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Autore: AnonimaKim    24/04/2012    2 recensioni
La ragazza,ha poco più di sei anni quando la sua famiglia viene brutalmente uccisa dalla Mafia. Rimasta sola,coltiva in se stessa il desiderio di vendetta verso i tre assassini e giura di trovarne uno ad uno,vuole ucciderli.
La giovane ragazza crescerà,imparando le sofferenze del mondo,e perdendo la donna che l'aveva tirata su come una figlia. A quattordici anni,Courtney è di nuovo da sola,ma non si da per vinta. La ragazza farà conoscenza con due ragazzi poco più grandi di lei,che la aiuteranno a scovare tutti gli assassini dei suoi genitori.
Ma non sono gli unici
Incontrerà qualcun'altro,qualcuno che farà capire a se stessa,di essere molto più di una assassina vendicatrice.
Una ragazza,capace di amare
Dall'ultimo capitolo:
[A quel punto mi bastò solamente lasciarmi trasportare da quella dolce tortura che forse,avevo sottovalutato troppo in quella mia vita.
Quella notte aveva scalato la vetta delle più belle dalla mia vita,anche solo quando lui aveva posato quelle sue labbra calde sulle mie.
Pazza,completamente pazza...
Completamente innamorata...]
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Heather | Coppie: Duncan/Courtney
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Sono una rimbambita!!!! Ri-ri pubblico questo capitolo,perdonatemi!!

AnonimaKim

 

 

 

Compleanno

Parte 2

 

Il Passato

 

 

Il cuore,batteva come un tamburo.

Il respiro,mi venne a mancare

Le gambe,le sentivo molli

Il vento,rendeva tutto più vero

Gli occhi,sgranati

Le braccia,lasciate cadere lungo i miei fianchi

Il mio labbro inferiore,quasi tremava

-”Courteny!”- mi sentì chiamare,ma non risposi,continuavo a guardare dritta davanti a me. Era una piccola baita di legno,nel bosco.

Proprio come la ricordavo

Le Edere erano cresciute però,ricoprivano tutta la casa,era abbandonata da anni. Chiusi gli occhi,mentre mi facevo accarezzare dal vento sottile,ormai estivo.

Dei passi dietro di me,ma non mi voltai. Aprì gli occhi invece,camminando lentamente verso la porta d'ingresso.

Mentre si faceva più vicina,il mio cuore accelerava.

Salì lentamente gli scalini di legno,scricchiolavano sotto i miei piedi,quasi come se volessero cedere da un momento all'altro,ma mi ritrovai sulla soglia della porta,senza che neanche ci avessi fatto troppo caso. Guardai la porta di legno,indecisa.

Mi chiedevo,cosa avrei provato entrando lì dentro. Era cambiato qualcosa dall'ultima volta?E le macchie di sangue?L'odore?Erano ancora lì dopo quasi nove anni?

Quante cose erano cambiate in nove anni

Voltai lo sguardo,non troppo lontano da lì,l'albero da dove ero caduta. Era più grande di come lo ricordavo,la sua folta chioma di foglie veniva scossa dal vento,e mi chiesi se lì ci abitassero ancora i passeri. Scossi piano la testa,la cosa era impossibile,dopo nove anni.

Uffa,perché non posso salire!?” si lamentava la bambina,la donna accanto a lei alzò gli occhi al cielo.

Sarai brava quanto ti pare,ma quello è troppo alto” aveva detto lei,e si era allontanata. Quando la bambina fu sicura che la madre fosse rientrata nella piccola casetta di legno,si rimbocco le maniche e provò salire. Ma la cosa,non si era conclusa bene

 

Un lieve sorriso comparve sulle mie labbra,per poi svanire,non appena mi decisi a posare la mano sulla maniglia.

Non fare la codarda” mi ripetevo con uno filo di voce impercettibile. Io non avevo paura di niente.

Non avevo paura del passato.

Spinsi la porta in avanti,e davanti a me,troppe immagini si pararono davanti.

Un crampo al cuore,

Il letto

Le macchie di sangue ormai secche

Il tavolo

L'armadio

I crampi al cuore si fecero molto più forti,così tanto che avrei voluto urlare dal dolore.

E anche quella volta,gli occhi mi pizzicarono,e volevo piangere

Le mie gambe cedettero,caddi a terra,sul legno che mi sembrò perfino caldo. Le mani,mi tremavano così forte che poteva essere un effetto involontario,mi sentì il naso tappato,gli occhi lucidi.

Sentivo le voci della mia famiglia

Mi chiamavano

Un dolore lancinante,uno sguardo verso quell'armadio.

Non mi ero mai sentita tanto sola,in una stanza,dove urlavo,e nessuno sentiva la mia voce,o almeno,qualcuno c'era.

Dei passi vicino a me.

-”Io ci sono già stato in questo posto”-

Quelle parole,mi risuonarono quasi assurde,eppure,era troppa la serietà con cui le aveva pronunciate. Mi diede il tempo per riprendermi,e ricacciare dentro le lacrime che minacciavano di scendere lungo le mie guance.

-”Come?”-

Mi rialzai,il suo sguardo,era rivolto all'esterno della casa.

-”Courtney,io qui ci sono già stato”- era troppa la sua convinzione.

-”Nessuno sapeva dove io e la mia famiglia si nascondeva”- spiegai,ma non sembrò darmi retta. Poi mi guardò,il suo sguardo era quasi sofferente. No,lui non poteva essere la stessa persona che avevo conosciuto in quel riformatorio.

-”Era quella notte,la notte in cui mio padre uccise mia madre,e penso che non fosse l'unica sua vittima di quella sera”-

Capì,in un millesimo di secondo,il cuore mi si fermò. Lui sospirò.

-”Avevo nove anni,appena compiuti. Mia madre e io eravamo a casa,poi mio padre è arrivato,e ha detto che mi voleva portare via. Mia madre si è opposta ma non c'è stato niente da fare,l'ha uccisa e mi ha portato via,mentre cercavo di scappare da lui. Mi ha caricato in macchina,e insieme ad altre due persone siamo andati via. Pioveva quella notte,a dirotto. Ha parcheggiato la macchina,proprio lì”- con il dito indicò un punto preciso all'estero della casetta,della mia casetta.

-”Ho sentito degli spari,e delle urla. Poi è tornato in macchina e mi ha detto che questo era essere veri uomini. Poi,sono scappato,e ho vissuto con mio zio Dean per un po'. Il resto lo sai”- Sospirò ancora,il suo viso si modellò in un sorriso sghembo. Io lo guardavo.

Era lì,lui era lì quella notte.

Quella notte,non solo io ero rimasta da sola.

 

 

 

 

All'alba di ogni giorno,della tua vita il viso cambiare;

Dove i tuoi sogni si avverano,e ogni tuo desiderio espresso si penserà,lì;

Lì troverai,come il sole che riflette ,sul fondo dell'anima quello che ti ho promesso

 

Sembra difficile,ma non lo è.

È Impossibile

Sono queste le parole che mi rimbombano in testa,mentre me ne stavo rannicchiata vicino a quell'armadio. Volevo quello che mio padre mi aveva promesso,ma inutile dire che la cosa era impossibile.

-”Ti piacciono gli indovinelli?”- alzai il capo,lui era dall'altra parte della stanza,osservava assorto le macchie di sangue. Si girò verso di me,corrugò leggermente la fronte con aria perplessa.

-”Non ho questo genere di dedizioni,in genere”- rispose,con un tono un po' scettico. Come se stessi delirando o qualcosa del genere. Sospirai,sapevo che da sola non ce l'avrei mai fatta.

-”E se provassi?”- continuai,ormai,dovevo essermelo perso. Fece le spallucce.

Glielo dissi,lentamente,cercando di scandire bene le parole. Con mia grande sorpresa restò serio,o almeno,no granò gli occhi come se stessi parlando in cinese. Sembrò che ci stesse pensando sul serio. Si sedette accanto a me,io continuavo a guardare speranzosa il suo volto.

-”Mio zio Dean aveva la passione per queste cose,mi ha insegnato qualcosa su come risolverli”- Mi trafisse con quei occhi azzurri,che accennavano ora una luce ironica. Aveva catturato in pieno la mia attenzione,posai una mano sotto al mento,facendoli segno di continuare. Accennò un sorriso.

-”Dobbiamo dividere gli indizi. Il primo: “All'alba di ogni giorno,della tua vita il viso cambiare””- Continuavo ad osservarlo,mentre pensava. Lo stesso cercavo di fare anch'io,dovevo andare a parare da qualche parte,perlomeno dovevo fare finta di seguire il suo ragionamento.

-”Potrebbe significare il tempo che passa”- azzardò -”Un posto dove lo scorrere del tempo si identifica maggiormente”- dal suo tono di voce,sembrava essere sulla strada giusta.

-”Lo scorrere delle stagioni magari”- aggiunsi io,ma per lo più era una domanda. Scosse la testa.

-”Per me,è uno specchio. “Il viso cambiare” dice”- mi rivolse un sorriso,dovetti ammettere che aveva ragione. Wow

-”Poi,Il secondo: “Dove i tuoi sogni si avverano,e ogni tuo desiderio espresso si penserà””- Cominciai a provare a ragionare anch'io,ma non mi veniva in mente niente.

-”Un posto dove si esprimono i desideri”- feci eco ai miei pensieri.

Improvvisamente,qualcosa balenò per la mia testa.

-”Un pozzo”- sgranai gli occhi e lo guardai -”Il pozzo dei desideri”- Restò piacevolmente sorpreso dal mio colpo di genio.

-”Esatto!”- concordò. Mi stavo divertendo.

-”E ancora,l'ultimo: “Come il sole che riflette....sul fondo dell'anima””-

-”Il sole,che riflette sullo specchio,quello di prima”- dissi ad alta voce,euforica.

-”Magari il nostro specchio non è di vetro”- disse lui -”Potrebbe essere uno specchio d'acqua!”- e quella risposta mi sembrò fin troppo logica. Ci alzammo in piedi,io ormai fremevo.

-”so dove si trova!”- Corsi fuori dalla casetta,correndo verso est,mentre sentivo Duncan starmi dietro.

-”Ma dove cazzo vai adesso?!”- risi della sua ingenuità. Per lui era solo un indovinello,per me,era molto di più.

-”Il pozzo!Io e mio padre ci buttavamo le monetine dentro”- urlai. Davanti a me,il grande pozzo si faceva largo tra i cespugli. Gli fui davanti,e mi affacciai nel punto in cui una volta lasciavamo cadere il secchio per prendere l'acqua. Vivevamo un po' all'antica,ma a me piaceva.

Non potevo fare a meno di sorridere. Duncan mi fu accanto in un attimo.

-”Ma qui non c'è acqua”- commentò guardando nella mia direzione.

-”Ma una volta sì”- risposi io -”Deve essere infondo al pozzo,non è affatto profondo,saranno al massimo cinque metri,io e mio padre una volta sia scesi”- Alzò un sopracciglio.

-”Ora mi spieghi anche come hai fatto,e magari cosa stiamo cercando”- alzai gli occhi al cielo,troppo felice per potermi arrabbiare. Presi la corda del secchio che era legata lì vicino,la legai ad un albero e provai a scendere. Duncan se ne restò lì a guardarmi con un'aria alquanto scettica,ma non mi stupisce. Scesi,fino a quando toccai la superficie umida infondo. Trovai solo un grande cofanetto,lungo circa come il mio avambraccio e alto quattro dita.

Lo avevo trovato.

Risalì su senza troppi problemi,quando uscì dal pozzo ero tutta sporca di fango,Duncan mi guardava ancora in quel modo. Poi guardai il cofanetto,e notai che aveva una chiusura a combinazione. Sopirai e lo misi per terra,sedendomi in ginocchio vicino all'oggetto. Duncan si sedette vicino a me.

-”Serve una combinazione. Forse devo contare tutte le lettere dell'indovinello oppure devo...”- non finì la frase. Con un colpo provocato dal suo piccolo coltello,Duncan aveva rotto la chiusura.

-”Amali estremi,estremi rimedi”- commentò ridendo,e contagiò anche me. Lo aprì e mi si riscaldò il cuore.

Non era un pugnale,non era una spada. Forse era entrambe,nella metà,una piccola spada.

Bellissima.

L'elsa era proprio come la ricordavo,ma la lama era molto più appuntita,o almeno così mi parve. C'era un biglietto,lo aprì,sapevo che era di mio padre.

 

Mia cara Courtney,

Ero sicuro che lo avresti trovato,sei una ragazza intelligente,sveglia,non ho mai dubitato di questo. Sono sicuro che ora sarai un po' più grande di prima,ma sarai sempre la nostra piccola principessa. Adesso,magari,potremo festeggiare tutti insieme,Ginn farà la nostra cara torta di fragole,ma sta volta non permetteremo a tuo fratello di mangiarsi tutto no?!

Ti aspettiamo a casa,vedi di non fare tardi. Domani ti insegnerò qualcosa ti va?!

Ti voglio bene

 

Jack

 

Chiusi il biglietto,sorridendo. 

  
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