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Autore: _diana87    18/04/2012    5 recensioni
TRAMA: [SEGUITO DI "GANGASTA'S PARADISE"] New York, inizio anni '40. La vita non potrebbe andare meglio ad Alexander Castle. Sposato con Kate, 2 figlie, continua a fare il detective per la omicidi. Un giorno, la famiglia viene invitata ad un matrimonio, e lì Martha rivela ad Alexander che il padre della sposa, tale Don Vito Provenzano, è in realtà il suo vero padre, uno dei più potenti capi della mafia italo-statunitense. Trovandosi in una posizione complicata, Alexander inizierà a capire parecchie cose sul suo passato e avrà dei dubbi sulla strada che ha intrapreso...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Calvary

Arriviamo finalmente all'ultimo capitolo e quindi all'epilogo di questa storia.

Spero che vi sia piaciuta e che non vi abbia fatto soffrire troppo XD

Tutte le carte verranno messe in tavola.

Non ci sarà più tempo per mentire.

Il momento della verità è arrivato.

E nessuno sarà più al sicuro!

Buona lettura, ci commentiamo alla fine, aspetto le vostre recensioni XD

 

 

 

The Godfather

 

 

 

 

"Richard Alexander Castle

è a capo di una grande famiglia mafiosa

che sta espandendo il suo potere su questo paese."

 

 

 

Un telefono squillava insistentemente.

Da una stanza lunga, si sentivano passi di mocassini avvicinarsi con tranquillità all'apparecchio.

Un uomo occhialuto alzò la cornetta esordendo.

"Federal Bureau of Investigation. Chi è che parla e come ci avete trovato?"

"Contenta di sentirti, caro Frederick! Pensavo che il buon Dio avrebbe portato via prima te!"

L'uomo sorrise sistemandosi gli occhiali.

"Martha Rodgers! Che sorpresa! A cosa devo questa chiamata?"

"Ho bisogno che tu aiuti mio figlio ad uscire fuori da un giro di criminalità."

 

La notte sembrava calma e serena a Villa Provenzano.

Alexander si era trasferito là da circa una settimana, da quando aveva lasciato la sua famiglia.

Tutti dormivano.

I fratelli Provenzano stavano ognuno in una stanza diversa.

Fuori dalla casa si udivano solo qualche rana o qualche civetta far rumore.

La quiete durò poco.

Un lampo, un rumore di sirena e poi un sobbalzo da parte dei tre fratellastri, che li costrinse ad obbedire quando gli uomini vestiti di nero puntavano le loro armi contro di loro e urlavano "Mani bene in vista, questo è l'FBI!"

Costretti a scendere dai loro letti, a vestirsi e seguire il gruppo di militanti nei loro furgoncini, Alexander, Sonny e Sasà non preferivano parlare, guardandosi in faccia annientati.

Sapevano che quella sera sarebbe finito il loro gioco alle spalle della giustizia.

In cuor suo, Alexander sapeva che c'era stata una soffiata da parte dell'unico membro della famiglia che odiava la criminalità e aveva contatti con l'organizzazione federale: sua madre Martha.

 

"Blitz in casa dei Provenzano. L'FBI si è intrufolato in piena notte per costringere i tre fratelli ad uscire e seguirli in prigione. Questa segna la seconda volta che Richard Alexander Castle, che si riteneva uno stimato eroe della città, viene messo in cella. L'FBI ha dichiarato che stavolta non ci saranno più dubbi: farà ammettere a Castle che fa parte di una grande famiglia mafiosa e che ha lavorato solo in copertura nella polizia."

"Per favore, spegnete questa radio? Non ci basta andare in tribunale per assistere al processo, devo pure subire i giornalisti!"

Lanie era irritata, ma in un certo senso cercava anche di risollevare il morale di Javier e del suo amico Kevin, accompagnato da sua moglie Jenny.

I tre erano gli ultimi che entravano in tribunale quella mattina.

Erano le 10:50, e tra dieci minuti sarebbe cominciato il processo: lo stato di New York contro Richard Castle.

 

"Mi sembri tranquillo, fratello... cos'è quel ghigno adesso?"

Alexander guardò Sonny e Sasà.

In effetti si era vestito sobrio quella mattina; abito nero con cravatta rossa e l'immancabile cappello, stavolta intonato al vestito.

Era un misto tra perfetto gentiluomo e gangster.

"Sonny, mi fa paura... che ha in mente? Mica vorrà uccidere la giuria??"

"Zitto, Sasà! Anche se fosse, ti pare il caso di urlarlo a mezzo mondo??"

Alexander diede uno schiaffo ai due.

"Stupidi che non siete altro. Per fortuna ho imparato molte cose da nostro padre. Vedete il nostro avvocato, quel Edwards? Beh, l'ho assunto io. E' uno del clan vecchio di Capone, ci tirerà fuori e saremo assolti... mani pulite!" disse e mostrò le mani ai due.

Castle sembrava molto sicuro del suo agire. Anzi, quasi non vedeva l'ora che il processo finisse.

 

"Tutti in piedi, presiede il giudice Jackson. Lo stato di New York contro Richard Alexander Castle. Fate entrare il giurato."

Il giudice e Alexander entrarono quasi nello stesso istante nell'aula. Uno si presentò uscendo da una porta al lato sinistro della corte, l'altro dalla parte opposta, mani strette in manette, e trasportato da due guardie, che lo fecero sedere nell'apposita sedia vicino alla corte, pronto per essere giudicato.

Osservava la folla e il suo sguardo si fermò sulla sua famiglia: Katherine vestiva come se andasse ad un funerale, con quell'abito nero e quel velo di pizzo che da davanti il viso, portò all'indietro appena ricambiò lo sguardo del marito. Martha stringeva le mani delle sue due nipoti e con fierezza guardava suo figlio, in compenso lui rispondeva con occhi di sfida.

Mai avevano visto Alexander comportarsi in quel modo. Martha sapeva di avergli fatto del male, di non averlo difeso, ma qui si trattava di una cosa seria: giustizia contro amore materno? Per lei che aveva passato anni in copertura, sapeva che la giustizia doveva compiere il suo corso. Anche se questo significava condannare sangue del suo sangue alla forca.

"Signor Castle, è vero che ha il controllo della famiglia Provenzano, la più potente famiglia italo-americano mafiosa?" l'avvocato Edwards procedette con calma, cercando di non tradire i suoi sguardi, affinché lui risultasse più imparziale possibile agli occhi della giuria e del giudice stesso.

Stretto nel suo completo griffato, che gli mostrava le ampie spalle, più grandi rispetto alla testa minuta, ogni tanto Edwards si dava una pulita agli occhiali da vista, tra una domanda e l'altra.

"Sì, è vero." rispose Castle senza neanche esitare.

"E da quanto tempo gestisce gli affari di famiglia?"

"Dalla morte di mio padre."

"Quindi si è sempre comportato da onesto cittadino fino alla morte di suo padre, Vito Provenzano?"

"Sì, la mia fedina penale è pulita."

Kate si mordeva il labbro, trattenendosi dallo sbatterlo al muro e prenderlo a schiaffi.

"Quindi lei non ha niente a che vedere con gli ultimi omicidi ai capi mafia, signor Castle?"

"Sono assolutamente pulito."

"Quindi perchè è stato messo in prigione per ben due volte?"

"Mi hanno incastrato. Io cercavo solo di mantenere due famiglie, la mia dei Castle e quella dei Provenzano, che come sapete tutti gestisce i traffici illeciti. Se sono stato accusato, se mi sono trovato in certi posti è stato solo per puro caso."

Edwards e Alexander si scambiarono uno sguardo d'intesa. Poi l'avvocato tornò a rivolgersi al giudice.

"Non ho altro da aggiungere."

Toccò quindi ad una sfilza di altri sette avvocati, tutti seduti davanti all'imputato Castle, che fecero una domanda ciascuno. Essi rappresentavano gli Stati Uniti, e ognuno gli fece domande inerenti ai rapporti tra Alexander e la mafia.

"Stiamo scherzando, vero? Odiarli?? Gli italo-americani sono le persone più oneste e laboriose di questo paese, signor avvocato! Senza la loro immigrazione, il loro lavoro, non avrebbero portato l'America a diventare la grande nazione che è adesso!"
Man mano che il processo andava avanti, il giudice era sempre più perplesso, diviso tra il senso di nazionalismo gridato da Castle, e la giustizia.

"Signor giudice, rendiamoci conto che Richard Alexander Castle è a capo di una grande famiglia mafiosa che sta espandendo il suo potere su questo paese! Anche se ha ritenuto di non avere avuto nulla a che fare con gli omicidi ai danni dei capi mafia, resta comunque un pericoloso soggetto!"

"Obbiezione, vostro onore! L'avvocato sta offendendo il mio cliente. Nessuno l'ha definito pericoloso soggetto!" Edwards scattò in piedi.

"Obbiezione accolta, avvocato Edwards. Il processo è chiuso."

 

La tensione era alle stelle. Kate incontrò Alexander tra i corridori e gli diede un bel pugno in faccia, lasciandogli il segno.

Dovettero intervenire Martha e Alexis per tenerla ferma, mentre due guardie trattennero Alexander.

"Non credere di farla franca, brutto bastardo!!"

"Mi piaci quando ti arrabbi, lo sai, tesoro?"

Quel ghigno beffardo sul suo volto.

Ancora.

Katherine provava nient'altro che disprezzo per quell'uomo che credeva di amare un tempo.

Sapeva come sarebbe andata a finire.

Quell'avvocato e forse pure il giudice, come la giuria, erano stati comprati da lui stesso!

E infatti la sentenza fu irrevocabile.

Il giudice dichiarò Alexander Castle innocente, e ben presto, anche Sonny e Sasà scontarono la pena, ridotta con arresti domiciliari.

Di nuovo la criminalità organizzata aveva vinto, e si sarebbe estesa per tutto il paese e forse anche oltre.

Non c'era davvero niente da fare?

Quello che non sapeva Alexander era che Katherine si era allenata di nascosto a sparare, grazie alla complicità dell'amica Lanie, che le aveva dato un lascia-passare per la stanza dove i poliziotti si allenavano.

Katherine era una tosta. Quando si metteva in testa qualcosa, poi doveva raggiungerla e farla.

 

Quella fredda sera, si era decisa a contattare suo marito e a fissare un appuntamento fuori la loro villa.

Alexander era nel bel mezzo di un grosso affare, e aveva allargato il suo clan ad un'altra famiglia italo-americana, mentre discuteva con loro sugli effetti del processo.

"Quell'Edwards è stato bravo, vero? Chissà che fine ha fatto poi... dopo la ricompensa che gli abbiamo dato, è come..svanito come Houdini!" Sonny rideva contando le mazzette guadagnate quella sera.

"L'ho fatto far fuori. Sapeva troppe cose della famiglia." Alexander era sereno mentre pronunciava quelle cose.

Come se ormai far uccidere qualcuno fosse una cosa all'ordine del giorno.

Dallo sgomento iniziale, Sonny e Sasà si misero a ridere.

"Sei proprio come papà! Ci aveva visto bene, eh!"
"Che dici, Sonny, facciamo vedere al fratellone i cassetti segreti della famiglia Provenzano?"

Castle scosse la testa, non capendo.

"Quali segreti?"

"Nostro padre stava progettando in grande, guarda qua..."

Sasà gli porse una specie di cassaforte e al suo interno c'erano dei veri e propri progetti segreti che miravano alla sicurezza nazionale, perfino alla Casa Bianca. Era un complotto per far diventare un grosso mafioso il prossimo Presidente degli Stati Uniti.

Alexander spalancò gli occhi, incredulo di quanti passi era riuscito a fare e quanti ne aveva fatti il suo vecchio padre.

"Sei senza parole, eh?! Ti riprenderai!!"

Sonny gli diede delle pacche sulla schiena, poi si fermò notando che c'era una donna alla porta, seguita dal cameriere.

"Guarda un po' chi ti è venuta a trovare, fratello..."

Alexander si voltò seguendo lo sguardo di suo fratello.

"Katherine? Che ci fai qui?"

"Solo parlare. Possiamo farlo fuori?"

"Certo, per te ho sempre tempo."

Uscirono dalla villa, non sapendo che sarebbero stati raggiunti da Sonny e Sasà, sospettosi delle intenzioni della donna.

 

"Katherine, se sei qui per parlare del divorzio, okay, io---"

"Mani in alto, tesoro!"

La donna gli stava puntando una pistola addosso.

Questa lui non se l'aspettava.

Fece come le aveva ordinato, e in fondo all'anima era orgoglioso che finalmente la sua donna si era fatta sentire.

Ora sapeva cosa doveva fare.

"Sei pur sempre una donna, Kate. E io sono più veloce e più furbo."

Lei non realizzò fino a quando si ritrovò lui che le puntava una pistola.

Katherine era sicura. Oltre ad avere un'arma in mano, c'era una squadra dell'FBI e della polizia pronta a intervenire, nel caso la situazione sarebbe degenerata. Tra loro, Esposito e Ryan, che osservavano la scena con ansia, nascosti come gli altri, nelle loro auto, parcheggiate fuori la villa.

Katherine e Alexander erano uno di fronte l'altro, a qualche metro di distanza, poiché avevano fatto qualche passo indietro, pronti e decisi per prendere la mira e sparare.

Si guardavano intensamente, senza mai staccare l'occhio l'uno dall'altra. Sembrava di assistere ad un duello del far west, tutto era giocato sugli sguardi, in attesa che uno di loro due facesse un passo falso per poter, poi, rispondere e premere il grilletto...

 

Bang! Bang!

 

La donna chiuse gli occhi per un attimo, incapace di riaprirli a causa di quel frastuono a cui non era abituata.

Li riaprì pian piano per accorgersi che suo marito davanti a lei aveva la pistola a terra, braccia tese e volto sconvolto.

Alexander stava respirando a fatica.

Seguì il suo sguardo e quando lui le indicò di voltarsi lei gli osservò il labiale "Stai attenta..."

Katherine si voltò e non riusciva a credere ai suoi occhi. 

Spalancò la bocca appena identificò i due corpi a terra, colpiti uno al torace e l'altro vicino al cuore.

Erano morti stecchiti e a fianco a loro c'erano le loro pistole.

Erano Sasà e Sonny.

Castle aveva ucciso i suoi fratelli.

 

Katherine guardò prima loro e poi suo marito.

L'FBI e la polizia con calma, uscì dalla loro copertura, avvicinandosi alla scena.

"Ho---ho ucciso i miei fratelli, Kate. H-ho ucciso carne della mia carne... io--"

Katherine si avvicinò posandogli le mani sul volto e poi un dito sulle labbra.

"Sssh è tutto finito."

Intanto la polizia si era avvicinata e analizzava i due corpi inermi sul terreno.

Appena identificati i corpi, partirono blitz all'interno della villa dei Provenzano, e in breve tempo, riuscirono a catturare i boss che fuggivano con pacchi di soldi nelle tasche.

"Li ho uccisi per salvarti, Kate... loro stavano per spararti..." le prese le mani e in quel momento la donna fu colta da un misto di sentimenti.

Quegli occhi di ghiaccio che aveva visto ultimamente nell'uomo che amava, non c'erano più.

Ora erano velati di tristezza ma anche di amore.

Tristezza perchè aveva ucciso i suoi fratellastri.

Amore perchè aveva salvato la vita della donna che amava.

"Io non capisco, Alexander... perchè hai finto? Perchè..."

In quel momento, le forze dell'ordine si avvicinarono ai due, poi vennero raggiunti da Martha, Johanna e Alexis che corsero ad abbracciare Alexander, non curandosi dei corpi a terra, che vennero subito rimossi, non curandosi del fatto che lui fosse o poteva essere un "soggetto pericoloso".

Katherine se ne stava lì in piedi ancora sconvolta, non sapendo se gioire o meno.

"Tutto questo tempo, Alexander... "

Fu allora che lui la raggiunse, l'abbracciò forte e lei pianse.

Forse aveva bisogno di una scossa del genere per farla sciogliere.

"Non sono mai cambiato, Kate. Sono sempre io, Alexander Richard Castle." la baciò sulla testa, accarezzandola, poi si rivolse al resto della sua famiglia.

"Vi avevo detto che avrei fatto di tutto per proteggere la mia famiglia. E siete voi la mia sola e unica famiglia. Ho capito, madre, che non è la famiglia a scegliere a chi appartenere. Ma il destino lo fa per te. E io ritornerò sempre dalle persone che mi hanno sostenuto in questi anni."

"E dei Provenzano, tesoro?" chiese Martha, guardando i corpi freddi dei fratelli su delle barelle vicino la polizia.

"Dovevo chiudere con il mio passato una volta per tutte. Mi stava trascinando dentro... e l'unico modo era finirci di nuovo dentro. Dovevo agire da solo, da infiltrato. E per convincere la mafia che ero un poliziotto corrotto, dovevo prima convincere voi che lo ero."

"Richard Castle... sei... un genio! Tutto da sua madre!!"

Martha si gongolò davanti la polizia e Alexander arrossì.

Finalmente Katherine sapeva la verità.

Alexis e Johanna abbracciarono più volte il padre, e la piccola espresse il desiderio di voler diventare detective proprio come lui.

Esposito e Ryan si congratularono con lui, dicendogli che gli avevano fatto prendere un colpo quando lo credevano un criminale.

L'irlandese si vantava dicendo che era sicuro che il suo capo fosse innocente, al contrario di Javier, che si difendeva prendendolo in giro perchè stava piangendo per la commozione.

"Signor Castle... mi spiace interrompervi... sono Edgar Hoover, si ricorda di me?" l'uomo gli porse la mano e allora Alexander ricordò quando anni fa aveva collaborato con lui...

"Certo, come dimenticare!"

"Prenderemo atto della sua azione, si è comportato da vero infiltrato. Nessuno meglio di lei avrebbe potuto fermare interi clan in quel modo. Ora i Provenzano sono finiti. Gli altri boss, perchè ce ne saranno sempre, verranno catturati, ma non è questo il punto. Proprio per la sua tenacia sarebbe un onore se lei entrasse a far parte dell'FBI."

Alexander si guardò intorno: questo sarebbe stato un gran passo avanti per lui.

Non sarebbe più stato il solito detective.

Però poi vide il sorriso stampato sui volti delle donne della sua famiglia, che non aveva mai visto così serena, e non ebbe dubbi sulla risposta da dare.

"Sono onorato ma... credo che Esposito e Ryan farebbero un bel lavoro al posto mio."

I due poliziotti citati si indicarono col dito, increduli di ciò che il detective aveva appena detto.

Il presidente dell'FBI Hoover guardò i due: non ispiravano poi tanta tenacia, ma col tempo si sarebbero abituati a indossare gli abiti dell'organizzazione federale più potente degli Stati Uniti.

Alexander poi prese il suo distintivo, che Martha gli aveva porto, ma... lui se lo rimise addosso.

Lo diede a Esposito e Ryan dicendo "Fatene buon uso!"

Stava rinunciando agli onori e alla gloria per stare con la sua famiglia e vivere felice.

Lui era il Padrino... ma della famiglia dei Castle.

Ecco chi era realmente Richard Alexander Castle.

Alexander sorrise a Hoover, il quale ricambiò avendo capito tutto sul genere di persona. Poi prese Johanna in braccio, Martha e Katherine sotto braccio a lui, e si incamminarono verso l'uscita da quella villa che non avrebbero rivisto mai più.

Dietro di loro, lasciarono una scia di sangue che finalmente aveva avuto il suo epilogo.

La villa sarebbe stata messa all'asta e comprata da qualche miliardario.

Ben presto, l'FBI avrebbe scoperto anche l'affare del far entrare un mafioso alla Casa Bianca che avrebbe compromesso l'intero sistema americano.

La famiglia Provenzano sarebbe stata solo un brutto ricordo del passato di Castle.

"Hai rinunciato a tutto, anche alla tua carriera... perchè?" chiese Katherine, prendendo stavolta lei Johanna in braccio.

Lui sorrise guardando per l'ultima volta la sua famiglia di nuovo riunita.

"La famiglia al primo posto. Always."

 

 

 

FINE.

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

Ebbene spero che il gran finale vi sia piaciuto.

Ricordate la frase che non è la famiglia a scegliere, ma il destino lo fa per te?

Beh, Richard Alexander Castle era destinato a stare con la sua vera famiglia... non con quella mafiosa, ovviamente.

E' un uomo cambiato e deve questo sopratutto all'amore che ha riscoperto stando con Katherine, sua madre e le sue figlie.

Per lui si è concluso un ciclo uccidendo i suoi due fratellastri, perciò ha rinunciato al suo distintivo come risposta alla preghiera che aveva fatto.

Una vita normale è quella che ci vuole dopo tutto, invecchiando con le persone che ama.

Ci si legge nella mia prossima FF, a partire da maggio ;)

xoxo

D.

   
 
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