Scena Quinta: V Atto.
Dal
giorno in cui, quella sera, ebbi la discussione con Sam passarono due settimane
di puro ozio e noia allentate dalla presenza costante di Nicola, i miei genitori,
Sam e Lui. Soprattutto Lui sembrava molto disposto nel non farmi perdere
lezioni importanti di scuola: se il professore di chimica, per esempio, andava
avanti col programma, Lui il pomeriggio veniva a farmi ripetizioni ed a
insegnarmi le nozioni nel modo più semplice e disarmante possibile. Accenni di
quell’ipotetico bacio: nulla.
Di questa situazione ne andava ghiotta anche
Sam che, essendo un asso solo nelle materie umanistiche e orali,
aveva modo di ripetere matematica e tutte le altre pidocchiose materie con cui
avevamo a che fare. Accenno a quelle foto:nulla. Chissà perché. Comunque sia, io
non andavo pazza della vicinanza a cui i nostri corpi erano sottoposti e non
potevo fare a meno di arrendermi all’idea di non ricordare nulla all’infuori di
quella strana sensazione stramba nello stomaco. Ah mi ero pesata e subito messa
a dieta come una disperata: cinquantasei chili presi dallo spirito santo a cui
avrei tanto dato il ben servito.
“A
me non sembri cambiata...”
Lo
diceva sempre Nicola e non perdeva mai occasione di carezzarmi il viso
gentilmente.
“
Tesoro andremo a fare Jogging insieme le mattine estive... “ ripeteva Sam
mettendomi ansia.
A
parte i miei complessi sul peso, totalmente inutili, una cosa mi piaceva
particolarmente e non potevo assolutamente negare il contrario: le attenzioni.
Ero
sommersa dalle attenzioni, anche adesso sinceramente, a scuola, a casa e in
giro. Ovviamente avevo completamente perso la mia fissa sul vuoto della mia
testa e stavo puntando a riempire di ricordi anche i momenti più insignificanti
solo che, queste giornate, sarebbero presto finite....
<<
Elisa... io e papà dovremo parlarti... >>
Non
mi chiamavano mai “Elisa”. Mai. Se non per annunciarmi qualcosa che andava ben
oltre ai miei voleri.
Comunque
sono seduta sul divano con le gambe al petto, posizione graditissima, e li
osservo mentre si posizionano davanti al televisore. Afferro il telecomando
stoppando il film comico e aspetto che continuino.
<<
Ditemi. >>
Biascico
insonnacchiata. Purtroppo, ho già trovato il nocciolo della questione senza che
spiccicassero parola.
<<
Domattina dobbiamo tornare a lavorare e... >>
Inarco
un sopracciglio non aspettandomi quell’ - e - alla fine della frase. Tendo le
orecchie ed il busto fino all’inverosimile per incitarli a continuare, mio
padre sospira, mia madre guarda mio padre ed io li guardo entrambi. Argh! Non
ho voglia di giocare in questo modo.
<<
Tu da domani andrai a .... >>
Scatto
in piedi avendo capito quel sussurro lieve e delicato uscire dalle mascoline e
sottili labbra.
<< COSA!? >>
Oh no. No. No. No. No.
Velocemente
indosso delle ballerine nere, mi infilo il giubbotto afferrando contemporaneamente
chiavi e telefono, per gettarmi di corsa fuori da casa.
<<
Elisa! Torna qui! >>
Urla
su urla che non ascolto. Forse mio padre scende velocemente le scale per
acciuffarmi ma sono troppo veloce... vedo quasi la salvezza attraverso il
portone...
abbasso
lo sguardo per non sfracellarmi al suolo e...
le
braccia di Nicola mi catturano ancora prima che potessi accorgermene. Dannazione!
Stringe
forte immergendo il viso tra i capelli.
<<
Nana dove pensavi di andare? >>
Mi
stupisco del tono lapidario e cerco i suoi occhi che sfuggono ai miei: lui
sapeva!
<<
Tu. Sapevi. Tutto?! >>
Scandisco
bene le parole guardandolo con astio.
<<
Si. >>
Dice
solo lasciandomi le spalle e guardando altrove facendomi incazzare ancora di
più. Con stizza torno indietro non ascoltando nemmeno mio padre o le futili
scuse di mia madre, e mi chiudo dentro la cameretta afferrando il telefono
troppo sconvolta.
<<
Sam! >>
<< Che succede?!
Perchè urli?! >>
Mi
calmo respirando appena.
<<
Io...>>
<< Tu? Avanti continua!
>>
<<
Da domani... andrò a vivere con Davide! >>
<<
COSA?! >>