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Autore: FiammaRuna    23/04/2012    3 recensioni
...e semmai ti arriverà ciò che ho scritto almeno leggimi...
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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MANI INUTILI
 

Fa freddo, ma Harry se ne sta appollaiato sulla ringhiera dell’osservatorio di Hogwarts immerso nei propri pensieri.
Pensieri non propriamente utili alla sua sanità mentale, o almeno al suo quieto vivere.
Perché ormai a cosa serve pensare? Ormai le loro strade si sono divise e lui non può più far niente per riaverlo.
E’ cresciuto, e non poco. Le sue spalle si sono allargate e fatte più forti; i suoi capelli ribelli sono cresciuti senza ostacoli fino alle spalle e gli occhiali ora così piccoli sul suo naso da uomo sono l’unica cosa che ricorda il ragazzino che è stato dodici anni prima.
Quelli e la cicatrice a forma di saetta ora nascosta dalla frangia nera che si dirama scomposta sul suo viso dai lineamenti ormai marcati. Sorride  tristemente mentre si accarezza la parte interessata.
-Se tu fossi qui…- sussurra al cielo serale mentre le prime stelle iniziano a farsi notare.
[Non cadono mai stelle quando sei lontano e vorrei stringerti.]

“Era una notte del quarto anno. Poco prima della prova del lago.
 Harry non riusciva a dormire e se ne stava all’osservatorio in silenzio osservando le stelle che dipingevano il cielo di una luce quasi innaturale.
Quella notte si sentiva strano… era ansioso per la prova, ma non voleva darlo a vedere ai suoi amici. Non poteva fare la figura del fifone.
Lui era Harry Potter, il bambino sopravvissuto.
 Un rumore lo riscosse dalle sue elucubrazioni notturne per riportarlo alla realtà. 
-Preso!-  sentì quella voce subito dopo essere stato afferrato per i fianchi da dietro.
-Altro che Prescelto!  Ti farai ammazzare domani se non tieni alta la guardia Sfregiato!-
-Lasciami stupido!- si divincolò tra quelle braccia chiare che non accennavano a volerlo lasciar andare.
-Chi hai chiamato stupido, stupido?- soffiarono quelle labbra a pochi centimetri dal suo collo e un brivido lo percorse dall’interno.
Cercò di respirare per non far notare il cambio di velocità del suo battito cardiaco e chiuse gli occhi sperando di essere lasciato solo … no, non voleva essere lasciato solo.
Sperava che rimanesse, ma che non rovinasse quel momento come di suo solito.
Non ricevendo risposta il suo persecutore lo strinse a se.
-Potter …sei morto? - sghignazzò malefico pregustando tale possibilità.
-Stupido…- sussurrò allora senza più voglia di controbattere.
Venne  girato e spinto con la schiena contro la ringhiera.
-Ancora, Potter?! -  questa volta era a due centimetri dalle sue labbra ed Harry deglutì a vuoto. “Respira.” Si ripeteva nella mente mentre strinse i pugni su se stessi per non afferrare quei capelli e tirarli verso di se.
Chiuse gli occhi, ma sapeva che non sarebbe servito a niente, perché sentiva la vicinanza di quel corpo caldo e di quelle labbra morbide.
Quando trovò la forza di riaprirli vide il compagno impegnato ad osservare il cielo. 
-Ehi…- cercò di riattrare l’attenzione su di lui, ma l’altro sorrise.
Un sorriso così dolce. Non uno dei soliti ghigni che apparivano sempre su quel viso bellissimo. Così Harry si costrinse a distogliere lo sguardo da una delle più belle visioni che avesse mai visto per scrutare quello che scrutava l’altro con tanto interesse.
Si voltò dandogli le spalle e subito venne circondato da quelle braccia forti, ma allo stesso tempo tremendamente fragili.
-Belle vero? - sussurrò al suo orecchio con voce emozionata.
Ad Harry si illuminarono gli occhi e non riuscì a trattenere un sorriso a sua volta.
-Si..- sussurrò mentre il biondo poggiava il mento sull’incavo della sua spalla e sospirava.
-Domani andrà tutto bene...- sussurrò a sua volta. Harry sorrise. Sorrise di cuore, perché ora sapeva che sarebbe andata davvero bene, perché lui si fidava del suo compagno. E mentre si stringevano tra loro le stelle continuavano a cadere silenziose come ad augurargli buona fortuna e tanti desideri da avverare…”
 
[I desideri son finiti e ho solo inchiostro e mani inutili …
so che non ti posso stringere però per lo meno posso scriverti …]

 Scarabocchia su quello stesso foglio su cui anni prima aveva tracciato parole mai pronunciate.
Parole importanti che aveva sognato di notte e sentito dentro di se così forti da farlo stare male, ma erano solo parole…
Infila una mano in tasca  e ne estrae un altro pezzo di carta.
L’osserva.
Sorride.
Sospira.
Una foto magica ritrae Lui.
Erano sul lago…
Presto immagini e suoni di quel momento tornano alla mente come se non fossero mai andate via.

[hai già buttato via quella foto dove il vento spettinava i tuoi capelli ed io felice che ti sedevo accanto ?]

“-Potter, non sporgerti! - urlò quella voce così familiare. 
Era il quinto anno ed Harry correva sulla riva del lago e osservava i tentacoli della piovra gigante uscire ad intermittenza dalle sponde del lago.
Quando finalmente si stancò di sbracciare per attirare l’attenzione della bestia, che ovviamene non aveva alcuna intenzione di badare a lui, si diresse verso l’albero dove l’aspettava in silenzio il suo biondino preferito intento a leggere un tomo molto voluminoso e sicuramente poco interessante,  a detta di Harry.
 –Che leggi? - chiese fingendo curiosità.
 –Ti interessa? - risposta fredda come al solito. 
–Si. - mentì con un sorrisone sulle labbra.
Il biondo sbuffò.
 –Allora? Che leggi?? –
*TUMP*
Il libro venne chiuso con una mossa secca e il ragazzo si alzò cercando di rassettarsi il più possibile
–Ricordami perché siamo venuti qui, sull’erba umida, quando potevamo stare in biblioteca e al caldo? - acido.
Come sempre, Harry sorrise e lo tirò giù per una manica. 
–Perché qui non ci disturba nessuno e possiamo stare insieme no?! -
Altro sbuffo dal compagno, che per rassegnazione si era lasciato scivolare con la schiena sul grande tronco d’albero.
Il moro gli si avvicinò sedendosi a gambe incrociate accanto a lui, con uno dei suoi soliti sorrisi stampato in faccia.
La brezza leggera che soffiava lentamente tra loro lo fece rabbrividire.
Il biondo lo guardò tranquillo mentre allargava un braccio per permettergli di accoccolarsi su   lui.
Poi in un attimo, un flash.
Un momento immortalato nella carta.
Un momento che sarebbe rimasto per sempre loro. Unicamente loro.
-Stupido…- sussurrò il biondo e Harry gli sorrise ancora, per poi passare una mano tra quei capelli color del grano…”

[hai già dimenticato la canzone che ti ho scritto 
dove ti racconto l'importanza e l'esigenza che ho di averti accanto]


“Sesto anno. La stanza delle necessità era diventata il loro luogo d’incontro segreto.
Unica testimone della passione che avevano sviluppato i ragazzi l’uno per il corpo dell’altro.
Unica testimone dei loro sentimenti.
Non si parlava in quella stanza.
Il biondo era sdraiato sul letto, che avevano desiderato apparisse per quella notte, a petto nudo. Con una mano si copriva il viso mentre il bruno si metteva comodo accanto a lui  e gli accarezzava un fianco il più delicatamente possibile.
-Sei perfetto…- sussurrò piano, come se avesse paura che qualcuno potesse piombare lì e spezzare quell’armonia, che si era creata tra loro con tanta fatica.
Sorrise al pensiero dei primi anni in cui non si sopportavano.
Un sospiro. Si voltò a guardare il compagno per capire cos’avesse.
-Perché sospiri? - chiese con voce tremante.
Non voleva rovinare quel momento.
-Potter … - sospiro. - vieni qui. – Harry non se lo fece ripetere due volte e si stese accanto a lui, mentre la pelle d’oca si faceva largo sulla sua cute.
Si strinse a quel corpo di marmo e respirò il suo profumo per un po’ senza parlare.
Poi come se niente fosse cominciò a canticchiare.
Il compagno lo guardò come se si fosse bevuto due litri di burro birra, ma Harry continuò imperterrito a cantilenare qualcosa, mentre con l’indice tracciava linee immaginarie sull’addome piatto del ragazzo.
-Canto perché non posso più fare a meno di te…- sussurrò tutto d’un fiato ad un certo punto.
Il biondo s’irrigidì e trattenne il fiato.
Harry capì nello stesso istante che posò il suo sguardo su di lui.
Lui poteva fare a meno di Harry.” 

Una folata di vento freddo gli scompiglia i capelli e lui trema.
Sa di non rabbrividire per l’aria.
Sa, che ormai ogni fibra del suo corpo freme solo per Lui. E si odia. Si odia con tutto se stesso per le scelte che ha fatto in passato.                 
Stupido- si dice da solo mentre le tenebre della notte lo circondano pian piano e i suoi pensieri vagano ancora e ancora.
Allunga una mano verso il niente cercando di afferrare quell’intenso, se pur sbiadito, ricordo.
Sospira.
Non può tornare indietro.
Sa benissimo anche questo.
Il mondo ha ancora bisogno di lui, ma lui di cosa ha bisogno?
La cicatrice non fa più male.
Ormai è come un epiteto scontato sul suo corpo. Qualcosa che tutti si aspettano di vedere, ma che nessuno comprende.
Lui capiva. Lui l’amava. E lui l’ha lasciato andare. Sospira. Non vuole più ricordare, ma il passato torna sempre. 
Scusami …-

[Se mi sono allontanato e stato solo per difendermi dalle tue incertezze, 
ma dentro me so più che certo, che ti amo e vorrei viverti …]

“Settimo anno. Ormai la tensione tra i due si palpava a palmo di mano.
Harry cercava di evitare discorsi sentimentali e la loro relazione andava avanti a sesso e silenzi.
Una sera erano proprio intenti a fare ciò quando si ricordò ancora della reazione del biondo e si fermò. 
-Che hai? - chiese preoccupato l’altro.
-Niente. Non m va più - sussurrò triste mentre lo spingeva via e si rivestiva.
Solo un secondo per guardarlo ancora e poi via.
Il biondo non provò nemmeno a fermarlo, si limitò a sbuffare e a ristendersi sul letto.
Il giorno dopo era come se niente fosse accaduto.
Lui lo inseguì in una pausa tra le lezioni e cercò di concludere quello che la sera precedente era stato interrotto, ma Harry non riusciva a smettere di pensare alla rigidità con cui aveva reagito alle sue dolci parole d’amore.
Il biondo lo bloccò al muro e cercò di limitare i tentativi di fuga del moro, ma dopo la terza volta si scostò e lo guardò con rabbia.
-Ma che ti prende? – ringhiò.
-Niente! Lasciami in pace. - disse freddo e poi se ne andò. 
Anche quella volt, non ci fu alcun tentativo per fermarlo.
Così Harry decise di vivere la sua vita per la sua strada, che eventualmente era separata da quella del suo amore.
Bè infondo accade spesso che le strade si dividano, lui doveva solo farsene una ragione.
L’anno passava e la sua buona volontà per non cedere agli agguati del ragazzo aumentava.
 Il biondo lo cercava, poi lo insultava e poi lo desiderava ancora.
Ed Harry viveva in bilico tra le sue indecisioni, attanagliato tra la voglia di riaverlo e l’orgoglio di non essere usato.”
 
Ormai è notte inoltrata e mentre il gelo scorre nelle sue vene, Harry respira piano. S’arrampica sulla ringhiera e si sporge verso il vuoto. Respira l’aria fredda a pieni polmoni e sorride, ma una lacrima solca la sua guancia.
Si strofina con forza con il dorso della mano e strizza gli occhi.
Non dove essere debole.
La sua debolezza a portato a tuo questo.
Poco importa se lui è il mago che ha sconfitto l’Oscuro Signore, perché proprio l’Oscuro Signore ha distrutto tutto ciò che lui più amava.
Si maledice per la sua lentezza in proposito all’uccisione di pericolosi esseri viventi e sospira.
Chissà cosa sarebbe successo se quella volta non si fosse allontanato.
Sorride al solo pensiero del suo possibile futuro alternativo.
–Ti voglio…-
 
[chissà se a volte capita anche a te  di sbagliare e poi sorridere 
e di arrenderti all'orgoglio anche se sai  dentro te che mi vuoi stringere]

 
“Finita la scuola le loro strade rimasero separate, ma mai quanto in quel periodo Harry perse totalmente le sue tracce.
Era diventata un’ossessione.
Trovarlo.
Vedere come stava. Anche solo per scoprire che si era trovato qualcun altro, ma doveva sapere.
Una sera di dicembre, mentre la neve cadeva lenta dal cielo a ricoprire di un candido bianco ogni cosa, Harry trovò una scia che lo condusse ad un’assurda verità. 
-No…- sussurrò mentre da sotto il mantello dell’invisibilità scorse l’oggetto dei suoi desideri intento a torturare una coppia di babbani.
Bastò quel flebile suono a far distogliere l’attenzione del ragazzo dalle se vittime.
Alzò lo sguardo e si diresse a passo spedito verso il punto dove Harry se ne stava immobile senza parlare.
Era pietrificato da quella visione, anche se sapeva delle tendenze della sua famiglia, mai, mai si sarebbe immaginato che anche Lui, un giorno, si sarebbe ridotto in quello stato. 
-Tsè - ghigna il ragazzo biondo guardando verso di lui.
Non poteva vederlo, eppure, ad Harry sembrò di essere stato messo a nudo da quello sguardo di ghiaccio.
Poi il ragazzo ghignò.
Il bruno si costrinse a non reagire stringendo i pugni.
Quante volte aveva sognato di rivedere quel ghigno malefico?
Quante volte si era svegliato in preda ad attacchi di lussuria solo per aver ricordato quella bocca che si torceva in quella posa irresistibile?
Si morse il labbro inferiore mentre l’altro agitava la bacchetta per lanciare lontano i due babbani, che  finirono contro una parete di cemento.
Il mantello gli si scostò dal braccio sinistro e un flessuoso disegno nero fece capolino nel raggio visivo del giovane Harry. 
“No…non può essere…” pensò e ripensò in continuazione, mentre l’altro si allontana in silenzio per poi sparire senza lasciare traccia.
Come se non fosse mai stato li.
Harry desidera con tutte le sue forze di svegliarsi e rendersi conto che era tutto un incubo, m, purtroppo, era reale. 
Maledettamente reale e non poteva neanche sperare di aver sbagliato a riconoscere persona, perché mai avrebbe sbagliato a distinguere quegli occhi di ghiaccio, grigi come le nuvole prima della tempesta, e di tempesta si parlava visto i lampi che ne erano fuoriusciti.
Lui un Mangiamorte…Lui…”
 
Harry si passa una mano tra i capelli.
Questa notte sta diventando una notte pericolosa, com’ è giusto che sia infondo. Questa notte e fatta per non dimenticare.
Anche se non poteva assolutamente scordare, neanche se si fosse sforzato con tutto se stesso, perché fa ancora male, e continuerà a far male.
Forse può sperare che un giorno il dolore si attenui, ma sa che è un’opzione troppo comoda.
Lui deve soffrire, come gli altri hanno sofferto per lui.
Ma la loro sofferenza l’aveva portato alla vittoria, mentre la sofferenza che ha causato lui in passato ha portato solo disastri.
Catastrofi.
Harry ricorda il momento in cui iniziò a combattere. Seriamente. Fino a quel giorno. Era l’alba quando gli arrivò la notizia. Non poteva crederci.
Tutt’oggi ricorda, che non voleva crederci.
 
[hai già dimenticato l'importanza e l'esigenza che 
ho di averti accanto ?]

 
Passò il tempo ed Harry iniziò a cercare un modo per adempiere a ciò che gli era stato prefissato come obbiettivo: sconfiggere Lord Voldemort.
Il terrore di tutti i maghi.
Il mostro che aveva ucciso i suoi genitori e che aveva portato via dalla sua vita il ragazzo che amava.
Su questa riflessione si fermò un attimo a pensare, visto che non era stato propriamente il Signore Oscuro a spingerlo via dalla sua vita, ma non era quello il momento di perder tempo con quei ricordi.
Si recò nel posto che più gli dava tranquillità al mondo.
L’osservatorio della vecchia scuola.
Aveva il permesso di andarci ogni qualvolta si sentisse troppo stressato e volesse fuggire dai problemi quotidiani.
Quel giorno però non era solo.
-Che ci fai tu qui?! - pronunciò ad alta voce.
-Ti aspettavo. - risposta secca e glaciale.
Harry non poteva, non voleva affrontarlo.
Non in quel momento.
Non in quello stato d’animo.
-Cosa vuoi? - la voce gli tremava appena, strinse i pugni e si avvicinò cauto.
-Combattere. - ad Harry si fermò il cuore.
–Cosa? - chiese tremando visibilmente.
-Che c’è Potter, paura di affrontare il vecchio nemico di scuola? - la voce del ragazzo era sicura, ma ad Harry non sfuggì il leggero tono di malinconia intrinseca in quello che diceva.
-Non mi sembra che fossimo poi così nemici…- disse ormai al limite della sopportazione.
 L’altro ghignò.
Lui esplose.
-Ma cosa diamine ti è saltato in mente?! Perché?! Cazzo perché?! - la sa sfuriata sembrava essere passata inosservata agli occhi dell’ex compagno, che per tutta risposta gli puntò la bacchetta contro.
Harry arretrò.
-No…- sussurrò.
-Combatti! -
-No! -
-Codardo.- Harry rispose all’accusa alzando la bacchetta, ma qualcosa arrestò tutta la decisione del biondo.
Il viso del moro era rigato di lacrime.
Tutte le lacrime trattenute fino a quel punto sembravano come essersi riunite in un solo amplesso di pianto non volontario.
Il ragazzo abbassò la bacchetta  e si voltò.
-Vigliacco!- urlò Harry di rimando, ma il biondino non si voltò nemmeno a guardarlo.
Aveva rinunciato a combattere? Perché?”
 
L’alba. I primi raggi di luce solare dipingono il cielo di mille sfumature calde che gli stringono il cuore.                                        
-Tu diresti che è da femminucce…- sorride tra se e se.
Scende dal cornicione, mette una mano in tasca e ne ritira fuori il foglietto di pergamena.
Fa scorrere lo sguardo su quelle righe.
Inchiostro nero su bianco.
Semplici parole. Parole mai dette.
Alza un braccio e lascia che il foglio voli via dal suo palmo aperto.
Sospira.
È stata una notte di sospiri e lacrime silenziose, ma l’alba è arrivata a ricordargli che lui è ancora vivo e come tale deve andare avanti.
Non importa cosa c’è nel suo passato.
Non importa quanto può aver sofferto.
Doveva vivere.
E ricordare. 
Il foglio ondeggia qua e la verso l’orizzonte e mentre Harry lo guarda sorride.
Passa ancora la mano tra i suoi capelli aggrovigliati, poi da un ultimo sguardo al sole crescente e si volta dirigendosi verso le scale.
Un nuovo giorno è arrivato e il vecchio eroe cammina a testa alta. 
–Non ti dimenticherò.-


Il foglio vola, ma il suo destinatario non può più prenderlo.
Un raggio di sole circonda la carta che pian piano va a depositarsi su una pietra tra l’erba del cortile.
 Poche parole incise.
“Per sempre nei nostri cuori. Draco Malfoy.”

Un ultima immagine riaffiora nella mente di Harry.
Draco.
Draco che viene colpito alle spalle da un raggio verde per mano di Voldemort.
Una risata agghiacciante , poi la vendetta.
Colui-che-non-deve-essere-nominato aveva ucciso il suo grande amore, perché quest’ultimo si era rifiutato di ucciderlo.
Harry non sa se Draco si è rifiutato di colpirlo per pietà o se, come spera, anche lui, in tutti quegli anni ha sentito un peso sul cuore, qualcosa che ti divora dall’interno e ti fa sentire una nullità, perché ti senti diviso a metà e non riesci a respirare se sei lontano dal fulcro dei tuoi sentimenti. Perché è come se, in lui, vi fossero i tuoi polmoni e fai fatica a anche solo a pensare, visto che ogni fibra della tua mente è occupata a tessere lodi al suo interlocutore.
 Harry spera ogni giorno.
Spera che il so Draco sia morto per amore.

[e semmai ti arriverà 
ciò che ho scritto almeno leggimi ]

 
 
 
ANGOLINO:
OK! L’HO CORRETTA”!
Dio era una cosa oscena O_O
Chiedo scusa a chi l’ha letta in precedenza, ma era stata scritta in una notte di pianti in fretta e furia.
Ci tengo particolarmente a questa fanfic  perché è stata la prima ed ha segnato l’inizio delle mie Drarry…inoltre, è dedicata al mio Draco personale o meglio al mio ex Draco personale…nonché motivo per cui non volevo più scriverne (come avevo accennato in un angolino dell’altra fanfic), ma nada.
Eccomi qui a scrivere ancora.
Giuro che non sono depressa XD
Ma le cose tristi mi fanno sfogare ç__ç
Ok, stop. Vi saluto! Un bacione!
Yvi.
   
 
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