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Autore: Gianduia    21/04/2012    0 recensioni
Katherine è una ragazza come tante. Ha venticinque anni, lavora per Rebells, una rivista di moda conosciuta in tutto il mondo, e sorride, sorride sempre; tranne quando vede Will. Dal giorno del loro distacco la ferita non si è ancora rimarginata, e ogni volta che lo incrocia per le strade della città, è come se si riaprisse e iniziasse di nuovo a sanguinare. Kat non si sarebbe mai aspettata che una sera, partita con il piede sbagliato, si sarebbe rivelata la soluzione a tutti i suoi problemi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre

Chi non muore si rivede


Continuavo a guardare il mio vestito con amarezza. Gironzolando per il locale l'unica cosa che vedevo erano abiti sfavillanti e puliti. E nonostante le mille rassicurazioni di Julia, io mi sentivo una vera sfigata. Perché, come può essere definita una persona che sporca un vestito, per giunta bianco, la prima volta che se lo mette?

«Sei ancora carina». Julia ce la metteva tutta. Notando il mio sconforto se ne inventava di tutti i colori per farmi tornare il sorriso.

«Sono una sfigata cronica, ecco cosa sono», le dissi con il muso lungo.

«Guarda qui che pasticcio». Le indicai con la mano l'enorme chiazza rosa piazzata proprio al centro del vestito. July si mise difronte a me prendendomi le mani, mentre il mio sguardo ancora fissava quella stramaledetta macchia.

«Kat, tu staresti bene anche con un sacco di juta, d'accordo? Nessuno noterà nulla». Alzai lo sguardo, sospirando.

«Ora ho bisogno di bere July». Rise. Non avevo intenzione di ubriacarmi. L'unica volta in cui lo feci me ne pentii subito dopo. Fu la cosa peggiore di sempre. Inoltre, l'unico alcolico che riesco a bere senza provare repulsione è la birra, perciò optai per quella.

 

Quando il barista me la poggiò sul tavolo e io iniziai a sorseggiarla sbarrò gli occhi. Era così strano che una ragazza bevesse birra? Ignorandolo mi voltai appoggiando la schiena al bancone cercando con lo sguardo la mia amica, che era sparita nel nulla mentre aspettavo il mio drink.

«Chi non muore si rivede». Mi voltai verso il punto da cui proveniva quella voce. Quando scoprii chi mi aveva rivolto la parola mi si accapponò la pelle. Erano secoli che non vedevo Gren. A dire il vero, era da quando lo avevo trovato nel mio letto con una prostituta, almeno così l'aveva definita lui. Sbarrai gli occhi, notando che a stento si reggeva in piedi. La cosa che mi chiesi subito fu il perché chiunque, ad ogni festa, avesse la voglia sfrenata di sbronzarsi come un teenager.

Mi guardava di sottecchi, i suoi occhi erano due fessure, e le braccia, che finivano con due pugni, ondeggiavano. Con tutta sincerità, in fondo in fondo, sperai che svenisse. Non avevo voglia di parlare con lui, soprattutto se era ubriaco e incontrollabile. Mi guardai intorno, sperando che, una volta accortosi di non essere minimamente considerato, se ne andasse.

«Che fai non mi saluti?». Si avvicinò a me spintonandomi una spalla. Mi accigliai, spalancando la bocca. Mi alzai, scollandomi il vestito, ignorandolo ancora.

«Adesso ti faccio paura? Non sembravi impaurita quando stavamo ore ed ore sotto le lenzuola, qualche anno fa».
Una regola che ho imparato in questi anni: mai dare corda ad un ubriaco, soprattutto se si tratta di un uomo, e particolarmente se quell'uomo è Gren. Spesse volte lo avevo visto ridursi in quelle condizioni quando stavamo insieme, ma allora tra noi tutto andava bene e non mi avrebbe mai fatto del male. In quei momenti non ne fui più tanto sicura. Possibile che ancora pensasse a me? Possibile che mi odiasse? Che cosa ridicola. Io avrei dovuto odiare lui.

Fatto sta che dopo aver sentito quelle parole mi voltai verso di lui, scuotendo la testa dal ribrezzo che provavo in quel momento. Feci per andarmene, ma Gren fu più svelto di me, mi afferrò per un braccio spintonandomi contro il bancone, tanto che chiunque ci fosse intorno sbarrò gli occhi e, facendo finta di nulla, si allontanò da noi. Che gente di merda. Abbassai gli occhi, umiliata. Ma poi la rabbia prevalse e rialzando gli occhi, affilati come due coltelli, gli sferrai una sberla in pieno volto, facendolo indietreggiare. Dopo ciò, mi ritirai anche io. Schiaffeggiare la gente non era proprio nel mio stile, ma non mi avrebbe più messo le mani addosso, questo era poco ma sicuro.

Riabbassai gli occhi, cercando di calmarmi, mentre lui si massaggiava la guancia guardandomi con odio. In quel momento vidi una sagoma avvicinarsi a noi, ma non riuscii a capire chi fosse finché non me lo trovai ad un metro di distanza. Ok, non lo avevo mai visto prima d'ora.

«Tutto bene signorina?», mi chiese guardando Gren di sottecchi. Continuava ad avvicinarsi al mio volto, per controllare se fosse tutto a posto. Mi limitai ad annuire, tenendo sempre gli occhi bassi. A quel punto lo sconosciuto si girò, andando verso Gren. Alzai di scatto la testa. Oh mio dio.

«Forse dovrebbe andarsene», lo intimò. Gren si mise a ridere, piegandosi e mettendosi le mani sulla pancia. Che ridicolo! Ma d'altronde lo era sempre stato.

«Forse dovresti andartene tu». Quell'uomo si voltò per guardarmi, leggendo il panico nei miei occhi. Conoscevo Gren, non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa da nessuno. Barcollava avanti e indietro, mentre non perdeva di vista il suo obiettivo.

«Non mi costringa a chiamare la sorveglianza». L'uomo poggiò una mano sulla spalla di Gren spingendolo leggermente. Lui si scostò violentemente spintonandolo, e con tutta la sua violenza lo colpì in pieno volto. Sbarrai gli occhi, con le mani sulla bocca. Alzai lo sguardo, guardando Gren che sbatteva le mani come fosse su un ring.

«Che diavolo hai fatto?». Mi gettai sull'uomo gocciolante scollandolo. Gren, accorgendosi forse troppo tardi di ciò che aveva fatto, si passò le mani tra i capelli quasi rasati, esclamando un potente:

«Cazzo!». Lo osservai dileguarsi alla svelta, girandosi un paio di volte verso di noi prima di scomparire nel buio.

Mi dedicai di nuovo all'uomo sconosciuto che aveva tentato di aiutarmi e si era pure beccato un pugno in faccia. La gente intorno a noi non si mosse. Mi guardava come se fossi una donnaccia contesa tra due uomini che aveva tradito entrambi e li aveva pure fatti litigare. Scrollai lo sconosciuto. Il labbro sanguinava sempre di più e io non sapevo cosa fare.

«Fate qualcosa!». Gridai al nulla con il panico degli occhi. Nessuno mi dava retta. Continuavo a scrollarlo dalle spalle, ma senza alcun risultato. La sua testa sbalzava dal basso verso l'alto come un pallone.
È morto pensai. E a quel pensiero rabbrividii.

«Fate qualcosa ho detto!!». Ero isterica, non capivo più nulla. Mi passai una mano sulla fronte per asciugare il sudore. Ansimavo, e continuavo a gridare. Iniziai a schiaffeggiarlo. Una volta a destra, una volta a sinistra. Tanti di quegli schiaffi che tra un po' non gli partì la mandibola. Poi mi accorsi che piano piano stava aprendo gli occhi, probabilmente a causa del dolore.

«Mi sta uccidendo», improvvisò lui con un filo di voce tossendo subito dopo in modo ancora troppo fragile. C'era sangue ovunque, anche sul mio vestito. Sospirai.

«Grazie al cielo». Mi passai le mani tra i capelli chiudendo gli occhi, sollevata. Era come se avessi fatto la doccia, grondavo.

«Mi aiuti ad alzarmi per cortesia». Iniziò a muoversi il più lentamente possibile fino a sedersi.

La gente continuava a fissarci. Che cosa avevano da guardare quei bastardi?!

«Eccoci», esclamai quando lo ebbi alzato e messo in piedi.

«Mi dispiace tanto, sono...sono mortificata». Mi passai una mano tra i capelli che mi si erano appiccicati sulla faccia per via del sudore, voltandomi verso il punto in cui Gren era sparito.

«Andiamo via. Abbiamo dato già troppo spettacolo». Lo presi sotto braccio e lentamente ci dirigemmo verso l'uscita. La gente continuava a fissarci. Li avrei presi uno ad uno e sbattuti ripetutamente contro muro, ma poi ricordai di non essere una persona violenta, ricordai di essere diversa da Gren, e sospirando passai oltre.
Mi guardai intorno per un po', ma non riuscii a vedere Julia. Chissà dove era finita?

L'avrei chiamata una volta fuori, ora avevo solo bisogno di staccarmi tutti quegli occhi di dosso. 


Commento dell'autrice:
Ciao a tutti, ecco il terzo capitolo. Ci ho messo un po' più del solito, ma voleva essere sicura che mi convincesse abbastanza. L'ho letto e riletto una ventina di volte, spero vi piaccia e spero proprio che continuerete a seguire questa storia, perché il bello deve ancora venire. 
Per tutti i curiosoni come me ho solo due parole che anticipano ciò che accadrà dei prossimi capitoli: Cena e Matrimonio. 
Cosa sta per accadere alla giovane Kat? Se avete qualche idea, fatemelo sapere, potrei anche rivelarvi qualcosina in più...
A presto!!

  
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