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Autore: Mitike cugine    13/11/2006    1 recensioni
è un romanzo fatto di aria...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spero si tramuti in romanzo, poiché è mio desirio che lo diventi, ma è in mio potere solo ciò che voi leggete ciò che vi trasm

Spero si tramuti in romanzo, poiché è mio desirio che lo diventi, ma è in mio potere solo ciò che voi leggete ciò che vi trasmette e nelle mani dei vostri sensi. Avrei voluto dargli un nome leggerissimo che al solo dirlo è gia sparito (A.B. ki lo conosce lo capirà) spero mi porti fortuna.

 

ETERE

 

Etere, la sua leggerezza.

-         Doroty sento freddo…-

Etere, la sua mano che sfiora il suo viso.

Gli occhi di un pallido sereno, cielo appena sveglio; dolce onda bionda.

-         In fretta dai.-

-         Su, su, su!-

-         In fretta la signorina non può aspettare.-

-         Su, su!-

-         Grazie Doroty. –

Etere, le sue parole, mai labbra riuscirono a sfiorarsi con tale delicatezza; mai pronuncia sia stata così gentile; non era solo un ringraziamento, bisognerebbe parlare aria per capire, bisognerebbe gratificare con profondo pensiero per immaginare il simile, ed allora ci parrebbe di sentirlo.

-         Grazie Doroty. -

 

-         Se la luce del faro fosse verde, Rima sarebbe molto più allegra.-

-         Tu credi?-

-         Certo! E così intelligente…-

-         E questo che c’entra? -

-         Capirebbe al volo che è un regalo per lei… è così intelligente.-

-         Ma perché proprio verde.

-         È un segreto. –

Un anziano che i segreti conosce come vita ed un bimbo.

Un giovine che i segreti conosce come un gioco, fra i più meravigliosi che possiede, ed un vecchio.

 

-         Doroty c’è qualcuno alla porta. -

-         Non ho sentito bussare Signorina.-

-         Perché nessuno ha bussato, si rechi alla porta la prego.-

Etere, il suo sguardo.

Doroty ci mise pochi secondi e si voltò, andò alla porta e l’aprì lentamente.

-         Salve. entrate pure siete i benvenuti.-

Davanti alla porta un uomo e un bambino stanziavano in piedi come in attesa, in realtà più un bambino e un uomo, poiché fu la presenza più piccola a rispondere agli atteggiamenti cordiali del comitato di benvenuto.

-         Con gran piacere.-

anzi forse un bambino e un altro, molto diverso.

-         Come vi chiamate?-

Etere, le sue parole, mai labbra riuscirono a sfiorarsi con tale delicatezza; mai pronuncia sia stata così gentile; non era una semplice domanda, bisognerebbe parlare aria per capire, bisognerebbe desiderare la risposta con la morbidezza di un velo di brezza per immaginare il simile, ed allora ci parrebbe di sentirlo.

-            Come vi chiamate?-

I suoi occhi si rivolsero al fanciullo, le sue mani sfiorarono il suo viso con un gesto, le sue mani bianche e affusolate, le sue mani gentili e delicate che solevano appoggiarsi sul viso stanche come per reggerlo; in realtà era il viso a sostenerle poiché sarebbe ingiusto pensare che un corridore appoggiato ad un muro stia aiutando un palazzo a star su.

-         Il suo nome è Davide, a volte però è diverso. -

-         Ma qual’è il vostro?-

Ora insistenza.

-         Ludovico. -

-         Ludovico…-

Etere, fra le sue labbra rosee.

-         Si Ludovico, sempre. –

 

Continua…

  
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