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Autore: dragon_queen    22/04/2012    2 recensioni
Cosa accadrebbe se Kanon, dopo la sconfitta di Nettuno, portato al tempio di Atena, trovasse qualcuno che lo apprezzasse anche per i suoi sbagli? E se questo qualcuno alla fine gli mostrasse un mondo che a lui è del tutto sconosciuto? E se fosse anche l'unico cosa che lo facesse tornare dalla battaglia con Hades sano e salvo?
Leggete e ditemi che ne pensate...XD
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Kanon, Nuovo Personaggio
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Saint seiya chronicle'
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Kanon se ne stava seduto sulle scalinate della terza casa, immerso nei suoi pensieri. Non aveva un granchè di alternative, visto che nessuno al grande tempio lo degnava di uno sguardo. Per un attimo pensò che si rifiutassero persino di passare per la casa dei gemelli.

Pensava al fratello, Saga, il quale, nonostante avesse portato scompiglio in quel posto, veniva rimpianto dai più. Forse perchè avevano capito che era stato proprio lui, il suo gemello, a condurlo alla pazzia, a guidarlo verso una strada che lo aveva portato irrimediabilmente alla fine.

Eppure lui in quel momento si pentiva, gli mancava in un modo che non si sarebbe mai aspettato, come se una parte di sé fosse sparita con lui, come un vaso rotto che non poteva essere rimesso insieme perchè mancava un solo e all'apparenza inutile pezzo.

Poi nella nebbia dei suoi pensieri si fece spazio l'immagine di qualcuno: la ragazza che aveva incontrato quella mattina. Perchè pensava proprio a lei? Forse perchè era stata l'unica che gli aveva rivolto anche solo la parola? Forse perchè lo affascinava in un modo che non riusciva a spiegarsi?

Quegli occhi, quelle fessure ametista che aveva intravisto solo per un istante, erano stati capaci di fargli tremare per un attimo le gambe.

Ma cosa significava? Riprese per un attimo il controllo di sé, riacquistando il suo sguardo duro e la sua aura buia e impenetrabile.

Non poteva permettere che una donna lo rammollisse in tal modo.

 

Gea camminava verso le terme. A quell'ora era sicura di non trovare nessuno. Aveva dovuto reindossare la maschera, in quanto era costretta a passare dall'arena di addestramento. Come era logico, molti occhi si voltarono al suo passaggio, ma lei non se ne curò.

Giunse finalmente alla pozza d'acqua, dove i fumi dell'acqua calda salivano verso il cielo che si stava facendo scuro. Nonostante la primavera fosse alle porte, quando il sole calava la temperatura si faceva quasi fredda.

La piscina delle terme era una pozza d'acqua calda naturale, divisa in due: una parte per i cavalieri, l'altra per le sacerdotesse.

Gea si liberò così dei suoi abiti, ma mantenne la maschera sul volto. Non poteva sapere chi mai si sarebbe presentato. Si immerse nell'acqua e tirò un sospiro.

Dopo essersi bagnata sino alle spalle, si allontanò un poco, nella parte più buia della piscina e, finalmente, si liberò della seccatura della maschera. Un altro sospiro si schiuse dalle sue labbra.

-Ci voleva proprio- sussurrò e si sistemò contro una roccia, dando le spalle alla muraglia che divideva quella parte dall'altra.

Si fece improvvisamente seria, ripensando a quello che era accaduto quella mattina: come aveva potuto sbagliarsi tanto sul conto di qualcuno? Non le era mai successo, per questo non era convinta. Una parte di lei continuava a insultare il cavaliere in silenzio, mentre l'altra continuava a compatirla, dicendo che probabilmente anche lui indossava una maschera, proprio come la sua.

 

Finito il bagno, Gea uscì dalla piscina, si asciugò e si rivestì. Il sole era già tramontato ed era quasi ora di cena. Doveva affrettarsi se non voleva far arrabbiare Calliope, la quale odiava arrivare tardi alla mensa. Mentre camminava, avvertì dei suoni provenire dalle sue spalle. Continuando a guardarsi dietro, non vide arrivare un'ombra, proprio davanti a lei, la quale era distratta allo stesso modo.

Fu così che i due si scontrarono irrimediabilmente, cadendo a terra. La ragazza, dopo un attimo di intontimento, si rese conto di essere stesa su un corpo maschile, il quale si stava lamentando per la caduta.

-Se vuoi continuare a farmi del male dimmelo subito che ti sto alla larga- disse quello.

Lei lo mise a fuoco.

-Ancora tu?!?- esclamò, cercando di rimettersi in piedi.

Solo in quel momento si accorse di non indossare la maschera.

-Maledizione!!- esclamò dentro di sé e si nascose la faccia tra le mani.

Kanon si alzò, massaggiandosi la testa e alla reazione di lei non potè fare a meno di sorridere.

Dopodichè le si avvicinò, afferrandole i polsi.

-Senti, è già la seconda volta che ti vedo in faccia. So quali sono le alternative per una sacerdotessa che perde la sua maschera: o l'amore o la vendetta. Siccome da quel che ho capito non credo che quello che provi per me sia amore, facciamo che cancelliamo il passato e ci mettiamo una pietra sopra. Niente volto, niente vendetta-

La ragazza non capiva, ma da una parte era grata al suo sangue freddo. Lui, per la seconda volta, le consegnò la sua maschera, che lei si rimise.

-Non credere di starmi simpatico solo per questo- sbuffò lei.

-Per lo meno questa volta non mi hai picchiato. È già un passo avanti- rispose lui, distogliendo lo sguardo.

Perchè doveva essere sempre così fredda? Perchè quel suo auto controllo doveva prevalere anche nei rapporti umani? Eppure non voleva fargli capire niente.

-Beh, stasera non sono in vena di menare le mani. Ritieniti fortunato- e si voltò.

Mentre si allontanava di qualche passo, sentì l'altro dire:

-Posso sapere il tuo nome?-

-Perchè mai?- chiese lei.

-Tu sai il mio, ma io non so il tuo- si giustificò lui.

Lei sorrise da sotto la maschera.

-Ancora non te lo meriti-

Vedendo l'altro interdetto, rispose solo:

-Per il momento puoi chiamarmi Colomba-

 

Ma come le era saltato in mente? Lui voleva semplicemente sapere il suo nome, ma forse era meglio che non glielo avesse rivelato. Ciò avrebbe significato instaurare una specie di rapporto con lui e non voleva. Giocava con il povero cavaliere e si stava anche divertendo. Lui sarebbe stato al suo gioco?

 

Quella ragazza era strana. La guardò allontanarsi e scomparire nelle ombre. Colomba, che strano nome. Era sicuro che non fosse quello vero. La sacerdotessa stava giocando con lui, ormai se ne era reso conto. E lui, era disposto a provarci?

  
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