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Autore: EvgeniaPsyche Rox    18/04/2012    6 recensioni
«In breve io ho combinato un casino, e il preside, per punizione, mi ha ordinato di farti da tutor.Got it memorized?», accidenti, alla fine si era lasciato sfuggire il suo marchio di fabbrica.
Roxas assottigliò gli occhi, assai perplesso; un pò per la sua affermazione, e un pò per quella domanda finale in inglese.Decise di lasciare perdere, dedicandosi al vero argomento della conversazione.«Mi stai prendendo in giro?»
«No.»
«Non ho alcun problema a scuola, quindi ti risparmio la fatica di perdere tempo.», affermò schiettamente il biondino, spostando lo sguardo verso il suo interlocutore, il quale aveva sospirato.
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[Questa storia ho iniziato a scriverla quando avevo tredici anni e, contando che adesso ne ho quasi diciassette, è normale che io abbia cambiato modo di scrivere, anche perché mi sto dedicando a generi differenti. Da un lato preferirei eliminarla perché i capitoli, soprattutto i primi, non sono scritti esattamente bene (Almeno, per quanto riguarda la punteggiatura e la grammatica). Ma ragazzi, le recensioni sono tante; questa è la prima long che ho pubblicato e mi sono affezionata.]
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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                                  Tutor And Boyfriend.

8.Why?


Scrutò con estrema attenzione la grande casa in cui era appena entrato; il soggiorno, abbellito da svariati tappeti e vasi, era sicuramente la stanza più grande, e, seduti sulla moquette, vi erano Riku e Sora che stavano giocando alla Play Station.
«Ti batterò!», tuonò il castano con aria concentrata sulla televisione, schiacciando ripetutamente i diversi tasti del proprio joistik, al contrario del compagno che, perfino mentre giocava, sembrava essere tranquillo e pacato.
«Sora, non giocare troppo ai videogiochi.», sospirò il giovane dai capelli dorati, avviandosi poi verso le scale in fondo al corridoio, mentre il fulvo continuava a guardarsi attorno; la cucina era piuttosto piccola e presentava solamente l'angolo di cottura, con le svariate mensole che contenevano le posate, i piatti e i bicchieri.
La sala da pranzo, invece, era assai spaziosa, occupata soprattutto da un grande tavolo al centro e un vaso di fresche rose rosse che lo adornava ulteriormente.Axel si lasciò sfuggire un sorriso, chiedendosi se non fosse stato lo stesso Roxas a mettere quel vaso.
«Che stai facendo?», l'improvvisa domanda del ragazzo dai capelli argentati fece sobbalzare il rosso, il quale si voltò di scatto verso la nuova presenza che stava andando in cucina a prendersi un bicchiere d'acqua.
«Non posso neanche dare un'occhiata in giro?Che scassaballe, accidenti.», commentò dopo essersi ripreso dal colpo, sollevando un soppraciglio verso l'altro che stava scuotendo la testa.«Ti terrò sotto sorveglianza, ricordalo.»
Axel gli fece cenno con la mano di chiudere la bocca, limitandosi ad avviarsi verso le scale di legno nel corridoio, affrettandosi a salirle velocemente, giungendo così al piano superiore: si guardò attorno, notando la presenza di quattro porte.
Dopo aver fatto ambaràbacìcìcoco scelse la porta in fondo, aprendola velocemente senza degnarsi di bussare, osservando poi quella che era, sicuramente, la stanza dei genitori dei due fratelli.
Vi era infatti un grande letto matrimoniale, ammorbidito da coperte color' pesca; l'armadio scuro era posto accanto ad una piccola finestra che si affacciava sul mare.
Sul comodino vi era un grande specchio, vicino ad un televisore al plasma.
Il rosso sospirò, richiudendo la porta, avviandosi verso la stanza alla sua sinistra, notando che, anche questa camera, era vuota.
Un piccolo letto attaccato al muro su cui vi erano delle pesanti coperte blu e svariati cuscini, un televisore sul comodino e numerose T-shirt che tappezzavano il pavimento; attaccata all'armadio vi era una fotografia di Riku e di Sora, il proprietario della stanza.
«Non ne azzecco una, maledizione.», borbottò tra sé e sé il ragazzo dai capelli fiammeggianti, avviandosi con fare stanco verso la porta di fronte a quella della stanza di Sora, spalancandola: sgranò le iridi smeraldine non appena notò che una chioma bionda a lui familiare si trovava in balcone, in mezzo alla pioggia che era aumentata di parecchio.
«Ma che stai facendo?!», trillò improvvisamente Axel, precipitandosi verso il giovane dagli occhi azzurri, afferrandolo per la vita mentre lo trascinava all'interno della stanza, richiudendo velocemente la finestra.
«Si può sapere dove diamine hai la testa?!Guarda, ti sei bagnato tutto!», proseguì, infuriato, con il tono della voce incredibilmente alto.«Ti vuoi ammalare o cosa?!»
Roxas, che fino a quel momento era rimasto muto come un pesce, schiuse appena le labbra, assumendo un'espressione allibita, per poi voltare lo sguardo altrove.«Mi prendi in giro?Mi stai parlando come se avessi cinque anni.Non ti deve assolutamente interessare ciò che faccio.»
«E invece mi interessa!», ribattè aspramente il rosso, stringendo il pugno sinistro, continuando ad osservare il giovane ora seduto sul letto.«Non puoi restare in balcone mentre piove!»
«Io posso fare ciò che voglio.», si limitò ad affermare schiettamente il biondo, incrociando le braccia.
Axel si mise le mani ai capelli, estremamente irritato di fronte al comportamento dell'altro, per poi chiudere gli occhi nella speranza di calmarsi.
Sospirò pesantemente, limitandosi a prendere posto accanto al giovane dagli occhi azzurri, lanciando poi una fugace occhiata alla stanza; sul comodino accanto al letto vi era una fotografia e un piccolo vaso di margherite che dava un'aria più squisita all'ambiente, un paio di jeans erano piegati in malo modo sulla sedia davanti alla scrivania, colma e stracolma di libri.
«E comunque si bussa prima di entrare.», bisbigliò improvvisamente il proprietario della stanza, abbassando lo sguardo, osservando il pavimento a pistrelle.
«Sìsì, va bene, va bene...», si limitò a tagliare corto il rosso con fare sbrigativo, facendo scivolare una mano verso la maglia del biondo.«Ti conviene cambiarti se non vuoi seriamente prenderti un raffreddore.»
L'altro si scrollò le spalle con aria poco interessata, osservando la pioggia che batteva sui vetri, assorto, mentre il fulvo lo afferrò improvvisamente per una spalla: «Roxas.»
Il diretto interessato venne scosso dai brividi, trattenendo il fiato per qualche secondo, accorgendosi che, effettivamente, era la prima volta che veniva chiamato per nome dal suo tutor.
«S-Sì?», si detestò a morte per aver risposto con una voce così soffocata e balbettante, ma, in quel momento, si sentì tremendamente imbarazzato.
La cosa peggiore era che non riusciva a capire il perchè.
«Cambiati.Non voglio che tu ti prenda un malanno.», affermò con un tono che non voleva ricevere repliche il fulvo, indicandogli con un cenno della testa l'imponente armadio di legno.
Il biondo sospirò con aria arrendevole, alzandosi lentamente prima di raggiungere il mobile e aprirlo, afferrando il primo paio di jeans che gli capitò a tiro e una felpa azzurra.
«Non capisco perchè ti interessi tanto la mia salute.», farfugliò improvvisamente, più a se stesso che all'altro, il quale, però, decise di rispondere lo stesso alla sua domanda implicita.«Un totur deve prendersi cura del suo studente, no?»
«Suppongo di sì.», borbottò in risposta il giovane, per poi sentirsi avvampare improvvisamente, stringendosi le spalle.«Ehm...»
«Che c'è?»
«Devo...Devo cambiarmi.», spiegò a fior di labbra, facendosi a malapena sentire dal fulvo che era intanto scoppiato in una risata divertita:«Ma andiamo, i boxer li tieni; non sei mica una ragazzina!»
«Sì, ma...Ma veramente, io...», si sforzò di iniziare il biondo, venendo immediatamente interrotto dal più grande.«Ma cosa?Ti vergogni?» e, nascosta in quell'ultima domanda, sembrava esserci una piccola presa in giro che costrinse a far scuotere la testa a Roxas.
«N-No, certo che no!»
Axel sogghignò, mettendosi più comodo sul letto, scrutando attentamente ogni più piccolo movimento del primino che sembrava essere particolarmente impacciato; no, non era così stupido da non aver notato il suo evidente imbarazzo, semplicemente era curioso vedere il suo corpo.
Un momento.
E perchè mai doveva avere quell'assurda curiosità?
Schiuse la bocca, pronto a dirgli che, se si vergognava davvero, poteva benissimo andarsene altrove, quando si accorse che era troppo tardi: il giovane ragazzo dagli occhi cobalto si era già tolto la maglia bagnata, seguita poi dai pantaloni scuri.
Si morse furiosamente il labbro inferiore, sforzandosi in ogni modo di voltare lo sguardo altrove e di evitare che i propri occhi si soffermassero sulle parti intime, senza ottenere però grandi risultati.
Aveva sicuramente il corpo poco formato con l'assenza quasi totale di muscoli di qualsiasi genere; al contrario, era troppo magro per i suoi quindici anni, ma, nonostante ciò, Axel non riuscì ad evitare di mangiarselo con gli occhi.
E fu perfino troppo evidente la sua delusione quando si accorse che Roxas aveva indossato i nuovi vestiti asciutti.
Ma che gli era preso?Per quale ragione l'aveva praticamente costretto a cambiarsi di fronte alla sua presenza?
Si tirò una manata in faccia, sperando, forse, di riprendersi in qualche modo e di cancellare l'immagine del biondo seminudo dalla propria mente.
L'aveva obbligato a cambiarsi per metterlo in imbarazzo, ecco.Voleva vendicarsi per il suo comportamento scorbutico.
Sì, era così.Doveva essere assolutamente così.
«Ecco fatto.», farfugliò con aria un pò impacciata il biondo, interrompendo il silenzio, per poi avviarsi verso il balcone e tornare ad osservare la pioggia.
«Roxas, ti posso fare una domanda?». il rosso si alzò lentamente, affiancandosi allo studente che si era voltato.«Me l'hai appena fatta.»
Axel sollevò un soppraciglio in un'espressione ironica.«Ah' ah' ah'!Molto divertente.»
L'altro, dal canto suo, roteò lo sguardo da una parte all'altra del soffitto, mentre il fulvo proseguì.«Conosci Naminè, non è vero?»
Il più piccolo sentì le proprie gote arrossarsi appena, tornando a scrutare il cielo.«Perchè questa domanda?»
«Rispondimi e basta.», sibilò a denti stretti il tutor, facendo suonare l'affermazione quasi come una minaccia.
«Beh, sì, la conosco...», a quella risposta imbarazzata, Axel strinse i pugni, venendo attraversato da un'improvvisa scarica di rabbia.«Non dovresti frequentarla.»
Roxas sgranò le iridi cristalline, trovandosi in un primo momento allibito. «Scusa?», fece nella speranza di aver sentito male.
«Ho detto che non dovresti frequentarla.», ripetè con autorità l'altro, assumendo un'espressione seria.
«E perchè, si può sapere?», chiese stizzito il biondo, sollevando istintivamente il soppraciglio sinistro.
Adesso si impicciava pure della sua vita?
Axel a quella domanda, nonostante fosse piuttosto lapalissiana, si irrigidì: come poteva rispondere, se la risposta non ce l'aveva nemmeno lui stesso?
Rimase immobile, limitandosi ad oservare attentamente il giovane dagli occhi azzurri, il quale lo guardava a sua volta, sempre più spazientito.
«Allora?Perchè non mi rispon-», e, prima di poter terminare la domanda, la porta della stanza si spalancò improvvisamente, facendo apparire il radioso volto di un ragazzo dai capelli castani.
«Roxaaaaas!», trillò il nuovo arrivato, stringendo la maniglia come se volesse staccarla da un momento all'altro.
«Mamma è appena tornata e ha detto che a cena arriverà nostro cugino!», dopo aver annunciato a gran voce tutto ciò, richiuse violentemente la porta, facendo cadere un quadro sulla parete accanto.
Il biondo, nel frattempo, sbiancò di colpo.«N-Nostro...Cugino?»
Axel, che si era lasciato sfuggire un sospiro di sollievo, ringraziò mentalmente Sora per aver interrotto la loro conversazione precedente che aveva iniziato a metterlo in crisi.«Perchè, cos'ha che non va tuo cugino?»
Il giovane studente, però, ignorò la domanda, precipitandosi improvvisamente verso la porta, catapultandosi così sulle scale.
«Mamma!Mamma!», chiamò a gran voce una volta giunto al piano inferiore, notando la diretta interessata che stava appoggiando i sacchetti della spesa sul tavolo della cucina.
E, prima che la donna potesse voltarsi, l'apatica voce di Riku dal soggiorno si intromise, intuendo già la futura domanda del biondo: «Mi dispiace, Roxas, ma è Vanitas.»
L'altro indietreggiò, mentre sul suo volto si dipinse una maschera di terrore.«C-Cosa?...Perchè?!Mamma, perchè inviti sempre Vanitas?!»
«Oh, su', non fare così, caro: lo sai che Ventus è in vacanza!», affermò tranquillamente la madre, abituata alle scenate del figlio non appena invitava qualcuno.
«Ma mamma, maledizione!Ventus è l'unico normale della famiglia; Vanitas è uno psicopatico!», continuò a frignare il giovane, facendo un altro passo indietro, scontrandosi così con qualcuno; una mano gli scompigliò dolcemente i capelli dorati, costringendolo ad alzare di scatto il volto verso l'alto.
«Non è carino abbandonare gli ospiti così, lo sai?», chiese retoricamente un diavolo dai capelli fiammeggianti, accennando un largo sorrriso.
Il giovane dagli occhi cristallini si affrettò ad allontanarsi, sentendo le proprie gote arrossarsi appena.
Nel frattempo la donna in cucina si voltò verso il nuovo arrivato, rischiando di far' cadere la bottiglia di latte che stava reggendo nella mano destra; vedere in casa propria uno sconosciuto dai capelli rossi impastati di gel, sparati in aria come un punk, gli occhi circondati dall'eye-liner e due strani tatuaggi verdi sul volto, non era proprio il massimo.
No, non lo era per niente.
«E lui chi è?», chiese dopo un momento di esitazione iniziale, riducendo gli occhi a due fessure.
«Un barbone.», si intromise nuovamente il ragazzo dai capelli argentati che apparse sulla soglia del soggiorno, ottenendo così un'occhiataccia dal diretto interessato.
«Piacere, io sono Axel.A-X-E-L.Got it memorized?», e, dopo aver porso la mano, si creò un'imbarazzante silenzio; Roxas si tirò una manata in faccia, mentre Riku sospirò, roteando lo sguardo con aria esasperata.
Il fulvo, intanto, si morse furiosamente il labbro inferiore, accorgendosi che, effettivamente, avrebbe potuto risparmiarsi la propria presentazione che lo caratterizzava.
La madre strinse la mano dell'altro, sollevando un soppraciglio.«Piacere, sono la madre di Roxas e Sora.»
Il tutor cercò di mostrare uno dei suoi migliori sorrisi, proseguendo la propria presentazione.«Sono un loro compagno di scuola.»
La donna annuì lentamente con aria perplessa, limitandosi a voltarsi, sistemando poi la bottiglia nel frigo.
«Non credo di andare molto a genio a tua madre.», commentò con un cenno di ironia il più grande dopo essersi accertato che la diretta interessata non lo sentisse.
Il biondo si scrollò le spalle con aria indifferente, raggiungendo il fratello in soggiorno senza proferire parola.
Axel sospirò, per poi rivolgersi al giovane dai capelli argentati.«Perchè Roxas non vuole vedere suo cugino?»
L'altro appoggiò la schiena sulla parete del corridoio prima di rispondere:«Semplicemente perchè è uno psicopatico.»
E, prima che il rosso potesse chiedere ulteriori spiegazioni, il suono della porta lo fece sobbalzare.
«E' arrivato Vanitaaaaaas!», gridò allegramente Sora, sbucando dal soggiorno mentre trascinava il fratello che era sbiancato nuovamente come un lenzuolo.
Riku sospirò, aprendo la porta e trovandosi di fronte un giovane dai capelli neri come l'ebano e un paio di iridi di un'inquietante giallo.
«Ciao.», lo salutò apaticamente il ragazzo dai capelli argentati, ottenendo un sorrisetto sghembo e un cenno della mano da parte dell'altro; a quel punto Riku si spostò, lasciando entrare l'ospite.
«Vanitas!», lo chiamò il castano, accennando un largo sorriso a trentadue denti; il moro tirò una pacca sulla sua spalla, sghignazzando non appena giunse di fronte al giovane volto del biondo.
«Come sta il mio cuginetto preferito?», chiese allungando la mano sinistra per tirargli una sculacciata sul sedere, facendolo avvampare.
«V-Vanitas, non cominciare, accidenti!»
Il diretto interessato accennò una squillante risata e, prima di poter fare o dire altro, si sentì afferrare di scatto per il braccio.«Ehi, non toccarlo.», l'improvviso tono gelido di Axel fece eco nel corridoio, costringendo Roxas a sgranare appena gli occhi.
«Uh?E questo?Sei appena uscito dal circo?», lo schernì il moro, spostando violentemente la mano, scrutando poi attentamente il ragazzo che aveva osato sfidarlo.
«Sicuramente al circo conoscono l'educazione meglio di te.», replicò senza battere ciglio il fulvo, guardandolo con aria disgustata.
«Axel...», si sforzò di sussurrare improvvisamente il giovane dagli occhi cristallini, facendo voltare di scatto il diretto interessato; gli sorrise così dolcemente nella speranza di rassicurarlo, scompigliandogli nuovamente i capelli.
Si sentì stranamente euforico ad essere chiamato per nome da quel biondino.
«Pagliaccio.», si limitò a soprannominarlo Vanitas, avviandosi verso la sala-pranzo dopo aver spintonato volontariamente con la spalla il rosso.
«Complimenti Axel; ti stai facendo un sacco di nuovi amici.», commentò con un'affilata ironia RIku, nonostante, dentro, stimasse enormemente il rosso per aver dato una bella lezione al cugino dei due studenti, avviandosi anch'egli poi in sala-pranzo.
Il castano, che nel frattempo si era limitato ad annusare le pietanze preparate da sua madre, raggiunse invece quest'ultima in cucina, saltellando allegramente e lasciando così gli altri due soli.
Il biondo incastrò il volto tra le spalle, assumendo una smorfia tremendamente imbarazzata: perchè Axel continuava ad intromettersi in qualsiasi cosa faceva?
«Si comporta sempre così?», l'improvvisa domanda del tutor lo fece sussultare appena.
«C-Cosa?»
«Quel Vanitas si comporta sempre così?», chiese nuovamente il più grande, osservandolo attentamente, mettendolo così in soggezione.
«Sì...Beh, è fatto così, ecco...», mormorò dopo un attimo di esitazione, sforzandosi di rialzare lo sguardo.
«Non dovresti permettergli di allungare le mani.», proseguì con aria severa il ragazzo dagli occhi smeraldini, facendo un passo verso l'altro.
«Non...Non ti dovrebbe interessare.», cercò di ribattere apaticamente Roxas, raggiungendo poi il fratello e il cugino; Axel, una volta solo, si infilò una mano tra i capelli fiammeggianti con aria stanca, mordendosi nuovamente il labbro inferiore.
Ma che gli era preso?
Roxas aveva ragione; a lui non doveva interessare tutto ciò.
Eppure...
«Rimani a cenare qui?», l'improvvisa voce della madre dei fratelli lo scosse dai propri pensieri.
«Sì, se non è un disturbo...», si azzardò a rispondere, ottenendo un sorriso estremamente falso da parte della donna, la quale raggiunse poi gli altri presenti con un enorme piatto di tacchino in mano, seguito da Sora che cercava di tenere i bicchieri di vetro.
Sospirò rumorosamente; possibile che il modo in cui si presentava faceva sempre sospettare gli adulti?
Sicuramente sarebbe stata una difficile cena da digerire.
Molto difficile.
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*Note di Rox'*
Ed eccomi qua con l'8° capitolo (:
Beh, mi auguro, come sempre, che sia stato di vostro gradimento e vi prego di recensire -w-
Questa volta non ho molto da dire...Mmmh, solamente di augurarmi buona fortuna, dato che oggi avrò l'incontro tra genitori ed insegnanti D: *Si nasconde con aria terrorizzata*
Va beh, detto questo, posso svanire di scena -w-
Alla prossima.
E.P.R.

 

   
 
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