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Autore: vinythaira    22/04/2012    2 recensioni
"Il divo della musica si guardò intorno. Alzò una mano per coprire il volto dagli insistenti e invadenti raggi del sole. Sorrise, ricordando i titoli sul giornale della mattina: “Altro grande successo per il più grande genio del rock inglese”. Si lasciò cadere pesantemente sulla sedia dietro di sé e socchiuse gli occhi. "
"Ma non era neanche questo ciò che amava, ciò che lo spingeva a salire sul palco ogni qualvolta gliene si presentasse l’occasione, a salutare la gente e a sgolarsi talmente tanto da ritenere ogni volta che le sue corde vocali si fossero consumate. Era qualcos’altro.
Era la sensazione di sentirsi un dio. La sensazione che gli dava il sapere che tutta quella gente era lì per lui. Che VOLEVANO lui. Lui e nessun’altro. E gli altri Police, certo, Stew e Andy. Ma era lui che la folla amava."
"Sting salì sul palco ridendo, scosse i capelli e guardò raggiante tutte le persone di fronte a lui.
Ah, era questo ciò che amava di essere un cantante."
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Synchronicity

4.
Mother



Andy si guardò intorno sorridendo. Il sole era fantastico. Inforcò gli occhi e fissò il cielo limpido sopra la sua testa. Meraviglioso. Davvero. Si sentiva vivo. Si sentiva famoso.
Ogni poro della sua pelle reclamava sole, calore, allegria. Ogni poro della sua pelle reclamava vita.
Copeland stava girando in tondo come un coglione, l’occhio attaccato a quella cazzo di telecamera e lo sguardo beato: aveva qualcosa da riprendere. Andy ridacchiò. Il suo amico era proprio un cretino, di tanto in tanto. Di sempre in sempre. Rise.
Amava l’Inghilterra, la sua patria. L’amava. Ma odiava la cappa di nubi nere che sembravano essere perenni su quello stato.
Lì era tutta un’altra cosa. Lì era caldo. Una meraviglia.
Sting si era buttato sulla valigia e ora stava lì abbattuto, con il suo cazzo di walkman, che non aveva spento per tutto il viaggio, e ondeggiava lentamente la testa. Distrutto. Poverino. Lo capiva.
E oltre alla stanchezza dell’interminabile viaggio ci si metteva anche il suo carattere: il suo era un carattere da pioggia e lunghe giornate in casa a leggere e comporre. Al suo spirito romantico addiceva di più una pioggerellina leggera.
Ma ad Andy non fregava un cazzo, francamente. Lui amava il sole, e se quel coglione era così demente da farsi piacere le cose lugubri peggio per lui.
Sospirò, soddisfatto, mentre Copeland la smetteva di riprendere quei suoi cazzo di grattacieli e rivolgeva la sua attenzione agli amici. Rivolse la telecamera verso Sting, il quale lo mandò a ‘fanculo e si richiuse nella sua apatia. Ormai si erano abituati al rompicoglionismo di Stewart con la sua telecamera, ma quando erano di malumore veniva ad entrambi la voglia di spaccargliela in testa.
“Allora, signor Summers, che ci dice, lei?” balzò allegramente davanti a lui Copeland.
Il chitarrista sorrise amabilmente, indicando le cose intorno a lui “Beh, miei cari, noi siamo qui in America! Come vedete ecco, questa è la stazione…. Lì c’è un palo… Lì una panchina…” sorrise ammiccando, poi riprese, allegramente “Il viaggio è andato molto bene, ci siamo divertiti e… niente di che, ecco… Ah!” la sua voce si ridusse a un sussurro “Ho dimenticato la chitarra!” e rise.
Proprio in quel momento qualcosa lo afferrò alla gola. Sting finse di strozzare l’amico, il quale si espresse con lamenti e poi morì tra le braccia del cantante. Copeland rise e spense la telecamera.
“Sveglia, coglione!” lo schiaffeggiò il cantante. Andy aprì gli occhi.
Sting lo fissava vicinissimo, gli occhi verdi che lo ghiacciavano con la loro bellezza. Sorrise.
“Trova la chitarra e poi vai a ‘fanculo, cordialmente!” rise Sting.
 
 
Andy accavallò le gambe, sospirando. Sting lo guardò dall’alto del suo metro e ottanta e sorrise sornione, sarcastico come sempre. A Summers faceva sempre venire i nervi, quel dannato sorriso. Si morse le labbra, sviando lo sguardo del cantante. Attorcigliò indeciso e nervoso le gambe intorno a quelle della sedia, poi scosse il capo, a disagio, e si alzò in piedi. Molto meglio. Fissò il cantante negli occhi. Sting rise sotto i baffi, consapevole del suo effetto sull’amico. Puntò nuovamente il suo sguardo di ghiaccio sul chitarrista, il quale, come al solito, si trovò improvvisamente attratto dalle listarelle di legno del pavimento.
“Beh?” sbottò finalmente Andy, fissando con ostinata ritrosia il foglio che il cantante teneva tra le mani.
Sting sorrise, ammiccando: “Mah, non so, Andy, mi sa che ti lascio ancora un po’ sulle spine!” e fissò con insistenza l’amico, per analizzarne le reazioni. Summers sbuffò. Dio, quanto odiava quando faceva così!
“Sei uno stronzo!” sibilò, facendogli una linguaccia, per poi rivolgere tutta la sua attenzione sull’altro componente della band, il quale, completamente estraniato dalla discussione se la stava ridendo dal muro al quale era mollemente appoggiato. “Stew, ti prego, almeno tu dammi la tua opinione!” lo pregò Summers, poi, alla vista dello sguardo che Copeland aveva lanciato al cantante aggiunse: “Oh, nononono! Stew, cazzo, n’è che devi sempre seguire il Coglione Massimo!” e fissò con rabbiosa insistenza il cantante.
“Coglione Massimo?” alzò il sopracciglio Sting “Grazie della nomina!”
“Non rompere le palle, tu!” lo accusò Andy, già arrabbiato.
“Oh, povero il mio nanetto incazzoso!” rise Sting, tendendo le braccia verso Summers, come per andarlo ad abbracciare.
“’Fanculo” lo rimbeccò Andy, sviandolo con un salto e tornando a fissare Copeland.
Stewart sorrise, annuendo “Sai, Sum, sarei tentato di lasciarti colo fiato sospeso, ma..” fece segno al chitarrista che già stava per protestare di fare silenzio, e che Diamine! “Daaato che sono buono” Andy sospirò, sarcastico, alzando gli occhi al cielo. Odiava l’intesa che sembrava esserci tra gli altri due suoi amici. Si sentiva escluso. Il suo compito era di essere il Brontolo in grande (ma neanche poi tanto) della band, e quello un po’ fuori di testa. Ma era Coop il braccio destro di Sting, e Sting il braccio desto di Coop, d’altronde. Inoltre era stato Copeland, a formare il gruppo, e Sting era il leader perché… perché si. Perché con un carattere come il suo non si poteva essere altro che il leader. E lui era l’ultimo arrivato, colui che, grazie alla sua buona tecnica nel suonare e a parecchie richieste era entrato a far parte del gruppo. La ruota di scorta. E per quanto si fosse reso indispensabile, per quanto si sforzasse di migliorarsi come musicista sempre e sempre, non era uno dei “pilastri” del gruppo. Era un paletto segnaletico. Anzi, era IL paletto segnaletico del gruppo. Un paletto in mezzo a due colonne. Sarebbe stato sempre quello di Sting, il nome che le fan avrebbero fatto entrando in un negozio di cd per far capire che gruppo stavano cercando. E sarebbero sempre stati grati a Copeland per aver unito il gruppo e averlo fatto sfondare. Invece a lui toccava la parte del chitarrista, bravo, si, per carità, ma arrivato dopo. Sempre in ritardo. Lui era sempre stato l’eterno ritardatario, quello che arrivava per ultimo. Sempre, nella vita. Pure ora.
Sting scriveva le canzoni, Copeland riprendeva ogni cosa con la sua cazzo di telecamera manco fosse un cameramen professionista, e rompeva le palle con la sua fissa dello stare sempre con l’occhio incollato a quella cazzo di camera, e di riprendere i componenti nella band nei momenti meno appropriati. E lui… lui… Beh, lui si arrabbiava, scherzava… Cosa faceva, lui? Era Sting, lo stronzo e figo, ed era Copeland quello serio e silenzioso, lui… lui… era il nanetto incazzoso, come lo chiamava Sting.
 Nanetto incazzoso.
‘Fanculo, Andy!
Lui era importante. I Police senza lui non sarebbero mai stati I Police, e i suoi riff erano fantastici.
‘Fanculo.
Lui era importante, e basta.
“… Quindi, dai, ti dico cosa ne penso.”
Andy fu riportato alla realtà dall’affermazione di Copeland. Di cosa stava parlando, quell’imbecille? O, più che altro, stava parlando con lui? Ah, la canzone, si. Giusto.
“Spara, Stew, su!” sbuffò Andy
“Oh, guarda che se devi fare il seccato così non ti dico la mia opinione, eh!” rise Copeland.
“Vai, su, Stew, dai!” rimbrottò Summers.
Sting con un gemito si buttò sul divano “Cazzo, quanto la tirate per le lunghe!” mormorò “Sembrate due zitelle!”
“Oh, Santo Coglione Massimo, stia zitto, per favore!” lo accusò Andy, per poi aggiungere, dopo aver fissato truce il cantante “Almeno lui la sua opinione me la dà, non come un imbecille di mia conoscenza che se la continua a tirare!”
“Oh, di chi parli, Andy?” sorrise Sting, angelico. “E comunque, dai, sono magnanimo, se vuoi ti do la mia opinione.”
Copeland sbuffò, capendo di aver perso la sua opinione. Il chitarrista era raggiante. Finalmente!
“Dai….” Si fermò, prima di dire una parolaccia che avrebbe fatto scattare l’ennesima discussione fatta di sfottimenti e risate “… ragazzi, datemi la vostra opinione, vi prego.”
“Mi piace!” si buttò Copeland, prima che Sting potesse dire qualcosa. Il cantante finse di sbattere la testa contro lo schienale del divano. “Oh, Sting, cazzo vuoi?” lo accusò Coop “Mica bisogna essere sempre della tua opinione!”
“Io?” mormorò Sting, mimando nuovamente di dare testate contro il cuscino “Io non ho detto niente” si lamentò con voce laconica.
“Ah, eccerto, infatti lo immaginavo” mormorò Andy “Io tutti i giorni, per la felicità, piglio a dare grandi testate contro una qualunque cosa solida mi capiti a tiro!”
Il cantante rise “Oh mio dio, sul serio, pure tu?” domandò con finto stupore.
“Si, sicuramente.” Concluse rapidamente il chitarrista, dandosi dello stupido per aver cominciato quella discussione. Interruppe la risposta di Sting, che doveva essere una cosa del genere “sì, è molto salutare, non trovi?” per domandargli, con insistenza “Senti, cosa c’è che non va?”
“Oh, senti, sembra il singolo di un LP per schizofrenici!” lo guardò insistentemente Sting
“E beh? E’ comunque bella, e il riff è molto complesso, Stì!” lo difese accorato il batterista.
Andy guardò interrogativo l’amico, domandandosi quale tipo di stupefacenti l’avesse cambiato così: era strano, infatti, che Copeland difendesse uno dei componenti o si intromettesse in una discussione tra Sting e Andy. Solitamente dava la sua opinione solo se interpellato o si esprimeva quando gli altri due componenti erano arrivati ad un punto morto. Ed era sempre lui a dare il voto finale, quando gli altri due erano uno a uno. Gli piaceva mettere l’ultima parola a tutto, almeno quanto a Sting piaceva mettere l’ultima parola, quella iniziale e quelle in mezzo ad ogni discussione si intraprendesse.
Anche Sting doveva essere sorpreso, constatò Andy, visto che si era tirato su dai cuscini e fissava con attenzione il suo braccio destro traditore.
“Grazie, Stew!” mormorò sorpreso il chitarrista.
Copeland sorrise. Sting si portò due mani al cuore, mormorando in tono drammatico: “Auch, Coop,  quoque tu? O come cazzo si dice. Mi tradisci così?” poi sorrise “Beh, ragazzi, se siete così convinti non posso dire niente… mi sacrifico per la democrazia.E la libertà di voto ecce cc!” E sprofondò nuovamente nei cuscini, sbuffando.
Andy spalancò gli occhi. Ma che era successo ai suoi amici? Che cavolo di sostanze illecite s’erano presi quella mattina? Avevano cambiato la personalità? Ma come, il testardo, orgoglioso e brontolone Sting gliela dava vinta così facilmente? Che fine aveva fatto il suo amico? Da che razza aliena era stato rapito? Perché era stato sicuramente rapito dagli alieni. Si, non c’era altra spiegazione. O era stato il fumo? Le radiazioni… una catastrofe naturale! Cioè, stava parlando di Sting, mica del pizzettaro all’angolo! STING! Gliela dava vinta così facilmente? Era preoccupante!
“Solo una cosa vorrei sapere, però!” riattaccò il cantante, alzandosi in piedi. Andy tirò un sospiro di sollievo. Ecco, ora lo riconosceva! Laconico e rompicoglioni come sempre.
“Spara, Sting” borbottò. Lo adorava.
“Che cazzo t’ha fatto tua madre per meritarsi una cosa del genere?” rise il cantante.
Copeland annuì, preparandosi ad uno scambio di battute molto divertente.
Ecco, ora li riconosceva! Sospirò di sollievo. Li aveva già dati per persi.
“Cazzi miei” mormorò Summers tra le labbra.
“Cazzi tuoi, blablablablabla” gli fece il verso Sting “Cacchio quanto sei brontolo, oggi! E comunque…” lo fissò con intensità “Se deve diventare una canzone dei Police noi c’entriamo eccome… vero, Coop?”
Copeland annuì, e stavolta toccò a Sting, sospirare di sollievo, nel vedere che il suo braccio destro la smetteva di giocare a “mano monca picchia sulla conca”.
“No,” sminuì il chitarrista “niente, non m’ha fatto niente.” E sorrise.
“Oh, ma dai, Andy!” sbottò Sting “Per scrivere una cosa del genere in una canzone ti deve aver fatto qualcosa!” mormorò “E’ mia madre al telefono? Cazzo, questa è ansia!” e rise.
“Ah, beh.. No, insomma…” mormorò Andy
“Oddio, Andy, mica ti sto chiedendo di raccontarmi i litigi con tua madre da quando avevi tre anni!” sbottò Sting. “Ok, allora facciamo così: tua madre ti rompe le palle, e questa canzone l’hai scritta quando eri incazzato con lei, giusto?” Andy si morse le labbra. A parte che erano cazzi suoi, ma poi che gliene fregava a Sting del rapporto con sua madre? Comunque annuì debolmente. “Oh, grazie al cielo! Ce l’abbiamo fatta! Grazie, Andy per questo sforzo.”  Rise Sting, mentre Copeland assaltava il Nanetto alle spalle e gli scompigliava i capelli.
“E comunque…” mormorò Sting rivolto alla massa di corpi aggrovigliati che erano diventati gli altri due componenti del gruppo “Penso che ci prenderanno per pazzi!” Poi sbuffò, spazientito, mentre Andy cercava di scrollarsi di dosso quell’accollo di Copeland che stava tentando di strozzarlo: “Hey, ragazzi, io sto cercando di fare un discorso serio! Non ve ne frega niente, a voi, della vostra reputazione?” gli rivolse una linguaccia, poi, incrociando le braccia, si lasciò cadere sul divano. Fissò i corpi dei due compagni. “Ecco, bravi” mormorò “Scannatevi, và.”
 
DA UN FORUM SUL ROCK, COMMENTO DI UN UTENTE ALL’ULTIMO DISCO DEI POLICE, IN PARTICOLARE AL SINGOLO “MOTHER”.
“Ok, Mother potrebbe essere singolo in un LP per schizofrenici ma sarebbe comunque un singolo della madonna.”
 
 
Andy ondeggiò, spostando il peso da un piede all’altro. Mugugnò qualcosa. Poi cercò di rivolgersi a Copeland ma tutto quello che gli uscì dalle labbra fu un poco distinguibile “Ploc”.
Stewart rise, fissando Andy che ondeggiava come una nave in un mare in tempesta.
Andy si prese la testa tra le mani. Che era tutta quella luce? La spegnessero, per favore! Si prese la testa fra le mani, mugugnando qualcosa. Tra i fumi dell’alcool riuscì ad intravedere Copeland che riprendeva tutto con la sua cazzo di telecamera.
“’Fanculo” mormorò.
Sentì Sting che rideva, da dietro la schiena di Coop. “Sentire che riesci ancora a dire le parolacce mi rincuora!”
“Già, anche da ubriaco riesce ad incazzarsi!” annuì Stewart
“Stronzo.” Biascicò Andy “E poi io non sono ubriaco!” affermò. Accidenti, il terreno era più dissestato del previsto!
Ondeggiò paurosamente. Poi sorrise, afferrandosi alla prima cosa disponibile che gli capitava sotto mano. La plastica frusciò, quando il suo palmo entrò in contatto con delle piccole stecche friabili ricoperte di plastica liscia e colorata. Merendine. E che cazzo!
Se ne ficcò una in bocca. Plastica. Ma che schifo! La sputò.
Le lasciò cadere per terra. L’annebbiamento alla testa rimaneva. Si sentiva avvolto in un batuffolo di cotone. Continuò ad afferrare le prime cose che gli capitavano sotto mano, mormorando insulti e sbandando contro gli scaffali del supermercato. Ogni cosa gli cadeva dalle mani, e scivolava per terra. Era piacevole, il suono della plastica. Un fruscio sommesso. Bello, bello.
Un sorriso beato gli apparve sulle labbra. Si mosse in avanti, lentamente, tenendosi agli scaffali. Esitò, per poi posare la mano su una scatola di plastica. La fece cadere, la calpestò, poi si rese conto di averla buttata a terra e la afferrò prima che cadesse a terra. Sentì la plastica sotto i polpastrelli, e la tirò su, posandola sullo scaffale. Non lo centrò, però. La sorresse con entrambe le mani tentando di riportarla al suo posto. Si morse la labbra, concentrato. Con un estremo sforzo riuscì a sistemare la scatola sullo scaffale. Sorrise, beato.
Si voltò, e vide un addetto allo staff. L’uomo guardò in basso, verso le merendine e dolcetti che il chitarrista aveva fatto cadere per terra. Entrambi si fissarono. L’uomo guardò per terra. Andy seguì il suo sguardo. Si chinò per raccoglierle.
“Raccolgo subito-subito” biascicò allegramente.
“Ma non si preoccupi! Si figuri!” mormorò ossequioso il magazziniere.
Andy per tutta risposta si chinò barcollando per prendere ciò che aveva fatto cadere, nello stesso istante l’addetto fece la stessa cosa. Evitarono per un pelo di darsi una capocciata.
“Metto subito a posto” mormorò Summers “Metto tutto a posto, io” si alzò con una caramellina in mano, e andò a riporla con lentezza e attenzione infinite nel posto, sorridendo poi soddisfatto. Aveva compiuto il suo compito. Il magazziniere raccolse tutto il resto a manciate e lo buttò con noncuranza insieme al resto. Tanto tra poco il negozio avrebbe chiuso, e avrebbe rimesso apposto il giorno dopo. Il tizio se ne andò velocemente, strusciando le scarpe sull’impersonale pavimento di linoleum verde-acqua.
Andy si girò, notando che Coop aveva ripreso ogni cosa. Sorrise, cordiale e regalò un occhiolino alla telecamera.
 
Andy posizionò le mani sulla chitarra, socchiuse gli occhi, cominciando a suonare, con calma. Si appoggiò al tavolo dietro con lui con la schiena.
Finalmente tutta la gente se ne era andata. Finalmente un po’ di pace. Alle quattro del mattino.
Le note scorrevano sotto le dita, mentre Andy si sentiva trasportato da quella melodia. Cominciò a cantare con la sua voce roca e stonata una ninna nanna. Sting rise, accanto a lui.
Andy non si voltò a vedere ciò che stava facendo. Si sentiva felice. E malinconico. In un batuffolo di pace. Era fantastico. Sorrise.
Copeland riprendeva ogni cosa, stravaccato su una sedia al lato opposto della stanza.
Chiuse gli occhi. Li riaprì quando si sentì premere contro le labbra un qualcosa di morbido e liscio, profumato. Sting gli stava premendo contro le labbra una fragola. Quel coglione.
Andy continuò a suonare, mentre prendeva tra le labbra il frutto, per poi sputarlo non appena la mano del cantante si fu allontanata. La fragola cadde sulla chitarra, producendo una nota discordante, e poi cadde a terra, dove si spiaccicò. Povera fragola. Che brutta fine.
Sting sghignazzò, dietro di lui. Il chitarrista rincominciò a cantare, con calma.
Metodicamente Sting ne prese un'altra e la premette con forza contro le labbra dell’amico.
Andy stavolta la prese. Sting lo imboccò con pacifica calma fino a quando Andy non ebbe preso in bocca tutto il frutto. Il chitarrista ingoiò la fragola con noncuranza, per poi continuare a cantare.
E il cantante fu nuovamente lì a portargli alle labbra un qualcos’altro. Un succo di frutta. Andy scosse la testa, cercando di sviare la boccetta. Poi staccò le mani dalla chitarra, intinse il dito nel succo e se lo portò al naso, facendosi un pallino sulla punta.
Si leccò le dita e rincominciò a cantare.
Sting rise, capendo che non avrebbe rinunciato a suonare.
E gli rubò la chitarra dalle mani.
 
“E che palle!” sbuffò Andy contrariato, fissando quel figo del suo cantante dritto negli occhi “No, ora spiegami perché non mi vuoi mai far cantare, coglione!”
Sting rise, fissandolo sbalordito. “Andy, ti prego!” sorrise “Sei peggio di un coro di cornacchie!”
“E che cazzo vuol dire questo?”
Copeland rise.
 
 
Oh, beh… Heyyyy!!
Arieccoci qua…
Questo capitolo è completamente incentrato su Andy, eh già, ho tradito il mio Sting… Perdonami, caro.. Tu lo sai che amo solo te, no? XD
A parte questo… Andy… Il povero nanetto buffo della band. Il piccolo scorbutico e fuori di testa Andy.
Alloooraaa… Questo capitolo è dedicato a mia nonna… lei sa perché.
Beh… Dunque. I ringraziamenti vanno a Mariarita, la mia adorata sorellina per finta, che mi ha quasi obbligato a scrivere questo capitolo, che si è innamorata come me di Sting e dei Police e che ha sopportato tutti i miei modi per uccidere Trudy… Ah-hem, no, questo non lo dovevo scrivere.
Ringrazio anche Sara e Martina, le quali, poverine, ormai non mi sopportano più, con questi miei Police… E con le mie storie strampalate su come incontrerò Sting… XD
Ovviamente a mia sorella è tutto il merito della riuscita (o non riuscita) di questo capitolo. Grazie amore!
Detto questo: sono un mito!!!! Sono riuscita a concludere questo capitolo in un tempo da record. Mi congratulo con me stessa.
Beh, ragazzi… Fatemi sapere che ne pensate, eh!
A presto
Vinythaira
  
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