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Autore: dragon_queen    22/04/2012    3 recensioni
Cosa accadrebbe se Kanon, dopo la sconfitta di Nettuno, portato al tempio di Atena, trovasse qualcuno che lo apprezzasse anche per i suoi sbagli? E se questo qualcuno alla fine gli mostrasse un mondo che a lui è del tutto sconosciuto? E se fosse anche l'unico cosa che lo facesse tornare dalla battaglia con Hades sano e salvo?
Leggete e ditemi che ne pensate...XD
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Kanon, Nuovo Personaggio
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Saint seiya chronicle'
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-E' durato molto il tuo bagno ieri sera- disse Calliope, seduta di fronte a lei, a colazione.

Per poco il caffè non le andò di traverso.

-Che vuoi dire?-

-Beh, non sei venuta neanche a cena. Ti ho aspettato per più di mezz'ora, poi ci ho rinunciato-

Sapeva qual'era lo sguardo di Calliope sotto la maschera e non le piaceva. Stava intuendo qualcosa. Era sempre stata troppo furba.

-Non avevo fame. Ero talmente stanca che dopo il bagno mi sono addormentata-

-L'ho notato. Eri talmente stanca da non accorgerti che parlavi nel sonno- rispose l'amica, poggiando la testa su una mano e il gomito sul tavolo.

-Che cosa?!?- esclamò lei.

-Dai, non è vero. Volevo solo vedere la tua reazione-

-Sei una stupida. Io me ne vado- e battendo le mani sul tavolo si alzò, indispettita.

-Gea, aspetta...- ma l'altra non l'ascoltò lasciando la sala.

Molti occhi si erano voltati verso le sacerdotesse, ma due in particolare erano stati assai attenti. Senza che nessuno lo notasse, qualcun altro lasciò la sala.

 

-Prima o poi picchierò così forte Calliope che le procurerò un'amnesia- sbuffava Gea, mentre si dirigeva verso l'alloggio dell sacerdotesse.

Era arrabbiata dalla troppa invasività dell'amica, come si permetteva di dirle quelle cose, soprattutto a mensa, davanti a tutti?

Si, era decisamente furiosa!!

Poco prima di raggiungere la sua meta, si fermò di botto: qualcuno la seguiva.

-Chiunque tu sia esci fuori e prometto che non ti picchierò-

Da dietro uno degli edifici comparve proprio lui, Kanon, con le braccia incrociate sul petto.

-Ma tu sei proprio fissata- disse, scuotendo la testa.

-E a te per caso piace seguirmi?- sbuffò lei.

-Ho visto la scena a mensa e pensavo che qualcuno doveva calmarti prima che combinassi qualche macello-

-E tu saresti quel qualcuno?- sghignazzò lei, voltandosi finalmente verso di lui.

Quello fece scendere le braccia lungo i fianchi e si avvicinò. Lei ebbe un brivido e mosse un passo indietro. Che intenzioni aveva?

Quando le fu a pochi centimetri, si piegò in avanti, sino a quando i loro volti non furono così vicini da sfiorarsi, o meglio, il suo volto con la sua maschera. In quel momento Gea la ringraziò segretamente. Quello le sorrise.

-Sai, Gea è un bel nome-

La ragazza trasalì, poi si ricordò che Calliope le aveva urlato dietro chiamandola per nome.

-Una cosa in più per ammazzarla più tardi- pensò lei.

-Perchè non volevi dirmi il tuo nome?- chiese ancora il cavaliere, continuando a rimanere pericolosamente vicino.

-Prima che ti pianti un destro in faccia ti conviene allontanarti da me-

-Non credo invece che lo farai sul serio- sorrise lui, continuando a non muoversi.

Lei strinse i denti e preparò il colpo. Quello si spostò con un agilità unica e le bloccò il polso, facendola poi girare su se stessa e bloccandole il braccio dietro la schiena.

Gea gemette dal dolore.

-Sai, ragazzina, hai le potenzialità, ma ti manca la tecnica- le sussurrò lui in un orecchio.

-E allora? A te cosa ti frega?- disse lei, tentando di liberarsi dalla presa del cavaliere.

-Sai, voglio offrirti i miei insegnamenti. Se ti sta bene, raggiungimi stasera alla casa dei gemelli alle otto in punto. Se non dovessi vederti per quell'ora, saprò che non hai accettato-

La lasciò andare e le voltò le spalle.

-Ci vediamo stasera- e le accennò un saluto con una mano, mentre l'altra se la ficcava in tasca.

Gea si massaggiò il braccio, continuando a fissare la schiena dell'uomo. Come si permetteva? Si sarebbe presentata all'appuntamento solo per il gusto di picchiarlo ben bene.

 

-Dove te ne vai?- le chiese Calliope mentre si asciugava con un asciugamano i capelli bagnati.

-Ho da fare- rispose lei secca.

Mentre stava per uscire, l'amica la fermò di nuovo.

-Senti mi dispiace per stamattina, non voglio che tu sia arrabbiata con me-

L'altra si voltò, la maschera non ancora sul viso. Le rivolse un sorriso:

-Non preoccuparti, non sono più arrabbiata. Ci si vede dopo- e se ne andò.

Gea percorreva la risalita sino alla terza casa con una lentezza che poteva sembrare quasi voluta. All'improvviso non era più tanto decisa ad affrontare quelle specie di allenamenti con lui. Ogni volta che gli stava vicino, il suo cervello si sconnetteva e lei non riusciva a pensare logicamente. O, altrimenti, le montava dentro la rabbia e faceva la parte della zitella acida. Accidenti, che situazione. Ma con tutti i presenti al grande tempio, proprio lui?

Senza rendersene conto giunse alle gradinate della terza casa. Il portone era aperto e l'interno inghiottito dal buio e dal silenzio.

-Come fa quello a rimanere qui dentro tutto il giorno? Ci credo che è depresso- pensò lei.

Con una scrollata di spalle decise allora di entrare. Non appena varcò la soglia delle fiaccole si accesero a rischiarare l'ambiente. La figura del cavaliere apparve poggiata ad una delle colonne.

-Vedo che hai accettato il mio addestramento- disse.

-Non fraintendere. L'ho fatto solo per dimostrarti che non ne ho bisogno-

-Davvero?- chiese lui, iniziando ad avanzare.

-Davvero- rispose lei.

-Allora fammi vedere cosa sai fare-

Gea accolse la sfida, mettendosi in posizione. Quell'uomo la faceva davvero infuriare. Era troppo sicuro di sé, freddo e calcolatore...aspetta, proprio come lei. Scacciò quel pensiero con una scrollata della testa. Dopodichè, con un grido degno di un'amazzone, si scagliò contro il moro. Un calcio lo raggiunse all'altezza del volto.

Quando la ragazza stava già cantando vittoria, notò che il suo colpo non lo aveva raggiunto. Il piede era stato fermato da Kanon, con un solo dito!!

-E tu ti definisci una sacerdotessa?- la canzonò lui.

-Taci, dannato- e ripartì all'attacco.

Un pugno, una ginocchiata e una gomitata, tutti dati con molta forza, ma che furono bloccati dal cavaliere. Ad un tratto Gea si ritrovò con le spalle al muro e Kanon di fronte a lei, che la osservava.

Lo vide avvicinarsi e chiuse gli occhi, spostando leggermente la testa verso la sua spalla. Avvertì l'impatto della sua mano con il muro: l'aveva bloccata.

-Che vuoi fare?-

Quello non rispose. Alzò l'altra mano verso la sua maschera.

-Sai, mi incuriosisci ragazzina. Hai la forza e la velocità, ma ti ostini a non volerti applicare. Vuoi davvero essere un cavaliere di Atena?-

-Certo che lo voglio!! E' da quando sono bambina che voglio essere degna di proteggere la Dea!! Ma dopotutto tu cosa ne puoi sapere?- gridò e, con uno scatto fulmineo, si liberò dalla costrizione.

Kanon rimase impalato a fissare il muro. Le parole di Gea lo avevano colpito profondamente, risvegliando ricordi e pensieri che aveva sperato di non dover riscoprire.

Lei, dal canto suo, dopo essersi liberata, lo attese in posizione. Ma vide che lui non si muoveva. Cosa aveva fatto? Perchè quelle parole così dure? Che diritto aveva lei di giudicarlo, ma in quel momento le sue parole l'avevano punta nel vivo, provocando quella reazione così irrazionale e poco matura.

Si rilassò, avvicinandosi al moro. Gli poggiò una mano sulla spalla e aspettò che lui si voltasse.

-Mi dispiace. Facciamo che stasera è stata solo una prova e che ricominciamo domani?-

La sua voce era cambiata, sembrava più calma e dolce. Il cavaliere ne rimase per un attimo spiazzato e quasi arrossì.

-D'accordo. Ma ti consiglio di applicarti-

-Va bene. Facciamo un patto: io mi impegnerò nell'allenamento e tu in cambio sarai un po' più sciolto e rilassato-

Dopodichè Gea uscì correndo dal tempio, lasciando Kanon con un'espressione incredula sul volto, che poi però si tramutò in un caldo sorriso.

  
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