Finalmente uno tra i nostri più cari amici stava per compiere la maggiore età, ed io e i miei compagni stavamo pensando a un regalo da ricordarsi per sempre. Pensavamo a qualcosa di sadico, ma anche divertente. Il giorno prima del suo compleanno, però, ecco l’illuminazione.
Gli
avremmo fatto uno scherzo così grande che non
l’avrebbe
mai dimenticato. Ed ecco il fatale giorno.
Ci incontrammo nel pomeriggio e gli
porgemmo il nostro regalo, un pomeriggio da passare in una spa di
lusso.
Non l’avevo
mai visto così felice, e non sospettava nulla. Decise di
andare lo stesso
pomeriggio e, dopo averci ringraziato per la decima volta, se ne
andò. Dopo un
paio di ore, anche io e i miei amici andammo alla spa, e chiedemmo al
direttore
dov’era finito il festeggiato.
Ci indicò la stanza dei massaggi, e prima di
poter procedere con il nostro scherzo, chiedemmo il consenso del
direttore.
Egli approvò e noi ci avviammo verso la stanza.
Entrammo dell’entrata
posteriore e dopo aver fatto un cenno alla ragazza che stava curando il
nostro
amico, lei disse di essersi dimenticata un prodotto
nell’altra stanza e che
sarebbe tornata entro due minuto.
Harry, il festeggiato, stava riposando sul
lettino, rilassato per i massaggi ricevuti fino a poco prima. Io e
altri quattro
amici ci avvicinammo a lui con quattro secchi di acqua gelata in mano e
glieli
lanciammo addosso. Fece un salto enorme, imprecando.
Ci guardò scocciato e
arrabbiato per quello che avevamo fatto. Dopo una scena del genere, era
impossibile non ridere, eppure lui mi sembrava alquanto serio. Ci
fissò e per
un momento ci fu silenzio, poi quattro parole: ’Ve la
farò pagare!’.
Uscì dalla
stanza e riprendemmo a ridere. Alla sera ripensai a cosa avevo fatto
nel
pomeriggio e alle parole di Harry: non era mai stato così
serio ed arrabbiato.
Mi sembrava convinto di ciò che diceva e per un secondo
temei conseguenza
terribili.
Il giorno dopo, ogni volta che passava mi sembrava il momento buono
per attaccare, per farci uno scherzo il doppio più grande
del nostro. Lo fissavo,
ci fissava, serio. La paura aumentava di giorno in giorno.
Poi mi venne in
mente il proverbio ‘chi la fa,
l’aspetti.’, ma io non riuscivo ad aspettare:
l’ansia saliva, insieme all’agitazione e alla
paura. Io sto ancora aspettando.