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Autore: AnonimaKim    22/04/2012    3 recensioni
La ragazza,ha poco più di sei anni quando la sua famiglia viene brutalmente uccisa dalla Mafia. Rimasta sola,coltiva in se stessa il desiderio di vendetta verso i tre assassini e giura di trovarne uno ad uno,vuole ucciderli.
La giovane ragazza crescerà,imparando le sofferenze del mondo,e perdendo la donna che l'aveva tirata su come una figlia. A quattordici anni,Courtney è di nuovo da sola,ma non si da per vinta. La ragazza farà conoscenza con due ragazzi poco più grandi di lei,che la aiuteranno a scovare tutti gli assassini dei suoi genitori.
Ma non sono gli unici
Incontrerà qualcun'altro,qualcuno che farà capire a se stessa,di essere molto più di una assassina vendicatrice.
Una ragazza,capace di amare
Dall'ultimo capitolo:
[A quel punto mi bastò solamente lasciarmi trasportare da quella dolce tortura che forse,avevo sottovalutato troppo in quella mia vita.
Quella notte aveva scalato la vetta delle più belle dalla mia vita,anche solo quando lui aveva posato quelle sue labbra calde sulle mie.
Pazza,completamente pazza...
Completamente innamorata...]
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Heather | Coppie: Duncan/Courtney
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Oddio,ho dovuto cancellarlo e ripubblicarlo-!!!!!! Scusate!! Ho fatto un casino perché invece di Duncan compariva un certo Dave,che poi sono la stessa persona ma…. È una storia lunga insomma!
 

 
Ancora mille scuse per il ritardo,ma purtroppo non siamo decisamente in un periodo in cui ho molto tempo libero,mi devo arrangiare.
Apparentemente non è un capitolo al top,ma la fine è particolarmente importante.
Non anticipo nient’altro ….
Un bacio,
AnonimaKim

 
 

Compleanno
parte 1°

 
 
 
 
Sangue,
Il sangue colava sul terreno,mentre il corpo di John se ne stava appeso,lì in alto,mentre l'alba sorgeva.
L'alba
Buon compleanno Principessa
Questo è quello che mi avrebbero detto i miei genitori,mia madre mi avrebbe portato la colazione in camera e mio fratello Sam si sarebbe rovesciato addosso il latte.
Quello è quello che mi avrebbe detto Kassie,lei mi avrebbe preparato la torta al cioccolato e avremo giocato tutto il giorno a poker cercando mi migliori modi per imbrogliare,mi avrebbe fatto bere un goccio di Vodka,che mi era vietato categoricamente.
E invece questa volta,ero io.
Solo io
E questo mi fece ricordare di essere sola.
Avevo piantato i chiodi nel corpo di John,e ora se ne stava appeso ad una croce,lo osservavo.
Non mancava tanto,poco ancora e poi tutto sarebbe finito.
Sapevo che non avrei mai avuto pace,ma perlomeno quei bastardi avrebbero avuto quello che si meritavano:
Morte
Ma ecco che un'altra domanda si faceva largo nella mia mente:
Come diavolo avrei fatto ad uccidere il capo della Mafia Americana?
Era stato lui,ad architettare tutto,voleva morto mio padre e la sua famiglia,e lui c'era quella notte.
Doveva morire,ma sapevo cosa rischiavo. Mi stavo andando a cacciare in una missione suicida,perfino per me,il che non era il massimo,seriamente,sembrava che volessi suicidarmi.
Dovevo agire di nascosto,non potevo buttarmi nella mischia,anche perché Varon Shilden avrebbe potuto scoprirmi,capire le mie intenzioni.
Era così che sia chiamava quel bastardo.
Il miei pensieri furono interrotti dallo squillo di un cellulare a cui non diedi peso,ero troppo concentrata a guardare il cadavere di John. Sentì Duncanaprire la connessione,ma non rispose,sembrava come preso dalla mia espressione.
Poi chiuse,dopo aver ascoltato delle parole a me incomprensibili al telefono.
-” Heather e Al “- mormorò -”Dobbiamo tornare a Seattle”-
E dovevamo farlo in fretta.
Annuì e lo seguì giù per la collinetta,in lontananza,scorsi la macchina di Al.
Sorrisi,
Due fuori
 
 
 
Guardavo il soffitto della mia camera,erano le 12:15 l'ultima volta che avevo
guardato l'orologio. Non pensavo a niente,solo a svuotare la mente. Me lo aveva insegnato Kassie,quando ero frustrata,dovevo solo rilassarmi,e cercavo di farlo.
Sentì bussare alla porta
“come non detto” pensai seccata. Sbuffai e cercai di ignorarlo.
Ignorai anche la seconda volta che questo accadde,circa cinque secondi dopo.
-”SonoDuncan,aprì”- sentì dall'altra parte della porta. Perché avrei dovuto farlo? Mi stava seccando,non volevo parlare,tanto meno con lui.
-”Courtney,apri!”-
Corrugai la fronte,irritata. Mi alzai a malavoglia,ma non perché mi andasse di aprire,solo perché ho pensato che poi alla fine sarebbe entrato lo stesso,forzando la serratura che poi sarebbe rimasta rotta e non avrei più potuto chiuderla a chiave e magari sarebbe entrato nella mia stanza.
Il ragionamento fila logico.
Abbassai la maniglia,e me lo ritrovai davanti.
-”Che vuoi?”- gli chiesi acida nel tentativo di levarmelo tra i piedi più in fretta possibile. Mi guardò con quella sua aria da strafottente.
-” E se ti insegnassi ad andare a cavallo?”- restai immobile sulla porta,cercando di assorbire bene quelle parole. Non ne capì a fondo il senso ma decisi di non pensarci troppo su.
-”Chi ti dice che non ne sono capace?!”- ribattei. Ma infondo aveva ragione. Fece le spallucce,fregandosene altamente della mia risposta.
-”Abbiamo tutti bisogno di una pausa,andiamo a fare un giro a cavallo,io e te,e torniamo sta sera”- me lo aveva spiegato come se mi stesse invitando a cena e poi mi stesse dicendo che mi avrebbe portato a casa sua. In genere questo tipo di proposte “per passare il tempo” non si facevano con quel bastardo sorrisetto malizioso sulle labbra. Ma infondo aveva ragione,dovevo fare una pausa e poi non poteva accadere niente finché io non volevo,cosa che non sarebbe mai successa, ma questo adesso non è il punto.
Sospirai
-”Ci sto”- concordai con tono basso e pacato -”quando incominciamo?”- chiesi poi. Sorrise,al suo modo. Cercai di non fare caso al doppio senso che di sicuro lo aveva colpito.
-”Subito”-
Non finirò mai di dirlo:
Che idiota!
 
 
 
 
-”È troppo alto!”- tentare di salire su quel bel cavallo nero,è impossibile. Cercai ogni possibile modo per salire,ma con scarsi risultati,anzi,direi pessimi. Duncanintanto mi guardava con un sopracciglio alzato,appoggiato alla parete della scuderia,sembrava quasi che mi stesse prendendo in giro. Mi arresi,era inutile farlo da sola. Si era offerto di aiutarmi,ma non appena mi si era avvicinato troppo,avevo detto che ce la facevo da sola...
Come no! Infatti dopo tre secondi sono salita senza problemi!
Sbuffai,non era valido che ce l'avesse sempre vinta lui Maledizione!
-”Vuoi una mano?”- mi chiese saccente,e io odiavo quando le persone facevano le saccenti. Ci pensai seriamente,perché ero indecisa se farmi mettere le mani addosso o no.
-”Sia chiaro,è solo perché così si fa più veloci”- mi sarei potuta inventare altre mille scuse,ma in quel momento mi sentì sollevare per i fianchi. Una strano brivido caldo mi aveva invaso le cellule nervose,facendomi sussultare.
La prima volta che qualcuno mi aveva veramente toccata,afferrata in quel modo,e devo ammettere che la cosa non è così spiacevole come avevo immaginato. Mi ritrovai a cavallo,traballavo e avevo la sensazione di scivolare da una momento all'altro,non riuscivo a staccare le mie mani dalle sue spalle.  Lo sentì ridere.
-”Metti i piedi nelle staffe”- mi spiegò,cercai di lasciarlo,aggrappandomi alla sella del cavallo. Misi i piedi nelle staffe e mi sentì stranamente più stabile. Mi diede una leggera pacca sulla schiena,ricambiai fulminandolo con lo sguardo.
-”La schiena dritta”- continuò mentre era sull'orlo di una risata cronica,e questo dava alquanto fastidio.
-”Afferra le redini”- me le porse,e gliele presi di mano.
-”E adesso?”- chiesi,segretamente preoccupata se devo dire la verità. Non rispose,si limitò a prendere le redini del suo cavallo,marrone cioccolato,con delle sfumature bianche sul muso,e a salirci senza alcuna difficoltà. Ne rimasi quasi sbalordita,un delinquente che va a cavallo. Giuro,questa non me la aspettavo.
-”Possiamo andare”- disse mentre si allineava a me. Mi porse un caschetto nero,dicendomi che le prime volte era meglio se lo mettevo,non si sa mai. Lo misi senza troppi problemi.
-”Dai un lieve colpo con i talloni al cavallo per farlo partire”- mi spiegò mentre faceva quello che aveva appena detto,il cavallo color cioccolato comminò in avanti abbastanza velocemente fermandomi all'entrata della scuderia. Duncanmi fece cenno di venire. Mi sentivo un po' come se stessi appena imparando a camminare. Lo imitai,e devo dire che non fu troppo difficile,certo,non partì spedita come lui ma di sicuro è un buon inizio.
Il cavallo traballava,e certe volte avevo l'impressione di cadere,ma dovevo ammettere che era alquanto rilassante passeggiare in quel sentiero nel bosco. Era una giornata bellissima,non una nuvola in cielo,e questo era piuttosto strano perché ha sempre,sempre piovuto al mio compleanno. Guardando il cielo,pensai che fosse dello stesso colore degli occhi di Duncanma quando lo guardai ancora,capì che i suoi potevano essere ancora più chiari,e molto più belli. Io dovevo smetterla di fantasticarci troppo,sembravo una bimbetta innamorata,e ovviamente,di lui non poteva interessarmi di meno. Come o già detto,se siamo fortunati ha un “Qui”* pari a 0,00000000000000001,già, “1” se siamo baciati dalla fortuna. Era un ragazzo decisamente irritante,seccante,presuntuoso e per di più era una sottospecie di maniaco,anche se sapevo bene che c'era molto peggio. Ma che ne sapevo,infondo,non avevo idea di come si sarebbe comportato con una qualsiasi altra ragazza che non fossi io,forse non osava tanto perché gli facevo “paura” e questo,ovviamente,è un bene …
Il vento mi accarezzava i capelli,mi irradiava il viso,bello starsene lì,il tempo perde la sua ragione.
Duncan si fermò improvvisamente e scese da cavallo,mi fermai anch’io,restandone per un secondo perplessa.
-“che fai?”-
-“ Non sarebbe il caso di fermarci a mangiare qualcosa?”- la sua mi sembrava una domanda retorica. Scesi,ma per poco non caddi con il sedere per terra,mentre lui tirava giù dal baldacchino uno zainetto,che doveva essere quello del pranzo. Mi aiutò a legare i cavalli non troppo lontano e poi mi invitò a sedermi ai piedi di una quercia.
-“Tramezzini al formaggio”- annunciò passandomi una bustina di plastica. Mi piaceva il formaggio. Scartammo i panini e mangiammo in silenzio,e ciò non mi dispiaceva affatto. Ma devo dire che mi faceva strano non sentirlo parlare,vederlo assorto,anche se avevo una minima idea,suo padre era morto sotto i suoi occhi,insomma,fa uno strano effetto,ma poteva anche essere altro. Smisi di pensarci quando mi resi conto che stavo cercando un modo di tirargli su il morale,ma infondo …. A me,che me ne fregava di lui?
-“Sei silenziosa”- notò quando ebbe mandato giù l’ultimo dei bocconi del tramezzino. Per me era normale,era lui ad essere strano oggi.
-“Non ho voglia di parlare,e neanche tu”- risposi. Lo sentì abbozzare un sorriso,e realizzai che doveva piacergli quando rispondevo così,non avevo incontrato molte persone che sapessero apprezzare il mio strano carattere. Ma questo ovviamente non c’entrava assolutamente niente.
-“Ah,Merda!”- esclamò improvvisamente lui alzandosi di scatto. Lo guardai perplessa.
-“cosa c’è”-
Si massaggiò la schiena e intuì che doveva aver urtato qualcosa,guardai il tronco dell’albero.
Corrugai la fronte,sfiorando con le dita la superficie dove sporgeva una piccola lama,che una volta doveva appartenere a ….
Mi tremarono le gambe,il cuore mi accelerò a mille,mi chiesi quanti kilometri avessimo fatto a cavallo.
Mi alzai di scatto e corsi via,lontana da quel sentiero.
Mi sentì chiamare da Duncan,e ebbi la sensazione che mi stava seguendo.
Io non mi fermavo,correvo,e non mi fermavo. I respiri si fecero pensanti,veloci e irregolari
Ma il mio cuore si fermò quando davanti a me,si aprì una piccola radura ….
 
                                                                            E una piccola baita
                                                                   Che non avrei mai potuto scordare
 
 
Qui* _ Quoziente intellettivo (XD)
 
 
  
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