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Autore: Perfect_Denial    21/04/2012    6 recensioni
Non sarei riuscito a dissuaderti, a meno di legarti e imprigionarti da qualche parte. Senza riflettere risposi “Se vuoi davvero farlo, vengo con te”. Tu mi prendesti la mano e dicesti “No, è una cosa che devo fare da sola. Devo riuscirci” Premesti le tue labbra sulle mie, un'ultima volta, prendesti la rincorsa e in un attimo scomparisti dalla mia vista.
Non esitai neanche per un secondo, non avevo scelta.
Ti seguii.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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il lungo addio


Il lungo addio


E me ne sto qui seduto, la testa tra le mani, ad affogare i tuoi occhi sul fondo di un bicchiere, da ore giorni o settimane...Non voglio ancora lasciarti andare, non sono pronto.

Voglio solo restare qui, a contemplare la foto sgualcita che ho conservato per oltre vent'anni. Sorridevi e mi abbracciavi stretto, i capelli neri agitati dal vento mentre il sole lentamente si tuffava nell'oceano, al di là della scogliera.....la nostra scogliera....


Riesco ancora a sentire il tuo profumo e l'odore della salsedine che ci avvolgeva, prima di quel salto....Quanto lo volevi. Tutta la tua vita ormai ruotava attorno a quel chiodo fisso, segnata da una linea immaginaria che avevi tracciato già nella tua mente. Era diventato il tuo destino: dovevi saltare. Una follia che prese forma nella tua mente in un pomeriggio tardo adolescenziale, io e te sdraiati al sole cocente di un agosto che non eravamo ancora pronti a lasciare andare. Perché settembre significava dirsi addio, saremmo tornati in città, per procedere lungo strade separate, e la magia di quell'estate sarebbe finita. Mi parlasti di quella scogliera alta oltre 11 metri e della leggenda che in fondo all'oceano, proprio lì sotto, si trovassero i resti di un antico relitto, ma le correnti erano troppo forti per riuscire a recuperarlo. Ti presi per pazza, nessuno era mai stato tanto incosciente da provarci, ma tu non mi ascoltavi. Semplicemente rispondesti “Perchè no?” ed i tuoi occhi neri celavano ormai lo spettro di quella decisione. Non sarei riuscito a dissuaderti, a meno di legarti e imprigionarti da qualche parte. Senza riflettere risposi “Se vuoi davvero farlo, vengo con te”. Tu mi prendesti la mano e dicesti “No, è una cosa che devo fare da sola. Devo riuscirci”


Ti raggiunsi sulla scogliera qualche giorno più tardi ed eri già lì, a contemplare l'abisso sotto di te. Arrivai di corsa e tentai di fermarti, in ogni modo, ma non c'era niente che avrei potuto dire o fare per dissuaderti. Premesti le tue labbra sulle mie, un'ultima volta, prendesti la rincorsa e in un attimo scomparisti dalla mia vista.


Non esitai neanche per un secondo, non avevo scelta.


Ti seguii.


Rinvenimmo qualche minuto più tardi, sputando sale e acqua di mare. Un'imbarcazione di pescatori ci aveva visti saltare ed erano riusciti a recuperarci e portarci a riva. Eravamo circondati da curiosi e soccorritori quando aprii gli occhi e la prima cosa che vidi fu il tuo corpo, steso accanto a me, ancora immobile. Tossendo ed arrancando nella sabbia mi precipitai su di te.....Dio fa che sia ancora viva! Non puoi portarmela via! Non sono riuscito a salvarti dall'oceano?....O da te stessa?


Attesi per secondi interminabili, mentre i nostri soccorritori cercavano in tutti i modi di tenermi lontano “Ha bisogno d'aria, la lasci respirare!”

Aria? Allora sei viva? Torna qui...torna da me....ho bisogno di vedere i tuoi occhi e quel sorriso d'argento sulle tue labbra...e che tu mi dica “sto bene, non preoccuparti”....




Mi verso un altro whisky e spero di trovare conforto, almeno in questo. Ricordo solo di averti afferrata, mentre eravamo sott'acqua.....perché esitavi così tanto a tornare in superficie? Eri lì sospesa, a contemplare quel che restava della nave arenata sul fondale ed il silenzio dell'oceano era talmente opprimente che non vedevo l'ora di riemergere, di tornare alla vita. Ti afferrai per un braccio e ti spinsi verso l'alto, lottando contro il dolore per lo sforzo e trattenendo faticosamente il fiato....certo che non sarei riuscito a resistere ancora per molto.....ancora pochi metri....pochi centimetri e saremo fuori......verso la luce rossastra del tramonto....


E gli ultimi sprazzi d'estate scivolarono via veloci, dopo quel giorno. Io ripartii in treno, con i miei amici, uno zaino in spalla pieno di ricordi di quell'estate da portare con noi. Mi desti quella foto di noi due e dietro scrivesti “per sempre” e la data. Ti abbracciai e respirai la tua stessa aria per l'ultima volta, senza rendermi conto – o senza voler accettare – che non ci saremmo mai più rivisti. Tu saresti tornata in Italia e lì avresti lasciato che il tuo destino si compiesse, portandoti a percorrere la strada che esso aveva già disegnato per te.


E ti ho pensata spesso in tutti questi anni....quante volte avrei voluto ritrovare i tuoi occhi in quelli delle donne che ho incontrato......ma nessuna di loro era te, nessuna potrà mai più essere come te. Qualche giorno fa ho ricevuto una tua lettera...chissà come, tu sei riuscita a trovarmi per farmi sapere ciò che stavi per fare. Stavolta non avrei potuto essere lì e salvarti da te stessa. Avevi già deciso tutto nei minimi dettagli: con i pochi risparmi che avevi comprasti il biglietto aereo di sola andata per la California....avevi affittato una camera – questa camera – in una bettola di motel in mezzo al nulla nel deserto, dalla quale mi avevi scritto e spedito la lettera.....forse già sapevi che avrei voluto venirci di persona, a cercare qualche traccia di te, una volta scoperto che quel salto era stato davvero l'ultimo.


E ti odio per non avermi dato il tempo di dirti addio, per l'ultima volta, nonostante tutti questi anni....e per avermi lasciato qui, con i miei fantasmi ed il mio senso di colpa.....perduta per sempre.....l'oceano ti ha ingoiato e ti ha sputata fuori, come fossi una qualsiasi delle creature che lo abitano....


Prendo la tua lettera stropicciata dalla tasca della giacca e la accartoccio nella mia mano....

sento le lacrime uscire impetuose e non faccio niente per fermarle...che senso avrebbe?


Prendo l'accendino e la guardo ardere e ridursi in cenere davanti a me.....forse è l'unico modo per riuscire a riemergere da quell'incubo.

La lascio cadere sul tavolino di legno e resto a guardare come ipnotizzato le fiamme

che lo intaccano lentamente.


Sposto lo sguardo sulla bottiglia con quel che rimane dell'alcol al suo interno.

Senza pensare la afferro per il collo.

Mi muovo come se le mie azioni fossero già state scritte, in qualche libro di un milione di anni fa. Non ho altra scelta.

Con tutta la forza che ho, lancio la bottiglia contro la parete, dietro il tavolino ormai in fiamme.

Si infrange subito in mille pezzi e l'alcol si sparge ovunque, alimentando le fiamme in pochi istanti.


Raccolgo la giacca e ripongo la tua foto nel portafogli, dove è sempre stata e sempre rimarrà.


Lentamente mi volto ed esco, richiudendo la porta con cura alle mie spalle

mentre ampie nuvole di fumo nero si propagano all'interno della stanza.

Mi fermo un istante davanti alla porta per accendere una sigaretta,

guardando il deserto e la highway 66 davanti a me, completamente deserta.

Guardo la mia Ducati bianca, che riflette il sole cocente e

asciugo quel che resta delle lacrime sul mio viso.

Ho i tuoi occhi stampati in mente, a tenermi compagnia.

So che questo è ciò che vorresti anche tu. Non hai voluto spegnerti lentamente, bensì bruciare, ardere, ed andartene in un istante solo.

E a me ciò che resta è solo la cenere.

Ma ti ricorderò per sempre, Marina, e questo sarà il mio personale omaggio a te....un lungo addio, per salutarti un'ultima volta, prima di lasciarti andare per sempre.






Questa storia è liberamente (mooooolto liberamente) ispirata a “Il lungo addio”, Dylan Dog numero 74. Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate. XoXo E.

  
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