Pov Naruto. 

“  Seduto come sempre su quest’altalena.
 Solamente il vento scompigliando i capelli riesce a tenermi compagnia.
Osservo con i miei occhi blu gli altri bambini che in questo parco giocano assieme e sono felici.
Con le gambe do una piccola spinta all’indietro e l’altalena comincia a dondolare sola.
Come lo sono sempre stato.
Un’altra folata di vento.
Lui mi resta vicino.
Non ha paura di Naruto Uzumaki il bambino della Volpe.
Non capivo perché venivo  soprannominato così.
Sapevo solamente che venivo screditato dalla gente del mio villaggio.
Con passi lenti e incerti provo ad avvicinarmi ad un bambino che giocava da solo: forse sarebbe stata la volta buona… forse gli sarebbe servito un compagno di giochi.
Deglutisco.
Lo  chiamo e lui mi osserva con uno sguardo indecifrabile : paura e curiosità forse.
Provo a sorridergli ma viene strattonato via dalla madre che mi lancia uno sguardo cattivo, come tutti del resto.
Le  lacrime cominciarono ad uscire dai miei occhi blu, volevo trattenerle ma sgorgavano in automatico.
Perché?
Perché non potevo essere considerato un bambino come gli altri?
Giocare e fare amicizia con loro?
Tutto quello che desideravo era di avere dei genitori e degli amici che mi accettassero per quello che sono.
Non mi sembrava  di aver chiesto tanto.
Il sole stava cominciando a tramontare… i genitori prendono i loro figli e dopo averli rivolto un sorriso si avviano verso la propria casa.
Tra le tante figure scorsi una bambina con i capelli rosa e i suoi occhi verdi che  mi colpiscono.
Indossava un fiocchetto rosso legato ai capelli.
Istintivamente mi osserva.
Non sembrava aver paura.
Provo a rivolgerli un sorriso; ma dalla fretta viene strattonata via dal padre e costretta a voltarsi.
“ Chissà se un giorno ti rivedrò” penso.
Poi scompare come nel nulla.
Altri bambini osservavano  proprio fianco la mamma o il papà felici.
Anche io lanciavo un’occhiata  mio fianco ma quello che vidi fu soltanto la mia ombra. “

 
Pov Sakuke.

“ Come sempre da un po’ di tempo oramai mi rifugiavo  vicino ad un laghetto.
Solitudine e rabbia.
Ecco cosa provavo.
Angosciato mi avvicino sul pontile al quale si affacciava l’enorme distesa d’acqua azzurra.
Mi sedetti ad osservarla in silenzio.
C’erano tante cose da dire, tante spiegazioni da dare…. Ma non avevo minimamente la forza di parlare.
Una famiglia sterminata, un intero clan … il mio.
Sterminato dal proprio fratello maggiore che si ammira tanto e rispetta.
Cosa c’era da dire?
Restare l’unico sopravvissuto e vivere con il solo scopo di vendicarsi.
Perché l’hai fatto Itachi?
Che cosa avevi contro il clan?
Eri sempre rispettato da tutti.
Da mamma… da papà… da me.
Prendo un sassolino vicino a me e lo getto in acqua: sprofonda  sapendo che non può risalire più in superficie.
Proprio come la mia vita e i miei sogni.
Delle lacrime fuoriescono dai miei occhi  neri.
Sarei rimasto per sempre da solo sapendo che l’unica persona che mi voleva bene oramai era divento un nemico."
Mi accascio inginocchiato per terra lasciando che il dolore mi travolgesse”.