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Autore: Aelle Amazon    19/04/2012    5 recensioni
Alla June Academy c'è una ragazza a cui nessuno rivolge la parola. Aelle Amazon è il suo nome. E' dislessica e non riesce a stare ferma.
In un giorno di pioggia, Percy Jackson diventa il suo nuovo compagno di banco. E allora i guai si moltiplicheranno all'infinito.
Questa storia si svolge alla fine del quinto libro, con la sconfitta di Kronos, con nuovi e vecchi semidei.
Dal secondo capitolo:
-Grover!- urlò Percy – Fai qualcosa!-
Alle mie spalle Grover si agitò. –Cosa?!-
-Qualunque cosa!- strillò la signora Jackson mettendosi le mani nei capelli –Il mio bambino … -
Io non dissi nulla: ero in uno stato di afasia assoluta. Anche se avevo gli occhi offuscati, guardai Grover dritto in viso.
-Per favore, non gridare- mi disse lui.
Poi si tirò giù i pantaloni. E io commisi l’errore madornale di abbassare lo sguardo.
Svenni.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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eeeeeeeeee
Allenamento con Percy e Annabeth
 
Tutto era insolitamente calmo quando mi svegliai. Mugolando, mi tirai a sedere sul letto. Sbadigliai: avevo dormito come un sasso, come mai prima d’ora mi era capitato.
Ma che ore erano?
Mi guardai intorno e notai che l’intera camera era vuota. C’ero solo io. E tutti gli altri ragazzi dove erano andati a finire? Mi sentii improvvisamente agitata, il cuore prese a battermi forte e mi ritrovai in piedi senza accorgermene. Controllai ancora, ma non c’era nessuno.
Presi un grosso respiro e aprii la porta della casa. La luce del sole di mezzogiorno mi colpì in faccia come una cannonata. Mi coprii gli occhi con una mano tanto era forte. Non appena riuscii ad abituarmi al sole accecante mi guardai intorno, udendo nel frattempo anche degli schiamazzi: centinaia di ragazzi in armatura greca si rincorrevano brandendo chi spade, chi pugnali, chi lance. Ognuno di loro rideva come un matto mentre cercava di disarmare l’avversario. Poco lontano altri si esercitavano con gli archi sotto la guida di Chirone. Avevano una mira incredibile!
In quel momento un cavallo con le ali mi passò sopra la testa e la forte corrente d’aria mi spinse indietro, facendomi inciampare e cadere sul sedere.
-Ahia … - sollevandomi, mi massaggiai la parte lesa. Poi rimasi incantata a fissare quella splendida creatura finché non divenne un punto lontano nel cielo.
-Aelle!- mi chiamò Percy.
Mi stava correndo incontro, Annabeth dietro di lui che sventolava una mano con un sorriso gentile stampato in volto. Quando mi vennero vicino non avevano nemmeno il fiatone.
-Ciao- dissi con ancora una punta di timidezza.
Annabeth mi circondò le spalle con un braccio con fare amichevole e insieme a Percy mi portò verso il campo in cui tutti si allenavano. Mi spiegò gli orari di ogni lezione, che poi alla fine non erano così rigidi. Una volta che il tuo genitore divino ti riconosceva ti dedicavi ad una attività che potesse avvicinarti a lui. Così i figli di Apollo tiravano con l’arco, i figli di Atena pensavano alla strategia, i figli di Efesto rimanevano quasi tutto il giorno nelle fucine.
Percy si avvicinò alla rastrelliera e prese due spade, porgendomene quindi una. La accettai con disagio, non sapendo come tenerla, e lo fissai con sguardo interrogativo.
-Prima o poi devi provare- mi esortò lui –Dai, scontro amichevole-
Sgranai gli occhi e scossi la testa. –No, no. Non sono capace di usare questa cosa-
Annabeth scoppiò a ridere. –Stai tranquilla, Aelle!Tutti i semidei hanno dei riflessi pronti per la guerra. Non appena Percy proverà ad attaccarti, in qualche modo il tuo corpo reagirà e ti dirà cosa fare-
Il ragazzo al suo fianco confermò quanto aveva appena detto.
Sinceramente – e la cosa mi sconvolse parecchio- non era l’idea del combattimento a mettermi a disagio, ma solo la spada. La sentivo strana tra le mani, non mia. In quell’istante compresi: la spada non era la mia arma.
-Annabeth-  dissi e improvvisamente la mia voce apparve decisa –Non posso usare la spada. Non la sento bene-
Lei mi rivolse un sorriso comprensivo. –Certo, è normale. Non è bilanciata-
-No. Intendo dire che la spada non è fatta per me. Non posso usare qualcos’altro?-
Annabeth e Percy si guardarono per qualche secondo, poi annuirono e mi fecero largo fino alla rastrelliera. Lì riposi la spada, mentre dentro di me si agitava un forte senso di disgusto.
Feci scorrere gli occhi sulla rastrelliera, con sguardo critico. Pugnali, lance, archi. Sembrava che niente potesse fare al caso mio. Stavo quasi iniziando a disperarmi, quando finalmente la trovai.
Un’ascia. Un’ascia bipenne.
La afferrai con mani tremanti. Anche quella non era bilanciata, ma mi sentivo in pace stringendola. La sensazione che provavo stringendola era molto diversa da quella che sentivo con la spada.
-Prendo questa-
-Va bene- mi disse Percy con uno strano ghigno –Sappi che ti straccerò comunque-
Annabeth ridacchiò. –Testa d’Alghe vacci piano. E’ appena arrivata- lo rimproverò.
Percepii montare in me il senso di competizione. Strinsi la presa sul manico dell’ascia fino a che le nocche non mi diventarono bianche.
-Accetto la sfida- alzai il mento –Non trattenerti-
Percy mi fece segno di seguirlo fino al centro del campo di allenamento. Lì si fermò, piantando i piedi a terra e osservandomi. Lo imitai, senza sapere il perché di quello di quello scambio di sguardi.
Quando Percy mi corse contro, impugnai l’ascia con entrambe le mani e mi preparai a ricevere il colpo. Fu faticoso non lasciar cadere a terra l’arma e ancora di più lo fu cercare di contrattaccare, ma in qualche modo ci riuscii.
Percy non si fece intimorire e mi si avvicinò ancora. Mi preparai di nuovo all’impatto, ma lui si tirò indietro all’ultimo secondo, passandomi di fianco e finendo alle mie spalle. Mi buttò a terra con un calcio e mi puntò la spada alla gola. Trattenni il fiato.
-Tutto qui?- mi derise –Che senso ha usare tutta la mia forza contro di te se il risultato è questo?-
La rabbia mi invase, ribollendomi nel petto e facendomi fischiare le orecchie. Riafferrai l’ascia che mi era caduta e spostai la sua spada con un colpo. Dopodiché mi alzai, furiosa.
Lo attaccai senza tregua, quasi inconsapevole dei miei movimenti, e lo costrinsi ad indietreggiare. E al muro ci finì lui, con la mia ascia a un centimetro dal suo stomaco e il mio viso ad un soffio dal suo. Percy perse la presa sulla spada, che cadde a terra con un suono sordo.
-Basta così!- ci interruppe Annabeth.
Ritornai in me e lasciai a Percy modo di muoversi. Lui mi sorrise, questa volta con il fiatone.
-Che ti avevo detto? I semidei hanno un istinto innato per il combattimento-
Risposi al suo sorriso. –No, è solo la fortuna del principiante-
Eppure dentro di me sapevo benissimo che non era così.
 
 
Note:
Ciao a tutti!
Scusatemi per il ritardo, ma ho avuto dei giorni un po’ pieni.
Spero che il capitolo vi piaccia e che non vi annoi. Aelle che si allena con Percy :D
La ragazza ha qualcosa di strano, spero che ve siate accorti!Ma cosa lo dirò tra un po’ visto che come sempre sono un’autrice malvagia.
Grazie a chi legge, a chi recensisce e chi aggiunge la mia storia tra preferite/seguite/ricordate. GRAZIE MILLE!
Ne approfitto per dirvi che ho pubblicato una one-shot sulla divina coppia Efesto-Afrodite. Sui loro diversi punti di vista riguardo all’amore.
Leggetela, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate! Ovviamente non siete obbligati.
Al prossimo aggiornamento!
Baci,
Aelle
  
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