allora…premetto 1 cs…qst sto era nata come epilogo di
an’altra, ma siccome non mi convinceva l’ho lasciata da parte…ieri l’ho
sistemata ed ecco qui una one-shot su D/G!! dovete però immaginare soltanto un
cosa: k Draco e Ginny hann passato un periodo di tira e molla…bah ditemi k ve
ne pare!!ah i testi delle canzoni sono dei MUSE!!
Non lasciarmi mai
“La neve scendeva copiosa e il cielo era di color
grigio pallido, che accecava la vista. I rami spogli degli alti abeti tremavano
per il vento gelido e la temperatura rigida.
Ginny osservava malinconicamente fuori dalla finestra
verso il parco, che ora appariva come un’immensa distesa uniforme.
Tutto sembrava tranquillo.
Eppure non lo era. Ginny lo sapeva.
Lo sentiva.
Era nell’aria.. Una strana sensazione, che non
riusciva a spiegarsi.
Era come se stesse precipitando nell’oscurità.
Stava aspettando lo schianto.
Sapeva che sarebbe arrivato prima o poi.
Ma ora era sospesa.
Sospesa nella sua mente dove nessuno poteva
raggiungerla.
Nemmeno l’oscurità.
I giorni prima tutto era stato perfetto.
Forse anche troppo.
Ma se ne era resa conto soltanto allora.
E sapeva che era troppo tardi.
Senza accorgersene era stata spinta nel precipizio.
E ora stava precipitando.
Una luce fioca in lontananza.
La fine.
-Ginny…?-
Ginny aprì lentamente gli occhi, che senza
accorgersene aveva socchiuso.
Piegò da un lato la testa e sorrise a Ron.
Un sorriso assente.
-Ginny…è meglio se ti siedi…-
Ginny spostò lo sguardo su Hermione, gli occhi gonfi
per il pianto.
Si sedette e li osservò senza espressione sul volto.
Non aveva paura. Non piangeva.
Era tutto il pomeriggio che si preparava allo
schianto.
Non avrebbe avuto paura. Non avrebbe pianto.
-Harry…-
-…-
-Harry…è…-
-…-
Ron incapace di continuare, si voltò verso Hermione,
cercando un appoggio.
-Harry è…-
Hermione trasse un respiro e cominciò a parlare, ma
con sua sorpresa, Ginny terminò la frase con voce flebile.
-…morto…-
Harry. Morto.
Harry. Morto.
Harry. Morto.
Le sue stesse parole le rieccheggiarono nella mente,
assordandola.
Harry è morto.
Hermione e Ron attesero una sua qualche reazione,
senza chiedersi come avesse potuto saperlo.
Una qualsiasi reazione, che provasse che Ginny c’era.
Ma Ginny non c’era.
Rimase perfettamente immobile.
Harry è morto.
Voltò la testa e tornò ad osservare la neve, che
copiosa scendeva e ricopriva ogni cosa.
I due rimasero lì per molto tempo, come se soltanto la
loro presenza potesse esserle di conforto.
Ma non sapevano che Ginny aveva trovato la fine del
precipizio.
Aveva terminato la sua caduta.”
Ginny si svegliò ansimante. Il viso rigato di lacrime.
Un sogno.
Uno stupidissimo sogno.
Si asciugò le lacrime e si rigirò nel letto. Chiuse
gli occhi.
Silenzio.
Impose al suo cuore di rallentare il battito, che le
assordava le orecchie.
Silenzio.
Troppo silenzio.
Aprì di scatto gli occhi.
Nulla.
Il posto accanto a lei era vuoto.
Allungò una mano sulle lenzuola e notò che erano
ancora tiepide, segno che si era appena alzato. Doveva essersi svegliato
sentendola piangere.
Lui odiava quando lei piangeva.
Si asciugò le ultime lacrime che imperterrite le
scendevano sul viso e si alzò.
La stanza era immersa nella più totale oscurità.
Avanzò alla cieca fino alla porta, poi attraversò il corridoio, cercando di non
far scricchiolare le assi di legno del pavimento.
Molto probabilmente lui era di là.
Entrò silenziosamente in cucina. Nessuno.
Le mattonelle erano ghiacciate e il freddo le percorse
il corpo.
Si strinse il petto sfregando le mani sulle spalle.
Dalla finestra entrava un fascio di luce arancio del
lampione della strada che conferiva alla stanza un aspetto sinistro.
Ginny rabbrividì.
Si avvicinò alla finestra e osservò fuori.
Londra era ricoperta da un sottile manto di neve, che
cadeva ininterrottamente dalla sera precedente. La Londra babbana era in
fermento anche di notte. Qualche temerario passeggiava ancora lungo le strade
scomparendo in strette viuzze non illuminate.
L’atmosfera era strana.
Chiuse gli occhi e si immaginò com’era fino a pochi
anni prima.
Una bambina.
Ed era cresciuta perdendo le persone a cui teneva di
più. Coloro che lei amava.
Morti o andati.
Sentì una presenza dietro di lei. L’unica persona che
le aveva sempre guardato le spalle.
Braccia che la strinsero. Quelle braccia che l’avevano
sorretta quando stava per cadere.
Aprì gli occhi e nel riflesso del vetro vide i suoi
occhi.
Due pozze di ghiaccio che la fissavano.
Gli stessi occhi di quel giorno.
La stessa espressione.
La stessa persona.
Ginny era scappata. Non ne poteva più di vederli. Le
stavano sempre intorno e la guardavano con compassione.
Perché?
Lei stava bene.
Perfettamente bene.
Per quanto una persona può stare bene, dopo che gli è
morto un caro amico.
Era una cosa così strana non volerne parlare? Voler
evitare ciò che le faceva pensare a lui?
Anche se si trattava di suo fratello.
Sì, era una cosa strana.
Ora finalmente era riuscita ad allontanarli per avere
un po’ di tempo per se stessa.
Tutti si meravigliavano per la sua reazione.
E non c’era nessuno nel castello che non dicesse che
prima o poi sarebbe esplosa, perché nessuno può reagire così, o meglio non
reagire come stava facendo lei.
Nessuno evidentemente era Virginia Weasley.
Lei aveva dato ad ogni cosa la sua razionale
spiegazione e ogni singolo evento lo aveva collegato ad una causa. Ginny
pensava che ogni cosa potesse essere spiegata. Soltanto così poteva placare la
sua tristezza.
Perché Harry era morto?
Perché era la persona più gentile e più dolce del
mondo.
E perché pensava soltanto agli altri.
Semplice.
Ognuno aveva trovato un modo per superare l’accaduto,
chi prima chi dopo.
Ron si era sfogato, chiedendosi cosa aveva sbagliato
nella sua amicizia con Harry, affinchè lui morisse. Il fatto che poi Voldemort
fosse stato annientato, secondo lui non centrava affatto.
Hermione aveva concluso l’ultimo dei suoi pianti
isterici dicendo che “ognuno nella sua vita ha il suo compito, e che il destino
per Harry aveva voluto questo”.
Niente di più elementare.
Harry non aveva famiglia, e perciò non c’era stato il
solito piangisteo da parte dei parenti. Anzi, secondo il ragionamento di Ginny,
i signori Potter si erano molto rallegrati dell’accaduto, dato che finalmente
nessuno avrebbe più potuto dividerli dal loro figliolo.
Virginia Weasley aveva stabilito che il modo più
indolore per superare l’evento fosse stata la ragione.
Non aveva bisogno di una spalla su cui piangere.
Non aveva bisogno di nessuno.
E allora perché adesso si trovava nel letto di Malfoy?
Ecco, questo non era riuscita a spiegarselo.
E nemmeno lo ricordava con chiarezza.
Sentiva
soltanto il cuore del ragazzo battere contro il suo orecchio appoggiato
al suo petto.
Sentiva il suo braccio che la avvolgeva e che le
teneva stretta.
Sentiva la sua mano che le accarezzava i capelli, e
poi giù, sulla schiena nuda.
Sentiva le gambe aggrovigliate con le sue.
Sentiva il sudore scenderle sulla fronte.
Sentiva il suo sguardo che la perforava.
Ma stava bene così. Non sentiva nessuna frase di
circostanza, nessuna domanda, nessuna spiegazione. Ed era esattamente quello
che voleva. Anche se ciò non le sembrava apparentemente potersi inserire in un
disegno divino.
Le sembrava piuttosto uno scherzo del destino.
Alzò lo sguardo, si portò all’altezza del suo viso e
gli scostò i capelli umidi dagli occhi.
Lo guardò. Era serio. Rabbrividì.
-io…forse è megl…- disse ritraendosi.
-no- e l’aveva stretta ancora di più.
Attimi di silezio come secoli.
L’atmosfera era elettrica.
-non sono qui per consolarmi…se è quello che credi….-
sussurrò Ginny, rispondendo ad una muta domanda e autoconvincendosi.
-lo so-
Draco guardava lontano, continuando ad accarezzarle
ritmicamente la nuca.
Rifletteva. Ed era una cosa che aveva fatto troppo
spesso negli ultimi tempi.
Quella situazione era al dir poco strana.
Lui e lei.
Senza spiegarsi il motivo.
Insieme.
-Draco?-
Inclinò la testa per incontrare il suo viso. Queglio
occhi blu che lo fissavano intimoriti.
-…-
-…io…-
-…-
-…posso stare qui stanotte?…-
Disse cercando di resistere a quelle lastre di
ghiaccio, che la abbagliavano nel buio della stanza. Distolse lo sguardo.
Lui le prese il viso con la mano in modo da poterla
vedere negli occhi e cercò le sue labbra. Erano salate. Continuò a baciarla.
Quando si staccò, si avvicinò al suo orecchio.
-si- sussurrò.
Quella notte aveva pianto. Aveva pianto tra le sue
braccia. E si era ripromessa di non farlo più.
-stavi piangendo-
Il suo tono era quasi di rimprovero.
Lei si voltò, guardandolo direttamente.
-lo so…mi dispiace-
-anche a me-
Qualcuno aveva
suonato il campanello. Era sicuramente Ron. Aveva da poco scoperto che la sua
adorata piccolina Ginny viveva da sola, in un palazzo insieme ad altri babbani,
che a suo parere erano tutti Mangiamorte maniaci scampati alla cattura, pronti
a farle chissà che.
Nell’ultima settimana era venuto una volta al giorno,
per vedere come stava, diceva.
Soltanto quando si
trovò davanti un corpo atletico, dei capelli biondissimi e degli occhi grigi,
si ricordò che Ron si materializzava, per cogliere di sorpresa il
mal’intenzionato, diceva, e comprese che quello proprio non poteva essere suo
fratello.
E dopo che il suo cervello elaborò che alla porta
c’era Draco Malfoy, riuscì a chiudere di scatto la mandibola, che rischiava
seriamente di raggiundere il pavimento, così come il suo ritegno.
Ginny era senza parole. Il cuore aveva cominciato a
battere all’impazzata.
Si stava agitando.
E non era cosa buona.
Le mancava il respiro.
Come se qualcuno le stesse risucchiando il fiato dal
corpo.
Doveva respirare.
Forse perché Draco si era attaccato alle sue labbra
baciandola con poco romanticismo?
Spiegazione plausibile.
Ma comunque insufficiente per interrompere quel bacio,
che non le era per niente sgradito.
Dovette comunque, e svogliatamente, staccarsi per
esaudire il bisogno d’aria.
Da quanto non vedeva quel ragazzo?
Su per giù due anni. Evidentemente troppi per frenare
ogni contegno.
E doveva ammettere che del ragazzino viziato era
rimasto ben poco.
Quello che le stava davanti era un uomo. Con lo
sguardo di sfida e atteggiamento fiero, ma per quello non ci si poteva proprio
fare nulla.
Era pur sempre un Malfoy!
Dopo il saluto più o meno amichevole cadde un silenzio
di tomba.
-mi sei mancata Ginny…-
Lei sgranò gli occhi per osservarlo meglio: capelli
biondi, occhi come ghiaccio…era proprio Draco Malfoy. Con un po’ meno di
arroganza evidentemente.
Solo in quel momento si accorse che aveva cambiato il
taglio di capelli: non erano più ordinati e completamente immobili, ma erano
più sbarazzini e un po’ più lunghi, e ogni tanto un ciuffo gli cadeva davanti
agli occhi e lui con un movimento impercettibile lo faceva tornare al suo
posto, rendendolo, se possibile, ancora più sexy…
Si rese conto di essere stata ferma come una statua ad
adorare i suoi capelli soltanto quando si ritrovò tra le braccia del biondo che
la stava abbracciando stretta..
Vide come il ciuffo di capelli gli era finito ancora
sugli occhi e, prima che lui potesse farlo da sé, alzò una mano, per
sistemarglielo.
Draco poggiò la mano sulla sua, appoggiandosela alla
guancia.
Avvicinò il viso al suo, fino a quandò potè vedere i
suoi occhi riflessi nei suoi.
-anche tu mi sei mancato…-
Ginny si alzò sulle punte e lo baciò, diversamente
questa volta.
Senza frenesia.
Senza la paura che tutto potesse finire da un momento
all’altro.
Appoggiò la guancia sul suo petto e si lasciò cullare
dalle sue braccia.
-come hai fattoa trovarmi?-
-uhm…ero andato alla Tana, ma lì non c’eri, e allora
sotto tortura mi son fatto dire da tu fratello dove stavi…-
-cosa? ti sbagli…Ron preferirebbe morire piuttosto che
rivelare a te
dove abito…uhm…diciamo che rientri nella sua categoria di “ragazzo poco
affidabile, che è meglio tenere lontano dalla mia piccola Ginny”- disse
ridendo.
Anche Draco sorrise.
-come te la sei passata in questi due anni?-
-intendi com’era il soggiorno tutto compreso ad
Azkaban?- disse cercando di apparire rilassato, ma un’ombra gli scese sul
volto.
Ginny abbassò lo sguardo e si morse il labbro.
-ehi…-
-io…scusami…-
-non preoccuparti…-
Ginny continuò ad evitare il suo sguardo.
-…e tu, da quanto vedo, te la passi abbastanza bene…-
disse guardandosi attorno.
-già…-
Draco la scosse per le spalle e pretese che lo
guardasse.
-Ginny…non preoccuparti…è stato un anno fa ormai…fa
parte del mio passato…ok?-
Ginny annuì, anche se poco convinta.
-ora sono tornato…ora sono qui con te…-
Ginny
si guardò attorno. Casa sua.
Un anno fa ormai aveva trovato, grazie a delle
conoscenze di suo padre, un impiego presso il Ministero. Dopo un anno di duro
lavoro, turni extra, risparmi al massimo e con l’aiuto dei gemelli, era
riuscita a mettere da parte una discreta somma, che le avrebbero permesso una
discreta abitazione.
Ora Ginny, a ventuno anni, dopo una vita da sorellina
minore sempre in pericolo, viveva da sola.
In una casa che lei aveva scelto, e che sentiva sua.
Con la persona che lei aveva scelto, e che sentiva
sua.
-Draco?-
-…-
-non lasciarmi mai-
Ginny si svegliò. Era
l’alba.
Si stropicciò gli occhi contrariata.
Anche la sera precedente non aveva tirato la tenda
alla finestra e ora la stanza era completamente inondata dalla luce mattutina.
La sua vita era stata completamente stravolta. E non
soltanto quella privata ma anche e soprattutto quella casalinga.
Vivere con uomo che non fosse uno dei suoi fratelli si
era rivelato più complicato del previsto.
Finché si trattava di dormirci insieme, ok, nessun
problema, ma gli intoppi arrivavano durante il giorno.
Trovare il bagno occupato, proprio quando si ha più
che mai bisogno di un bagno caldo per scacciare lo stress accumulato durante il
lavoro, era decisamente irritante.
Dover preparare ogni mattina la colazione e sentirsi
dire che Piton avrebbe cucinato meglio, era totalmente esauriente.
E poi arrivare sul punto di svenire alla sera ed
essere forzatamente e non volentieri
costretta a non dormire era decisamente troppo. Senza contare che così si
dimenticava di chiudere la tenda.
Ginny non aveva assolutamente immaginato che il tutto
potesse risultare così difficile. Eppure…
Eppure lo assecondava, non che fosse costretta ovvio,
e non si lamentava, perché infondo era sempre Draco Malfoy, e mai e poi mai lo
avrebbe voluto per casa che puzzava di sudore, mai e poi mai avrebbe ingerito
qualsiasi cosa che avrebbero prodotto le sue mani e mai e poi mai gli avrebbe
detto di no.
E non perché avesse paura di lui.
Semplicemente perché lo amava.
Si voltò nel letto per constatare che il soggetto dei
suoi pensieri (e la causa delle sue occhiaie) dormiva beatamente, per niente
disturbato dalla luce, che per Ginny era accecante.
Si rannicchiò di più contro il corpo del ragazzo.
-grazie per non avermi disturbato eh…- mugugnò quello
ancora ad occhi chiusi.
-era ora…e poi per tua informazione…è colpa tua se non
ho chiuso la tenda ieri sera…-
-non mi sembra che ti importava molto della tenda ieri
sera…-disse malizioso lui aprendo un occhio.
Ginny lo fulminò con lo sguardo e si rigirò nel letto
dandogli le spalle.
Subito lo sentì muoversi e accostarsi a lei.
Cominciò lentamente a baciarla sulla spalla nuda e poi
sul collo.
-…non mi compri così facilmente…- disse lei, cercando
di mantenere un tono serio.
-non ti sto comprando-
Ginny si voltò verso di lui, trovandosi a qualche
centimetro dal suo viso.
-ah no?- disse inarcando un sopracciglio poco
convinta.
-no- disse lui con il sorriso sulle labbra.
-che c’è da ridere?-
-stai diventando come me…-
-cioè, insopportabile e arrogante per caso?-
-uhm…no…irresistibile…- disse lui prima di tuffarsi
nelle sue labbra.
Lei sorrise e poi ricambiò il bacio.
-Draco?-
-mh?-
-cosa hai fatto quando sei uscito da Azkaban?…cioè
io…è passato un anno prima che tu venissi…-
-mi stavi aspettando?-
-ogni giorno…da quando mio padre mi ha detto che
saresti uscito…poi avevo perso la speranza…mi affligevo per niente…non aveva
senso sperare nell’impossible…-
-mi dispiace di averti fatto aspettare tanto…-
Ginny lo guardò invitandolo a continuare.
-…quando sono uscito da Azkaban…volevo venire…da
te…ma…-
-ma?-
Draco si avvicinò ancora di più per parlarle
nell’orecchio.
-avevo paura di trovarti nel letto con qualcun altro…e
non credo che lo avrei sopportato…avrei ucciso prima lui…-
-anche me?-
-si….dopo…-
Ginny continuò ad osservarlo intensamente.
-allora ho deciso di andarmene in giro…ho viaggiato
tra la gente che non sapeva chi ero…tra coloro che non sapevano che sono stato
marchiato…-
-tra i Babbani?…non ci credo…tu?-
-esatto mia cara…io ero sceso tra i comuni Babbani…-
sorrise -…per capire quello che volevo veramente…-
-e cosa volevi?-
-te-
Ginny si aggrappò alle spalle di Draco.
Cercava in tutti i modi di frenare le lacrime che
premevano per uscire.
Nascose il viso nel petto del ragazzo.
Lui detestava vederla piangere.
Soprattutto se era per Harry.
C’era una sorta di gelosia nei suoi confronti.
Ovviamente inutile dato che Harry era morto. Una
specie di rivalità persistente.
E anche lei si detestava quando piangeva.
Era come mostrare al mondo che era debole.
Lei odiava essere debole.
Aveva scoperto
che non portava a nulla di buono, soprattutto perché il mondo è pieno di
persone pronte ad aproffittare di ogni tua distrazione.
Nervi saldi e sempre all’erta.
Eppure in quel momento nulla di tutto ciò valeva per
lei.
C’era Draco.
C’era Draco che ora le teneva il viso tra le mani
obbligandola a guardarlo negli occhi.
C’era Draco che le asciugava le lacrime.
C’era Draco che la guardava duramente.
Lui c’era. Sempre. Comunque.
Ginny deglutì e si calmò. Si asciugò le ultime lacrime
dal viso.
-scusa…- disse frettolosamente, abbassando lo sguardo.
Draco abbassò il viso avvicinandosi al suo orecchio.
-ti fidi di me Ginny?-
Un sussurro.
Un fruscio di corpi che si sfiorano.
Labbra che toccano impercettiblimente il suo orecchio.
Lasciandolo ustionato.
Ginny annuì.
-allora mettiti il cappotto-
Ordine impartito dolcemente.
Ginny, senza capire, senza voler capire, si
vestì.
Lui fece lo stesso.
-cos…?-
-shhh…-
Lui allungò la mano verso di lei.
Ginny accolse l’invito e la strinse intrecciando le
dita con le sue.
Un contatto che la rassicurava. La riscaldava.
Poi solo freddo.
Gelo.
Neve.
Morte.
Ginny strizzò gli
occhi.
Non seppe se per il vento gelido o per le lacrime che
avevano cominciato a scenderle sul viso.
Sentiva ancora la mano di Draco nella sua.
Si guardò attorno.
Perché Draco l’aveva portata lì?
Lei non voleva ricordare.
Senza volerlo fece qualche passo in avanti.
Avanzò tra la neve.
Avanzò tra le lapidi.
Lapidi ovunque.
Morte ovunque.
Pronta ad avvolgerla con il suo gelido abbraccio.
Sembrava vaneggiare.
Tutte le sue convinzioni l’avevano lasciata in un
attimo.
Nello stesso attimo in cui aveva sentito la neve sotto
i piedi.
A stento si reggeva in piedi.
Oscillava.
E piangeva.
Senza vergogna.
Senza paura.
Poi si fermò. E il vento sembrò soffiare ancora più
forte.
-Harry…- sussurrò al vento.
Era sola.
Draco non c’era più.
C’era solo lei.
Harry.
E la neve.
Cadde in ginocchio, sentendo il ghiaccio sulle gambe
nude.
-Harry…-
Lo vide.
Era sdraiato sul pavimento. Come due anni prima.
Doveva salvarlo.
Non poteva lasciarlo morire di nuovo.
Ginny cercò di alzarsi.
Ma più tentava, più sembrava che la morsa del freddo
la incatenasse.
Ed Harry se ne andava.
Sbattè le palpebre. Cercò di mettere a fuoco
l’immagine davanti a lei.
Una semplice lapide bianca, quasi completamente
coperta di neve.
Con una mano liberò la foto dal soffice manto bianco.
Harry era lì e la fissava.
Non sembrava sentire il freddo della neve.
Non sembrava triste.
Sorrideva, come solo lui sapeva fare.
Sembrava star bene.
Ginny liberò completamente la lapide.
Follow
through
[porta
a termine]
Make your dreams come true
[fai
avverare i tuoi sogni]
Don't give up the fight
[non
rinunciare alla battaglia]
You will be alright
[starai
bene]
Cause there's no one like you in the universe
[perché
non c’è nessuno come te nell’universo]
Dai
tuoi più cari amici.
Forse aveva ragione.
Ginny aveva ragione.
Harry ora stava bene.
Erano tutti coloro che aveva lasciato a stare male.
Una cosa soltanto Ginny si rese conto di non aver
capito.
Perché.
Perché Harry aveva fatto tutto da solo? In segreto?
Ovviamente chiunque lo avesse saputo lo avrebbe
fermato. O almeno ci avrebbe provato. Ma tutto era comunque ingiusto e confuso.
Confuso. Ginny era confusa.
Con la vista annebbiata dal freddo cercava di dare un
senso all’insensato.
Come si può vivere con la consapevolezza della morte?
Come si può passeggiare tranquillamente sapendo che da
un momento all’altro di te non sarebbe rimasto che un ricordo?
Un ricordo indelebile.
Ginny concluse che per una volta pensare non avrebbe
portato a nulla.
Che l’unica cosa da fare era andare avanti.
Senza dimenticare, ma senza soffrire.
E se ne era resa conto osservando quelle lettere
dorate adagiate su una semplice lastra di pietra.
Perché sapeva che Harry sarebbe stato felice se lei
fosse stata a sua volta felice.
E mentre si alzava, un sorriso accennato si schiuse
sulle sue labbra.
E dalla foto, Harry sembrava sorriderle di più.
Quando si voltò vide Draco che la osservava affondando
le mani nel giaccone.
Il respiro si condensava in una nuvoletta di vapore.
Nessuna espressione sul volto.
Era in attesa.
Anche lui era sospeso.
Ma Ginny ora aveva trovato la strada.
Si avvicnò e gli prese una mano. La strinse.
Alzò lo sguardo e incontrò quello di lui. Era buio ma
riusciva perfettamente a vedere ogni sfumatura di quegli occhi.
Che non erano del colore del ghiaccio.
In quel momento avevano lo stesso colore della neve
illuminata dal chiarore delle stelle.
Ginny si alzò sulle punte dei piedi e, sempre tenendo
la sua mano, lo baciò dolcemente.
-Gin…-
-shhh…- questa volta fu lei a zittirlo
-grazie Draco…davvero-
Il ragazzo non rispose, ma la strinse più forte.
Le mise un braccio attorno alle spalle e insieme si
allontanarono.
Lasciando orme vicine sulla neve.
Il paesaggio era candido.
Tutto era tornato silenzioso.
Come doveva essere.
Solo lo scricchiolare della neve sotto i piedi.
Due persone che camminano come una sola.
Due cuori che battono come uno solo.
Un solo respiro.
Un solo.
Respiro.
Un solo.
Cuore.
Mai soli.
Insieme.
My
life
[la
mia vita]
You electrify my life
[tu
elettrizzi la mia vita]
Let's conspire to ignite
[complottiamo
per dare fuoco]
All the cells that would die just to feel alive
[a
tutte le cellule che morirebbero solo per sentirsi vive]
I’ll never let you go
[non
ti lascerò mai andare via]
If you promise not to fade away
[se
prometti di non svanire]
Never fade away...
[non
svanire mai…]
Our hopes and expectations
[le
nostre speranze e aspettative]
Black holes and revelations
[buchi
neri e rivelazioni]
Our hopes and expectations
[le
nostre speranze e aspettative]
Black holes and revelations
[buchi
neri e rivelazioni]
Hold you in my arms
[stringerti
tra le mie braccia]
I just wanted to
[volevo
solo]
Hold you in my arms
[stringerti
tra le mie braccia]
Far away
[lontano
da qui]
This ship is taking me far away
[questa
nave mi sta portando lontano da qui]
Far away from the memories
[lontano
dai ricordi]
Of the people who care if I live or die
[della
gente a cui importa se vivo o muoio]
I’ll never let you go
[non
ti lascierò mai andare via]
If you promise not to fade away
[se
prometti di non svanire]
Never fade away...
[non
svanire mai]