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Autore: LuluXI    19/04/2012    6 recensioni
“Terra mitologica? Locus Amenus?” domandò Death Mask, scettico “Ma l’Arcadia non è una regione della Grecia famosa per la sua inospitalità?” domandò il Gold Saint osservando ora il paesaggio ora il cartello.
“Si, ma nella mitologia era un luogo paradisiaco, dove ninfe e pastori vivevano insieme in armonia e senza preoccupazioni.”
“A quanto pare la fantasia supera la realtà…”
(Dal Capitolo 3)

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Alla guerra contro Hades segue un periodo di pace, durante il quale i Saint, riportati in vita, cercano di risvegliare Seiya dall’apparente stato di morte in cui è caduto. Un mattino ritrovano Atena, che era rimasta a vegliare sul Bronze Saint, congelata.
Per dimostrare che gli autori del misfatto non sono Camus e Hyoga e salvare la dea, Milo, Death Mask e Shun partono per la Siberia
Una forza misteriosa li spedisce in quel luogo che nella mitologia è chiamato Arcadia, mentre nell’ombra qualcuno trama per la rovina di Atena e dei suoi Saint. Quali misteri nasconde l’Arcadia? Riusciranno i Saint a fermare la vendetta in atto, mossa da un antico rancore?
[Anche se si cerca di rimanere IC, possibilissimi OOC e l’avvertimento c’è.]
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Shun, Aquarius Camus, Cancer DeathMask, Scorpion Milo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Death Mask iniziava a stufarsi. Da quando aveva lasciato gli altri aveva continuato ad avanzare lungo il sentiero senza trovare nulla di interessante.
Quel posto sembrava sprizzare gioia e felicità da tutti i pori e lui si sentiva terribilmente fuori luogo. Camminò a lungo, sempre più irritato, fino a quando il sentiero non finì fuori da quel bosco.
Il Saint del Cancro si ritrovò su una scogliera che cadeva a strapiombo sul mare, che si poteva raggiungere solo seguendo una scala scavata nella roccia.
“Ma proprio io dovevo prendere il sentiero che portava in un vicolo cieco?” si chiese, voltandosi per tornare sui suoi passi; stava per andarsene quando una strana sensazione lo fece voltare di nuovo.
C’era qualcosa di strano sulla spiaggia, lo poteva sentire chiaramente.
Era abituato a vedere anime disperse, che vagavano senza meta e laggiù, sulla spiaggia, senza alcun dubbio se ne trovava una.
 
Senza esitazione iniziò a percorrere la scala e più scendeva più sentiva l’avvicinarsi di quell’anima.
“Era tutto troppo allegro per essere vero… Qui c’è qualcosa sotto…”pensò, e finalmente posò i piedi sulla  sabbia. Era una piccola spiaggia e l’acqua del mare arrivava quasi fino alla scala, con le sue onde.
Fece qualche passo avanti e avrebbe potuto giurare di sentire l’odore della morte.
“Cerchi qualcosa?”
Death Mask si voltò: alle sue spalle, seduta accanto alla scala vi era una giovane ragazza che gli si stava avvicinando.
Lui, guardingo, non rispose e rimase lì, ad osservarla.
“Io sono Lia…” si presentò con un sorriso lei.
“Death Mask del Cancro, Cavaliere di Atena.” Rispose lui con voce ferma e decisa. Al sentire le sue parole gli occhi azzurri di quella ragazza diventarono blu, come il mare in tempesta.
“Non sei un pastore?” domandò lei perplessa, fermandosi.
“No, io mi occupo delle anime.”
 
“Allora devi andartene.” Rispose lei, passandosi una mano tra i capelli bianchi come la spuma del mare, rimanendo immobile.
“Non prima di aver liberato Atena” rispose lui, con un ghigno. “E ti consiglio di dirmi dov’è: non esiterò ad usare le maniere forti, anche se sei una donna.”
“In questo momento sei molto lontano da lei: ma sappi che non la raggiungerai mai.” Rispose lei, dandogli le spalle. “Ti consiglio di andartene: questo luogo non è per i mortali, a meno che non siano invitati dalle ninfe: e noi invitiamo solo i pastori.”
“Non me ne frega niente di chi invitate o chi non invitate. Tu adesso mi porti da Atena!” esclamò lui, provando  ad afferrarla per un braccio; ma tra le mani, gli rimase solo dell’acqua.
“Visto che ci tieni tanto a morire, Cavaliere, ci penserò io. Ti avevo detto di andartene.” Esclamò la ragazza, e le onde del mare sembrarono ruggire insieme a lei.
 

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Shun si ritrovò in una radura completamente illuminata dal sole, e lì terminava il sentiero. Il giovane cavaliere, rimase fermo, immobile, ad osservare quello spettacolo: farfalle di ogni colore volteggiavano nell’aria; in lontananza, lo scrosciare delle onde. Il giovane Bronze Saint non potè contemplare a lungo quello spettacolo: la tranquillità della radura venne interrotta dall’arrivo di un gregge di pecore che si fermarono a pascolare.
 
“Cosa vedo… un nuovo pastore!” esclamò un giovane, comparendo a sua volta nella radura, al seguito delle pecore. “Io sono Galicio, chiamato in Arcadia dalla ninfa dei boschi Amaranta. E tu, giovane pastore? Dimmi il tuo nome e quello della ninfa che ti ha concesso di arrivare fin qui!” esclamò cortesemente Galicio, mentre accarezzava le sue pecore, ed avanzava verso il Bronze Saint.
“Io sono Shun di Andromeda” rispose quest’ultimo. “E non sono un pastore ma un cavaliere di Atena, ed è per cercarla che sono giunto in questo luogo paradisiaco; nessuna ninfa mi ha invitato.”
Al sentire quelle parole, il giovane pastore smise di accarezzare le pecore del gregge e si portò una mano tra i corti capelli neri, iniziando a grattarsi la testa.
 
“Atena dici?” domandò, fermandosi. “Sei proprio sicuro di esser giunto qui per lei? Nessuno può arrivar qui, senza l’invito di una ninfa, sia esso servo di Atena, Poseidone o Zeus.”
“Eppure io sono qui. Perciò ti prego, dimmi dove si trova Atena e lasciami passare: prima la salverò, prima lascerò questo luogo dove non sono stato invitato.”
Al sentire quelle parole Galicio scosse il capo, e si concesse un sospiro.
“Mi dispiace Shun, Cavaliere di Atena, ma tu non avanzerai di un passo. Questo luogo è riservato alle ninfe ed ai loro amanti: non ti è concesso restare qui, ne tantomeno andare avanti. Perciò torna sui tuoi passi senza esitare, altrimenti io, Galicio, guardiano di questa radura, sarò costretto ad ucciderti.”
 
Con un sospiro il Saint di Andromeda si preparò a combattere.
“Non vorrei combattere Galicio, poiché odio le battaglie inutili. Ma in quanto cavaliere di Atena, non posso andarmene e lasciare qui la mia dea. Perciò, se non intendi lasciarmi passare, preparati a combattere!”
“Come desideri” disse Galicio, con un sorriso sbieco, molto simile ad un ghigno, dipinto sul volto.
Allargò di scatto le braccia, con quell’espressione sul viso, e davanti al Bronze Saint le pecore iniziarono a digrignare i denti ed a perdere il pelo bianco e immacolato, sostituendolo con uno nero come la pece.
 

 

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 Milo era preoccupato.
Aveva sentito il cosmo di Death Mask e quello di Shun bruciare con intensità, probabilmente a causa di un nemico. Inoltre, aveva sentito quello di Camus, per un istante, esplodere non molto lontano da lì, per poi svanire.
“Cosa sta succedendo?”
Perché lo spirito di Atena era stato portato in Arcadia? E come mai in quel luogo, che sarebbe dovuto essere inospitale, la natura cresceva così rigogliosa?
“Possibile che questa sia davvero l’Arcadia di cui si parla nella mitologia?”
 
Immerso nei suoi pensieri, continuò ad avanzare, finchè non si ritrovò nuovamente in un punto in cui il sentiero divideva in due.
In mezzo alle due ramificazioni del sentiero, vi erano due statue, rappresentanti due giovani fauni, che impedivano il passaggio.
Milo rimase per un po’ a guardarle, indeciso su quale strada intraprendere, quando lo sguardo gli cadde su un cartello posto esattamente tra i due sentieri. Era in parte coperto dall’edera, ma quando Milo si avvicinò per leggere, le piante, mosse da qualche strana volontà, si spostarono in modo che potesse osservare la scritta.
 
“I Fauni ai lati del sentiero devono stare,
per poterlo meglio vigilare.
Devi scegliere una via per avanzare
Ma sappi che indietro non potrai tornare.
 
Ricorda inoltre che da una parte la morte aspetta,
ma se ben scegli ciò che cerchi ti spetta.
Per scegliere da che parte andare
I guardiani del sentiero puoi interpellare.
 
Sappi solo che uno non sa mentire
Mentre l’altro la verità non sa dire.
Quale sia sincero e quale bugiardo non posso dire
Ma tu stammi comunque a sentire:
 
puoi far una domanda, una soltanto
a uno dei fauni che stanno qui accanto.
Ottenuta la risposta potrai avanzare:
starà a te scegliere da che parte andare.
 
Prima di chiedere pensa bene
Perché sappi che ti conviene
Non sprecare la tua unica occasione
Di vincere contro la morte in questa tenzone.”
 
Milo rialzò lo sguardo sui fauni, che gli sorridevano, beffardi.
Una domanda, una sola gli era concessa per poter arrivare ad Atena: in caso di errore, la morte.
Un indovinello ben strutturato, che richiedeva un ragionamento: una sfida più adatta ad un guerriero riflessivo come Camus, non ad uno impulsivo come lui.
Ma non poteva tornare indietro, perché l’edera che prima copriva il cartello si era richiusa alla sue spalle: l’unica via per andarsene era quella sorvegliata dai due fauni.
 
 
 
 
NOTE: In primis Lia, Amaranta e Galicio sono nomi che ho riutilizzato.
Lia è un personaggio dell’ “Ameto” (O “Commedia delle Ninfe”), romanzo pastorale di Boccaccio che riproduce un’ambientazione arcadia (Locus Amenus, ninfe e pastori,…)
Amaranta e Galicio sono invece nomi di due personaggi dell’ “Arcadia” di Iacopo Sannazzaro. I miei personaggi, tuttavia, non hanno intenzione i essere gli stessi utilizzati dagli autori, riportati qui: io ho solo riutilizzato i nomi.
Finite le Note tecniche, passiamo ad altro: si, sono stata terribilmente lenta ad aggiornare, Mea Culpa… Purtroppo tra le vacanze di Pasqua e problemi di studio (che per mia sfortuna, sono appena iniziati), sono rimasta indietro con la stesura. Vi lascio perciò questo capitolo nella speranza di riuscire a farmi perdonare almeno un po’.
Qui, come avrete notato, ritroviamo i nostri tre Saint che nel precedente capitolo non avevamo neanche nominato. Ho deciso di sviluppare le avventure dei tre in parallelo, piuttosto che dedicare un capitolo ad ognuno di loro, dato che gli avvenimenti sono simultanei. Vi ringrazio nuovamente per la pazienza e per il tempo che spendete per leggere (e a recensire, coloro che lo fanno). Per quanto riguarda l’indovinello che viene posto a Milo, mi è stato raccontato e ho provato a metterlo in rima per adattarlo all’ambientazione. Detto questo, ho concluso, ma resto sempre a disposizione per rispondere ad eventuali domande ;)

 

   
 
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