Bene, siamo giunti alla fine di questa mia primissima fan-fic, non mi sarei mai aspettata che sarebbe potuta piacere e ricevere così belle recensioni... non so veramente cosa dire. Grazie, a tutti, veramente. Questo ovviamente non è un addio perchè continuerò a scrivere, appena avrò un'illuminazione Delena mi metterò all'opera! Mando un bacio enorme a tutti, anche a chi ha letto silenziosamente dedicandomi un po' del suo tempo... PS: la scelta della città è casuale.
Alla prossima! :')
Dieci anni dopo.
Stefan e Katherine
camminavano lentamente per Via del Corso, fermandosi di tanto in
tanto a guardare le vetrine dei negozi, come ogni anno, addobbate a
festa: Roma splendeva più che mai di luci e colori durante
il
periodo natalizio, e anche se mancavano ancora alcuni giorni, ormai
non si parlava d'altro. Non erano lì per restare molto,
eppure ogni
volta era una gioia, per loro, vedere come procedeva la vita in casa
del fratello e della cognata, era come tornare in famiglia dalla loro
esistenza priva di radici. Il taxi li portò a destinazione,
una
graziosa villetta su due piani, non molto lontana dal centro,
contornata da un grande giardino: la neve non ancora sciolta
ricopriva le fronde degli alberi del lungo sentiero verso l'entrata,
e l'acqua del laghetto era velata da un sottile strato di brina.
Nonostante il freddo e la neve, quella casa emanava un
calore straordinario, bastava guardarla per sentire il cuore
scaldarsi e sentirsi i benvenuti, in qualunque momento. Katherine
suonò al citofono del cancello, stringendosi nel cappotto
mentre
Stefan, protettivo, le passava un braccio attorno alla vita.
- Siete zia e zio? Nel caso vi faccio entrare, altrimenti devo
chiedere a mamma.
Nel sentire quella
vocetta dolce e così familiare chiamarla in quel modo, come
al
solito la vampira si commosse.
- Siamo noi.- rispose Stefan per lei, sorridendo.
In
quel momento si sentirono delle proteste dal citofono, e la stessa
vocetta di prima dire, sconsolata:
- Sta
venendo Christian.
Si sentì una gran
serie di passi veloci, il clic
del cancello e un bambino dai capelli corvini si gettò
letteralmente
su Stefan: lui lo strinse forte, mentre Katherine gli accarezzava i
capelli.
- E' meglio entrare, non voglio che gli prenda qualcosa con questo
freddo.- sussurrò la vampira, con fare materno, mentre il
bambino in questione correva a perdifiato verso la porta di casa, dove
Elena lo aspettava. - Corri dentro, ci sono meno cinque gradi
là fuori!- lo incitò: quella che doveva essere
un'aria di rimprovero era però smorzata dalla dolcezza con
cui lo guardava, e dalla felicità di vedere i nuovi arrivati.
Stefan, Katherine ed
Elena si abbracciarono, soprattutto le due vampire che, come da
copione, si commossero. Il piccolo Christian non faceva altro che
tempestare lo zio Stefan di domande, mentre la madre e la zia si
salutavano.
- Quando siete arrivati?
- Stamattina, sul presto.
- Zia ha già svaligiato tutti i negozi di Via del Corso?
Stefan rise. - No,
ancora no. Ma lo farà presto.-
Lo guardò,
lasciandosi sfuggire un sospiro: gli sembrava di vedere suo fratello
da piccolo. Christian aveva quasi sette anni ormai, ma sembrava
già
un giovanotto: il fisico slanciato per la sua età risaltava
i
capelli corvini, perennamente arruffati, e gli occhi blu, appena
un po' più scuri di quelli del padre, erano più
luminosi e vivaci
che mai. Il bambino percorse saltellando il grande corridoio della
casa,
chiamando. - Caroline! Corri!- per poi frenare di colpo e affacciarsi
ad una
stanza, alzando gli occhi al cielo, un gesto che a Stefan
ricordò
tantissimo Damon e Elena.
- Vieni, ti stiamo aspettando!
- Sto arrivando, un attimo, il tempo di togliere le scarpet...- pochi
secondi, e una bambina uscì elegantemente dalla stanza,
abbracciando con calore lo zio.
- Mi sei mancato tanto, zio.- lo salutò, con la vocetta che
li aveva accolti al citofono. Appena vide la zia, i suoi occhi si
illuminarono: - Zia!- strillò, buttandosi fra le sue braccia.
- Piccolina...- Katherine la strinse a sé, mentre altre
lacrime le scendevano sul viso. Elena osservava la scena, intenerita,
appoggiandosi al marmo del grande camino, che richiamava un po' quello
della vecchia casa dei Salvatore.
Katherine guardò
negli occhi quel piccolo miracolo: i boccoli color cioccolato, lunghi
fino alla vita sottile, le incorniciavano il viso di porcellana,
illuminato dai grandi occhi verde scuro, dolci e profondi. Era un po'
più bassa del fratello, nonostante fossero gemelli, ma
perfetta.
La bambina e i tre
adulti si sedettero sul grande divano che troneggiava
nell'accogliente soggiorno, mentre Christian si posizionò al
pianoforte, iniziando a suonare delle semplici melodie, a mo' di
benvenuto.
- Mi ha insegnato
papà. Lui è bravissimo, ma si vergogna un sacco a
suonare davanti
alla mamma, anche se l'altra volta l'ho convinto. Le ha dedicato Per
Elisa e lei si è messa a piangere.- disse, lanciando uno
sguardo
complice alla madre: Elena sorrise, per poi guardare l'orologio.
Erano quasi le sei.
- Damon è a lavoro, suppongo.- disse Stefan.
- Sì.- rispose Elena. - Dovrebbe essere di ritorno, a
quest'ora.
In quel momento si
sentì lo sferragliare di una chiave nella serratura.
- Papà!- strillarono all'unisono i due bambini,
già tra le sue braccia. Nonostante non fossero al livello
dei vampiri, quando volevano i loro movimenti erano molto
più veloci del normale. Damon si guardò intorno,
sorridendo, e i suoi occhi si illuminarono nel vedere chi era seduto in
soggiorno: i tre si abbracciarono con affetto.
- Da quanto siete arrivati? Mi dispiace aver fatto tardi.- chiese
Damon, entrando in soggiorno.
- Quì da pochissimo, non ti sei perso niente, a parte i
soliti
saluti strappa-lacrime. - rispose Katherine. Damon si
avvicinò
ad Elena e le diede un profondo bacio sulle labbra. - Bentornato.- lo
salutò lei, sorridendo dolcemente.
- Bene, direi che è ora di consacrare le storiche tradizioni
ed uscire tutti e tre con lo zio Stef! Ho una ventina di negozi in cui
fare compere, e voi mi aiuterete a torturarlo!- propose Katherine,
rivolgendosi ai bambini. Loro acconsentirono con gioia: Elena li
aiutò a coprirsi per bene, riempiendoli di raccomandazioni,
prima che i quattro uscissero, promettendo di tornare presto. - Ma alla
fine torniamo tardi, lo sai.- aggiunse Christian, salutandoli con la
mano. Caroline mandò un bacio alla mamma, prima di avviarsi.
Elena chiuse la
porta di casa, e i suoi occhi incrociarono immediatamente quelli di
ghiaccio di Damon: annullò le distanze e si gettò
fra le sue
braccia, mentre lui la stringeva e affondava le mani tra i suoi
capelli, baciandola con trasporto. Il vampiro la prese in braccio, si
accomodò sul divano e la fece sedere sulle sue gambe, mentre
il
calore del fuoco rendeva l'atmosfera calda e piacevole.
- Sono cambiate tante cose, in questi anni, amore.- Elena gli
accarezzò i capelli, dolcemente.
- Tanto tempo, e tanti ricordi. Uno più bello dell'altro,
con te.-
I due si trovarono a
guardare la serie di cornici d'oro e argento sulla mensola, vicino la
libreria, che
sembrava ritrarre tutti i momenti principali della loro vita insieme.
La prima foto
ritraeva loro due, la prima volta che erano andati a Roma: si
trovavano davanti al Colosseo e sorridevano, abbracciandosi stretti.
- Perchè non mi hai mai detto che
sapevi l'italiano?- gli domandò Elena, dandogli un buffetto
affettuoso sulla guancia. Intorno a loro il tramonto illuminava le
nuvole, mentre la piazza era affollata di persone.
- Perchè mi sono ricordato di saperlo appena ho messo piede
quì.- Damon le stampò un leggero bacio sulla
punta del naso, mentre posizionava la macchina fotografica in modo da
riprenderli entrambi. - Ora fai uno dei tuoi bellissimi sorrisi e
abbracciami forte.-
Elena fece come le aveva chiesto, e continuò ad abbracciarlo
anche dopo lo scatto: stavano insieme da due anni, le erano sembrati i
più belli e felici della sua vita, e si augurò
che non finissero mai, mentre lo guardava.
- Elena.- sussurrò lui, ad un tratto. - Devo... dirti una
cosa.
Elena lo guardò,
sorpresa. In quel momento il vampiro dagli occhi di ghiaccio si
inginocchiò, incurante dei passanti e di tutte le persone
che
avevano attorno: la ragazza spalancò gli occhi, e
immediatamente
sentì il suo cuore impazzire.
- Guardami.- Damon puntò il suo sguardo magnetico nel suo,
facendole dimenticare in un secondo dove si trovavano: esistevano solo
loro.
- Oh mio...- la ragazza sentiva le pulsazioni del cuore continuare ad
aumentare, mentre il sangue le colorava le guance. - Non starai per...
- Sì, e cerca di non farti prendere un infarto, per favore.-
Damon aspettò che si calmasse, prima di iniziare a parlare.
- Ti amo, Elena Gilbert. Ti amo dal primo momento in cui ti ho vista, e
non smetterò mai di farlo. Tu sei riuscita ad abbattere
tutti i muri che mi ero costruito intorno pur di non soffrire, uno alla
volta, ti sei fidata di me quando tutti mi odiavano, mi hai insegnato
ad amare per davvero, nonostante il mio cuore fosse morto. Sei tutto
ciò che io abbia mai desiderato, tutto ciò che
avrei mai potuto sperare di avere, il ricordo più bello che
vorrei far durare per tutto il resto della mia esistenza.-
In quel momento si
resero conto che una piccola folla di persone si era riunita intorno
a loro, e ascoltava con il fiato sospeso ogni parola. L'attenzione di
Elena venne però catturata da una piccola scatolina bianca
in raso:
neanche il tempo di un respiro che Damon la aprì,
lasciandola senza
fiato.
- Elena
Gilbert, vuoi sposarmi?- sussurrò, mentre la
guardava, non riuscendo a nascondere l'emozione, che trapelava da ogni
sfumatura dalla sua voce tremante.
La piccola folla
intorno a loro trattenne in respiro mentre lei incrociava gli occhi
del suo vampiro, senza curarsi di ciò che le stava porgendo.
Una
lacrima, una sola le scese sul viso, mentre sorrideva.
- Sì, Damon
Salvatore.- rispose, mentre una delicata mano prese la sua. In meno
di un secondo qualcosa le illuminò l'anulare sinistro: sulla
sottile
montatura in oro bianco erano intarsiati dei piccoli diamanti, su cui
spiccava al centro uno zaffiro blu a forma di cuore,
simile al ciondolo che le aveva regalato quasi tre anni prima. I loro
occhi si incrociarono, e videro tutto ciò che avevano sempre
cercato: l'amore dell'altro. Un applauso partì spontaneo
intorno a
loro, mentre le loro labbra si incontravano, suggellando quella
promessa.
La seconda era la foto del loro matrimonio. Si trovavano in riva al mare, al tramonto: Elena ricordava come se fosse stato ieri il momento in cui era andata all'altare.
Alaric le strinse il
braccio, infondendole una piacevole sensazione di sicurezza, e prese
a camminare lentamente accanto a lei; le guance già le
diventavano
rosse nel vedere quasi tutta Mystic Falls guardarla, mentre entravano
nella chiesa gremita di persone.
Vi fu un'
esclamazione di stupore collettiva nel vedere il suo abito: lungo,
stretto in vita e senza spalline, la cui gonna cadeva morbida in
mille balze di tulle, impreziosita da centinaia di brillantini color
avorio. Sui capelli, raccolti in un morbido chignon, era posizionata
una coroncina d'argento, che teneva fermo il velo bianco, non molto
lungo, ondeggiante ad ogni suo movimento. Ma anche se aveva
più di
cinquecento sguardi attorno a sé, lei ne cercò e
trovò subito solo
uno: due occhi di ghiaccio, un po' lucidi, l'aspettavano
all'altare,
insieme ai suoi testimoni, Caroline e Katherine per lei, Stefan e
Jeremy per lui. C'erano proprio tutti, anche Rebekah, che stringeva
la mano di Matt, Bonnie, che scattava foto guardando Jeremy con
orgoglio, Kol ed Elijah, anche se, per la presenza di quest'ultimo,
Damon si era finto geloso per un bel po', o forse lo era davvero.
Giunta finalmente all'altare, Elena prese la mano del suo sposo ed
entrambi si sedettero, aspettando che la funzione iniziasse.
- Alla fine non mi hai abbandonato.- sussurrò Damon, in modo
che solo lei potesse sentirla.
- Possibile che non capisci mai quando scherzo?- rispose lei, nello
stesso tono, ed entrambi soffocarono una risata.
Nella terza foto c'erano Christian e Caroline, all'età di non più di due anni, in soggiorno: Caroline stava dando un bacio sulla guancia al fratello, mentre Christian sorrideva, mettendo in mostra le fossette.
Si erano da poco
trasferiti a Roma, pochi mesi dopo il matrimonio. Damon sedeva in
soggiorno, leggendo pensieroso il giornale, mentre Elena guardava la
tv: l'atmosfera della sera era tranquilla e familiare, ma Elena
sembrava nervosa. Damon alzò lo sguardo dal giornale per
puntarlo in
quello della sua amata.
- Sei strana oggi, amore. E' successo qualcosa?- domandò,
preoccupato.
Elena trasalì. -
No, certo che no.- e distolse lo sguardo, mettendosi più
comoda.
Damon continuò a
guardarla, ma decise di non insistere: se ci fosse stato qualche
problema glielo avrebbe detto, ma, dopo più di quattro anni
insieme,
era stato semplice per lui capire che qualcosa, in lei, non andava.
Elena, d'altra
parte, non aveva idea di come avrebbe reagito a quella notizia:
non parlavano quasi mai dell'argomento, ed ora che ne era sicura, non
sapeva proprio come affrontare la questione. "Fai un respiro
profondo e diglielo tutto d'un fiato, senza pensarci. Secondo me
diventerà il vampiro più felice del mondo. Ooh,
sarò zia!" le
aveva detto, o meglio,
strillato
Katherine, al telefono. Negli anni il rapporto di
amicizia tra loro era diventato quasi fraterno, e la vampira,
infatti, era stata la prima a saperlo.
- Damon...- iniziò, esitante.
Il vampiro alzò subito lo sguardo, e in un attimo fu accanto
a lei.
- Lo sapevo che era successo qualcosa. Dimmelo, per favore.-
addolcì lo sguardo.
- Ecco... so che non abbiamo mai affrontato l'argomento.. davamo per
scontato che fosse impossibile ma... tempo fa ne ho parlato con Bonnie,
e lei mi ha detto di aspettare e che bastava crederci, all'inizio ero
scettica e invece... anche perchè non sono completamente
umana, la storia della doppelganger...- Elena deglutì. - Insomma, possibile che di solito sei
così perspicace e proprio ora non capisci?-
sbottò, mentre le guance le diventavano rosse.
Damon sorrise. -
Sento quattro cuori battere in questa stanza, Elena. Il mio, il tuo.-
fece una pausa e le sfiorò il ventre. - E altri due
quì. Da una
settimana.-
Elena sgranò gli
occhi. - Due cuori?! Sono... due?! Da una settimana! Perchè
non mi
hai detto niente? Sono stata in pensiero... non sapevo come dir...-
Damon la baciò, mettendo fine alle sue parole concitate.
- Facciamo così: se sono due maschi scelgo io, se sono due
femmine scegli tu, se sono un maschio e una femmina uno a testa.-
sentenziò Damon, sorridendo.
- Certo, contaci!- ribattè Elena, sarcastica. - Vedremo chi
la spunterà.
Alla fine, erano
stati accontentati entrambi: Damon aveva scelto Christian, come uno
zio a cui era affezionato da piccolo, e Elena aveva scelto Caroline,
in onore della sua migliore amica vampira, che lavorava nei pressi di
New York e non si lasciava mai scappare occasione per rimproverarli
per essersi trasferiti così lontano. Fortunatamente c'era il
suo Tyler a farle
compagnia.
L'ultima foto
ritraeva invece tutta la famiglia Salvatore al completo: Damon,
Elena, Caroline, Christian, lo zio Stef e la zia Kath, tutti
abbracciati strettissimi davanti al colossale albero addobbato, due
notti di Natale prima.
- Damon, ho deciso.- Elena guardò negli
occhi il suo adorato vampiro, con determinazione. I bambini erano con
Katherine e Stefan a Parigi per le vacanze, e i due erano rimasti a
casa: ad Elena sembrò l'occasione perfetta per affrontare
quell'argomento.
- Elena...- provò a bloccarla lui.
- Ricordi quello che ti ho detto, quella notte? Mi sarei trasformata in
vampiro senza esitazioni. Contro ogni previsione abbiamo dei figli, non
ho dovuto rinunciare a niente, ho avuto tutto quello che potessi avere
dalla mia vita da umana. Ora voglio solo poter stare con te, per
sempre.-
Damon ascoltò il
suo breve monologo, preoccupato.-
Ricordi...- il vampiro deglutì a fatica. - ... come si
diventa vampiri, vero?
- Si.- rispose Elena, sicura.- Bisogna morire con del sangue di vampiro
in circolo, e poi... berne di un umano.- un leggero brivido le percorse
la schiena: Damon se ne accorse e la abbracciò.
- Io posso darti il mio sangue, Elena...- le sussurrò
all'orecchio.- Ma non avrei mai... il coraggio... di ucciderti. Non
posso uccidere la persona che amo. Non io.
- Damon, non morirò davvero. Tra qualche ora mi
risveglierò e sarà tutto più facile.-
gli prese il viso tra le mani e lo guardò negli occhi. -
Fidati di me. Io mi fido.
Damon la guardò per
quella che sembrò un' eternità. - Ne sei proprio
sicura? Non si
potrà tornare indietro.
- Non ne avrò intenzione.-
Il vampiro, lentamente, si affondò i canini nel polso,
porgendolo poi ad Elena. - Almeno cominci a fare pratica per il dopo.-
tentò di scherzare, con il cuore in gola.
Lei sorrise, prima
di avvicinare le labbra al sangue che ne usciva. Bevve cercando di
non fargli male, mentre gli occhi di ghiaccio del vampiro diventavano
sempre più tormentati.
- Ti concedo ufficialmente il permesso di uccidermi.- disse poi,
abbozzando un sorriso.
Sembrava che in
Damon fosse in corso una battaglia interiore, una di quelle
devastanti, che lasciano o la vittoria o la morte per tutti:
è
estremamente contro ogni natura, uccidere la persona che si ama, la
più grande contraddizione che possa esistere. Se ami una
persona
puoi morire per lei, non ucciderla.
- Ti amo, Elena.- sussurrò il vampiro, mentre le lacrime gli
solcavano il viso, prima di spezzarle il collo con un unico gesto. Gli
occhi di Elena si spalancarono e diventarono opachi, mentre cadeva: la
vita le passò davanti per un attimo, prima che tutto
finisse. Damon la prese e la distese in un attimo sul letto, sedendosi
accanto a lei e piangendo come mai aveva fatto prima.
-
Perdonami.- le sussurrò, senza fiato, perso nel
guardarla, passando le dita sul suo viso, sulle labbra e sui capelli a
due millimetri dal toccarli. Il suo tormento sarebbe finito solo quando
avrebbe di nuovo incontrato i suoi occhi.
Erano quasi le
undici: Katherine e Stefan risposavano nella loro camera, preparata
appositamente per loro, e i bambini si affrettavano ad andare a
letto. Ad Elena piaceva dargli la buonanotte ogni sera, stare un po'
con loro e tirare le somme della giornata, concludendola con un
bacio.
Entrò in camera di
Christian: il bambino leggeva un fumetto, già sotto le
coperte,
mentre la luce dell'abat-jour rischiarava la cameretta bianca e
azzurra, tappezzata di poster e scaffali di libri fantasy. Era un
bambino vivace, brillante e curioso: non stava mai fermo, possedeva
carisma e tenacia da vendere, e anche un certo fascino inconsapevole
che già gli permetteva di modellare le persone a suo
piacimento.
- Allora, ti piace il regalo di zio?- domandò Elena,
sedendosi sul suo letto. Lui annuì, entusiasta.
- E' la primissima edizione del primo numero. Introvabile!- rispose,
mettendo in mostra il sorriso luminoso e perfetto.
Elena gli accarezzò
i capelli, tanto simili a quelli del padre. - Sono contenta che ti
piaccia. Ora però sono quasi le undici, dovresti dormire.
- Ma sono in vacanza!- protestò il bambino, puntando gli
occhi color mare verso la madre. Le fece uno sguardo supplicante.
- Cinque minuti, piccola peste. Se dopo torno e ti trovo ancora
sveglio, domani niente biscotti.- concesse Elena, scuotendo la testa
rassegnata.
- Ti voglio bene, mami.
- Ti voglio bene anch'io, scricciolo.- rispose, mentre gli posava un
bacio sulla fronte, prima di chiudersi la porta alle spalle.
La stanza di
Caroline era di fronte quella del fratello: dipinta di rosa e bianco,
sembrava quella di una piccola principessa. Era una
bambina allegra, dolce e un po' timida, anche se in alcune occasioni
dimostrava di aver ereditato il fuoco delle
Petrova, stupendo
tutti con la sua determinazione e le sue battutine sarcastiche degne
di Damon. Amava disegnare e soprattutto ballare, e si muoveva con la
grazia e l'eleganza di una futura ballerina, riuscendo a strappare un
sorriso e a farsi amare anche dai cuori all'apparenza più
duri, come
con Katherine, che l'adorava.
In quel momento era
seduta sul suo letto, e rimirava un paio di scarpette rosa ancora
nella confezione, estasiata.
- Come sono belle.- esclamò Elena, contenta di vederla
così felice, sedendosi accanto a lei.
- Sono stupende, domani ci ballerò tutta la giornata. Queste
le posso usare a scuola di danza?- domandò, preoccupata.
- Certo che puoi.- le rispose. La bambina si mise sotto le coperte,
lasciandone uscire fuori solo il viso. Elena le accarezzò i
capelli, soffermandosi a guardare quella piccola meraviglia.
- Mamma?
- Sì?
- Posso farti una domanda? Poi mi metto a dormire, lo prometto.
- Certo.- acconsentì, curiosa.
- Però non devi chiedermi perchè voglio saperlo.
Sono solo... curiosa.
- Puoi chiedermi tutto quello che vuoi, tesoro, non ti farò
domande.
Caroline puntò il suo sguardo profondo in quello dolce e
comprensivo della madre.
- Cos'è l'amore?
Elena la guardò, sorpresa.
Cos'era l'amore? Tutto. Insicurezza.
Gelosia. Dolore. Tormento.
Estasi. Attesa. Dubbio. Gioia. Ma come
poteva spiegarlo
ad una bambina, a quegli occhi innocenti? Descrivendolo
così, quel
sentimento poteva far paura, ma alla fine tutta quella
complessità era semplicissima da vedere.
- L'amore, il vero amore, è quello che vedi nei miei occhi adesso, e ogni volta che guardo tuo padre. - rispose, infine, dandole un dolce bacio sulla guancia e uscendo dalla stanza.