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Autore: Snafu    22/04/2012    2 recensioni
A chiunque creda nell'amore.
E magari nelle seconde possibilità.
Perché la notte fondamentalmente è il momento migliore per coltivarli entrambi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian May, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Made in Hell Series'
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When you’re screaming in the night

Capitolo XII - Baby, it’s alright (parte II)



Dorothy camminava avanti e indietro davanti alla porta, manifestando un certo nervosismo. Il giro comprendeva un passaggio d'obbligo nel corridoio, di fronte al mobile del telefono, per ogni evenienza. Sentiva un magone chiuderle la bocca dello stomaco: non aveva cenato, la sola idea del cibo la faceva stare male. Si sentiva incredibilmente debole, però. Inoltre continuare a camminare le aveva fatto venire il mal di testa. Ogni singolo scricchiolio rappresentava una paranoica speranza che lui tornasse, e si rivelava puntualmente una grossa delusione.


You gave me my heartache,
y
ou give me my blues.
I’m here in your doorway
I’ve got... nothing to lose
a
nd crying is no use.


Era scesa la sera e tanto per cambiare aveva iniziato a piovere. Roger si strinse nella giacca, attendendo pazientemente sotto il portone, pronto a sostarci ore, se necessario. Aveva suonato il campanello, ma non nutriva molte speranze che Dorothy gli aprisse. L’aveva fatta soffrire di nuovo.

La leva del portone scattò, a dispetto di ogni sua convinzione.

La ragazza se ne stava sulla porta, stretta nella sua vestaglia da casa. Sembrava piuttosto preoccupata.

Roger le diede un bacio sulle labbra prima di varcare la soglia, come avrebbe fatto con sua moglie tornando a casa dal lavoro; si pulì le scarpe sullo zerbino ed entrò.

Dorothy tremò al contatto con la sua pelle fredda. Si appoggiò alla porta chiusa alle sue spalle, traendo un bel sospiro di sollievo, poi seguì la sua scia fino alla camera.

«C'è qualcosa che non va?» domandò lui. Si tolse la giacca e l'appese all'attaccapanni nel corridoio «Ti senti poco bene? Stai tremando» le chiese, dopo essersi seduto sul letto ed essersi tolto le scarpe.

«Niente, sei solo... freddo...»

«Ci pensi tu a scaldarmi?» le fece l'occhiolino, si drizzò in piedi e corse ad abbracciarla energicamente «Vieni qui, ma guardati, sembri un pulcino bagnato...» la strinse, massaggiando la sua schiena con le mani.

«Si può sapere dove sei stato?»

«Ho fatto un giro...»

«Mentre tu ti facevi un giro, io ero qui, preoccupata» affermò, seccata, liberandosi della sua presa.

«Quando eri con Tim non sembravi molto preoccupata di cosa io stessi facendo.»

«Non me lo merito, ti sto solo ripagando con la stessa moneta.»

«Tim lo sa» raccontò il biondo. Lo sguardo di Dorothy si colmò di domande. E di dolore. Pensoso, si rattristì. «Gliel'ho detto io» le narici si mossero in un movimento quasi impercettibile, le pupille tremarono, storse un labbro, mangiucchiandolo dall'interno. Tutto questo solo per non rivelargli il suo nervosismo.

«Lo sapeva di già, l’ha sempre saputo...» rispose alla provocazione con triste rassegnazione.


And if you should decide, honey,
you need a love, that’s good.

«Dorothy, non credevo che per te fosse importante...» indugiò il biondo.

«Debbie lo è per te?»

Roger tremò.

«Ne abbiamo già parlato...» tentò.

«Facciamolo ancora una volta.»

«Non mi va, non voglio litigare. Voglio soprassedere su tutto, Debbie, Tim, il bambino. Ricominciamo da capo, d’accordo?»

«No. Dobbiamo chiarire una volta per tutte e poi decidere se è il caso di buttare tutto nel cesso o se conservare questa patacca di storia che ci stiamo trascinando dietro. Spiegami perché dovresti perdonarmi. Spiegami perché tu puoi tenere Debbie, che mi dici di voler lasciare da un'eternità senza mai farlo, e io non posso tenere Tim. Spiegami cosa ti dà il diritto di fare questo a me, tu che dici di amarmi, e poi mi scopi e te ne vai. Spiegami perché lo stai facendo a me. Spiegami solo perché» i suoi occhi si riempirono di lacrime e solo allora Roger capì che Tim aveva solo detto la verità: lui non faceva che ferirla. Continuamente. Senza rendersene conto, per giunta.

«Dorothy, scusami, io non volevo ferirti, vieni qui per piacere...»

«Ho bisogno di restare da sola...»

«Se ti lasciassi da sola adesso mi sentirei davvero un bastardo.»

«Perché invece quello che hai fatto fino ad ora ti faceva sentire tranquillo? Ti addormentavi bene, la notte, sapendo che il tuo letto era caldo dello sperma che ogni volta versavi per una donna diversa? Come cazzo fai a vivere con te stesso?» strillò istericamente la ragazza, lasciando che le lacrime solcassero liberamente le sue guance.

«Disse colei che ha ucciso nostro figlio. Non mi merito questi insulti, visto che ti comporti come me...»

«Mi comporto come te sperando che tu capisca come mi sento, tu invece di soffrire come soffro io, fai lo stronzo. Mi hai ferito quando te ne sei andato, mi hai ferito quando sei tornato e mi stai facendo del male, ancora. E per di più, ti comporti come se fosse normale... cercare di rovinare la vita... a me!»

«Non ho mai voluto ferirti neanche una volta, io voglio solo che tu stia con me...»

«Io voglio solo che tu stia con me...» le fece il verso lei «Smettila con questo atteggiamento alla 'mi sono appena abbottonato i pantaloni dopo una scopata'! Ci manca solo che tu mi lasci i soldi sul letto come fai con le puttane!»

Roger rimase interdetto, cercando di nuovo di avvicinarsi a lei, e più lo faceva, più lei si ritraeva, come se fosse stata realmente spaventata da lui. Questo lo ferì da morire.

«Dorothy, non ho mai pensato che tu lo sia, tu sei la mia donna, non la mia puttana. Non ho mai voluto neanche per un attimo in tutta la nostra vita insieme che tu lo fossi. Tu sei sempre stata il mio fine ultimo da raggiungere, essere come te, avere te. Non ho mai pensato che tu fossi qualcosa di inferiore a me, anzi... E il fatto che tu la pensi così ferisce anche me perché significa che non sono riuscito a dimostrarti il mio sentimento fino in fondo, che per quanto io ti abbia dato, non è bastato a farti capire quanto io ti ami e quanto ti ho amata.»

Dorothy scoppiò in lacrime, stremata da quel litigio, da quella storia che la logorava da sette anni ormai. I nervi iniziavano a cedere.

«Roger...» tentò, ma il fiato le morì in gola.

«Dimmi cosa ti aspetti che faccia! Vuoi che riporti indietro Tim per te?»

«Non lo so neanch’io! Sono confusa e incasinata, d’accordo? Vorrei che tu rimanessi qui per sempre e allo stesso tempo che tu te ne andassi, e che mi lasciassi in pace per un po', perlomeno fino a che non si saranno calmate le acque.»

«E quando si saranno calmate le acque?»

«Quando avrai scelto tra me e lei.»

«Tu hai scelto tra me e lui?»

«Io ho scelto molto tempo fa, se non te lo ricordi, eravamo insieme, lo siamo sempre stati, tu non sei mai stato solo. Non hai pensato invece che stavi lasciando a me la parte peggiore.»

«Quando ho toccato il Paradiso, sei stata tu a prendermi per l'altra mano e tirarmi giù con te. Non l'ho dimenticato. La realtà era molto meglio.»

«Non è più così, evidentemente...»

Roger iniziò a sentirsi stretto nei suoi abiti. Aveva caldo, aveva voglia di scappare e allo stesso tempo di restare lì per sempre, cosciente che quella poteva essere l'ultima volta che si parlavano e che quella conversazione non sarebbe finita bene.

-Vuole lasciarmi.-

Quel pensiero non finiva di rimbombargli nella testa e la sola idea lo massacrava.

Le lacrime rigarono il viso di perla di Roger, con le guance arrossate per il nervosismo e per l'improvviso calore.


It ain’t about pride, honey,
It ain't about manhood.

«Oggi volevo lasciare Debbie. Non credermi se non vuoi. Poi ho chiamato te e... beh, lo sai.» La ragazza non rispose. Asciugò le guance, odiava quando diventavano fredde e appiccicose. «Posso restare con te?» la guardava dal basso verso l'alto, seduto sul fianco del letto, come si fa con una figura materna.

«Puoi restare quanto vuoi...»

Sapevano entrambi che era una bugia. A chi facesse più male, se a lei dirla, o a lui sentirla, a nessuno dei due importò. Dorothy baciò le sue lacrime, asciugandole con le sue labbra. Roger la fece sedere adagio su di se, per poi schiacciarla contro il materasso. Gli occhi del batterista ricominciarono a versare sul corpo nudo della sua compagna e anche lei non riuscì a trattenersi oltre. I gemiti di piacere si alternavano ai singhiozzi di dolore e nessuno dei due se ne curava, ancora una volta. Gli importava solo l'uno dell'altro.

Ma il piacere di un corpo che gode può davvero chiudere la ferita di un cuore spezzato?

E se i cuori fossero due?


And baby... it’s all right.
Baby it’s all right.
Honey, it’s all right.
Baby it’s all right.

   
 
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