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Autore: Sidera_    22/04/2012    5 recensioni
L'Insula Incantii è l'unica scuola di magia d'Italia. Sì, perché ovviamente ne abbiamo una anche qui. Fondata secoli e secoli fa da un famoso poeta latino. Sorge su un'isola nell'arcipelago delle isole Pontine, nel Tirreno. I babbani ovviamente non possono vederla. Vi si arriva tramite un'enorme galeone, la "Fortuna". Questa è la mia scuola. E questa sono io. Una distrattissima quindicenne, piena di voglia di fare e di viaggiare e conoscere. E piena di culo, oserei dire. Già, perché su tutti i non-so-quanti studenti della Insula Incantii... io ho vinto la selezione per andare in scambio culturale ad Hogwarts, la versione inglese della scuola di magia e stregoneria italiana. Cribbio. Per un anno intero. Doppio cribbio.
La storia della mia avventura, che ha intrecciato la mia vita a quella di Hogwarts ed in particolare ai gemelli Weasley.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Fred Weasley, George e Fred Weasley, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Undicesimo Capitolo
Mistake

 



- Ma… hai idea… di che diamine hai combinato?

- Io mi rendo a malapena conto di quello che è successo. Non era previsto che… ci baciassimo! O meglio, che mi baciasse! Insomma, dovevamo solo festeggiare… - replicai, nascondendo il viso tra le mani.

Merlino… Nott mi aveva baciata! Non potevo credere che lo avesse fatto davvero.
 

- Certo. Chi si sarebbe mai aspettato una cosa del genere? Dopotutto è solo dall’inizio dell’anno che Nott è pazzo di te.

- Non è… pazzo di me…

- Sid! Insomma, basta! A che serve continuare con questo finto atteggiamento ingenuo? – esclamò esasperato.

Ci scambiammo una lunga occhiata.
 

- Bene. E ora che si fa?

- Ah, non so te, ma io non vedo l’ora di vedere la faccia di George quando saprà cosa è successo. – commentò sarcastico, amareggiato.

Spalancai gli occhi.
 

- Tu non devi dirglielo.

- Infatti. Tu devi dirglielo.

- Oh, no. Non… lui non può saperlo.

- Sid, ascolta.

Si pose davanti a me, poggiando saldamente le mani sulle mie spalle, guardandomi dritto negli occhi. Per una volta nella sua vita, assolutamente serio.
 

- È… impossibile. Che non venga a saperlo. E la cosa migliore che possiamo fare è evitargli una brutta sorpresa. Tu devi dirglielo.

- Ma a che scopo?! Dopotutto… è stato una specie di incidente! Cosa otterremmo? Cosa…

Mi presi la testa tra le mani, sedendomi a gambe incrociate sul freddo marmo. Non riuscivo minimamente ad immaginare la sua reazione. Se la sarebbe presa con me? o con Nott? Magari lo avrebbe picchiato? No… sarebbe stato come ammettere che Nott lo aveva in qualche modo colpito. Forse lo avrebbe tormentato con tutto il suo repertorio di scherzi, con la scusa di fare pubblicità alla ditta Weasley. E forse non mi avrebbe più rivolto la parola.
 

- Ma io cosa ho fatto di male? – sbottai, seguendo il filo dei miei pensieri. – Ho sbagliato solo a fidarmi di Nott! Non era certo mia intenzione…

Fred mi tese una mano. Alzai la testa e lo fissai. Senza abbassare lo sguardo mi aggrappai a lui e mi tirai su. Mi strinse le spalle con un braccio. Poi sorrise e mi diede un bacio sulla guancia, ricordandomi di quella volta nei sotterranei, quando io stessa gliene avevo dato uno e lui mi aveva guardato confuso…
 

- Le serpi sono disposte a tutto per ottenere ciò che vogliono. Non è stata colpa tua. Avanti, Sid. Andrà tutto ok. Bisogna dirglielo perché lo riguarda. Andiamo.

Mi sforzai di sorridere.
 

- Però non stasera. Ok?

- Ok.

- Pensi di riuscire a non far trapelare niente?

- Per una sera sì.

Sospirai. Svegliai la Signora Grassa, che si irritò notevolmente per averla svegliata a quell’ora, dissi la parola d’ordine ed entrai in Sala Comune insieme a Fred. George naturalmente era al centro del gruppo che raccontava qualche aneddoto esilarante sulla campagna promozionale dei Tiri Vispi.
 

- …non vi dico la faccia che ha fatto quando Fred ha iniziato a vomitare davanti a lui, sembrava che non avesse mai visto nulla di più straordinario che… Oh, finalmente! Dove eravate finiti? – esclamò vedendoci entrare.

Forse era il caldo della Sala Comune, forse perché ero ancora scombussolata. I capelli scompigliati e l’aria accaldata, l’espressione spensierata e sincera, la sua aria involontariamente dolce, mi travolsero. Il tempo si fermò. Esistevano solo il suo sorriso, il suo sguardo insolitamente affettuoso, la sua allegra inconsapevolezza. Fred e George non erano certo tipi da sorridere in quel modo. Però in quel momento lo stava facendo, davanti a me, ed era così strano… quasi stordente…
 

- Sid, dovrai provarle anche tu prima o poi, il vomito che producono quelle pasticche è di una tonalità di verde mai vista prima!

Ecco. Fine dell’incanto, fine delle mie fantasticherie ad occhi aperti. Il tempo aveva ripreso a scorrere vorticosamente, ed anche la stanza aveva iniziato a girare. Katie Bell girava, Angelina, Lee… c’era la musica di quel gruppo rock che a loro faceva impazzire…
 

- Sid, non ti vedo concentrata.

George mi si parò davanti, fissando i suoi occhi nocciola nei miei. Aveva recuperato la sua espressione scaltra e indolente. Non c’era più neanche l’ombra di quel sorriso tenero e vulnerabile che gli avevo visto sulla faccia poco prima. Era durato una frazione di secondo.
 

- Concentrata?

- Sulla festa. Mi sembri assente. Qualcosa non va?

Mi guardai intorno, come per analizzare la situazione.
 

- Mmmh… direi che può andare.

- Speravo in qualcosa di più. La festa è per te.

Rieccolo, il suo sorriso tenero! Ma anche stavolta durò per un attimo, forse meno.
 

- …è per me? – risposi con qualche secondo di ritardo, concentrata com’ero alla ricerca di quel lampo che gli aveva attraversato il viso.

- Sì. Per ringraziarti di essere stata una degna Grifondoro qui ad Hogwarts.

- Io… cosa? No, no, sono io che devo ringraziarvi, io ho adorato, adoro stare qui! Voi siete…

- Fermi tutti! – George alzò le braccia e la musica si fermò, tutta la Sala Comune si fermò ad ascoltare. – Sidera vuole fare un discorso!

- Comecosa? No! No, no, no, George, non fare lo stro…

Ma la folla ormai, tutta esaltata, mi incitava a continuare.
Lanciai un’occhiataccia a George, che sogghignava facendomi segno di parlare. In realtà gli ero grata. In qualche modo, prima o poi, avrei dovuto farlo. Forse lo aveva capito prima di me. Meglio farlo adesso, che la data della partenza era ancora un po’ lontana. Mi schiarii la gola e mi rivolsi alla Sala Comune, incrociando lo sguardo un po’ con tutti.

 

- Ci sono talmente tante cose di cui potrei parlare… tantissimi motivi per dirvi grazie… non credo di esagerare se dico che questa esperienza mi ha cambiato la vita. Insomma… siete stati grandi. Vorrei poter prolungare questo sogno all’infinito… - la mia voce già cominciava ad incrinarsi e la mia vista ad offuscarsi per le lacrime.

George mi diede una gomitata e mi porse un fazzolettino roteando gli occhi, come esasperato dalla mia emotività, ma con un sorriso – quel sorriso – stampato sulla faccia, provocando una risata generale che smorzò un po’ la drammaticità del momento. Risi anche io, ormai gocciolante, soffiandomi il naso.
 

- Insomma – ricominciai, dopo essermi ripresa – è stato incredibile, lo ripeterei mille volte. E naturalmente spero di tornare spesso a trovarvi, intanto casomai voleste venire in Italia vi assicuro che abbiamo alloggi per gli ospiti comodissimi, alla Insula Incantii, e sarete sempre i benvenuti. Thank you so much!

Quasi subito scoppiai di nuovo a piangere e ridere nello stesso tempo. Abbracciai un po’ tutti molto forte, e la festa riprese. Ricominciò la musica, la stanza riprese a girare…
 

 
*

 

- Sveglia Sid. La festa è finita.

Una voce lontana, proveniente da un altro universo, mi chiamava. Il vento forte mi dondolava sull’amaca, a tratti in maniera più brusca. Ad un tratto con un forte strattone l’amaca si spezzò ed io piombai a terra, sul tappeto rosso ed oro della Sala Comune di Grifondoro.
Mi stropicciai gli occhi, sbattei le palpebre, confusa.

 

- Possibile che sia sempre io a trovarti addormentata in Sala Comune? – rise George.

Mi guardai intorno. Avevo confuso il sogno con la realtà per qualche secondo.
La Sala era vuota. La festa doveva essere finita da un pezzo. Chissà che ore erano…

 

- Sono le due del mattino. Ehi? Mi segui?

Feci segno di sì con la testa, ancora troppo stordita per parlare.
 

- Bene. Sei crollata sul divano verso la fine della serata, ormai ce ne stavamo andando tutti… io sono risceso giù poco fa e ti ho ritrovata qui. Sai che dormivi nella stessa posizione dell’altra volta?

- Mmh. Uau… - replicai con poco entusiasmo, ancora assonnata.

- Forse è il caso che tu vada a dormire. – constatò.

- Sei una volpe, George – risposi comprendo uno sbadiglio con la mano. Poi gli sorrisi. – è stata una bella serata. Grazie.

- Non c’è di che. Hai intenzione di dormire sul pavimento? – mi tese la mano ed io, aggrappandomi a lui, mi tirai in piedi di scatto, quasi cadendogli addosso.

- Non mi dire che ci stai provando… – sogghignò.

- Scemo. – gli mollai uno scappellotto, ridendo. Poi lanciai un’occhiata agli scalini che portavano ai dormitori, sentendo nello stesso tempo le mie gambe pesanti come piombo. – Forse non mi dispiace dormire sul pavimento… il tappeto è abbastanza soffice.

- Credo che in quell’angolo abbiamo fatto le prime prove con le Pasticche Vomitose.

- Bene, cosa aspettiamo a salire? – replicai, tutto d’un tratto sveglia e scattante.

 Mi offrì il braccio:
 

- Andiamo?

Ci fermammo al solito bivio. Mi guardai intorno: eravamo soli, nella penombra. Attraverso i vetri della finestra filtrava la debole luce lunare. Il mio ritmo cardiaco accelerò. Deglutii piano. Mi alzai sulle punte per dargli il bacio della buonanotte, quando ad un tratto un’immagine catastrofica fece irruzione nella mia testa, seguita a ruota da altri ricordi, paralizzandomi a metà strada: i baci di Nott, Fred che mi diceva “Andrà tutto bene”, il sorriso di George. Che in quel momento mi guardava come se avessi un vaso di Tentacula Velenosa in testa.
 

- Cosa c’è?

- Niente. – mi affrettai a rispondere, e gli schioccai un bacio sulla guancia. Mi volsi verso il dormitorio, ma mi fermai subito dopo. Quando mi sarebbe ricapitata un’occasione del genere? Così mi girai di nuovo verso di lui, e dicemmo contemporaneamente:

- C’è una cosa che non sai.

Il mio cuore perse un battito.
 

- Cosa? – dicemmo di nuovo insieme. E poi ancora:

- Prima tu.

George rise, io emisi una risatina nervosa e lievemente isterica.
 

- Prima tu, insisto. – lo esortai.

- D’accordo. Dunque… come ben sappiamo, a breve tornerai alla tua scuola.

Lo stomaco mi si strinse.
 

- Ma quello che non sai è che, in realtà, noi… ci dovremo salutare un po’ prima.

Provai l’istinto di lanciarmi dalla finestra.
 

- Che vuoi dire?

- Voglio dire che io e Fred lasceremo la scuola un po’ prima. È quello di cui parlavo tempo fa… ricordi? La situazione qui è insostenibile e…

- Quando? – lo interruppi.

- Tra due settimane, più o meno.

- È proprio necessario? Voglio dire… che senso ha?

Aprì la bocca, ma prima che sparasse qualsiasi scusa ricominciai a parlare.
 

- Cosa ti costa rimandare? Insomma… io mi sento morire ogni volta che penso al giorno della partenza, invece tu… tu te ne vai, mi molli qui tra due settimane! – quasi gridai, furiosa.

- Sssh, abbassa la voce! Non è così semplice. Abbiamo un programma che dobbiamo rispettare. Poi sarà troppo tardi, sarebbe un casino. Abbiamo già rimandato la partenza due volte. Dovevamo andarcene prima delle vacanze di Natale, ma…

- Ma cosa? No, non dire niente. Lascia stare. Buon viaggio.

- Sid, non fare così...

Mi fiondai sulle scale, aprii in fretta la porta del dormitorio e mi sedetti ai piedi del mio letto, nascondendo il viso tra le braccia. Che si trattasse di nuovo del karma? No, stronzate, io non avevo fatto nulla di male. Tranne forse l’aver dedicato troppo tempo a Nott. Se mi fossi concentrata solo su George forse saremmo stati insieme. O forse no. A George non sarebbe piaciuta una ragazza pressante. Non era colpa sua, dopotutto, anche se cercavo di attribuirla tutta a lui. Anzi, sì! perché cavolo doveva partire? Non poteva semplicemente sopportare un po’ la Umbridge, come facevano tutti? Forse c’era qualcosa di più grande, dietro. Magari aveva problemi in famiglia. Chi poteva immaginarlo. Fred! Ma certo! Fred poteva! Fred doveva sapere tutto! L’indomani sarei andata a parlare con lui. Ma se George non mi aveva detto nulla, come potevo pretendere che Fred lo facesse? In effetti non gli avevo dato tanto tempo per spiegarsi…
Mi rialzai in piedi e mi spogliai in fretta. Mi gettai di traverso sul letto, fissando il baldacchino rosso.
Un batuffolo di polvere cadde quasi sulle mie labbra, lo spinsi via con un soffio.
Mi portai la mano alla bocca, come per controllare che fosse tutto apposto. Seguii il contorno delle mie labbra con due dita. Nott mi aveva baciata. Forse perché aveva ancora un briciolo di dignità, non aveva nemmeno messo la lingua. Avvampai e mi coprii la faccia col cuscino.
Stupido Nott… perché usare una la Pozione? Per insicurezza?
Le serpi sono pronte a tutto per ottenere ciò che vogliono…
In ogni caso, con me aveva chiuso. Pensavo che si sapesse controllare, invece si era dimostrato egoista e volubile come un bambino. Anche se c’era stato persino un istante, a metà tra il momento in cui volevo ucciderlo e quello in cui mi aveva baciata, in cui lo avevo trovato dannatamente attraente e avrei voluto rispondere e abbandonarmi alla sensazione di oblio del momento. Ma era durato un istante, non di più.

 

  
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