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Autore: angelad    21/04/2012    5 recensioni
Un brutale omicidio scuote il dodicesimo. Un gioco perverso al quale Kate è costretta a giocare...
Non tutto però è come sembra...
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione, Contesto generale/vago
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La verità fa male

LA VERITA’ FA MALE

 

 

Kate Beckett uscì dall’ascensore in fretta e furia, urtando tutti coloro che le si paravano davanti. Ryan ed Esposito le andarono incontro.

“Dov’è?” chiese la donna concitata.

Esposito le circondò una spalla e la condusse in sala relax, nel tentativo di sottrarla allo sguardo generale dei colleghi.

Kate si liberò della stretta e ripeté la sua domanda: “Ragazzi, dov’è Rick? Vi prego ditemelo subito”.

“Per prima cosa cerca di calmarti Kate” provò a tranquillizzarla Ryan, ma la donna lo interruppe bruscamente: “Come faccio a calmarmi? Devo vederlo subito, devo parlarci. È accusato di omicidio ragazzi, non di avere rubato le caramelle ad un bambino. Dobbiamo assolutamente fare qualcosa per aiutarlo. Subito!”.

Esposito la prese per le braccia e la costrinse la fissarlo, facendola volontariamente fermare: “Kate, Castle è nella sala interrogatori e non puoi vederlo. Nessuno di noi può farlo. Ha espressamente chiesto che noi tre ne stessimo fuori, vuole essere interrogato solo dalla Gates in persona. Possiamo solo assistere all’interrogatorio dalla stanza con lo specchio, il capo ce lo ha concesso”.

La donna era sorpresa: perché Rick rifiutava la sua presenza e quella dei suoi amici? Non aveva nessun senso.

Ryan la riportò alla realtà toccandole il braccio: “Becks dai andiamo, la Gates è appena entrata. Te la senti?”.

“Certo” rispose e aprendo la porta, si diresse a passo svelto nell’altra stanza.

Vide Castle seduto davanti al capitano. Le fece impressione vederlo lì. Era stato molte volte in quella camera insieme a lei per far crollare i colpevoli, ma ora si trovava dalla parte sbagliata del tavolo. Lo aveva già arrestato una volta in passato, solo per ripicca. Voleva fargliela pagare per non essersi presentato al distretto quando era ritornato dagli Hamptons, dopo aver terminato il suo secondo libro su Nikki Heat.. Ora era diverso, la sua situazione era molto più complicata.

Udì il borbottare di un tuono in lontananza, si stava avvicinando un temporale.

Kate si sedette sul tavolo di legno seguita sia da Esposito sia da Ryan. Voleva cercare d’ascoltare rimanendo il più lucida possibile.

La Gates aveva iniziato a parlare con Castle. Il capitano domandò perché avesse rifiutato di vedere gli altri componenti della squadra.

Era un’ottima domanda, voleva saperlo anche lei.

Un lampo illuminò la stanza, seguito da un tuono così forte che la fece sobbalzare.

“Voglio rendere una dichiarazione spontanea” aveva detto Rick senza rispondere al precedente quesito.

La Gates lo guardò truce inconsapevole di ciò che stava per ascoltare: “Sono qui per ascoltarla signor Castle, prego mi dica pure”.

Castle si fermò un attimo, posò le mani sul tavolo intrecciando le dita, poi, cercando di mantenere un atteggiamento serio e credibile affermò: “Sono io. L’uomo a cui state dando la caccia sono io. Ho ucciso quella donna, sono il suo assassino”.

Un altro lampo fece vacillare la luce per un attimo, seguito dall’ennesimo boato, ed il suono di una pioggia battente risuonò dall’esterno nelle loro orecchie.

Kate Beckett non se ne rese nemmeno conto, il suo cervello si era ammutolito e il suo cuore aveva smesso di battere nell’istante in cui aveva sentito echeggiare la parola “assassino” dalla bocca dell’uomo. Le girò la testa e si accasciò tra le braccia di un Ryan incredulo, mentre Esposito manifestò la sua frustrazione dando un pugno contro lo stipite della porta.

 

L’interrogatorio si concluse qualche minuto più tardi. Castle aveva raccontato tutta la sua verità, aveva svelato l’identità della vittima e il presunto motivo di quel delitto così efferato. Delitto passionale, era stato respinto.

Aveva ricostruito minuziosamente quella sera dalla cena a casa di Beckett al suo arrivo sulla scena del crimine.

Rifiutò un avvocato dicendo che ne avrebbe contattato uno più tardi, prima doveva ripulirsi la coscienza. 

 In quel momento era rimasto solo nella stanza, la Gates era uscita per formalizzare la deposizione e di conseguenza l’arresto. Appoggiò una mano sulla fronte per sostenersi. Si sentiva stanco, ora che tutto era finito.

Kate aveva assistito a tutta la scena, non erano riusciti a convincerla ad allontanarsi. Ryan non la lasciò nemmeno un minuto, era ancora seduto accanto a lei e le aveva circondato la spalla in un abbraccio fraterno. Lei non aveva protestato, lo aveva lasciato fare. Davanti a quella confessione non era riuscita a mantenere la sua forza, la sua fierezza.

Aveva bisogno dei suoi amici specialmente in quel momento.

Non le chiesero niente, non le dissero niente, quel silenzio valeva di più di mille parole. La loro presenza dimostrava quanto fossero una squadra unita, quanto in un gruppo così eterogeneo non contassero le differenze, ma solo l’amicizia e la solidarietà.

Kate era loro riconoscente e, vedendo rientrare Javier con un bicchier d’acqua e porgerglielo, il suo cuore non poté non scaldarsi almeno un po’.

“So che avresti bisogno di qualcosa di più forte, ma al momento ti dovrai accontentare” cercò di sdrammatizzare l’uomo.

Lo accettò, ma riuscì a berne solo un piccolo sorso, la sua gola era ancora chiusa, una goccia in più non sarebbe passata.

Prima che il suo amico riuscisse ad allontanarsi troppo, gli prese la mano con cui aveva colpito la porta. Era gonfia, rosso-violacea e, al suo tocco leggero, l’uomo aveva chiuso gli occhi in segno di dolore.

“Javi vai a mettere del ghiaccio su questa mano e fattela medicare da Lanie. Speriamo  non sia rotta”.

L’uomo la guardò serio: “Ci vado dopo, ora non posso. Voglio rimanere qui e capire fino in fondo cosa diavolo sta succedendo. È pura follia, non posso ancora crederci”.

“Io non ci crederò mai, non posso farlo” sussurrò la donna.

Ryan le accarezzò l’avambraccio ed accennò un sorriso. Sapevano benissimo entrambi quale era la sua posizione.

“Cosa possiamo fare per aiutarlo?” chiese Esposito.

“Qualcosa ci verrà in mente, ma dobbiamo far presto” sintetizzò la donna.

In quel preciso istante sentirono la porta aprirsi e Victoria Gates li raggiunse all’interno.

“Bene siete qui. Avete ascoltato tutto? Nessuno si osi dire che è impossibile, perché ho imparato che in questa vita nulla può essere dato per scontato. Quindi dobbiamo attenerci ai fatti e verificare se corrispondono a verità. Non fate quelle facce, so benissimo anch’io che la situazione è tutt’altro che piacevole, ma non possiamo concederci il lusso di lamentarci”.

La donna aveva parlato con l’intera squadra, poi si rivolse direttamente il suo sguardo su Beckett: “Detective questo caso è suo e mi aspetto che lei continui a lavorarci sopra”.

Kate tremò.

Davvero le stava chiedendo di incastrare Castle? Non ci sarebbe mai riuscita.

Fu Ryan a rispondere per lei: “Capitano con il dovuto rispetto..”

La donna non gli lasciò nemmeno finire la frase, incenerendolo all’istante: “Ryan non accetterò repliche. Non mi interessano i motivi personali, il detective Beckett porterà avanti questa indagine, che le piaccia o no. Anzi vi dirò di più, adesso  entra là dentro e mostra al signor Castle il messaggio che l’assassino ha lasciato sul corpo di quella povera donna. Dovrebbe conoscerlo, visto che ha appena confessato, ma si è dimenticato di menzionarlo. E io non amo essere presa in giro”.

Stavolta fu Esposito a cercare di far ragionare la donna: “Capitano il signor Castle ha chiaramente fatto capire che non gradisce la nostra presenza..”

“E da quando sono gli imputati a comandare? Non ho mai permesso a nessuno di mettermi i piede in testa, figuriamoci se inizierò da oggi”.

Fece alcuni passi verso la detective che, oltre a rimanere in silenzio per tutto il resto della conversazione, aveva abbassato la testa e scrutava il pavimento. Allungò il braccio e le porse la prova incriminata.

“Vada Beckett”.

Il suo tono non ammetteva repliche.

Kate restò per qualche secondo immobile, poi alzò la testa e cercò gli occhi della donna. La fissò per un attimo che sembrò infinito, poi prese il foglietto tra le mani ed uscì dalla stanza.

Victoria Gates non fece una piega e, incrociando le braccia sul petto,  si girò verso lo specchio in modo da avere la visuale libera. Si ritrovò a pensare a ciò che aveva visto negli occhi della sua giovane collega pochi istanti prima e dovette star attenta a non mostrare tutta la sua ammirazione.

“Brava Kate, hai capito. Richard Castle ha ragione, sei una donna veramente straordinaria”.

Non riuscì quasi a concludere il pensiero che la porta della sala interrogatori si aprì e Kate Beckett fece il suo ingresso con aria trionfale.

Il viso di Castle mostrò tutta la sua meraviglia, non si aspettava di vederla.

“So che non mi deluderai Kate, che lo show abbia inizio!”

 

Kate aveva dovuto fermarsi per respirare prima di poter girare quella maniglia. Sembrava che il suo corpo avesse dimenticato tutte le sue funzioni, anche quelle vitali. Riuscì a tranquillizzarsi, doveva farlo. Aveva una chance per poter parlare con lui e non doveva sprecarla non riuscendo a gestire i suoi sentimenti.

Quando entrò, puntò dritta alla sedia senza mostrare incertezze e si sedette proprio davanti all’uomo. Solo allora riuscì a guardarlo in viso.

Negli splendidi occhi azzurri dell’uomo era presente solo un sentimento, il terrore. Perché era così spaventato dalla sua presenza?

“Non dovresti essere qui”.

La voce dell’uomo la svegliò dal suo torpore.

“Questo è il mio lavoro Castle, sono esattamente dove dovrei essere. Chi si trova nel luogo e nella situazione sbagliata sei tu. So che non hai ucciso nessuno..”.

 La donna parlò con tono calmo, ma deciso, andando al punto senza troppe metafore. Voleva gestire la conversazione portandola a suo vantaggio, doveva trovare dei punti che l’aiutassero a confermare la sua intuizione.

“Ti stai sbagliando, io ho raccontato la verità”. Castle era apparentemente fermo quanto lei.

“Non vuoi che io segua il caso?”

“Esatto. Kate, tu non devi essere qui”.

La donna scrollò il capo: “Mi dispiace Castle, non posso accontentarti. Il caso è mio, e nessuno mi toglierà dalla testa il fatto che tu stia mentendo”.

L’uomo parlò calmo: “Mi dispiace, ma io ho detto semplicemente la verità. So che è difficile da accettare. Non so cosa mi abbia preso. Lei ha respinto le mie avance ed io ho perso la testa..”

Pensava davvero di convincerla con quella stupida storia? Castle non era un uomo che si alterava solo per essere stato respinto, lei lo sapeva bene. Erano quattro anni che si attraevano e si respingevano come calamite dello stesso polo, ma lui si era sempre comportato come un Uomo.

A chi voleva raccontarla? Di certo non a lei.

Lo fermò senza troppi complimenti: “Smettila di raccontarmi una delle tue storie scrittore! Credi davvero che mi beva questa farsa? Vuoi farmi credere di aver ucciso quella donna, ma non vuoi che sia io ad indagare, non hai richiesto la mia presenza”.

“Non riesco a capire come mai tu continui a sottolinearlo, ma te lo ripeto ancora una volta, non devi interessarti a questo caso. Restane fuori!”. L’uomo aveva alzato la voce, ma la situazione lo stava esasperando. Se lei avesse continuato, il suo sacrificio sarebbe stato vano.

Kate si alzò, fece il giro del tavolo, si accucciò accanto a lui e, guardandolo dritto negli occhi, con un tono di voce dolcissimo disse: “E allora perché hai lasciato questo biglietto sul corpo?”. Gli porse il foglietto.

“Tu non hai ucciso nessuno”.

Castle, stupito, prese la prova in mano e la guardò, ma, quando lesse ciò che era stato scritto sopra, si sentì morire.

“Alla straordinaria KB e a tutti i miei amici del dodicesimo. Il nostro gioco è appena cominciato. Prova a fermarmi Kate, ti sto aspettando”.

Lo avevano preso in giro, era stato tutto calcolato. Volevano levarselo dai piedi per avere campo libero  con lei.. Oddio, gli stava consegnando Kate su un piatto d’argento.

Il  panico si impadronì di lui, aveva commesso un errore imperdonabile, forse, però, non era ancora tutto perduto, ma quella conversazione doveva finire al più presto. Si limitò a dire: “Voglio un avvocato”.

Kate non si aspettava quella reazione, sperava in una risposta differente dall’uomo. Gli si avvicinò ancor di più, posò una mano sul suo braccio e gli sussurrò: “Non so perché tu voglia escludermi così. Non vuoi parlarmi? Va bene, rispetterò la tua decisione.  Però tu puoi ascoltarmi. Non so ancora in quale guaio ti sia cacciato, ma, lo giuro, non ti permetterò di gettar via la tua vita così. Ti aiuterò che ti piaccia o no. Ti sei arreso, l’uomo che conosco io non si sarebbe mai lasciato andare così, se non avesse avuto un valido motivo. Io lo scoprirò e mi riprenderò il mio partner”.

La donna si alzò e fece per andarsene, quando sentì Rick afferrarle un polso: “Non ho mentito Kate, sono responsabile della morte di quella donna. Ho sempre detto la verità, ma soprattutto l’ho sempre scritta, nei miei romanzi. Non sono solo l’uomo che conosci, sono diverso”.

Stava per replicare, quando entrò Ryan concitato: “Becks ha chiesto un avvocato, il colloquio è finito. Non puoi più parlare con lui. Deve essere trasferito in carcere”.

La donna non aveva compreso bene il vero significato l’ultima frase, ma non ebbe il tempo di pensarci troppo su. Si perse per l’ultima volta negli occhi del suo amato Castle, poi spinta dal collega, uscì dalla stanza.

 

Victoria Gates chiuse gli occhi, una volta rimasta sola.

“Maledizione, i miei sospetti sono diventati realtà”.

Prese il suo telefonino ed inoltrò una chiamata. Non poteva permettere che la situazione le sfuggisse di mano.

 

 

 

 

ANGOLO MIO

Kate sa finalmente la “verità”, o almeno quello che vogliono farle credere. Prima era solo nell’aria, ora l’ha sentita uscire dalla bocca del suo amato scrittore. Starà con le mani in mano? Io non penso..

Castle si avvia per davvero alla galera, tra lo sconcerto dei suoi amici.

Cosa succederà? Io vi posso solo dire che le sorprese non sono finite.. Un bacione e grazie a tutte!!!

  
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