Crossover
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Autore: Jade MacGrath    14/11/2006    1 recensioni
Quando era ricoverato per l'aneurisma alla gamba, e stava lottando durante la crisi cardiaca, House vide una donna che non c'era. Cinque anni più tardi, la stessa donna gli riappare davanti. Il suo nome è Six, solo House la può vedere, e sconvolgerà la vita del dottore da cima a fondo... crossover House/Battlestar Galactica
Genere: Generale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Telefilm
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non si poteva dire che House fosse religioso. Non nel senso stretto del termine, e sicuramente non come lo erano le persone intorno a lui.

Ma appena rinvenne dal colpo in testa che aveva ricevuto si mise sinceramente a pregare Dio, o chiunque ci fosse lassù, che quella realtà fosse un’altra dei suoi incubi.

Alla fine, aveva trovato Kara, per quanto incredibile poteva essere. L’aveva vista su una lettiga, priva di conoscenza, mentre veniva portata in una delle sale operatorie. Aveva sentito Simon, e un altro dottore identico a lui da poter essere il suo gemello, discutere sulla rimozione di una o di entrambe le ovaie del tenente Thrace per la ‘fase due’.

Cercando di nascondersi ai due, e ad una donna bionda che avevano chiamato Numero Tre, aveva cercato di aprire varie porte, tutte però chiuse. Quando aveva creduto di non avere più chance, la serratura della porta che stava tentando di aprire aveva ceduto, permettendogli di entrare.

Se non avesse sentito i passi dei due Simon e di D’Anna nel corridoio, sarebbe uscito da quel piccolo museo degli orrori all’istante.

Conservati in vasi di vetro c’erano tutti gli esperimenti genetici falliti condotti da Simon dall’occupazione di Caprica. House aveva osservato turbato le etichette dei vasi, che indicavano lo stadio di sviluppo del feto, cosa fosse successo, e il numero del tentativo. Il numero più alto che vide era il numero 289, abbastanza da farlo rabbrividire. La causa era sempre la stessa, aborto spontaneo, e lo stadio di sviluppo più avanzato mai raggiunto sembrava essere la dodicesima settimana. C’erano dei casi di sviluppo ulteriore, ma presentavano malformazioni.

House aveva indietreggiato di qualche passo, chiudendo gli occhi. Quella non poteva essere la sua realtà, doveva essere un incubo, doveva esserlo per forza…

Un rumore alle sue spalle lo aveva fatto voltare di scatto.

D’Anna. Numero Tre.

“Sapevo ci avresti creato solo problemi”aveva sibilato, e poi l’aveva colpito alla testa con un tubo di metallo.

Stava ancora cercando di capacitarsi di quanto era successo quando la porta della cella dove ora si trovava si aprì, facendo entrare Numero Sei.

“Non avresti dovuto vedere quella stanza. Non subito.”

“Non subito. Quindi tu sapevi.”

Six annuì.

“Siamo cylon.”

“Lo so. Lo sospettavo… anche se non so perché…”

“Hai una domanda da farmi. Falla.”

“Che diavolo state facendo?”

“Non possiamo riprodurci. Non possiamo adempiere al comandamento del nostro Dio, ‘siate prolifici’. Voi potete. Vi è tanto facile che lo date per scontato. E quindi…”

“Quindi quei feti sono ibridi cylon e umani?”

“Sono tentativi. Abbiamo ancora molto da imparare al riguardo.”

“È per questo che ci sono tante donne… vi servono gli ovuli prima, e loro dopo, come incubatrici…”

Six annuì di nuovo, ma non rese più facile ad House credere realmente a quello che aveva appena detto.

“Sei un medico estremamente abile, Gregory. Potremmo imparare molto da te.”

“Ed ecco perché sono qui e vi siete dati tanta pena per farmi svegliare… spiacente di deludervi, le mie specializzazioni non riguardano la sfera riproduttiva.”

“È il tuo cervello che ci interessa” continuò Six. “Il tuo intuito e la tua intelligenza.”

“Voi state scherzando…”

“Numero Tre ti vuole morto. Le stai dando il pretesto che cerca.”

House si fece una risata, e gli disse che facesse pure.

“Tanto mi risveglierò da qualche altra parte nella stessa situazione di partenza!”

“No, non lo farai. Non stai sognando, non più.”

“Porta qui quella psicopatica e vediamo chi ha ragione.”

Numero Sei scosse la testa, disse che lo avrebbe lasciato riflettere e sarebbe ritornata più tardi, nonostante House continuasse a urlare che non avrebbe più creduto a niente di quello che gli avrebbe detto.

 

Quando sentì la porta riaprirsi, stava per dire a Six che aveva una strana concezione del tempo da lasciare per una riflessione. Erano sì e no passati venti minuti.

Poi guardò meglio la figura vestita di bianco sulla soglia, e la riconobbe come D’Anna.

“Scusa non vorrei sbagliare. Qual è il tuo numero?”

D’Anna sorrise, piegò leggermente la testa da un lato, e sollevò la pistola che teneva in mano.

“Non credo che dove andrai ti servirà.”

House cercò di sembrare almeno un poco terrorizzato all’idea di stare per morire, ma la verità era che voleva quasi mettersi a ridere e dirle di darsi una mossa con quel grilletto. Tanto sarebbe ricominciato tutto da capo, da qualche altra parte. La sua vita sembrava un’immensa e interminabile processione di morti e risvegli…

Quando Six arrivò alle spalle di D’Anna con un estintore in mano e le fracassò il cranio, non poté fare a meno di sentirsi deluso.

“Vieni con me” disse con un tono che non ammetteva repliche, e House le andò dietro. Evitando gli altri cylon, lo condusse fuori dalla struttura e gli diede un’arma.

“L’ultima volta, sono venuti da là” disse indicando un punto. “Dovresti trovarli, se vai in quella direzione.”

“Trovare chi?”

“La resistenza umana.”

Ora House era confuso. Six non aveva cercato di convincerlo a collaborare appena trenta minuti prima?

“Perché lo stai facendo?”

“Se avessi sperimentato l’amore, non dovresti chiedermelo.”

La confusione aumentava. E doveva aver capito male, perché non poteva essere possibile che Six gli avesse appena detto che…

Il rumore pesante dei passi dei Centurion e delle voci dei cylon di forma umana interruppe i suoi pensieri.

“Dannazione, Numero Tre ha fatto presto con il download…” mormorò Six. Poi ritornò a rivolgersi ad House “Non c’è più tempo, vai!”

Non c’era davvero più tempo. House vide il piccolo drappello di robot che si avvicinava, assieme ad alcuni Doral, Simon, Six, e ad una D’Anna fresca di download in un nuovo corpo e parecchio alterata.

Non vide però i Centurion che erano stati adibiti al controllo del perimetro e che erano stati chiamati in quella zona. Quando Six sentì alle spalle il rumore inconfondibile dei loro artigli che si ritraevano per lasciar posto alle armi da fuoco, riuscì solo a fare una cosa.

Tentare di salvare la vita all’uomo che aveva smesso di essere un semplice incarico più o meno dieci secondi dopo averlo conosciuto.

House sentì la donna afflosciarsi contro di lui, e la sorresse meglio che poteva. Six posò la sua testa sulla spalla di House, sapeva che era finita, ma prima c’era ancora qualcosa che doveva dirgli…

“Cercami, House. Shelley Godfrey… ricordatelo…”

Six spirò qualche istante più tardì, e House sentì cedere le ginocchia. Si ritrovò a terra senza neanche accorgersene, sempre con il suo corpo esanime tra le braccia, e fu solo quando si chinò a guardarla notò il sangue. Tutto il sangue che macchiava gli abiti di Six e i suoi, ma che, notò, non proveniva da lei. Cadde a terra, e ancora la teneva stretta. Sentiva i passi di marcia dei Centurion, le voci ormai indistinte degli altri cylon… più si avvicinavano più li sentiva distanti…

Ma ormai non gli interessava più. Non gli interessava più niente…

 

 

Cuddy entrò nella stanza di House, come aveva fatto ogni giorno nell’ultimo mese ogni volta che poteva. Aveva fatto come House aveva voluto, lo aveva messo in coma farmacologico anche se aveva delle enormi riserve sulla sua richiesta di usare un anestetico potente come la ketamina, che avrebbe potuto distruggergli il sistema nervoso centrale. Aveva sospeso la somministrazione quella mattina, com’era d’accordo anche con Wilson, Cameron, Foreman e Chase, e da quel momento tutti erano in attesa di sapere se la cura era riuscita e se House si era svegliato.

Si avvicinò per leggere i monitor a cui era collegato, annotando i valori nella cartella, e si fermò a guardarlo sospirando, posandogli una mano sulla sua.

Stava per toglierla e andarsene, quando sentì distintamente la mano sotto la sua stringersi a pugno. Cuddy non poté evitare di sorridere, e strinse la presa.

“House? House mi senti?” disse cercando di fargli avere un’altra reazione. House mosse la testa, e Cuddy continuò controllando come rispondeva agli stimoli in base alla scala di Glasgow.

Concluso l’esame, spedì un’infermiera a tenerlo d’occhio e si precipitò dai quattro dottori che l’attendevano nella sala riunioni come aveva detto loro via cercapersone.

“Allora?” domandò Wilson, sottintendendo la domanda che tutti volevano fare, ovvero ‘Come sta?’.

Cuddy rivolse loro un espressione fintamente scocciata “Ci romperà l’anima per ancora molto tempo a venire.”

Tutti nella stanza ricambiarono il suo sorriso mentre se ne andava.

 

 

 ***

 

Ancora un paio di capitoli, e questo delirio arriva alla fine... :-)

 

La frase che Six dice ad House riguardo l'aver sperimentato o meno l'amore, in originale lo dice a Numero Tre in uno dei primi trailer della terza stagione di Battlestar Galactica.

Che centra, direte voi. Centra, centra... Vedrete...

  
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