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Autore: Lion_Patronus103    21/04/2012    0 recensioni
Questa storia è la prima fanfiction che scrivo in tutta la mia vita, mi è venuta in mente mentre studiavo la splendida poesia "Pianto antico" di Giosue Carducci. Parla dei pensieri e del dolore di Arthur ad un mese di distanza dalla morte di Fred. Spero vi possa piacere e se voleste lasciarmi dei commenti per dirmi anche solo "Trovati un altro hobby perchè proprio non sei capace!" mi farebbe molto piacere :)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arthur Weasley, Fred Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il Pianto Antico
 
 
Uscì di casa ed andò a sedersi davanti all’orto, dove il grande melograno troneggiava imperioso in un tripudio di luce e colori. Si sentiva un codardo a scappare così dalla situazione, ma era stanco, Arthur, stanco e afflitto. Tutto quel dolore stava rischiando di soffocarlo e di trascinarlo con sé nelle tenebre buie della disperazione, senza dargli via d’uscita. Le lacrime scesero senza che potesse fermarle, senza che volesse fermarle. Tanto ormai che senso aveva nascondersi dietro ad un dito e far finta che andasse tutto bene? Niente andava bene, se fosse andata bene in quel momento Fred sarebbe stato lì, a far risuonare la casa delle sue risate e di quelle di George. Invece era già da un mese che la sua casa aveva perso la speranza di poter risentire ancora, come un tempo, quelle risate pure e spensierate che donavano allegria e gioia alla Tana. Volse lo sguardo al melograno e i ricordi si riversarono nella sua mente come un fiume in piena.
 
George, a furia di ruzzolare insieme a Fred nella campagna circostante inumidita dalle piogge recenti, si era preso un bel febbrone che, però non aveva contratto anche Fred. Ed era proprio lui che in quel momento si allungava con tutto il corpo stendendo una manina di bimbo di tre anni quale era verso uno dei bei fiori rossi dell’albero davanti a lui.
- Che fai Freddie?- chiese con dolcezza.
-Volevo… prendere… un fiore per George- disse il bambino ricadendo finalmente sull’erba verde del giardino dopo tanti sforzi inutili per afferrare il bel fiore.
- Lascia, lo prendo io- disse, quindi colse il fiore e glielo porse.
-Grazie papà!- esclamò Freddie abbracciando il padre e correndo di gran carriera verso casa.

 
“L’albero a cui tendevi
 la pargoletta mano,
il verde melograno
dai bei vermigli fior”
 
Ora, nel silenzioso orto, meraviglioso nel pieno della bella stagione, ripensava a quei momenti e, dopo un breve sorriso malinconico, l’antico pianto, silenzioso, riprese.
 
“Nel muto orto solingo
rinverdì tutto or ora,
e giugno lo ristora
di luce e di calor.
Non riusciva a credere che Fred, fiore della sua pianta, adesso percossa e inaridita, meraviglioso frutto della sua inutile vita, riposasse sotto la gelida terra nera, non potendo più godere della luce del sole e delle dolcezze dell’amore.
 
“Tu fior della mia pianta
percossa e inaridita,
 tu de l’inutil vita
estremo unico fior,
 
sei ne la terra fredda,
sei ne la terra negra;
né il sol più ti rallegra
né ti risveglia amor.” 
   
 
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