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Autore: All my Darkness    20/04/2012    15 recensioni
Parte dalla 3x18.
In quel momento si voltò verso di me. - Parlo del fatto che ti sei innamorata di Damon.-
E così, vidi il suo vero volto: una maschera di dolore e senso di colpa. Rimasi completamente spiazzata: non era una domanda, non era un'ipotesi. Lo aveva detto senza esitazioni. Quella verità che incombeva da sempre tra noi era stata finalmente svelata.
Abbassai lo sguardo, per poi ripuntarlo nel suo.
- Come l'hai capito?- domandai, infine, dopo un silenzio che sembrò durare un'eternità.
Rise, senza gioia, dandomi le spalle e rigirandosi tra le mani il paletto di legno.
- Andiamo, Elena! Ho vissuto per quasi due secoli in questo mondo, e credi che non sappia riconoscere lo sguardo di una ragazza innamorata?
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Epilogo.

*me tenta invano di trattenere le lacrime cercando di mantenere la propria fama da dura*
Bene, siamo giunti alla fine di questa mia primissima fan-fic, non mi sarei mai aspettata che sarebbe potuta piacere e ricevere così belle recensioni... non so veramente cosa dire. Grazie, a tutti, veramente. Questo ovviamente non è un addio perchè continuerò a scrivere, appena avrò un'illuminazione Delena mi metterò all'opera! Mando un bacio enorme a tutti, anche a chi ha letto silenziosamente dedicandomi un po' del suo tempo...
PS: la scelta della città è casuale.
Alla prossima! :')

Dieci anni dopo.


Stefan e Katherine camminavano lentamente per Via del Corso, fermandosi di tanto in tanto a guardare le vetrine dei negozi, come ogni anno, addobbate a festa: Roma splendeva più che mai di luci e colori durante il periodo natalizio, e anche se mancavano ancora alcuni giorni, ormai non si parlava d'altro. Non erano lì per restare molto, eppure ogni volta era una gioia, per loro, vedere come procedeva la vita in casa del fratello e della cognata, era come tornare in famiglia dalla loro esistenza priva di radici. Il taxi li portò a destinazione, una graziosa villetta su due piani, non molto lontana dal centro, contornata da un grande giardino: la neve non ancora sciolta ricopriva le fronde degli alberi del lungo sentiero verso l'entrata, e l'acqua del laghetto era velata da un sottile strato di brina. Nonostante il freddo e la neve, quella casa emanava un calore straordinario, bastava guardarla per sentire il cuore scaldarsi e sentirsi i benvenuti, in qualunque momento. Katherine suonò al citofono del cancello, stringendosi nel cappotto mentre Stefan, protettivo, le passava un braccio attorno alla vita.
- Siete zia e zio? Nel caso vi faccio entrare, altrimenti devo chiedere a mamma.

Nel sentire quella vocetta dolce e così familiare chiamarla in quel modo, come al solito la vampira si commosse.
- Siamo noi.- rispose Stefan per lei, sorridendo.

In quel momento si sentirono delle proteste dal citofono, e la stessa vocetta di prima dire, sconsolata:
-
Sta venendo Christian.
Si sentì una gran serie di passi veloci, il
clic del cancello e un bambino dai capelli corvini si gettò letteralmente su Stefan: lui lo strinse forte, mentre Katherine gli accarezzava i capelli.
- E' meglio entrare, non voglio che gli prenda qualcosa con questo freddo.- sussurrò la vampira, con fare materno, mentre il bambino in questione correva a perdifiato verso la porta di casa, dove Elena lo aspettava. - Corri dentro, ci sono meno cinque gradi là fuori!- lo incitò: quella che doveva essere un'aria di rimprovero era però smorzata dalla dolcezza con cui lo guardava, e dalla felicità di vedere i nuovi arrivati.

Stefan, Katherine ed Elena si abbracciarono, soprattutto le due vampire che, come da copione, si commossero. Il piccolo Christian non faceva altro che tempestare lo zio Stefan di domande, mentre la madre e la zia si salutavano.
- Quando siete arrivati?

- Stamattina, sul presto.

- Zia ha già svaligiato tutti i negozi di Via del Corso?

Stefan rise. - No, ancora no. Ma lo farà presto.-
Lo guardò, lasciandosi sfuggire un sospiro: gli sembrava di vedere suo fratello da piccolo. Christian aveva quasi sette anni ormai, ma sembrava già un giovanotto: il fisico slanciato per la sua età risaltava i capelli corvini, perennamente arruffati, e gli occhi blu, appena un po' più scuri di quelli del padre, erano più luminosi e vivaci che mai. Il bambino percorse saltellando il grande corridoio della casa, chiamando. - Caroline! Corri!- per poi frenare di colpo e affacciarsi ad una stanza, alzando gli occhi al cielo, un gesto che a Stefan ricordò tantissimo Damon e Elena.
- Vieni, ti stiamo aspettando!

- Sto arrivando, un attimo, il tempo di togliere le scarpet...- pochi secondi, e una bambina uscì elegantemente dalla stanza, abbracciando con calore lo zio.

- Mi sei mancato tanto, zio.- lo salutò, con la vocetta che li aveva accolti al citofono. Appena vide la zia, i suoi occhi si illuminarono: - Zia!- strillò, buttandosi fra le sue braccia.

- Piccolina...- Katherine la strinse a sé, mentre altre lacrime le scendevano sul viso. Elena osservava la scena, intenerita, appoggiandosi al marmo del grande camino, che richiamava un po' quello della vecchia casa dei Salvatore.

Katherine guardò negli occhi quel piccolo miracolo: i boccoli color cioccolato, lunghi fino alla vita sottile, le incorniciavano il viso di porcellana, illuminato dai grandi occhi verde scuro, dolci e profondi. Era un po' più bassa del fratello, nonostante fossero gemelli, ma perfetta.
La bambina e i tre adulti si sedettero sul grande divano che troneggiava nell'accogliente soggiorno, mentre Christian si posizionò al pianoforte, iniziando a suonare delle semplici melodie, a mo' di benvenuto.
- Mi ha insegnato papà. Lui è bravissimo, ma si vergogna un sacco a suonare davanti alla mamma, anche se l'altra volta l'ho convinto. Le ha dedicato Per Elisa e lei si è messa a piangere.- disse, lanciando uno sguardo complice alla madre: Elena sorrise, per poi guardare l'orologio. Erano quasi le sei.
- Damon è a lavoro, suppongo.- disse Stefan.

- Sì.- rispose Elena. - Dovrebbe essere di ritorno, a quest'ora.
In quel momento si sentì lo sferragliare di una chiave nella serratura.

- Papà!- strillarono all'unisono i due bambini, già tra le sue braccia. Nonostante non fossero al livello dei vampiri, quando volevano i loro movimenti erano molto più veloci del normale. Damon si guardò intorno, sorridendo, e i suoi occhi si illuminarono nel vedere chi era seduto in soggiorno: i tre si abbracciarono con affetto.

- Da quanto siete arrivati? Mi dispiace aver fatto tardi.- chiese Damon, entrando in soggiorno.

- Quì da pochissimo, non ti sei perso niente, a parte i soliti saluti strappa-lacrime. - rispose Katherine. Damon si avvicinò ad Elena e le diede un profondo bacio sulle labbra. - Bentornato.- lo salutò lei, sorridendo dolcemente.

- Bene, direi che è ora di consacrare le storiche tradizioni ed uscire tutti e tre con lo zio Stef! Ho una ventina di negozi in cui fare compere, e voi mi aiuterete a torturarlo!- propose Katherine, rivolgendosi ai bambini. Loro acconsentirono con gioia: Elena li aiutò a coprirsi per bene, riempiendoli di raccomandazioni, prima che i quattro uscissero, promettendo di tornare presto. - Ma alla fine torniamo tardi, lo sai.- aggiunse Christian, salutandoli con la mano. Caroline mandò un bacio alla mamma, prima di avviarsi.
Elena chiuse la porta di casa, e i suoi occhi incrociarono immediatamente quelli di ghiaccio di Damon: annullò le distanze e si gettò fra le sue braccia, mentre lui la stringeva e affondava le mani tra i suoi capelli, baciandola con trasporto. Il vampiro la prese in braccio, si accomodò sul divano e la fece sedere sulle sue gambe, mentre il calore del fuoco rendeva l'atmosfera calda e piacevole.

- Sono cambiate tante cose, in questi anni, amore.- Elena gli accarezzò i capelli, dolcemente.

- Tanto tempo, e tanti ricordi. Uno più bello dell'altro, con te.-

I due si trovarono a guardare la serie di cornici d'oro e argento sulla mensola, vicino la libreria, che sembrava ritrarre tutti i momenti principali della loro vita insieme.
La prima foto ritraeva loro due, la prima volta che erano andati a Roma: si trovavano davanti al Colosseo e sorridevano, abbracciandosi stretti.

- Perchè non mi hai mai detto che sapevi l'italiano?- gli domandò Elena, dandogli un buffetto affettuoso sulla guancia. Intorno a loro il tramonto illuminava le nuvole, mentre la piazza era affollata di persone.
- Perchè mi sono ricordato di saperlo appena ho messo piede quì.- Damon le stampò un leggero bacio sulla punta del naso, mentre posizionava la macchina fotografica in modo da riprenderli entrambi. - Ora fai uno dei tuoi bellissimi sorrisi e abbracciami forte.-
Elena fece come le aveva chiesto, e continuò ad abbracciarlo anche dopo lo scatto: stavano insieme da due anni, le erano sembrati i più belli e felici della sua vita, e si augurò che non finissero mai, mentre lo guardava.

- Elena.- sussurrò lui, ad un tratto. - Devo... dirti una cosa.

Elena lo guardò, sorpresa. In quel momento il vampiro dagli occhi di ghiaccio si inginocchiò, incurante dei passanti e di tutte le persone che avevano attorno: la ragazza spalancò gli occhi, e immediatamente sentì il suo cuore impazzire.
- Guardami.- Damon puntò il suo sguardo magnetico nel suo, facendole dimenticare in un secondo dove si trovavano: esistevano solo loro.

- Oh mio...- la ragazza sentiva le pulsazioni del cuore continuare ad aumentare, mentre il sangue le colorava le guance. - Non starai per...

- Sì, e cerca di non farti prendere un infarto, per favore.- Damon aspettò che si calmasse, prima di iniziare a parlare.

- Ti amo, Elena Gilbert. Ti amo dal primo momento in cui ti ho vista, e non smetterò mai di farlo. Tu sei riuscita ad abbattere tutti i muri che mi ero costruito intorno pur di non soffrire, uno alla volta, ti sei fidata di me quando tutti mi odiavano, mi hai insegnato ad amare per davvero, nonostante il mio cuore fosse morto. Sei tutto ciò che io abbia mai desiderato, tutto ciò che avrei mai potuto sperare di avere, il ricordo più bello che vorrei far durare per tutto il resto della mia esistenza.-
In quel momento si resero conto che una piccola folla di persone si era riunita intorno a loro, e ascoltava con il fiato sospeso ogni parola. L'attenzione di Elena venne però catturata da una piccola scatolina bianca in raso: neanche il tempo di un respiro che Damon la aprì, lasciandola senza fiato.
- Elena Gilbert, vuoi sposarmi?- sussurrò, mentre la guardava, non riuscendo a nascondere l'emozione, che trapelava da ogni sfumatura dalla sua voce tremante.

La piccola folla intorno a loro trattenne in respiro mentre lei incrociava gli occhi del suo vampiro, senza curarsi di ciò che le stava porgendo. Una lacrima, una sola le scese sul viso, mentre sorrideva.
- Sì, Damon Salvatore.- rispose, mentre una delicata mano prese la sua. In meno di un secondo qualcosa le illuminò l'anulare sinistro: sulla sottile montatura in oro bianco erano intarsiati dei piccoli diamanti, su cui spiccava al centro uno zaffiro blu a forma di cuore, simile al ciondolo che le aveva regalato quasi tre anni prima. I loro occhi si incrociarono, e videro tutto ciò che avevano sempre cercato: l'amore dell'altro. Un applauso partì spontaneo intorno a loro, mentre le loro labbra si incontravano, suggellando quella promessa.

La seconda era la foto del loro matrimonio. Si trovavano in riva al mare, al tramonto: Elena ricordava come se fosse stato ieri il momento in cui era andata all'altare.


Alaric le strinse il braccio, infondendole una piacevole sensazione di sicurezza, e prese a camminare lentamente accanto a lei; le guance già le diventavano rosse nel vedere quasi tutta Mystic Falls guardarla, mentre entravano nella chiesa gremita di persone.
Vi fu un' esclamazione di stupore collettiva nel vedere il suo abito: lungo, stretto in vita e senza spalline, la cui gonna cadeva morbida in mille balze di tulle, impreziosita da centinaia di brillantini color avorio. Sui capelli, raccolti in un morbido chignon, era posizionata una coroncina d'argento, che teneva fermo il velo bianco, non molto lungo, ondeggiante ad ogni suo movimento. Ma anche se aveva più di cinquecento sguardi attorno a sé, lei ne cercò e trovò subito solo uno: due occhi di ghiaccio, un po' lucidi, l'aspettavano all'altare, insieme ai suoi testimoni, Caroline e Katherine per lei, Stefan e Jeremy per lui. C'erano proprio tutti, anche Rebekah, che stringeva la mano di Matt, Bonnie, che scattava foto guardando Jeremy con orgoglio, Kol ed Elijah, anche se, per la presenza di quest'ultimo, Damon si era finto geloso per un bel po', o forse lo era davvero. Giunta finalmente all'altare, Elena prese la mano del suo sposo ed entrambi si sedettero, aspettando che la funzione iniziasse.
- Alla fine non mi hai abbandonato.- sussurrò Damon, in modo che solo lei potesse sentirla.

- Possibile che non capisci mai quando scherzo?- rispose lei, nello stesso tono, ed entrambi soffocarono una risata.

Nella terza foto c'erano Christian e Caroline, all'età di non più di due anni, in soggiorno: Caroline stava dando un bacio sulla guancia al fratello, mentre Christian sorrideva, mettendo in mostra le fossette.


Si erano da poco trasferiti a Roma, pochi mesi dopo il matrimonio. Damon sedeva in soggiorno, leggendo pensieroso il giornale, mentre Elena guardava la tv: l'atmosfera della sera era tranquilla e familiare, ma Elena sembrava nervosa. Damon alzò lo sguardo dal giornale per puntarlo in quello della sua amata.
- Sei strana oggi, amore. E' successo qualcosa?- domandò, preoccupato.

Elena trasalì. - No, certo che no.- e distolse lo sguardo, mettendosi più comoda.
Damon continuò a guardarla, ma decise di non insistere: se ci fosse stato qualche problema glielo avrebbe detto, ma, dopo più di quattro anni insieme, era stato semplice per lui capire che qualcosa, in lei, non andava.
Elena, d'altra parte, non aveva idea di come avrebbe reagito a quella notizia: non parlavano quasi mai dell'argomento, ed ora che ne era sicura, non sapeva proprio come affrontare la questione. "Fai un respiro profondo e diglielo tutto d'un fiato, senza pensarci. Secondo me diventerà il vampiro più felice del mondo. Ooh, sarò zia!" le aveva detto,
o meglio, strillato Katherine, al telefono. Negli anni il rapporto di amicizia tra loro era diventato quasi fraterno, e la vampira, infatti, era stata la prima a saperlo.
- Damon...- iniziò, esitante.
Il vampiro alzò subito lo sguardo, e in un attimo fu accanto a lei. 
- Lo sapevo che era successo qualcosa. Dimmelo, per favore.- addolcì lo sguardo.

- Ecco... so che non abbiamo mai affrontato l'argomento.. davamo per scontato che fosse impossibile ma... tempo fa ne ho parlato con Bonnie, e lei mi ha detto di aspettare e che bastava crederci, all'inizio ero scettica e invece... anche perchè non sono completamente umana, la storia della doppelganger...- Elena deglutì.
- Insomma, possibile che di solito sei così perspicace e proprio ora non capisci?- sbottò, mentre le guance le diventavano rosse.
Damon sorrise. - Sento quattro cuori battere in questa stanza, Elena. Il mio, il tuo.- fece una pausa e le sfiorò il ventre. - E altri due quì. Da una settimana.-
Elena sgranò gli occhi. - Due cuori?! Sono... due?! Da una settimana! Perchè non mi hai detto niente? Sono stata in pensiero... non sapevo come dir...- Damon la baciò, mettendo fine alle sue parole concitate.
- Facciamo così: se sono due maschi scelgo io, se sono due femmine scegli tu, se sono un maschio e una femmina uno a testa.- sentenziò Damon, sorridendo.

- Certo, contaci!- ribattè Elena, sarcastica. - Vedremo chi la spunterà.
Alla fine, erano stati accontentati entrambi: Damon aveva scelto Christian, come uno zio a cui era affezionato da piccolo, e Elena aveva scelto Caroline, in onore della sua migliore amica vampira, che lavorava nei pressi di New York e non si lasciava mai scappare occasione per rimproverarli per essersi trasferiti così lontano. Fortunatamente c'era il suo Tyler a farle compagnia.

L'ultima foto ritraeva invece tutta la famiglia Salvatore al completo: Damon, Elena, Caroline, Christian, lo zio Stef e la zia Kath, tutti abbracciati strettissimi davanti al colossale albero addobbato, due notti di Natale prima.

- Damon, ho deciso.- Elena guardò negli occhi il suo adorato vampiro, con determinazione. I bambini erano con Katherine e Stefan a Parigi per le vacanze, e i due erano rimasti a casa: ad Elena sembrò l'occasione perfetta per affrontare quell'argomento.
- Elena...- provò a bloccarla lui.

- Ricordi quello che ti ho detto, quella notte? Mi sarei trasformata in vampiro senza esitazioni. Contro ogni previsione abbiamo dei figli, non ho dovuto rinunciare a niente, ho avuto tutto quello che potessi avere dalla mia vita da umana. Ora voglio solo poter stare con te, per sempre.-
Damon ascoltò il suo breve monologo, preoccupato.
- Ricordi...- il vampiro deglutì a fatica. - ... come si diventa vampiri, vero?
- Si.- rispose Elena, sicura.- Bisogna morire con del sangue di vampiro in circolo, e poi... berne di un umano.- un leggero brivido le percorse la schiena: Damon se ne accorse e la abbracciò.

- Io posso darti il mio sangue, Elena...- le sussurrò all'orecchio.- Ma non avrei mai... il coraggio... di ucciderti. Non posso uccidere la persona che amo. Non io.

- Damon, non morirò davvero. Tra qualche ora mi risveglierò e sarà tutto più facile.- gli prese il viso tra le mani e lo guardò negli occhi. - Fidati di me. Io mi fido.

Damon la guardò per quella che sembrò un' eternità. - Ne sei proprio sicura? Non si potrà tornare indietro.
- Non ne avrò intenzione.- 
Il vampiro, lentamente, si affondò i canini nel polso, porgendolo poi ad Elena. - Almeno cominci a fare pratica per il dopo.- tentò di scherzare, con il cuore in gola.

Lei sorrise, prima di avvicinare le labbra al sangue che ne usciva. Bevve cercando di non fargli male, mentre gli occhi di ghiaccio del vampiro diventavano sempre più tormentati.
- Ti concedo ufficialmente il permesso di uccidermi.- disse poi, abbozzando un sorriso.

Sembrava che in Damon fosse in corso una battaglia interiore, una di quelle devastanti, che lasciano o la vittoria o la morte per tutti: è estremamente contro ogni natura, uccidere la persona che si ama, la più grande contraddizione che possa esistere. Se ami una persona puoi morire per lei, non ucciderla.
- Ti amo, Elena.- sussurrò il vampiro, mentre le lacrime gli solcavano il viso, prima di spezzarle il collo con un unico gesto. Gli occhi di Elena si spalancarono e diventarono opachi, mentre cadeva: la vita le passò davanti per un attimo, prima che tutto finisse. Damon la prese e la distese in un attimo sul letto, sedendosi accanto a lei e piangendo come mai aveva fatto prima.

- Perdonami.- le sussurrò, senza fiato, perso nel guardarla, passando le dita sul suo viso, sulle labbra e sui capelli a due millimetri dal toccarli. Il suo tormento sarebbe finito solo quando avrebbe di nuovo incontrato i suoi occhi.

Erano quasi le undici: Katherine e Stefan risposavano nella loro camera, preparata appositamente per loro, e i bambini si affrettavano ad andare a letto. Ad Elena piaceva dargli la buonanotte ogni sera, stare un po' con loro e tirare le somme della giornata, concludendola con un bacio.
Entrò in camera di Christian: il bambino leggeva un fumetto, già sotto le coperte, mentre la luce dell'abat-jour rischiarava la cameretta bianca e azzurra, tappezzata di poster e scaffali di libri fantasy. Era un bambino vivace, brillante e curioso: non stava mai fermo, possedeva carisma e tenacia da vendere, e anche un certo fascino inconsapevole che già gli permetteva di modellare le persone a suo piacimento.
- Allora, ti piace il regalo di zio?- domandò Elena, sedendosi sul suo letto. Lui annuì, entusiasta.

- E' la primissima edizione del primo numero. Introvabile!- rispose, mettendo in mostra il sorriso luminoso e perfetto.

Elena gli accarezzò i capelli, tanto simili a quelli del padre. - Sono contenta che ti piaccia. Ora però sono quasi le undici, dovresti dormire.
- Ma sono in vacanza!- protestò il bambino, puntando gli occhi color mare verso la madre. Le fece uno sguardo supplicante.

- Cinque minuti, piccola peste. Se dopo torno e ti trovo ancora sveglio, domani niente biscotti.- concesse Elena, scuotendo la testa rassegnata.

- Ti voglio bene, mami.

- Ti voglio bene anch'io, scricciolo.- rispose, mentre gli posava un bacio sulla fronte, prima di chiudersi la porta alle spalle.

La stanza di Caroline era di fronte quella del fratello: dipinta di rosa e bianco, sembrava quella di una piccola principessa. Era una bambina allegra, dolce e un po' timida, anche se in alcune occasioni dimostrava di aver ereditato il fuoco delle Petrova, stupendo tutti con la sua determinazione e le sue battutine sarcastiche degne di Damon. Amava disegnare e soprattutto ballare, e si muoveva con la grazia e l'eleganza di una futura ballerina, riuscendo a strappare un sorriso e a farsi amare anche dai cuori all'apparenza più duri, come con Katherine, che l'adorava.
In quel momento era seduta sul suo letto, e rimirava un paio di scarpette rosa ancora nella confezione, estasiata.
- Come sono belle.- esclamò Elena, contenta di vederla così felice, sedendosi accanto a lei.

- Sono stupende, domani ci ballerò tutta la giornata. Queste le posso usare a scuola di danza?- domandò, preoccupata.

- Certo che puoi.- le rispose. La bambina si mise sotto le coperte, lasciandone uscire fuori solo il viso. Elena le accarezzò i capelli, soffermandosi a guardare quella piccola meraviglia.

- Mamma?

- Sì?

- Posso farti una domanda? Poi mi metto a dormire, lo prometto.

- Certo.- acconsentì, curiosa.
- Però non devi chiedermi perchè voglio saperlo. Sono solo... curiosa.
- Puoi chiedermi tutto quello che vuoi, tesoro, non ti farò domande.
Caroline puntò il suo sguardo profondo in quello dolce e comprensivo della madre. 
- Cos'è l'amore?

Elena la guardò, sorpresa. Cos'era l'amore? Tutto. Insicurezza. Gelosia. Dolore. Tormento. Estasi. Attesa. Dubbio. Gioia. Ma come poteva spiegarlo ad una bambina, a quegli occhi innocenti? Descrivendolo così, quel sentimento poteva far paura, ma alla fine tutta quella complessità era semplicissima da vedere.

- L'amore, il vero amore, è quello che vedi nei miei occhi adesso, e ogni volta che guardo tuo padre. - rispose, infine, dandole un dolce bacio sulla guancia e uscendo dalla stanza.



  
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