il tempo passato, sei ancora mia; mi appartieni ancora.

 Monica,  voglio far parte della tua vita e voglio che tu faccia parte della mia. Ti dò la mia parola: questa volta non ti farò soffrire. Mi manchi tanto, ho bisogno di te e voglio solo un’opportunità per dimostrartelo".

Poi si chinò a cercare la sua bocca e la baciò con una dolcezza infinita.

Il contatto con le sue labbra fu come bere dell’acqua dopo aver vagato per giorni nel deserto.

Dio quanto le era mancato! Per quanto tempo aveva desiderato sentirsi di nuovo tra le sue braccia.

Come aveva fatto a sopravvivere tutto quel tempo senza di lui….

Monica gli lanciò le braccia al collo e si aggrappò disperatamente a lui lasciandosi trasportare dalla tempesta di emozioni che infuriava violentemente e la trascinava via.

Si baciarono ancora e ancora stingendosi forte l’uno all’altra.

Tom la guardò dritto negli occhi e finalmente Monica vide quel piccolo segnale:  un minuscolo spiraglio di luce, una fiammella che illuminava il mare burrascoso e buio del suo cuore.

"Non posso prometterti che sarà facile: dovrai avere molta pazienza con me; non so bene da che parte cominciare e nemmeno come procedere".

Monica gli accarezzò piano il volto e poi stringendogli la mano disse:
"A piccoli passi Tom; a piccoli passi".

 

                                                                                              FINE


A mercoledì con "Un Magnifico Disastro"

 

  
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