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Autore: thequibbler    21/04/2012    8 recensioni
Era sempre stato così con lei, da quando erano nati.
Le loro madri erano migliori amiche dai tempi del liceo, ed era destino che loro due crescessero insieme.
Vivevano a una sola casa di distanza, e avevano trascorso i primi dodici anni della propria vita fianco a fianco.
Ogni gioco, ogni barzelletta, ogni pigiama party, avevano fatto tutto insieme, lui e Alex.
Erano inseparabili, e il loro era un club in cui non era ammesso nessun’altro.
Lui le voleva bene come ad una sorella.
Era lì per lei ventiquattro ore su ventiquattro, e lei faceva lo stesso per lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Boh, non so nemmeno io cos'è. Spero vi piaccia comunque.


Save You Tonight

La stava guardando di nuovo.
Era come se non potesse farne a meno.
Avevano solo un’ora di lezione insieme durante la settimana, e durante quei sessanta minuti, Harry non faceva altro che fissarla.
Il suo sguardo annoiato, il movimento del suo polso quando prendeva appunti o quando faceva dei disegnini sul suo quaderno, la sua risata quando qualcuno faceva una battuta, i suoi capelli castani che era solita spostare da una spalla all’altra, scoprendo il suo collo agli occhi curiosi del ragazzo.
Era sempre stato così con lei, da quando erano nati. 
Le loro madri erano migliori amiche dai tempi del liceo, ed era destino che loro due crescessero insieme. 
Vivevano a una sola casa di distanza, e avevano trascorso i primi dodici anni della propria vita fianco a fianco.  
Ogni gioco, ogni barzelletta, ogni pigiama party, avevano fatto tutto insieme, lui e Alex.
Erano inseparabili, e il loro era un club in cui non era ammesso nessun’altro.
Lui le voleva bene come ad una sorella. 
Era lì per lei ventiquattro ore su ventiquattro, e lei faceva lo stesso per lui. 
Ripetevano ogni giorno quanto bene si volessero e ribadivano sempre che nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto dell’altro.
Harry si ricordava ancora il pomeriggio in cui tutto era cambiato: Alex non si era presentata le ultime tre volte che si erano messi d’accordo per passare del tempo insieme, e allora era uscito di casa ed era andato a bussare alla sua porta.
Gli aveva aperto sua mamma, e lui aveva immediatamente sentito delle risate al piano di sopra.
Aveva salito le scale ed era entrato in camera sua come era solito fare, senza bussare. 
Lei era sdraiata sul letto con un paio di amiche, e stavano armeggiando con dei tubetti e altre scatoline strane.
Trucchi. 
Quando si era accorta della presenza del ragazzo, lei aveva sgranato gli occhi e l’aveva trascinato di nuovo al piano di sotto.
Si era scusata tante volte, ma gli aveva anche spiegato che aveva bisogno di un po’ di compagnia femminile qualche volta.
È stato in quell’istante che Harry se n’era accorto: Alex era una femmina. 
Guardandola parlare, il ragazzo aveva notato per la prima volta come fossero invitanti le sue labbra rosa, e sembrò accorgersi solo in quel momento dei due leggeri rigonfiamenti che iniziavano a mostrarsi sul suo petto.
L’aveva guardata andare via, ritrovandosi a fissare il modo in cui i suoi fianchi ondeggiavano.
Da quel momento in poi, le cose erano diventate complicate.
Non l’aveva più invitata a dormire da lui, nella sua stanza, nel suo letto, era troppo.. strano.
E Alex sembrava dello stesso avviso.
Si parlavano sempre meno, si mandavano sempre meno messaggi, e qualche mese dopo avevano persino smesso di vedersi alla domenica, mentre le loro mamme prendevano il tè e passavano il pomeriggio a spettegolare.
Ora, quattro anni dopo, non si salutavano nemmeno quando si vedevano per i corridoi a scuola.
Le cose non erano andate come si erano sempre aspettati crescendo.
Harry era entrato nel giro giusto, quello dei ragazzi belli, popolari e fannulloni.
Ogni ragazza era ai loro piedi, e i loro weekend finivano sempre in una nuvola confusa per via del troppo alcool e della musica troppo alta.
Alex passava il suo tempo con il suo decisamente più ristretto gruppo di amiche.
Sembrava felice. 
Nonostante avessero interrotto qualunque tipo di contatto, Harry non aveva mai smesso di osservarla.
Continuava ad aspettare che lei uscisse ogni mattina per poterla guardare con calma per un secondo, la osservava mentre chiacchierava con le amiche in mensa, e origliava alcune sue conversazioni in corridoio, cercando di non ridere ad alta voce quanto faceva una battuta per non farsi scoprire.
Era studiosa, le piaceva leggere, e non aveva ancora avuto nessun fidanzato.
Harry non sapeva perché, ma la cosa lo faceva sentire bene. 
Alex era nata solo due giorni prima di lui, ed era solita prenderlo in giro perché era più grande di lui. 
Avevano festeggiato il loro sedicesimo compleanno nello stesso weekend.
Secondo il profilo Facebook di Alex, la ragazza era rimasta a casa con poche amiche, una cosa tranquilla.
Harry invece aveva organizzato una festa enorme a casa sua, di cui ricordava ben poco.
Una cosa la sapeva con certezza: aveva perso la verginità.
Era stata una cosa veloce e squallida, e da quella notte in poi, Harry aveva cominciato a sognare una diversa festa di compleanno, con una sola invitata: Alex.
L’avrebbe invitata a casa una sera in cui i suoi non c’erano, l’avrebbe fatta sentire a suo agio, e poi l’avrebbe baciata.
Sarebbe stato meno spaventoso, fare quell’esperienza per la prima volta insieme.
L’avrebbe resa perfetta.
Per lei.
“Styles? Ho la tua attenzione?”
La professoressa di francese lo riportò alla realtà.
“Sì, Madame Lacroix, scusi.”
La donna riprese a spiegare, e in quel momento Harry venne colpito in testa da una pallina di carta.
Harry la prese e la aprì, riconoscendo la calligrafia del suo amico Louis.
Perché stavi fissando Alex senza-tette Laiton?
Il ragazzo si trattenne dal sospirare.
È così che la chiamavano tutti quanti.
Forse era per quello che lei aveva smesso di parlargli.
Quando le affibiavano quei nomignoli, quando la prendevano in giro, lui non diceva mai niente.
Alex non era grassa e nemmeno brutta, era solo diversa dalle solite ragazze finte e piene di trucco che frequentavano la loro scuola.
Eppure, quando la prendevano in giro, lui rimaneva in silenzio, guardando la scena da lontano.
Velocemente, Harry scarabocchiò una risposta: Non stavo fissando lei. Ero solo assorto.
Louis lesse il biglietto e sembrò rilassarsi, ricominciando a chiaccherare con Ellen, la ragazza che stava puntando in quel momento.
Controllando di non essere osservato, Harry tornò a posare lo sguardo su Alex.
Nonostante quello che dicevano i suoi amici, Harry continuava a fare quel sogno, ogni notte, svegliandosi ogni mattina in un bagno di sudore e chissà che cos’altro.
Nonostante tutto e tutti, Harry non riusciva a smettere di pensare che Alex fosse bellissima.
Che fosse perfetta. 



Din-don.
“Alex? Apri la porta per favore? Dev’essere Anne.”
La ragazza sospirò e si alzò dal divano.
“Non fare la sbruffona con me, Alexandra.”
La giovane alzò gli occhi al cielo: odiava quando la madre la chiamava con il suo nome intero: “Sto andando!” esclamò, per poi girare la maniglia e aprire la porta.
“Ciao tesoro.” la salutò una donna dai capelli neri che conosceva molto bene.
“Buongiorno Anne.”
La donna la baciò sulla fronte ed entrò in casa. 
La mamma di Alex uscì dalla cucina ed abbracciò l’amica, per poi affrettarsi a raccontarle l’ultimo pettegolezzo.
Alex sorrise: anche lei voleva un’amicizia così.
Certo, aveva due migliori amiche fantastiche, ma non aveva un rapporto del genere con nessuna delle due.
Con Rebecca era tutta una competizione, sempre una gara, e anche se era una ragazza premurosa e un’amica preziosa, a volte poteva essere stancante.
Con Megan invece era tutto così.. dolce. 
La sua amica dai capelli rossi era gentile e sempre allegra, ma il suo ottimismo costante era difficile da sopportare ogni tanto.
Lo aveva avuto un amico così una volta.
Un amico perfetto.
Ma poi era finito tutto.
Con una fitta di dolore, Alex scacciò il pensiero via dalla sua testa, e salì in camera sua.
Accese il suo computer, e in quel momento il suo cellulare squillò.
Alex lesse il numero sullo schermo e sorrise: “Hey, Becca.”
“Harry Styles ti stava fissando di nuovo oggi.”
La ragazza rimase immobile per un secondo, ma poi si riprese: “Non stava fissando me. Probabilmente c’era Tiffany nelle vicinanze, o una delle sue amiche.” scherzò tristemente.
“No no, ti garantisco che stava fissando te.” insistette Rebecca, una punta di gelosia nella voce.
Alex sospirò: “Ti dico di no invece. E se lo stava facendo, probabilmente era per prendermi per in culo con Louis, Zayn e gli altri.”
“Forse hai ragione.”
Alex chiuse gli occhi e strinse i pugni.
Era questo il lato che odiava di Rebecca.
Non la confortava mai.
Le sembrava impossibile che un figo come Harry Styles stesse guardando lei, perciò le aveva telefonato per trovare una spiegazione plausibile e smettere di rosicare.
Tipico di lei.
Alex prese un respiro profondo, e poi parlò: “Certo che ho ragione. Ora devo andare, ci sentiamo dopo, d’accordo?”
“Ma-“
“A più tardi, Becca.” 
La ragazza riattaccò e si sedette alla scrivania.
Non appena caricò la home di Facebook, un nuovo album di foto apparve sulla pagina.
“Moi” di Tiffany Moseley. 
Alex alzò gli occhi al cielo, ma cedette comunque alla tentazione di aprire l’album.
Era una serie infinita di foto prese dall’alto, dove la ragazza mostrava più seno possibile, e come suo solito, indossava chili di trucco.
L’ultima foto era quella con più “mi piace”, la bellezza di novantaquattro. 
Alex osservò la lista di persone che avevano cliccato su quel tasto, e il suo cuore si fermò quando lesse un nome in particolare.
Harry Styles.
Certo, avrebbe dovuto aspettarselo.
Tutti cadevano nella rete di Tiffany.
In fondo tutti quanti sapevano che era andata a letto con Louis, Liam, Niall e Zayn, ovvero gli amici più stretti di Harry.
Era solo una questione di tempo prima che toccasse a Harry.
A meno che non fosse già successo.
L’idea le faceva venire voglia di vomitare.
Con rabbia, Alex chiuse il browser e scese in cucina, infilando due fette biscottate nel tostapane.
Mentre aspettava che fossero pronte, il campanello suonò un’altra volta.
“Alex, puoi andare tu?” sentì la voce di sua madre dal giardino.
“Va bene!” rispose la ragazza, correndo nell’ingresso e aprendo la porta.
Harry.
“Cosa ci fai qui?” domandò confusa.
“Mia mamma è qua giusto? Si è dimenticata le chiavi e io sto uscendo.”
Alex lo fissò per qualche secondo senza dire una parola.
“Hai intenzione di farmi entrare?” chiese Harry divertito dopo un minuto.
La ragazza annuì e si spostò per fargli strada.
Il ricciolo camminò dritto verso il giardino, essendo a conoscenza delle abitudini delle due donne, e Alex lo seguì.
“Harry!” esclamò la mamma di Alex quando lo vide, alzandosi per abbracciarlo.
“Ciao, Sheila.” la salutò Harry, dandogli due baci sulla guancia.
“Non ti vedevo da troppo tempo, e dire che viviamo a pochi metri di distanza! Come stai tesoro?” chiese la donna con un sorriso smagliante.
“Bene, va tutto bene.” replicò il ragazzo.
“Vuoi rimanere per un tè?”
“Certo, perché no?”
"Non dovevi uscire?" chiese Alex, e il ragazzo fece segno di no con la testa: "Posso sempre annullare."
“Alex, siediti con noi anche tu.” propose Anne allegra.
La ragazza avrebbe preferito farsi sparare un colpo in testa, ma non aveva altra scelta.
Tornò in cucina per preparare altro tè, e si accorse di essersi scordata le fette nel tostapane.
“Cazzo cazzo cazzo!” imprecò, tirandole fuori.
“Ah ah. Moderiamo il linguaggio signorina.” 
Alex rimase paralizzata per un attimo, e poi si voltò.
Harry era ad un centimetro da lei, un’espressione beffarda sul volto. 
“Mi hai spaventata, idiota.”
Il ragazzo si portò una mano al petto fingendosi offeso, e la ragazza alzò gli occhi al cielo.
“Vai fuori, lo preparo io il tè.”
“Lo so, ma voglio farti compagnia.” rispose il ragazzo, appoggiandosi al frigo.
Alex non disse nulla, ancora turbata dalla prossimità tra lei e il ragazzo.
Tutto questo la faceva sentire a disagio, era troppo difficile nascondere la sua palese attrazione quando era così vicino.
“Allora, come stai?” chiese Harry dopo qualche istante.
Lei alzò le spalle: “Sto abbastanza bene. Perché ti interessa?”
Il ragazzo sembrò sinceramente confuso: “Perché mi importa di te, lo sai.”
Alex ridacchiò: “Per favore Harry. Sappiamo entrambi che non è più così da tanto tempo. E va bene, davvero. Non siamo più bambini. Io passo la pausa pranzo mangiando mentre tu e i tuoi compagni di avventure vi pavoneggiate senza maglietta sul campetto davanti a scuola giocando a calcio, mentre Tiffany e le sue serve vi fanno da cheerleader.” sputò, spalmando del burro su delle fette di pane.
“E come lo sai? Mi guardi giocare a calcio senza maglietta?” chiese il ragazzo malizioso, e Alex arrossì furiosamente.
“N-no, certo che no. È solo che fa caldo in questo periodo, l’estate si avvicina e a v-volte ci sediamo nei tavoli fuori.” spiegò, cercando di non dare farsi prendere dall’imbarazzo.
Certo che lo guardava.
Come avrebbe potuto non farlo?
Ogni essere umano di sesso femminile nel raggio di un kilometro fissava lui e i suoi amici durante quella mezz’ora.
Era come un film porno gratis.
“Certo certo, qualunque cosa ti faccia dormire meglio.” scherzò il ragazzo, e qualcosa dentro di Alex scattò: “Non prendermi per il culo Harry. Non siamo amici, e a farmi sentire una merda ci pensano già i tuoi amichetti.” disse secca, tirando su il vassoio e voltandosi, diretta all’esterno, dove le due mamme li stavano aspettando.
I due si sedettero al tavolo e osservarono le proprie madri parlare a raffica, senza fermarsi un secondo.
Alex sorrise: i loro discorsi la divertivano sempre. Erano così frivoli e divertenti, e le facevano dimenticare di tutti i suoi stupidi problemi per qualche minuto.
Più di una volta durante quel pomeriggio, Alex sentì lo sguardo di Harry puntato su di lei, ma il ragazzo girava la testa ogni volta che lei lo guardava.
Verso sera, arrivò il momento per Anne e suo figlio di tornare a casa, e prima che uscissero, la mamma di Alex fece il commento che la ragazza temeva di più in assoluto: “Voi due non passate più del tempo insieme. Perché non vi vedete più?”
Alex si sentì sprofondare, ma fortunatamente Harry venne in suo soccorso: “Beh.. Abbiamo amici diversi.” spiegò sottovoce, quasi come se volesse scappare da quella conversazione.
“Potete sempre vedervi solo voi due qualche volta.” offrì Anne entusiasta, e Alex sentì il bisogno di colpirla con un gancio destro.
Harry guardò la ragazza, e senza smettere di fissarla ammise: “Mi piacerebbe molto.”
Lei lo fissò stupita: “Cosa?”
“Se non ti va-“
“No, va bene.” lo interruppe lei, ancora incredula.
Il ragazzo fece un cenno con la testa, aprendosi in un sorriso che le fece venire voglia di baciarlo lì, davanti alle loro madri.
“Perfetto allora!” squittì Sheila: “Potete mettervi d’accordo tramite messaggi o qualunque cosa facciate voi giovani.”
Le due famiglie si salutarono ancora una volta, e una volta sole, la madre di Alex si rivolse a lei: “Allora, sei contenta?”
“Non saprei.” ammise Alex: “Harry è uno stronzo ormai, dubito che andremo molto d’accordo.”
“Perché dici così?” chiese la donna icuriosita.
“N-nessuna ragione.” mentì la ragazza.
Non voleva dirle di come Harry tacesse ogni volta che qualcuno la offendeva, non voleva dirgli come quel silenzio la faceva sentire.
“Allora, cosa c’è per cena?” domandò poi, prima che la madre potesse chiederle altro, e chiedendosi perché mai avesse accettato la proposta di Harry.



Si erano visti un Sabato mattina. 
Harry l’aveva invitata a casa sua e avevano guardato un film.
Era stato imbarazzante.
Erano cambiate così tante cose, e la conversazione tendeva a spegnersi ogni dieci minuti, ma Harry aveva fatto uno sforzo, e Alex lo apprezzava.
La seconda volta che si erano visti, questa volta da Alex, le cose erano andate diversamente.
Una volta in camera della ragazza, Harry aveva notato un pupazzo su una mensola: “Quello me lo ricordo, era il tuo preferito. Si chiama Cedric, giusto?”
Alex strabuzzò gli occhi: “Come fai a ricordartelo? Era tipo dodici anni fa!”
“Io mi ricordo tutto di te, Lex.”
La ragazza sentì come qualcosa che si muoveva nel suo stomaco.
L’aveva chiamata Lex.
Proprio come ai vecchi tempi.
“Ascolti Ed Sheeran?” le chiese poi lui, osservando la sua lunga pila di CD.
Lei annuì: “Anche tu?”
“Certo, è fortissimo.”
“Non ti facevo il tipo.” ammise Alex colpita.
“Quante cose non sai di me, Laiton.” scherzò lui, stravaccandosi sul letto della ragazza, gesto che era solito fare quando erano piccoli.
Sembrava di essere tornati indietro nel tempo.
In quel momento Harry girò la testa, e notò un poster appeso accanto al letto della ragazza: “Non dirmi che ti piacciono quei tizi.” disse, indicando l’immagine di una boyband molto in voga in quel periodo.
“Certo che mi piacciono. Hanno delle bellissime voci, e poi li hai visti? Sono stupendi. Magari tutti i ragazzi fossero come loro.” disse Alex con voce sognante, fissando il poster con occhi adoranti.
“Hey, così mi offendi. Io e i miei amici potremmo formare un gruppo molto più sexy di questi qua.” protestò serio, appoggiandosi sui gomiti e fissando intensamente la ragazza.
“Forse. Ma voi siete così.. Non lo so.. Inarrivabili. Molto più di loro. Il che è strano, dato che voi siete qui e invece loro sono famosi.”
“Cosa vuoi dire?” chiese il ragazzo, interessato.
“Non lo so, è come se ci fossero più possibilità per le ragazze a scuola di finire a letto con loro che con voi.” spiegò Alex, arrossendo un poco.
“Io farei assolutamente sesso con te.”
La ragazza spalancò la bocca, e in quel momento Harry sembrò accorgersi della confessione enorme che gli era appena sfuggita: “No, non intendevo quello!”
“Allora non faresti sesso con me?” domandò Alex offesa.
“N-no! Certo che no! Voglio dire, sì! Farei decisamente sesso con te, cioè se tu volessi intendo. N-non c’è nessun tipo di pressione, stavo solo dicendo che.. Hai capito cosa intendevo.” si affrettò a dire il Harry, la voce resa più acuta dall’imbarazzo. 
Incapace di resistere, la ragazza scoppiò a ridere.
“Non ridere di me!” esclamò il ricciolo, lanciandole un cuscino.
“S-scusa, è che sei così.. a disagio.” ululò Alex fra le risate.
Harry scoppiò a ridere a sua volta, e quando smisero entrambi, si scambiarono uno sguardo pieno di affetto.
“Dicevi davvero?”
“Cosa?” chiese Harry.
“Faresti davvero sesso con me?”
“Uh, beh sì. Se se ne presentasse l’opportunità non rifiuterei. Ipoteticamente.”
Alex dovette trattenersi dal fare una piccola danza della vittoria: “Forte.”
"Io non sono come Louis, Lex. Non le penso quelle cose."
La ragazza non disse nulla, troppo emozionata per parlare, e forunatamente, il ricciolo ebbe il buon senso di cambiare discorso: "Allora, che altra musica ascolti?"
Dopo quel pomeriggio le cose migliorarono: piano piano, giorno dopo giorno, Alex e Harry si riabituarono alla presenza l’uno dell’altra, e entrambi si sentivano sempre più a loro agio.
Per la fine del mese, tutto era tornato come quattro anni prima.
Era come se non si fossero mai separati.
Passavano quasi tutti i pomeriggi insieme, o a casa di uno o dell’altra, e tutto andava per il meglio.
Alex però non aveva mancato di notare che non si erano mai fatti vedere in pubblico insieme, e la cosa la feriva, anche se non lo dava a vedere.
Harry passava ogni sera dei finesettimana con i suoi amici in giro per locali, mentre Alex stava in casa con Rebecca e Megan. 
La cosa non la disturbava, ma più di una volta aveva sperato che Harry la invitasse ad uscire con lui.
Certo, probabilmente avrebbe rifiutato, i suoi amici erano insopportabili, ma avrebbe solo voluto sentirglielo dire.
Un Sabato sera, Alex era sdraiata sul divano con le sue due amiche, quando il cellulare si illuminò, informandola che aveva ricevuto un nuovo sms.
Alex prese il telefono e lo lesse: Louis ha appena vomitato sulle scarpe di un tizio e ci hanno buttato fuori dal locale. Pensavo che ti avrebbe fatto ridere. Harry. 
La ragazza sorrise tra sé e digitò una risposta: Mi hai migliorato la serata, davvero.
Nel giro di qualche secondo, il ragazzo le inviò un altro messaggio: Sai cosa mi migliorerebbe la serata? Essere lì con te.
Il cuore di Alex cominciò a battere all’impazzata, e la sua espressione di pura gioia non passò inosservata.
“Chi è che ti fa sorridere così?” chiese Rebecca incuriosita.
“C-cosa? Nessuno!” si affrettò a mentire Alex, ma con una mossa veloce Megan le rubò il cellulare e lo lanciò all'altra ragazza.
“Harry.” lesse Rebecca sul cellulare: “Harry sta per Harry Styles?” chiese incredula.
“S-sì.” ammise Alex mortificata.
“Non ci posso credere.” sussurrò Becca: “Da quando vi rivolgete la parola?”
“B-beh, lo sai che eravamo amici da piccoli.” spiegò Alex.
“Sì, ma ora non lo siete più, vero?” domandò Megan. 
“Ecco.. Ci siamo riavvicinati da un mese a questa parte.” confessò Alex, nervosa.
“Ma è fantastico, Lex!” commentò Megan allegra.
“D-davvero?”
“Assolutamente no.” intervenì Rebecca: “Quel ragazzo è un coglione, lo sai. Ci piace guardarlo da lontano, certo, ma prende per caso le tue difese quando i suoi amici dicono cattiverie su di te?”
Alex sentì un vuoto nello stomaco.
Rebecca aveva ragione, lo sapeva.
Eppure era così divertente e premuroso quando erano soli.
Sembrava un’altra persona.
Era il suo Harry.
Il suo migliore amico, proprio come quando erano bambini. 
“Lo so, ma-“
“Niente ma, Alex. Ora chiamo mio fratello e lo sputtaniamo, quello stronzo.”
“Becca, no!” esclamò Alex, ma la ragazza si era già portata il telefono all’orecchio.
Il fratello gemello di Rebecca, Sean, era uno dei ragazzi giusti.
Era nella compagnia di Harry e Louis, anche se non era uno dei capi. 
“Hey, Sean?” parlò Rebecca, attivando il vivavoce.
“Cosa vuoi, Becca? Sono fuori con i ragazzi.”
“Ah sì? E dimmi, c’è anche Harry Styles?” chiese la ragazza, un ghigno malefico sul volto.
“Becca-” provò ancora una volta Alex, ma lei le fece segno di tacere.
“Sì, perché?” chiese Sean, improvvisamente incuriosito.
“Sapevi che lui e Alex hanno ricominciato a frequentarsi come quando erano piccoli?” raccontò la ragazza dai capelli neri al fratello, e dall’altra parte del telefono, Alex sentì Sean ridacchiare: “Stai scherzando.” disse il ragazzo tra i singulti.
“No, è la verità.” confermò Becca seria.
Dall’altra parte del telefono, qualcuno si alzò da una sedia: “Hey Styles, ti diverti con la tua amica Laiton?” gridò Sean, probabilmente davanti a tutti.
Alex sentì la voce di Harry avvicinarsi.
“Cosa? Alex Laiton? Le nostre madri sono amiche, ma e io e lei non ci parliamo. Dov’è l’hai sentita questa cazzata, Harper?”
Tutto il gruppo rise, e poi Sean parlò: “Me lo ha detto mia sorella.”
Un’altra voce si aggiunse, quella di Louis: “Haz, non dirmi che è vero.”
“Non è assolutamente vero.” sentenziò Harry: “Tua sorella spara cazzate. In fondo è sfigata quasi quanto la Laiton.”
Ci fu una risata generale, e il mondo di Alex cominciò a girare: non riusciva a respirare, non riusciva a muoversi. 
Non si era mai sentita più umiliata in vita sua: “Riattacca!” intimò all’amica.
“Aspe-“
“Riattacca subito, Becca!” 
La ragazza lo fece e tornò a guardare l’amica: “Che ti avevo detto, Lex? È una merda. Proprio come tutti gli altri.”
Alex annuì: “A-andate via ora per favore, voglio restare da sola.” mormorò, sull’orlo delle lacrime.
“Sei sicura?” domandò Megan, che era rimasta in silenzio fino a quel momento.
“Sì, per f-favore.” le pregò Alex, che stava cominciando a tremare.
Le due amiche raccolsero le loro cose in tutta fretta, la salutarono con un bacio sulla guancia e uscirono.
Non appena si ritrovò da sola, Alex scoppiò in un pianto disperato, che durò tutta la notte.
Non chiuse occhio per tutto il weekend, e il Lunedì a scuola si sentiva a pezzi.
Evitò le sue amiche per tutto il giorno, e la solitudine la stava facendo sentire meglio, ma quando arrivò la quarta ora, ovvero l’unica lezione che lei e Harry condividevano, considerò seriamente l’idea di girare sui tacchi e tornare a casa.
Proprio in quel momento però, Madame Lacroix entrò in classe, e Alex fu costretta a sedersi al suo posto.
Per tutta la lezione sentì gli occhi di qualcuno puntati su di lei, e sapeva perfettamente di chi si trattava.
Aveva ignorato le sue telefonate per il resto del weekend, e probabilmente si stava chiedendo perché, il pezzo di merda.
Quando la campanella suonò, Alex raccolse le sue cose in tutta fretta e uscì a velocemente dalla classe, per rifugiarsi nel bagno delle ragazze. 
Dopo nemmeno dieci secondi, la porta si aprì, e qualcuno entrò.
“Hey.”
La ragazza sentì il sangue gelarsi nelle sue vene: “Cosa ci fai qui?” chiese secca, voltandosi verso il ragazzo, e cercando con tutte le sue forze di non piangere, non di nuovo. 
“Volevo parlarti.”
“È il bagno delle ragazze.” gli fece notare lei.
“Non mi importa.” disse Harry, facendo un passo verso di lei.
“Non ti avvicinare.” lo avvertì lei, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
“Che cosa sta succedendo?” chiese lui, sinceramente preoccupato e confuso.
“Niente.” disse Alex sarcastica: “Come hai passato il tuo Sabato sera? Io l’ho trascorso con Becca, hai presente? La sorella di Sean, quella sfigata quasi quanto me.”
Harry sgranò gli occhi terrorizzato: “Lex-“
“No. Non dire una parola.” lo fermò la ragazza, per poi voltarsi a raccogliere il suo zaino da terra.
Provò a oltrepassarlo, ma lui la afferrò per un gomito: “Lex, ti prego, s-sai che non lo penso davvero.”
Lei scoppiò in una risata isterica: “Ah, davvero? E dimmi, le altre cose che dicono i tuoi amici le pensi? Senza tette Laiton, balena ambulante, s-sgorbio?” esclamò, cominciando a singhiozzare piano.
“N-no, certo che no, io penso che tu sia bellissima, Alex, lo sei davvero.” esclamò il ragazzo, senza mollare la presa su di lei.
“Risparmia il fiato per favore. Sei proprio come tutti gli altri.” sibilò lei, divincolandosi dalla presa del ragazzo.
“Alexandra, sai che non le penso quelle cose, volevo solo salvarmi la faccia.” tentò disperatamente Harry, che sembrava spossato, anche lui quasi sull’orlo del pianto.
“Lascia che ti dia una mano, okay?” disse Alex: “Me ne vado prima che qualcuno ci veda insieme.” sputò, voltandosi e uscendo nel corridoio, lasciando Harry solo a maledire sé stesso.



Aveva ripreso a guardarla da lontano.
Ma questa volta c’era una differenza: quando ora si chiedeva se lei pensava a lui, conosceva la risposta.
Sì, ci pensava.
Con odio e disgusto.
Aveva tentato di contattarla di nuovo, era passato da casa sua, le aveva telefonato, ma non era servito a niente.
Alex non gli aveva più rivolto la parola dopo averlo affrontato nel bagno delle ragazze, e Harry sapeva di meritarselo.
Non si era mai odiato tanto in vita sua.
Tutti i progressi che avevano fatto, il rapporto che erano riusciti a recuperare era andato distrutto, ed era tutta colpa sua.
Stava andando tutto così bene, e lui si era sentito felice come non lo era da tempo. C’era era arrivato così vicino, così vicino a prendere finalmente l’iniziativa.
Avrebbe voluto baciarla, avrebbe voluto sedurla lentamente, e fare in modo che il suo sogno ricorrente diventasse realtà.
Quando durante uno dei loro primi pomeriggi a casa di lei Harry aveva ammesso che sarebbe volentieri andato a letto con lei, Alex non era sembrata avversa all’idea, e lui aveva cominciato a sperare.
Avrebbe voluto non lasciarla mai, avrebbe voluto che si mettessero insieme, avrebbe voluto poter stare con lei sempre, ma aveva rovinato tutto.
Ne era valsa davvero la pena? 
Perdere di nuovo la sua migliore amica solo per salvare la sua reputazione? 
Perdere la ragazza di cui era.. 
No. 
Non lo era.
Non poteva esserlo, non ora che l’aveva persa per sempre. 
Harry cercava di scacciarla dai suoi pensieri, ma era complicato, e il ragazzo si ritrovava puntualmente a fissarla senza nemmeno rendersene conto.
Oggi era stata una giornata particolarmente difficile: aveva notato fin troppi particolari, fin troppe piccole cose che lo stavano facendo impazzire.
Il modo in cui aveva piegato il collo durante la lezione di francese, gli aveva fatto venire voglia di riempirlo di baci. 
L’espressione concentrata che aveva assunto quando Madame Lacroix gli aveva assegnato un test, lo aveva portato a domandarsi che espressione avrebbe avuto gemendo sotto di lui. 
Ma il momento peggiore era stato proprio qualche minuto prima nei corridoi, quando aveva fatto cadere dei libri e si era chinata a raccoglierli, causando a Harry un piccolo crollo mentale, che gli riempì la mente di immagini di lei, piegata allo stesso identico modo, mentre lui si faceva ripetutamente strada dentro di lei. 
Quella fantasia lo portò inevitabilmente a chiudersi in uno dei bagni e a slacciarsi velocemente i pantaloni, per poi procedere ad alleviare la tensione che si era accumulata nei suoi boxer.
Proprio quando stava cominciando a sentirsi meglio, Harry sentì la porta del cubicolo aprirsi.
“Bene bene, cosa abbiamo qua?”
Il ragazzo spalancò gli occhi in preda al panico, senza però smettere di muovere la propria mano su e giù.
Tiffany.
“Harry, Harry. Non si fanno queste cose lo sai? Non da solo se non altro.” disse lei con uno sguardo malizioso, sostituendo la mano di Harry con la sua.
“Pensavo non mi volessi più, sai? Dopo il tuo compleanno non mi hai più chiamata.” sussurrò, avvicinando pericolosamente le sue labbra a quelle del ragazzo.
“Tiff-“
“Ssshh.” lo zittì lei, per poi baciarlo.
Harry avrebbe voluto fermarla, ma non poteva.
Non poteva quand’era così vicino ad esplodere, e la lingua della bionda era intenta ad esplorare ogni angolo della sua bocca.
Come tutti i ragazzi della scuola, Harry era attratto da Tiffany, e dopo che lei aveva preso la sua verginità la sera del suo compleanno, aveva avuto tutte intenzioni di richiamarla. 
Ma poi..
“Alex.” gemette Harry, quando raggiunse il culmine, gettando la testa indietro.
La mente del ragazzo si riempì ancora una volta di immagini della ragazza dai capelli castani, e tutto intorno a lui era lento e confuso, come se si trovasse nel mezzo di una densa nuvola di gas.
“Che cosa hai detto?” gridò Tiffany, quando Harry riaprì gli occhi.
“Niente.” rispose sincero Harry, che non si era nemmeno accorto di aver mormorato il nome di Alex qualche istante prima.
“H-hai detto Alex.” disse Tiffany, scuotendo la testa incredula: “Erano vere le voci? Tu e quella cicciona di Alex Laiton?”
“Alex non è grassa." protestò Harry, intento a ripulirsi e a rivestirsi il più velocemente possibile.
“Sì che lo è.” insistette la bionda: “Non dirmi che ti piace veramente.”
Che senso aveva negare ancora? 
Aveva appena gridato il suo nome davanti alla bionda, che senso aveva mentire?
“Ascolta Tiff: grazie per l'aiuto, ma non vedo come possano essere cazzi tuoi.” ribatté il ragazzo, prima di uscire dal cubicolo.
“Beh, comunque sia è troppo tardi.” disse Tiffany con un tono crudele.
Harry, che aveva quasi raggiunto la porto, si fermò di colpo: “Di cosa stai parlando?”
“La Laiton ha cominciato a uscire con Steven.” 
“Steven? Steven Dixon?” 
Tiffany annuì soddisfatta: “Proprio lui.” 
Il ragazzo non poteva crederci: Steven era il classico figlio di papà. Il primo della classe, firmato dalla testa ai piedi, e anche abbastanza attraente. 
Tutti sapevano che aveva un debole per Alex.
Beh, tutti tranne lei. 
Ma evidentemente le cose erano cambiate.
Harry, Louis e tutti gli altri lo odiavano.
Forse era per questo che lei aveva cominciato ad uscire con lui. 
“Quindi, ora che ce la siamo lasciata alle spalle, che ne dici di invitarmi a mangiare fuori?” chiese Tiffany, avvicinandosi al ragazzo e posandogli entrambe le mani sul petto.
Harry la afferrò per i polsi e la spinse via: “Non credo proprio Tiff.”
“Harry, ti rendi conto di che cosa ti stai giocando? Quella ragazza ti rovinerà la reputazione, ti rovinerà la vita.”
“Ti sbagli: la mia vita è rovinata senza di lei.”



“Allora? Racconta!”
Alex venne riportata alla realtà da Becca per la millesima volta quel giorno: “Uh, sì, certo." cominciò: "Ieri sera siamo-“
Mentre la ragazza iniziava il racconto, Louis entrò a grandi passi nella mensa, e si diresse dritto verso Harry, e Alex smise di parlare ancora una volta.
Considerata la poca distanza fra i loro tavoli, non fu difficile origliare la conversazione: “Che cosa cazzo ti passa per la testa? Tiffany mi ha detto cosa è successo.”
Che cosa era successo? 
“Cos’hai in testa, Harry? Sapevo che avevi una strana ossessione per quella lì anche se lo negavi, ma devi fartela passare.” disse secco Louis, sbattendo i palmi sul tavolo.
Tutti quanti sussultarono e Harry non si mosse: ”Non dirmi cosa devo fare, Lou.” disse il ricciolo, stiracchiandosi e sbadigliando. 
Una specie di ringhiò uscì dalla gola di Louis, che afferrò l’amico per la maglietta: “Forse hai solo bisogno di farti controllare gli occhi, eh? Da un dottore o qualcosa del genere.” disse minaccioso.
“Non capisco di cosa parli.” replicò Harry, mantenendo la calma, e togliendosi le mani di Louis da dosso.
“Alex Laiton, ecco di che cosa parlo!”
Tutta la sala emise suoni di stupore e meraviglia, ma poi, quando Harry si alzò, avvicinandosi pericolosamente, calò il silenzio più assoluto: “Smetti di insultarla.”
L’unica risposta di Louis fu quella di scoppiare a ridere, e improvvisamente Harry lo colpì dritto in faccia.
Non si fermò dopo il primo pugno, continuò a colpire e colpire, fino a quando Alex non scattò in piedi e si precipitò a fermarlo, bloccandogli le braccia dietro la schiena: “Smettila Harry, è un tuo amico, basta!” esclamò, ma il ragazzo non smetteva di dimenarsi. 
Quando Louis si alzò e si preparò a contrattaccare, Alex scattò prontamente nel mezzo: “Vediamo come spieghi al preside il mio occhio nero.” disse con tono di sfida e, suo malgrado, Louis fu costretto a calmarsi: “Non finisce qui, Harry.” sputò, prima di girare sui tacchi ed andarsene.
“Stronzo.” mormorò Harry in un tono tagliente, e in quel momento Alex notò il taglio che si era provocato sulla mano: “Ti fa tanto male?” chiese prendendo la mano del ragazzo fra le dita e soffiando sulla ferita.
“N-no.” disse Harry, che aveva improvvisamente cominciato a respirare più velocemente.
“Beh, non so di che cosa steste parlando esattamente, ma grazie per avermi difesa e tutto.” disse la ragazza, abbozzando un sorriso.
“Ci mancherebbe.” rispose Harry, guardandola dritto negli occhi: “Alex, io-“
“Hey, cosa succede qui?”
I due si voltarono per trovare Steven sulla soglia della mensa: “Stai bene Lex?”
Harry sentì una sensazione di nausea riempirgli lo stomaco.
Solo lui poteva chiamarla Lex.
Ma Steven era il suo ragazzo ora, non era più un privilegio che spettava solo a lui.
“Sì, è tutto a posto.” lo rassicurò lei, prima di rivolgersi ad Harry ancora una volta: “Io vado, d’accordo? Grazie ancora.”
Il ricciolo si limitò ad annuire, e la guardò andare via con il ragazzo, cercando di nascondere il suo sguardo triste, proprio come ogni altro giorno.



Le cose si facevano sempre più complicate: ovunque si girasse, Harry vedeva Alex avvinghiata a Steven. Nei bagni, nel corridoio, dappertutto.
Era un incubo.
Passava il suo pranzo a fissare le labbra della ragazza, che puntuali come un orologio, si posavano su quelle del damerino ogni due minuti.
Lui sembrava perfetto per lei. Intelligente e sensibile, il sogno di ogni madre per la propria figlia.
Ma i suoi occhi non si illuminavano quando Alex gli raccontava qualcosa, non memorizzava ogni singola parola della ragazza, riesaminandola una volta solo. 
Non la ammirava né venerava nel modo in cui sapeva fare Harry, e la cosa lo faceva infuriare.
"Hey, Haz." lo salutò un giorno Louis durante la ricreazione, sulla rampa di entrata della scuola.
Harry andò dritto al punto: "Cosa vuoi? Sei venuto a vendicarti o qualcosa del genere?"
"No. Mi manca il mio migliore amico."
Ci fu un attimo di silenzio, e poi Louis proseguì: "Mi dispiace di avere offeso te.. e Alex. Se ti piace dovresti provarci, davvero. Non ascoltare me."
Harry non poteva credere alle sue orecchie: "Sei serio?"
L'amico annuì: "Fai quello che vuoi, seriamente. Voglio solo che torniamo amici."
I due si strinsero la mano, e così, senza troppi convenevoli, tutto era stato dimenticato.
"Solo.. Non chiamarla più con quei nomi orrendi." lo pregò Harry, e Louis promise che non l'avrebbe fatto.
In quel momento, un suono che assomigliava terribilmente a un gemito raggiunse le orecchie dei due ragazzi, ed entrambi si affacciarono oltre la ringhiera per vedere di cosa si trattasse.
Steven Dixon era intento a mangiare la faccia di Alex, che era appoggiata al muro e teneva le gambe intorno alla vita del ragazzo.
Harry sentì il bisogno di uccidere qualcuno.
Louis si schiarì la voce, e i due si accorsero di non essere soli: "Se avessi una videocamera vi filmerei." commentò il ragazzo divertito, e Alex rispose con un gesto non troppo carino.
Lei e Steven si ricomposero e salirono le scale sotto lo sguardo di Harry, troppo furente per dire una parola.
Proprio quando stavano per rientrare dentro all'edificio però, il ricciolo sembrò ritrovare la voce: "Alex, cosa stai facendo?" le chiese serio.
"Non vedo come siano affari tuoi." fu la sua pungente risposta, prima di sparire dentro alla scuola a braccetto con il suo fidanzato.
"Cazzo amico, devi assolutamente fare qualcosa."
"Lo so." replicò Harry.
Doveva mettere le cose a posto, doveva farle vedere la luce.
Steven era un'idiota, lo sapevano tutti.
Aveva solo bisogno di una svolta, le cose dovevano cambiare.
Gli serviva una spinta.



La spinta arrivò qualche settimana dopo.
C’era qualcosa che non andava, Harry se n'era accorto recentemente.
Non vedeva più Alex camminare felice mano nella mano con Steven nei corridoi, non li vedeva più gironzolare nel vialetto dove abitavano, non li vedeva più baciarsi fuori dalla scuola.
In effetti, Steven non l’aveva proprio più visto.
Alex sembrava strana, triste. 
Qualcosa si era spento nel suo sguardo.
Harry avrebbe disperatamente voluto chiederle cosa c’era che non andava, ma sapeva che nonostante ci fosse stato un piccolo riavvicinamento quel giorno in mensa, lei continuava a detestarlo.
Tutto diventò più chiaro un Sabato sera: Harry era appena uscito di casa, quando nel vialetto sentì la voce di Alex: “Come sarebbe a dire non vieni?” stava dicendo al telefono: “È la terza volta che mi dai buca in cinque giorni!” esclamò frustrata.
Quella frase mozzò il fiato del ragazzo, che si nascose dietro ad un muretto, determinato ad andare in fondo alla questione: “No, Steve, sono solo dispiaciuta.” sussurrò la ragazza, evidentemente turbata: “D-d’accordo, mi chiami più tar-” ma Alex non finì la frase, perché evidentemente Steven aveva già riattaccato.
“Problemi in paradiso?” commentò allora Harry, uscendo dal suo nascondiglio.
“Coglione, mi hai spaventata!” esclamò Alex non appena lo vide: “Stavi origliando una mia conversazione?”
Harry si limitò ad alzare le spalle.
“Sei incredibile.” commentò Alex scuotendo la testa contrariata.
“Sì, me lo dicono tutti.” scherzò Harry, aprendosi in un sorrisetto.
“Mi fai venire il voltastomaco.” commentò acida la ragazza, prima di voltarsi e dirigersi verso la porta di casa sua.
“Hey, Lex, aspetta!” la chiamò Harry: “Va tutto bene tra te e il damerino?”
“Non chiamarlo così.”
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo: “Va bene, va bene. È tutto a posto tra te e Steven?"
“Beh, ecco, vedi..” cominciò Alex, facendo segno al ragazzo di avvicinarsi, e Harry lo fece, sempre più interessato. 
“Fatti i cazzi tuoi.” gli sussurrò lei nell’orecchio quando fu abbastanza vicino, prima di correre via, lasciando Harry solo a pensare a quanto cazzo fosse fantastica.



Il giorno del ballo di fine anno, c’era un solo argomento sulla bocca di tutti.
Chi sarebbe stata l’accompagnatrice di Harry?
Da quando lui e Louis avevano fatto pace, il ricciolo era tornato nel gruppo che contava, e ogni ragazza aveva ricominciato a sperare di essere la fortunata.
Ma a quanto pare nessuna aveva ricevuto un invito.
Alcune dicevano che avrebbe portato Alex Laiton.
“No, non porterà la Laiton: lei esce con Steven Dixon.”
“Ma non si erano lasciati?”
“No, anche se a Harry piacerebbe.”

Harry sospirò: era la centesima volta che sentiva pettegolezzi su lui e Alex quel giorno, e non ne poteva più.
“Non li ascoltare, amico.” disse Niall durante la pausa pranzo, prendendo un altro tiro della sua sigaretta.
“Ci provo, ma non è facile.”
“Se ti può consolare, io penso che sareste una coppia molto più bella di lei e quel cretino di Dixon.” confessò l’amico con un mezzo sorriso: “Anche Louis lo pensa sai? Quei pugni che gli hai dato devono avergli infilato un po’ di buon senso in quella zucca.”
Harry rise tristemente: “È strano come ora che l’ho persa per sempre tutti facciano il tifo per noi.”
“Non l’hai persa per sempre, Haz. Vai al ballo stasera. Dixon la sta trattando di merda. Sii il suo cavaliere dalla scintillante armatura.”
“Da quando sei così profondo, irlandese?” chiese Harry, e il biondo ridacchiò: “Da quando mi sono innamorato anche io.” spiegò, prima di congedarsi e raggiungere la sua nuova ragazza Megan sul prato.
Fu in quel momento che Harry prese una decisione: sarebbe andato da solo al ballo. Sarebbe stato l’accompagnatore di riserva di Alex. Non l’avrebbe persa di vista un secondo, e appena Dixon avesse fatto un passo falso, e Harry era sicuro che sarebbe successo, sarebbe intervenuto.



Quella sera il ragazzo si preparò con calma e ore di anticipo. 
Suo padre gli aveva noleggiato uno smoking elegante, e Harry non si era mai preso così tanta cura di sé stesso.
Voleva essere impeccabile, perfetto, voleva farle pentire di essere andata al ballo con Dixon, voleva riprendersela.
In effetti, lui Alex non l’aveva mai avuta sul serio, e sapeva che quella era la notte della resa dei conti. 
Sapeva che tutto stava per cambiare.
Arrivò a scuola con un quarto d’ora di anticipo, e si nascose in un angolo della sala, aspettando l’arrivo di Alex e del suo damerino.
Niall arrivò con Megan, Liam con la rossa con cui si vedeva ultimamente, Zayn con Ellen e Tiffany arrivò al braccio di Louis. 
Harry scosse la testa: certe cose non sarebbero cambiate mai.
Harry stava quasi per perdere le speranze, quando lei entrò: un vestito turchese le fasciava il corpo, e fiore della stessa identica tonalità era infilato fra i suoi lunghi e lucenti capelli.
Perfetta.
Harry la guardò ridere con le sue amiche e ballare con l’idiota per quasi un’ora, aspettando il momento giusto per intervenire.
L’occasione si presentò quando Steven sparì dalla circolazione per una ventina di minuti, e dopo averlo cercato dappertutto, Alex si sedette ai lati della pista da ballo con un’espressione triste.
Con uno scatto, il ragazzo uscì dalle tenebre in cui si era rifugiato per tutta la sera e, consapevole di avere tutti gli occhi puntati addosso, si andò a sedere accanto ad Alex.
“Hey, Lexi. Stai benissimo stasera.”
Lei sembrò sorpresa di vederlo, ma non fece commenti: “Non chiamarmi così.” si limitò a dire.
“Perché?”
“Perché Lexi è un nome da neonati. Mi chiamavi così quando avevamo cinque anni. Non siamo più dei bambini, Harry.” 
“Lo so, credimi, lo so.” cominciò il ragazzo, prendendola per mano.
Quando la ragazza non si scostò, il ricciolo continuò: “Mi dispiace di averti ferita, Alex. Davvero. Io.. Avevo paura di quello che avrebbero pensato gli altri e ho sbagliato. Ma ora non mi importa più, mi importa solo di te e io-” Harry non terminò la frase e si allungò verso di lei per baciarla, ma Alex si alzò alla velocità della luce, facendolo scontrare con nient’altro che un muro d’aria.
La ragazza cominciò a correre verso l’uscita, e Harry, ignorando ancora una volta le occhiate di tutti, la rincorse fuori dall’edificio.
“Alex! Alex, fermati!”
Il giovane accelerò il passo, e quando improvvisamente Alex si voltò verso di lui, si trovarono a un centimetro di distanza: “Cosa c’è, eh?” gridò, con mani tremanti: “Cosa vuoi che ti dica, Harry? Vuoi che ammetta che ho sempre avuto un debole per te? Ecco, fatto. Vuoi che ti descriva accuratamente quanto male mi hai fatto? Perché fidati che è tanto. Cosa pretendi? Non puoi arrivare qui e baciarmi con addosso quel tuo smoking perfetto, aspettandoti che io mi dimentichi di tutto quanto!”
“No-n, non mi aspetto questo, Lex. Voglio solo che tu mi dia un’altra possibilità. I-io provo qualcosa per te.” confessò il ragazzo, sempre più agitato.
“Perché? Perché me lo dici solo ora? Io ho un fidanzato, Harry!” esclamò Alexandra, colpendo forte il ragazzo sul petto con un pugno.
“Ouch!” protestò lui: “Lo so che stai con Dixon. Ma lui non ti.. vuole come ti voglio io. Ti vedo, sai. Ogni volta che discutete e cacci indietro le lacrime. Ogni volta che ti promette qualcosa e poi non mantiene l’impegno. Ogni volta che aspetti una telefonata che non arriverà. Pensi che non me ne accorga?” chiese Harry, passando una mano sulla guancia arrossata di Alex.
“Lu-lui sta con me per me. Non sarà il fidanzato migliore del mondo, ma non mi ha m-mai fatta sentire insignificante come mi hai fatta sentire tu.” disse Alex tutto d’un fiato, distogliendo lo sguardo dagli occhi del ragazzo, che però la forzò a guardarlo di nuovo: “Ma lui ti ama?”
“Io-“
“Lui ti ama?” insistette Harry deciso.
“N-no.” ammise lei, mordendosi il labbro.
“Io sì, Lex.”
La ragazza sgranò gli occhi: “C-cosa?”
“Non essere così sorpresa. Ti amo, Alexandra Laiton. Da sempre, e sotto sotto lo hai sempre saputo.” confessò il ragazzo, con una calma sorprendente.
“Ora la domanda è, puoi perdonarmi?” proseguì poi, posando la sua fronte su quella di lei.
Alex non ci mise nemmeno un secondo a rispondere: “Sì.” fu la sua breve risposta. 
Trionfante, Harry la afferrò per i fianchi e catturò le sue labbra in un lungo bacio, che durò per diversi minuti, fino a quando i due non si spostarono a casa di Harry, dove il sogno che il ragazzo aveva fatto ogni giorno dalla sera del suo compleanno divenne finalmente realtà.



La ragazza spalancò gli occhi, e si alzò di scatto dal letto: “Woah.”
Il ricciolo, che dormiva a petto nudo accanto a lei, protestò con un grugnito: “Uh, che succede?” domandò assonnato.
“Ho fatto uno strano sogno.”
Il ragazzo, improvvisamente interessato, si girò verso di lei e la studiò intensamente: “Ah sì? Un brutto sogno?”
“N-no, era come un insieme di ricordi. D-di noi due. Di quando eravamo al liceo.”
“O-oh.” mormorò il ragazzo, mettendosi a sedere: “S-sai che non le pensavo quelle cose, vero? È stat-“
“Harry.” lo interruppe lei: “Sono passati dieci anni. L’ho superata.” disse con tono rassicurante, per poi posare un bacio veloce sulle labbra del ragazzo: “Vuoi fare colazione?” chiese poi e il ragazzo annuì: “Puoi farmi i tuoi pancakes al cioccolato?”
La ragazza alzò gli occhi al cielo: “Solo perché ora sono tua moglie, non significa che sono anche la tua serva.” scherzò, alzandosi dal letto e infilandosi la vestaglia.
“Scusami, signora Styles.”
“Ho in mente un paio di modi in cui puoi farti perdonare.” disse lei con un sorriso.
“Ah sì?” chiese lui, afferrandola per un braccio e risedendola sul letto.
“Mmh-mhh.” confermò lei, baciandolo ancora una volta, con la certezza che nessuno dei due avrebbe lasciato il letto quella mattina.

  
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