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Autore: Titinina    22/04/2012    1 recensioni
Eccoci qui! So che non mi sopportate più!
"Remind Me" è una fanfiction dai toni più cupi rispetto alle precedenti, è stato faticoso scriverla, ma mi ha dato la soddisfazione con la S maiuscola. Forse perché c'è tantissimo di me qui dentro! Spero davvero che vi piaccia!
La storia si svolge a conclusione del manga, ma vedremo che un episodio davvero tristissimo sconvolge la vita dei nostri eroi. p.s. Per chi ha visto il drama coreano basato su City Hunter noterete che ho utilizzato alcune location e nomi riferiti proprio al drama, erano lì ed era impossibile non sfruttarlo! A prestissimo! Titinina ^__________^
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Quattro suoni prolungati si percuotevano per tutto il porto, una nave stava salpando, erano le 22 di quella domenica sera, la sera della sfida. Contro chi ancora non lo sapeva Kaori, ma in fondo, che importava?
Con la mini posteggiata di fronte al mare, appoggiò le mani sul volante e fissò intensamente quella distesa blu, il mare che si confondeva con il cielo della sera e le luci del porto in lontananza. Era tanto tempo che non andava in quella zona della città, e forse era un segno del destino che lei fosse arrivata in quel molo, forse quel numero era propizio o sfortunato.

Due anni prima

Avevano appena finito di festeggiare la fine di un incarico in un ristorante, ora Ryo e Kaori passeggiavano vicino al porto, mano nella mano, Kaori di quel piccolo contatto era felice, lui si avvicinava pian piano a lei, un piccolo passo alla volta, e quel piccolo dettaglio, lui che le stringeva la mano, era uno di quei gesti che Ryo imparava giorno dopo giorno ad apprezzare. Non gli era mai capitato di prendere una donna così per mano solo per una passeggiata, nel silenzio della notte.
Il porto, nonostante non fosse un posto affidabile, era magico, tutte quelle piccole luci in lontananza, quella brezza che li sfiorava e il rumore del mare che si infrangeva contro le navi sembrava davvero un posto incantato.

Ryo si sporse in avanti per guardare meglio verso l’orizzonte, Kaori gli stava accanto in silenzio, quel silenzio avvolgente, sereno, quel silenzio che esprimeva tutto senza bisogno di dire parole. Stare accanto l’uno all’altra in quel modo era il segno evidente che, insieme, avevano raggiunto uno stato di grazia per la quale, se separati, era impossibile ricreare.

Guardando quella distesa blu, Ryo, si sentiva sereno. Strattonò la mano di Kaori per farla avvicinare a sé e accoglierla tra le sue braccia, era la prima volta che l’abbracciava così apertamente davanti a tutti, anche se in quel porto erano soli, Kaori sentì la forza dell’uomo che la trascinava su di lui, per appoggiarsi con una mano sul suo petto e sentirsi preda di quell’emozione da prima volta, quella in cui il calore dei corpi è un misto di passione e di beatitudine, dove il cuore batte improvvisamente più veloce e le gote si arrossano, il sangue corre veloce e quasi le gambe cedono per la vertigine di quella vicinanza, per quell’odore della sua pelle così calda e virile che sembra avvolgerti, e ti ritrovi come una quindicenne alla prima cotta, nonostante ormai erano settimane che condivideva con lui lo stesso letto.

Quel rossore improvviso sulle guance di Kaori colpì Ryo, possibile che lei si emozionasse per quelle piccole cose? Sì, possibile, perché anche lui, nonostante potesse dimostrare il contrario, sentiva quel formicolio, quella sensazione di appartenenza che non aveva mai provato prima se non con lei. Trovare il coraggio di abbracciarla, di racchiuderla in lui, di sentire l’odore della sua pelle così vicino, di farle sentire che era completamente parte di lui, gli creava decisamente una sensazione piacevole, più che piacevole era emozionante. Mentre respirava nello stesso fiato di lei, le sue mani raggiunsero il collo di Kaori, la sua pelle calda, viva, lo emozionarono più di ogni altra cosa. Il mondo gli sembrava un posto migliore con lei tra le braccia. Guardava il mare mentre le sue dita sfioravano il collo di Kaori in una carezza gentile.

- Ti ricordi quando siamo venuti qui l’altra volta?

Kaori sentì la voce di Ryo e lo guardò con occhi spalancati

- Quale altra volta?

Ryo la guardò con un sorriso divertito e la fissò negli occhi alzando un sopracciglio come uno che la sa lunga. Kaori si irrigidì un istante, certo lei ci era già stata lì con lui, ma sotto le mentite spoglie di una Cenerentola misteriosa, Kaori non gli aveva mai confessato di quella notte e credeva che lui non se la ricordasse. E quel sorriso furbo di Ryo le dipanò ogni mistero: lui sapeva! Arrossì e Ryo si lasciò andare ad una risata in piena regola.

- Tu, brutto bugiardo, lo sapevi! E quando lo hai scoperto?

Ryo le sfiorò il naso guardandola divertito.

- Sciocca, dal primo momento che ti ho vista! Come potevo non riconoscerti? Conosco il rumore dei tuoi passi, l’odore della tua pelle, ogni tuo sguardo, ogni tuo respiro.
- Ma ero travestita!
- Riconosco sempre ciò che mi appartiene

Kaori arrossì ancora di più, si sentiva sia in imbarazzo e, perché no, provava anche una certa irritazione.

- E perché non mi hai detto nulla? Mi ha fatto fare la figura dell’imbecille!

Ryo le cinse la vita e la guardò ancora negli occhi, lei cercava di sfuggire il suo sguardo, ancora in imbarazzo, ma lui le prese il mento delicatamente e le sorrise.

- E’ stato un momento speciale, sapevo che eri tu, non volevo deluderci, volevo vivere con te quel momento come se fossimo un uomo e una donna che escono insieme per la prima volta, che si divertano insieme senza badare al domani. Volevo stringerti come un uomo normale senza prenderti in giro.

Kaori sapeva che gli stava dicendo la verità, lo sapeva anche lei, avevano avuto lo stesso pensiero quella volta: far finta di essere altre persone per poter vivere un momento senza guardarsi le spalle. Però la sua curiosità era impellente e, senza alcuna malizia, gli porse la fatidica domanda.

- Allora perché non mi hai baciato?

Ryo si sporse in avanti col viso fino a sfiorarle il naso col suo.

- Sei la solita impicciona, e poi sempre al mokkori vai a pensare, sei diventata una maniaca.
- Io cosa sono????? Guarda che stai giocando col fuoco Ryo Saeba, il futon da appendere alla finestra è sempre pronto!

Ma non ce la fece a rimanere seria per più di due secondi, e rise davanti a quegli occhi neri come la notte. Fece finta di mettere il broncio e Ryo le rispose.

- E va bene impicciona. Non ti ho baciata per un semplice motivo: io volevo baciare Kaori e non una Cenerentola. Quando abbiamo ballato insieme quella sera, nel momento in cui ti ho stretto, io sapevo che stringevo te, ma stavamo interpretando una parte. Tu Cenerentola e io il più figo dei principi azzurri!
- Il solito megalomane! Pff
- Silenzio donna! Se ti avessi baciato, il giorno dopo di quella serata, del nostro primo bacio, non sarebbe rimasto niente perché saremmo tornati ad essere noi stessi e non era giusto. E allora ho preferito lasciarti andare così, in quel momento pensai che se mai ti avessi baciato volevo farlo per le persone che siamo ora, da Ryo e Kaori e non da un principe azzurro qualsiasi.

Kaori sorrise teneramente, sì, non era il principe azzurro, era il suo uomo e non lo avrebbe cambiato per nulla al mondo.

- Perché mi hai portato proprio qui al porto?
- A dir la verità ti ho portato, come questa sera, proprio a questo molo, il 47. Vedi, quando sono arrivato dall’America Latina, in nave, la prima volta che misi piede a Tokyo fu proprio in questo molo. E allora volevo portarti qui, forse sono sbarcato in questa città per arrivare in qualche modo a te. Volevo far vedere al mare che,
portandomi qui anni fa, mi ha dato te.

Gli occhi di Kaori si allargarono, commossi.
Ryo le accarezzò le braccia per riscaldarla dal lieve vento che si era alzato.

- Non hai la giacca, forse è meglio rientrare
- No, aspetta ancora un momento.

Un fischio prolungato risuonò nel porto, una nave che salpava, la mezzanotte era arrivata.
Kaori si alzò in punta di piedi e avvicinò il suo viso a quello di Ryo e soffiò sulle sue labbra.

- Non sai che quando ci si bacia bisogna chiudere gli occhi?
- Non è la prima volta che lo sento dire…

La baciò al chiaro di luna, nel molo 47, dove la sua vita era cambiata, non una ma ben due volte. E sapere che lui aveva messo il piede in quel molo per arrivare a lei gli riempì il cuore di una felicità senza nome.

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Mick era inquieto e nervoso, camminava nel salotto di casa in preda ad una smania febbrile, Kaori era sparita da quella mattina senza dir nulla se non un “ho bisogno di stare da sola”. Aveva provato ad andare da lei a casa, ma non c’era. E né lui, né Saeko, né Umibozu avevano avuto dettagli su questo Baiko e quando questa sfida sarebbe dovuta cominciare. Saperla ignara del pericolo lo rendeva ancora più nervoso, forse avrebbe abbassato la guardia e l’avrebbero catturata. Il suo passo era ancora incerto e frettoloso.
Kazue lo guardava mentre girovagava nel salotto, non sapeva come calmarlo, lui si versò un bicchiere di scotch e si passò la mano nei capelli.

- Mick dovresti calmarti.
- Non ce la faccio, Kazue, c’è qualcosa che non mi quadra in questa storia, è stata troppo sfuggente.
- Vedrai che avrà voluto allontanarsi dalla città un paio di giorni.
- No, non ha portato nulla con sé.
- Sì, ma se sapesse qualcosa avrebbe fatto man bassa in armeria.
- Ho provato a controllarla ma è chiusa e la chiave l’ha solo Kaori, ho provato a forzarla ma non c’è niente da fare.
- Mick sei impazzito? Hai provato a forzare l’armeria? Santo cielo! Kaori non ha bisogno di una balia!
- Non capisci Kazue, cosa faccio se le succede qualcosa?

Kazue di fronte a quella frase sgranò gli occhi, in fondo al suo cuore sapeva che Mick non poteva dimenticare Kaori. Lei sapeva che Mick l’amava, e anche bene, ma sapeva anche che lui si sentiva in debito con lei, lei era riuscita a salvarlo dalla grinfie di Kaibara, ricordandogli il loro legame, ricordandogli che qualcosa li allacciava come un filo, e quel filo, alle volte, soprattutto in questi due anni, si era fortificato. No, non avrebbe mai perso Mick, lui le sarebbe rimasto accanto, il loro amore era forte, ma quella piccola paura non sarebbe mai svanita, e in questo caso quella paura le fece palpitare il cuore più velocemente, serrando le labbra, Kazue guardò negli occhi Mick per cercare delle conferme.

Mick capì dal silenzio di Kazue che aveva detto qualcosa di sbagliato. La guardo con le labbra tese e si avvicinò immediatamente a lei accarezzandole il viso.

- Scusami Kazue e che perdo la testa. Sono nervoso.

Kazue non si accontentò di quelle scuse e chiuse gli occhi.

- Mick, mi fai male alle volte, tu mi metti a confronto con lei e perdo a mani basse.

Fu questa volta Mick a sgranare i suoi occhi celesti.

- Io tengo a Kaori, molto, è la donna che mi ha cambiato, che mi ha salvato, le sarò eternamente grato. Ma il giorno che tu hai aperto la porta della mia stanza quando ero ricoverato, che mi hai curato e che soprattutto mi hai sorriso, ho capito che con te potevo ricominciare. Che tu saresti stata la donna giusta per me, che volevo vedere quel sorriso ogni volta che aprivo la porta di casa. Ho scelto te il giorno in cui tu mi hai sorriso nel momento più duro della mia vita. Il tuo sorriso mi avrebbe sempre riportato a casa.

Mick si avvicinò ancora di più a Kazue, la strinse tra le sue braccia, per farle capire con i gesti che il loro amore era forte, era vivo.
E Kazue si arrese al calore del loro abbraccio, Kaori sarebbe stata sempre presente in una parte del suo cuore, come primo amore, ma lei era la donna a cui svelava tutto il suo essere, senza aver paura di essere giudicato, perché il loro amore era reale.

Il telefono di Mick squillò.

- Pronto?
- Sono io, li abbiamo trovati, molo 47.
- D’accordo, ci vediamo lì scimmione.

Mick prese la sua pistola e indossò la sua giacca, si rivolse verso Kazue e le sorrise.

- Quando torno mi aspetterai?
- Come sempre.
- Sorridimi quando torno.

E chiuse la porta di casa sapendo che la sua donna lo aspettava a casa.

   
 
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