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Autore: Milla Chan    18/04/2012    3 recensioni
La sveglia sul comodino suonò non appena scattarono le 7.30.
Una mano stanca uscì da sotto le coperte e cercò a tentoni il bottone per spegnere quel fastidioso rumore.
Oh, finalmente un po’ di silenzio.
Nor si rigirò nel lenzuolo, sentendo qualcosa di troppo ingombrante opprimerlo. Socchiuse gli occhi appannati e si stiracchiò lentamente, girando lo sguardo alla sua destra. Dan dormiva ancora profondamente, abbracciato al cuscino come un bambino.
Si alzò a sedere senza fretta, non riuscendo ancora a distinguere bene i contorni delle cose che lo cirdondavano.
Ma non potè non notare di avere una mano impigliata tra dei lunghissimi capelli biondi, ondulati, che pareva fossero proprio i suoi; né ignorare due prosperose sporgenze sotto la maglietta del pigiama.
-Ma che cazz...-
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danimarca, Nordici, Norvegia
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Nor voleva sparire.
Ma non perché fosse in un ospedale –nefandezza indicibile!-, quello era davvero il minimo.
Il fatto era che, quel pomeriggio, si era ritrovata il mondo nella sua stanza.
Sì, “il mondo”. Letteralmente.
Erano venute tutte, tutte le Nazioni (alcune neanche se le ricordava, santo cielo!). Le infermiere ovviamente non lasciavano entrare tutti insieme, ma li smaltivano, dicevano ansiose: “pochi per volta e per poco tempo, per favore!”.
Ebbene, questo (in qualche modo) fu un favore fatto a Norvegia, dato che avrebbe voluto prenderli tutti a sberle, loro e i loro inutili regalini.
...Beh, guardando bene i regalini non erano poi tanto inutili; erano così fioccosi, piccini, frapposi e adorabilmente rosa che chiunque si sarebbe sciolto. Ma la cosa più importante era soprattutto il contenuto: le facevano conservare un sacco di soldi e le risparmiavano la grande fatica di dover mandare Dan a racimolare roba per negozi misteriosi.
E poi, a Nor piaceva scartare i regali. Sentiva una specie di sadico piacere e profonda soddisfazione nel combattere, e ovviamente vincere, contro fiocchi che non ne volevano sapere di togliersi e nel sentire la carta strappata in mille pezzi senza che potesse né ribattere né proferire una qualsiasi parola che l’avrebbe potuta salvare dalla sua imminente fine.
...Okay, da questo punto di vista Nor è un caso clinico abbastanza grave di rabbia repressa, ma sorvoleremo.

Accolse delicatamente l’ennesimo pacchettino con un’espressione indecifrabile (che novità!), ma ridendo cinicamente dentro di sè mentre iniziava a rompere la carta rosa.
Dan rideva sguaiatamente con quello che le aveva dato il regalo.
Mentre si era allungata per prendere la bottiglietta di tè freddo per bere, si rese conto che non aveva neanche visto chi era.
Alzò piano lo sguardo, e per poco non si strozzò. Anzi, no, effettivamente il tè le andò di traverso e iniziò a tossire furiosamente.
-Nor, Nor, non mi morire!- Dan si affrettò a picchiettarle la schiena, sorridendo come sempre. -...Anzi, dovresti dire grazie a Jan per il regalo non credi?-
Nor prese un bel respiro per compensare l’aria mancata in quei momenti, strinse il lenzuolo, affondando nel letto che odorava di medicine e provando a mantenere un’espressione neutra.
Ah, Jan...
Dio, quel tipo.
Già da ragazzo doveva tenere una certa distanza con lui. Insomma, quello semplicemente non gli dava una bella impressione. Non capiva come Dan potesse essere suo amico.
Ah, il suo migliore amico, ecco.
No, non era geloso. Figuriamoci. Non gli bruciava la bocca dello stomaco ogni santa volta che li vedeva ridere, che vedeva Dan con le lacrime agli occhi per le risate; non gli veniva voglia di passare un foglio di carta tra le dita di quello stupido olandese e poi immergergli le mani nel succo di limone.
...No, assolutamente mai pensato.
Ma decise di non scomporsi neanche quella volta, di aggrapparsi a quel minimo di orgoglio (sempre che ci fosse ancora, in qualche sperduta parte del suo essere) che gli era rimasto e di ringraziare come se fosse ancora superiore a lui, e di molto.
Oh, ma che strane affermazioni: certo che era superiore a Jan!
Jan, Jan, Jan... Quella scocciante sciarpa, quello scocciante odore di fumo, quello scocciante modo di fare.
Nor lo guardò con aria di sufficienza, schioccando la lingua .
Quell’altro si limitò a fissarla con i suoi occhi verdi. -Loquace anche da donna, mh?-
...Simpaticone.
Scostò le lenzuola e barcollò, trascinandosi dietro la flebo e camminando verso quel tipo che odorava di tabacco con le peggiori intenzioni.
Dan la placcò all’istante con una risata tirata, trasacinandola delicatamente verso il letto.
Ma la sua delicatezza per non farle male non potè competere con la determinazione della neo-mamma, che lo scansò senza troppi complimenti e si piantò davanti a Jan.
Santo cielo, sembrava ancora più alto adesso che Nor era diventato una donna, facendosi più basso di quanto già non fosse.
Aprì la bocca, socchiudendo gli occhi e gonfiando il petto.
–Ciao.- sospirò infine. Gli indicò l’uscita, seria, con un chiaro messaggio nello sguardo.
Jan si infilò le mani nelle tasche del giubbotto, puntando gli occhi verdi su di lei, osservandola dall’alto.
Forse la trovava raccapricciante, pensò Nor. Era davvero così patetica? Glielo leggeva negli occhi, quanta compassione... Non voleva compassione!
Ringhiò e sentì le mani friggere.
Ci stava mettendo troppo ad andare via.
-Vattene.- ripetè irritata, iniziando a sentire le gambe molli.
-Nor, insomma, non ha fatto niente...- mormorò Dan posandole una mano sulla spalla.
No invece, ha fatto un sacco di cose, sei te che sei stupido e non te ne accorgi!
Con una risata bassa e spezzata, l’olandese si girò e camminò tranquillamente verso la porta.
-Jan, no, guarda che scherzava...- Dan provò a fermarlo, zampettandogli dietro.
-No che non scherzavo!- sbottò Norvegia rimettendosi a letto, poiché tutto cominciava a girare pericolosamente.
-Oh, no, è da...- Jan buttò un’occhiata fugace all’orologio -...Più di un’ora che non fumo. E poi ho un appuntamento. È meglio che vada.- osservò un’ultima volta Nor,  che gli rispose con uno sguardo fermo, alzando un po’ il viso, orgogliosa.
Dan fece una smorfia e gli battè una pacca sulla spalla come saluto.
Quando la porta si chiuse, Dan incrociò le braccia e guardò severamente la ragazza.
-...Non sei stata carina.- la ammonì avvicinandosi.
-Spiegati meglio.- mormorò fissandosi le unghie con interesse.
-Perché tutta questa ostilità?-
-Ma è lui che mi istiga!- sbuffò, alzando un braccio per poi farlo ricadere sulle lenzuola. –Tu non capisci, è bullismo psicologico...!-
-Non dovresti fare così.- si sedette sul materasso, anche se sapeva che non avrebbe potuto. –Sei troppo...Aggressiva... Non va bene. Jan è stato gentilissimo a venire a trovarci e portarci pure un regalo, e tu lo cacci via.-
Nor rimase a fissare il vuoto, mordendosi la lingua. La infastidiva, si sentiva terribilmente esposta, imbarazzata, presa in giro e sottovalutata. Quindi doveva dimostrare quanto fosse forte, autoritaria, orgogliosa e soprattutto più importante, molto più importante di quanto non fosse lui.
Dannato olandese.
Dan sbuffò, passandosi una mano tra i capelli. –Vedi di farti una regolata con le persone però, ok? Non ti vogliono mica ammazzare.-
Già, probabilmente Dan aveva ragione. Avrebbe dovuto fare un bel visino, dire grazie a tutti quelli che presto sarebbero venuti a trovarla.
...Non doveva essere troppo difficile, no?
Si sentiva un pochino in colpa, adesso, per averlo mandato via così.
Sospirò e scostò le coperte, camminando lentamente verso la finestra e lasciando che il suo sguardo vagasse senza meta per lo spiazzo davanti all’ospedale. Era dispiaciuta, probabilmente Dan avrebbe voluto parlare un po’ a Jan, che era suo amico, staccare un pochino da quella frenesia.
Si accigliò un poco, appoggiando la mano sul vetro e spiaccinandovi il naso contro.
Quello era Jan. Niente di strano. Se non fosse che...
Chi è l’altro...?
Sgranò gli occhi e schiuse la bocca.
Aprì la finestra i tutta fretta, affacciandovisi e gridando:
-ICE, NON LASCIARTI AVVICINARE DA QUEL TIZIO, SCAPPA, VIENI QUI DA ME, ALLONTANATI DA QUEL DROGATO!-
Dan sobbalzò, correndo verso di lei e prendendola per le spalle, provando a tirarla via da lì.
Tutte le persone si girarono a fissarla, mentre gridava frasi di avvertimento contro un Islanda imbarazzatissimo che se ne stava in piedi davanti all’olandese ricoperto di insulti.
-DANNATO, ERA CON MIO FRATELLO L’APPUNTAMENTO!? PERVERTITO. NON ALZARE UN DITO SU...- Dan le tappò la bocca, alzandola di peso e allontanandola dalla finestra, mentre lei si dimenava e le sue compagne di stanza la guardavano sconvolte.
-Nor, poi fai il latte acido e la bambina piange...- mormorò rimettendola a letto, provando a farla calmare.
-M-ma...Ice...Lui... Jan...A-ah...-  ansimò sconnessa la ragazza, stringendogli la maglietta con forza disumana.
...Ottimo, ora Dan aveva un’altra grana a cui pensare.
 
Intanto, laggiù nel piazzale dell’ospedale, l’olandese, stringendo la pipa tra i denti, se la rideva di gusto per la scena, nonostante ora tutti i passanti li osservassero borbottando e indicandoli.
Ciò ovviamente metteva in soggezione Ice più di quanto già non fosse.
-...Scusalo... Insomma, scusala.- borbottò infatti, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni e facendo una smorfia, alzando appena lo sguardo su di lui. -...Nore è un po’... possessivo, con me.-
Jan scrollò le spalle in un gesto che voleva dire “Oh, non preoccuparti!”. Lo sapeva, lo sapeva bene com’era Norvegia. Forse il motivo per cui non andavano così d’accordo era perché erano piuttosto simili. Tranne per il fatto che, ovviamente, Jan sapeva ridere, scherzare ed essere molto più loquace di quello che lui era convito fosse un “norvegese apatico con chiari problemi psicologici”.
Gli porse la mano, aprendosi un un sorriso che sarebbe addirittura potuto sembrare gentile.
-...Vuoi un gelato?-
Ice rispose debolmente al sorriso e, a disagio per gli occhi della gente puntanti addosso, stette ben attento a non lasciarsi tentare dal prenderlo per mano, limitandosi a rispondere:
-...Volentieri.-

FINE VENTITREESIMO CAPITOLO!

Angolo autrice.
Ho sentito il bisogno fisico di inserire Jan. XD
Jan e Ice? Non potevo non metterli.
Per tutte quelle fangirl del circolo NedIce, liberamente nato grazie ad happylight e la sua Neighborhood (dato che prima di quella fanfiction e, forse forse, di QUEL capitolo di Gutters, Jan non se lo filava nessuno)! <3
E questa rivalità con Nor mi piace.
Insomma, fatevi sapere che ve ne pare di questo 23° capitolo! :D

   
 
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