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Autore: Numwel    21/04/2012    0 recensioni
Londra, 1899. La storia parla di una ragazzina di 11 anni figlia di un banchiere che per la vigilia di Natale fa la conoscenza di Timothy Brown, uno strano ragazzino di strada che per vivere fa lo spazzacamino. Tra i due nasce una profonda amicizia, ma purtroppo a quei tempi l'amicizia tra una borghese e un ragazzo di strada non era vista di buon occhio, e i due sono costretti a vedersi di nascosto, fino al giorno che...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                               CAPITOLO 2





 

La mattina di Natale mi svegliai presto, e appena mi alzai guardai subito fuori dalla finestra. Il cielo era grigio neve, mi piaceva chiamarlo cosi quando ne era prevista, sopra ai rami spogli si era formata un po’ di brina, e se non fosse stato per qualche cane randagio che ogni tanto passava per strada, si poteva dire che Londra era ancora addormentata.
Ricordo che quella mattina mi fissai allo specchio a osservare il mio corpo. Avevo da poco compiuto tredici anni, fino ad allora il mio corpo poteva paragonarsi a quello di un ragazzino, piatto e senza nemmeno una curva, ma quel giorno mi accorsi che qualcosa era cambiato, il mio corpo stava cambiando, stava assumendo curve che fino a quel momento non mi ero accorta di avere. 
Tutti continuavano a ripetermi che non avrei fatto certo fatica a trovarmi un uomo, ma a quell’età certo non ci pensavo a trovare marito, anzi, passavo le giornate in giro a dare da mangiare ai pesci, a fare un giro in bicicletta nei parchi oppure perdevo pomeriggi interi in biblioteca, immergendomi completamente dentro le storie che leggevo, immaginandomi sempre di essere la protagonista, e magari, un giorno, anch’io avrei potuto vedere un mio libro su quegli scafali.
Quella mattina sarei andata insieme con Aisha a comprare il latte, così mi sistemai veloce i capelli e indossai il primo vestito che presi dall’armadio, e arrivata in fondo alle scale mi misi il cappotto e corsi fuori dove trovai Aisha pronta ad aspettarmi.
Casa mia si trovava vicino al centro di Londra, una piccola villetta situata in una via secondaria, e si poteva vedere la finestra che dava in camera mia e il grande albero di pesco. 
Fortunatamente il lattaio non stava molto lontano da casa, così camminammo solo una decina di minuti, e mentre Aisha entrò dentro a prendere quello che le serviva, io aspettai fuori, ad osservare le vetrine dei negozi appena aperti. 
C’è ne erano di tutti i tipi, da chi vendeva oggetti di antiquariato, chi orologi, un altro che vendeva fiori di ogni tipo, ma il negozio che attirò la mia attenzione era uno che vendeva libri usati, di ogni genere. Così, mentre aspettavo che Aisha uscisse mi avvicinai ai vari libri che erano esposti fuori, sopra a degli scaffali. Ne presi in mano uno, un vecchio libro dalla copertina un po’ sgualcita e con le pagine ingiallite dal tempo.

“Davvero un bel libro, ha scelto bene signorina!”



Mi girai per vedere chi avesse parlato, e quando mi ritrovai davanti a quei due occhi azzurri le guance mi andarono a fuoco, arrossì. Non mi sarei mai aspettata di ritrovarmelo davanti, addirittura di essermi presa una cotta per un ragazzino di cui non conoscevo nemmeno il nome.


Lui mi si avvicinò, e come se volesse scusarsi, mi disse: “mi dispiace molto, non volevo farla arrossire”.

“Oh, no.. no.. io…” non mi ero mai trovata in una situazione così imbarazzante come quella che stavo vivendo, cosi gli sorrisi, cercando di deviare il discorso tornando al libro che avevo in mano.



“Davvero è bello? L’hai letto?”



“No, il proprietario del negozio non vuole che entri”



Lo guardai stranita, non capendo come mai un proprietario del negozio non volesse che un ragazzino entrasse dentro, e lui, prima ancora che gli chiedessi il perché, mi anticipò.



“Sono un semplice ragazzino che per vivere fa lo spazzacamino, e ogni tanto si diverte a rubare qualcosa da mangiare. Non si fida di me”.



“Io mi fido di te”, non seppi spiegare il perché io l’abbia detto, in fondo non lo conoscevo, ma c’era qualcosa in lui che mi diceva che potevo fidarmi, e poi cosa c’era di male a rubare qualcosa solo per mangiare?


Buttai un occhio dentro al negozio, e vidi il proprietario parlare con una signora, probabilmente una cliente, e in quel momento decisi cosa avrei dovuto fare.

“Aspettami qua, ok?” gli chiesi, e prima che lui mi chiedesse il perché entrai dentro, con il libro in mano.



Mi misi in un angolo, aspettando che il negoziante avesse finito di dare il resto dei soldi alla signora, buttando ogni tanto l’occhio fuori, a vedere se quel ragazzino di strada fosse ancora lì. E infatti era lì, in piedi e mi fissava, curioso di sapere quello che avevo intenzione di fare.


Appena la signora uscì mi avvicinai al bancone.

“Vorrei comprare questo libro”



“Subito, bella signorina. Sono 10 sterline” mi disse, sorridendo.



Frugai nella piccola tasca del cappotto e tirai fuori una manciata di monete, posandoli sul bancone.



“Vuole che glielo impacchetti?” mi chiese.



Ci pensai su un attimo, e decisi che se volevo fare un regalo a quel giovanotto, tanto valeva farlo per bene. Cossi annuì, e due minuti dopo uscì dal negozio, e porsi il libro impacchettato, con tanto di fiocco, al ragazzo.


Lui mi guardò, e dal suo sguardo capì che non era abituato a ricevere regali. Non disse niente, ma il suo sguardo diceva tutto, c’era un enorme grazie disegnato nei suoi occhi.

“Io sono Lucy, piacere!” dissi, allungandoli la mano, e lui me la strinse con quella sua piccola mano sporca di ruggine.



“Timothy. Il mio nome è Timothy”.



In quel momento Aisha uscì dal negozio con una sporta piena di roba, mi girai verso Timothy per salutarlo, ma lui mi anticipò e disse: “Non sei come le altre ragazzine, nessuno avrebbe mai regalato qualcosa a uno come me”.


Gli sorrisi, non sapevo che altro dire, infondo aveva ragione, chiunque altro l’avrebbe cacciato via, o semplicemente gli avrebbe dato qualche misero penni, solo per vederselo sparire dai piedi.
Prima ancora che io aprissi bocca lui mi prese la mano e la baciò, come facevano i cavalieri con le dame prima di invitarle a ballare.

“Buon Natale, signorina Lucy”, e corse via, sparendo nel buio oltre un vicolo.



Rimasi a fissare la strada vuota per qualche secondo, fino a che la voce di Aisha non mi riportò alla realtà, mi girai verso di lei e insieme facemmo la strada del ritorno verso casa. Fu un Natale come tutti gli altri, aiutando Penelope in cucina, Aisha a decorare la casa e passando la giornata insieme ai miei genitori. Ma per tutto il giorno non feci altro che ripensare all’incontro con Timothy, ero rimasta incantata da quello strano ragazzo, dai suoi modi gentili e cortesi. Ma la sera, dopo essermi diretta in camera e infilata a letto, sentii uno scoppiettio alla finestra.

   
 
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