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Autore: B Rabbit    19/04/2012    1 recensioni
«Tu sei come la neve, che cade per sciogliersi e diventare primavera. E proprio come essa rinascerai, liberandoti dalle catene che ti lacerano. E sai una cosa? Quel giorno non è lontano. Oggi rinascerai: da ora ti chiamerai…»
Allen.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi | Coppie: Rabi/Allen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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¬ Falling Falling Snow ~
†Third Chapter ~




La tenue luce della luna entra flebile tra le tende leggere, illuminando la piccola pietra color oro con cui le mie mani giocano.
Questo, è l’ultimo frammento di te che mi è rimasto, l’ultimo tuo ricordo, l’ultimo tuo dono.
Ogni volta che stringo tra le mani questa piccola pietra non riesco a non pensare a te, alla tua piccola risata, ai tuoi occhi preziosi che brillavano per la mia felicità, alle parole dolci che pronunciavi unicamente per me.
A te, il mio mondo.
Scosto le tende candide e rivolgo il mio sguardo alla luna, fedele compagna, custode delle mie preghiere.
Anche questo giorno è passato senza averti potuto trovare.
Il sole non mi ha regalato altro tempo ed è morto nel sangue alla fine dell’orizzonte, lasciandomi tra le candide braccia della luna.
O stelle che fate compagnia alla madre della notte, voi che potete vedere l’infinito e il futuro, ditemi, potrò rivederlo?
Le mie braccia potranno stringere di nuovo la mia luce?
I miei occhi potranno perdersi in quell’azzurro tanto adorato?
Porto la collana al cuore, cercando di ricordare il calore che mi regalavi.
Chiudo gli occhi abbandonandomi al buio, cercando di intravedere il tuo candido sorriso.
Stringo le mie gambe al petto, cercando di ricordare il tuo abbraccio...
«Allen …»
Morfeo, fa cessare questo inferno con il tuo sonno tanto desiderato.


***


Era abbandonato sul letto con i capelli color cremisi scomposti sul cuscino e gli occhi spenti e arrossati, privi di luce, quasi se ne fosse andata via insieme alle lacrime sgorgate dalle ferite del suo cuore.
“Mi dispiace”
“Bugie.
Se davvero ti sarebbe dispiaciuto, non mi avresti mai abbandonato.
Domani sarebbe stato il mio compleanno, il 10 agosto, e lo attendevo da molto. Non desideravo niente, né doni né auguri, solo la tua presenza, e invece mi hai lasciato nell’oscurità più profonda.”
“Non ti preoccupare, ritornerò da te.”
“Bugie!
Non saresti mai tornato da me, perché lasciarmi questa mera speranza che, un giorno o l’altro, mi avrebbe consumato l’anima?”
“Ti voglio bene, Lavi”
«Basta, basta! Perché le tue parole mi invadono la testa?»
Un’altra lacrima scese silenziosa da quel smeraldo, infrangendosi sul cuscino bianco.
«Perché hai deciso di abbandonarmi…»
Un pacchetto color paglia era al fianco del bambino, aspettando di essere scartato. Dopo essersi asciugato le lacrime, Lavi prese il regalo con le mani tremanti e lo aprì piano, sciogliendo con delicatezza il fiocco rosso: dentro vi era una piccola lettera ripiegata più volte, scritta con mano incerta, e una piccola ambra color oro, legata a un laccio per farvi una collana.
Lavi la aprì lentamente e con cura, quasi si potesse infrangere tra le sue mani.




Per Lavi
Scusa.
Scusa se non ho saputo combattere contro il destino.
Scusa se non ho replicato contro quest’ingiustizia.
Scusa se me ne vado come un codardo.
Scusa se domani ti lascerò solo.
Se vuoi odiami, hai tutte le ragioni per farlo, non sarò triste per questo.
Ti voglio bene, e te ne vorrò sempre.



Buon quattordicesimo compleanno
Allen











Lacrime cristalline solcarono le guance, tristezza immensa invase le membra, singhiozzi convulsi colpirono la voce ferendo il silenzio.
Portò la collana al petto, stringendola tra le mani.
Si abbandonò al dolore, allontanando la vergogna.
Urla.
Gemiti.
Singhiozzi.
Altro non fece, se non chiamare il suo nome tra il dolore che lo abbracciava.
«Perché… perché Allen?»
Un altro urlo e si abbandonò al sapore salato delle sue lacrime.


***



Una piccola scintilla. Una luce.
Una lacrima.
Mi dirigo verso la scrivania dove la luce lunare giace pigramente sul legno di ciliegio rendendo ancor più prezioso un ciondolo d’argento.
Il tuo regalo d’addio brilla nella notte illuminando la via tortuosa dei ricordi.
Accarezzo il ciondolo lentamente, percorrendo i lineamenti maestosi con delicatezza senza fermarmi, quasi volessi memorizzare le decorazioni floreali con la mia pelle. Dentro, sicuramente, una piccola foto ingiallita oppure lievemente strappata raffigurante una donna di struggente bellezza.
La immagino con gli occhi verdi, i tuoi occhi, due smeraldi quasi irreali per la loro colorazione. Unici.
I capelli color oro che brillano come i raggi del sole, compagno di nostro padre Urano, e la pelle di un roseo colore che ricorda l’alba dalle dita di rosa.
Penso che sia questo ciò che nasconde la collana, proteggendola geloso per non lasciare al tempo di portarla via con se come le foglie in autunno.
Eppure, nonostante l’ immane curiosità che assilla l’uomo, non ho mai aperto il ciondolo, svelando il segreto. Non ho il diritto di farlo, sei tu il solo che può godere di questa bellezza celata, Lavi.
Un lampo, un istante, un ricordo.
Nella mia mente si è diramato un frammento della mia vita ritornando a galla del mare della mente.
Porto la mano tremante al viso, toccando sognante il punto in cui le tue labbra vergini si schiusero sulla mia pelle, donandomi calore sulle guance e stupore negli occhi.


***



Era una giornata come le altre e il sole batteva sulla terra senza mai smettere. In fondo era già il 9 agosto e il caldo regnava sui vicoli della città.
Nell’orfanotrofio, i bambini si apprestavano ad uscire a giocare con il permesso dei grandi: in particolare un bambino dai capelli cremisi aspettava con ansia un compagno chiamando più e più volte il suo nome, sperando che l’altro rispondesse al richiamo.
Allen stava scendendo le scale saltellando, pronto ad abbracciare Lavi e ad andare a giocare fuori insieme a lui, lasciandosi accarezzare dai raggi dorati e dalla brezza frizzante dell’estate.
«Allen, vieni un attimo qui»
Un sospiro. Cosa voleva la signora oggi?
Le andò subito incontro scusandosi più volte con Lavi che intanto aveva incrociato le braccia sbuffando.
Discussero per qualche minuto, troppi: normalmente non diceva molto, qualche parola, eppure oggi la signora continuava a discutere con Allen che sembrava stranamente turbato.
Lo sguardo dell’albino si abbassò, la mano si chiuse violentemente in un pugno e le nocche diventarono bianche. Il piccolo guercio giurò di aver visto una lacrima sorda cadere sul legno scuro del pavimento, infrangendosi silenziosa in mille cristalli, chiari come le stelle.
«Allen…»
Una mano verso di lui. Un schiaffo per allontanarla.
Singhiozzi seguiti da una fuga disperata.
«Mi dispiace, ma Allen è stato adottato»
Il piccolo sgranò gli occhi.




Era davanti alla porta aperta, la luce gli abbagliava gli occhi rossi dal sonno, o forse dalle lacrime.
«Lavi…»
Il piccolo albino lo aspettava, con la valigetta in mano, lo sguardo basso, i denti che aggredivano il suo labbro fin dalla sera prima tingendosi di cremisi per la troppa rabbia.
Forse era giusto così, era meno doloroso, forse non sarebbe riuscito a varcare quella porta se Lavi fosse venuto, non sarebbe riuscito a dirgli addio guardandolo negli occhi.
«Aspetta!»
Si sentirono passi affrettati scendere le scale con affanno.
«L-lavi!»
Prima di poter dire altro, il guercino lo zittì abbracciandolo, circondandogli le spalle, stringendolo a sé dolcemente, quasi non lo volesse lasciare andar via.
Allen sorrise, chiudendo gli occhi, percependo qualcosa vicino al petto.
Il suo battito…
Perché doveva andare? Perché abbandonare tutto questo?
«Tieni…»
L’abbraccio si schiuse lasciando l’albino che guardava la mano di Lavi aprirsi lentamente lasciando intravedere un ciondolo d’argento.
«Questo… è il ciondolo di mia madre che mi diede prima di abbandonarmi, ed ora voglio che sia tu a tenerlo.»
Le mani del guercino si avvicinarono al viso del piccolo albino scostandogli con delicatezza le ciocche bianche dal collo e gli mise la collana.
«E’ tuo ora…»
Un bacio.
Il piccolo tramonto avvicinò il volto a quello dell’alba, schiuse le rosee labbra e le poggiò dolcemente sulla guancia, vicinissimo alle labbra dell’albino, per poi saettare vicine all’orecchio.
«Ti voglio bene, Allen…»
Una lacrima cadde dallo zaffiro.
Una lacrima cadde dallo smeraldo.
E l’alba e il tramonto si separarono per sempre.










E siamo arrivati al terzo capitolo!!! Yeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
Ringrazio Nuirene per aver recensito e JuneHamar16 per aver aggiunto ‘sta roba di quattro soldi nelle sue storie da seguire. Grazie tesore, potrei morire felice ora ç-ç
*muore e risorge*
Diiiiicevamo… ah, siccome siamo un team (due pazze da manicomio) pensavo di postare una mini presentazione mia e della mia collega, ovviamente io faccio la sua e lei se mi renderai ridicola a scuola ti uccido per l’ennesima volta la mia ^ ^
Retroscena delle presentazioni
Cesena, giovedì 19 aprile 2012, Liceo Augusto Righi

Io: Sofiiiiiiiiii!!!!!!!!! La presentazio-
Lei: no.
Io: eeeeeeh? Perché?
Lei: ...no
Fine retroscena


Ecco quella della mia collega gente!

Presentation One
Il fantasma dello scientifico

La mia collega si chiama Sofia (non posso dirvi il cognome se no mi uccide, cattiva ç-ç) ed è una yahoista (cronica) U.U
Lei non fa niente legge e approva i capitoli e, nel tempo libero, sparge cuoricini e dolcetti rendendo tutti obesi, diabetici e zuccherosi.
OMINI DI MARZAPANEEEEEEEEEEEE!!!
La mia collega è unica, per un motivo. No, non è eccezionale, e che lei è un incrocio tra varie cose, precisamente è:
- per 1/8 caffè
- per 1/8 panettone
- per 1/8 gatto
- per 1/8 bulgara
- per 1/8 cinese
- per 1/8 italiana
- per 1/8 cono (eheheheh U.U)
- per 1/8 sofà
Non posso dire i suoi vari soprannomi perché mi ucciderebbe per privacy, MA, e dico ma, ne scrivo uno U.U
Quindi gente tenetevi pronti, il suo soprannome è…
*rullo di tamburi*
WOFF!
Si, è un cane XD
No, scherzo. Sono arrivata a questo soprannome seguendo un ragionamento approvato dalla nota università del Burundi, ecco lo schema U.U

Sofia→ Soff → Zoff → Woff

Bello vero?
Seguendo lo stesso ragionamento sono arrivata a chiamare mio cugino Owl, ma questo ve lo racconto al prossimo capitolo… no, bugia, lo faccio ora U.U
Gianluca→ Gianni → Barbagianni → Gufo → Owl
Ecco spiegato il mistero!
Ritornando alla nostra Woff… lei adora l’ AkuRoku, D Gray Man (l'ho fissata io), farmi venire un infarto, ma soprattutto farsi uccidere da me con tanto affetto e fantasia.
Piccoli masochisti crescono gente U.U
Ah, lei è un fantasma.
Ah, e a scuola dice sempre “Lero!” e “Kanda!” e adora i capelli di Tikki.
TIKKIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!


Retroscena Presentation One
Sofia: … Woff? Sei seria? *prende un coltello* … Yuhuu Lori-chan, vieni qui ♥
Io: WAAAAAAAAAAAAAH, mi vuole vivisezionare!! °AAAA°
Se non posterò più su efp, sarà colpa tua!!!
*scappa*


*La scrittrice muore e risorge*




Presentation Two
L'adorabile Otaku

La mia amatissima (?) collega si chiama Loredana ed è quella che fa praticamente tutto il lavoro e che viene amorevolmente soprannominata dalla sottoscritta Lori-chan, Loretta, Lori-baubau, Lori-pippi e Decaffeinato, la maggior parte presi da Tsubasa RESERVoir CHRoNiCLE e dal genio (malefico) delle CLAMP.
Possiede vari e frequenti istinti omicidi che sfociano in minaccie e pizzicotti, il suo punto debole sono il solletico e lo yahoi, in entrambi i casi finisce a terra rossa come un pomodoro maturo o babbo natale (sono indecisa).
Ama i manga,gli anime, il Giappone, tutto quello che riguarda il Giappone , le cose carine e coccolose. Odia la sua collega, il solletico.
Il suo motto è "otakuzziamo il mondo!".


Retroscena Presentation Two
Io: Eh? Io non finisco a terra rossa come un pomodoro maturo con gli yahoi °°
Sofia: Si, lo fai ♥
Io: E poi, non avrai esagerato con i soprannomi? *si sente il rumore di una vena che si ingrossa* Infine, da dove ti è uscito il motto "otakuzziamo il mondo!"? Mi basta la classe, baka ù.u


Sofi?


Sola, sono sooooola ç-ç
O va bè, ho voi lettori almeno
*cicale che cantano*
… waaaaaaaaaaaah TT^TT
*va a piangere nell'angolino della depressione*









FINE

  
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