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Autore: Contessa    23/04/2012    6 recensioni
Hermione sbatté un tacco per terra, arrabbiata.
“Bene. Benissimo. – disse raccogliendo da terra la propria borsa. – Me ne andrò io, brutto… brutto maleducato! – la aprì frettolosamente e cercò d’infilare dentro il foglio. La richiuse con uno scatto, senza accorgersi che il foglio aveva fluttuato per un paio di secondi nell’aria prima di atterrare sul pavimento. – Goditi la stanza, maleducato!” urlò prima di andarsene in tutta fretta.
Draco alzò un’altra volta le spalle. Si avvicinò al foglio e lo raccolse; era una lettera.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo XVI

 

 

26/6/1999

 

“Oh, Hermione, dove sei stata? Il coprifuoco è iniziata da quasi mezz’ora!” disse Calì quando vide la ragazza entrare nel dormitorio.

“Stavo facendo una ronda straordinaria. L’ultimo giorno di scuola c’è sempre qualche simpaticone che crede di aver architettato uno scherzo geniale…”

“Oh, oggi è anche il tuo ultimo giorno di scuola! Avresti potuto rilassarti un po’!” s’intromise Lavanda.

“Era anche il mio ultimo giorno da Caposcuola; non mi andava di essere rimproverata domattina per non aver fatto il mio dovere.” rispose Hermione avvicinandosi al proprio baule ancora semivuoto.

“Non hai ancora fatto i bagagli? Di solito finisci di prepararli a maggio!” disse Calì sbirciando da sopra la sua spalla.

“Ho avuto altro da fare.”

“Oh, sì, sei sempre stata fuori negli ultimi tempi!” disse Lavanda.

“Volevo approfittare degli ultimi giorno qui a Hogwarts.”

“Potevi approfittare anche della Sala Grande, sai? Hermione, avrai perso almeno cinque chili, e hai una cera davvero bruttissima!”

“Grazie.” ribatté la ragazza manovrando la bacchetta affinché le sue cose entrassero ordinatamente nel baule.

“Lavanda ha ragione, questa volta hai esagerato; sappiamo che ti stressi sempre un sacco per gli esami, ma quest’anno… quest’anno hai chiesto troppo a te stessa.”

“Quest’anno c’erano i M.A.G.O..”

Calì scosse la testa, rassegnata; Hermione ricordava vagamente di aver già affrontato quell’argomento almeno un centinaio di volte nelle ultime settimane.

“Vabe’, - sospirò Calì. – domani a quest’ora saremo a Londra. Spero ci sia bel tempo, voglio mettermi un vestitino.”

“Quello con i fiori?” chiese Lavanda.

“Sì sì. Domani sera andrò in un ristorante con i miei genitori e Padma. Tu?”

“Oh, io non vedo l’ora di arrivare a casa. Harry, Ron e Ginny verranno alla stazione? – nessuna risposta. – Hermione? Hermione, hai sentito?” chiese poi a voce più alta. La ragazza sobbalzò.

“Sì?”

“Ti ho chiesto se Harry, Ron e Ginny verranno alla stazione; mi piacerebbe rivederli.”

“Oh, sì, sì, verranno. Mi pare.”

“Non sembri molto convinta. E nemmeno troppo felice.”

“Sono solo molto stanca. Vado a farmi una doccia.” rispose Hermione abbozzando un sorriso.

Chiuse il baule, andò in bagno e rimase sotto l’acqua quasi un’ora. Non riuscì nemmeno a piangere.

 

***

 

27/6/1999

 

Draco scese dal treno per ultimo, sperando che nel frattempo la banchina si fosse svuotata. Capì subito di non essere stato fortunato: lei era ancora lì, circondata da parecchie teste rosse. Una in particolare, che svettava sulle altre, era vicinissima a quella di Hermione. Draco distolse lo sguardo e scaricò malamente il proprio baule.

L’aveva vista agli esami, ovviamente, ed ogni tanto a colazione; lei la faceva prestissimo, ed ogni tanto se ne andava prima ancora che qualcun altro arrivasse, ma tutte le volte che s’incrociavano in Sala Grande Draco sentiva il suo sguardo su di sé. Non l’aveva mai vista a pranzo o a cena, invece.

Aveva notato che era dimagrita ed era pallida, troppo pallida, e avrebbe voluto dirle che le stava bene, che era solo quello che si meritava. Eppure, mentre la guardava sulla banchina, – la sua testa, la sua bocca, le sue labbra così vicine a quelle di un altro – avrebbe voluto poter tornare indietro, avere più tempo. Parlarle prima, conoscerla prima. Amarla prima, forse. Ma lei aveva fatto la sua scelta, ormai. Era ovvio che avrebbe preferito loro, no? Lui era solo un Mangiamorte figlio di Mangiamorte, un Serpeverde senza cuore, un nemico che, alla fine della guerra, casualmente si era ritrovato ancora vivo. Loro erano i vincitori, i salvatori. Il meglio della società in quel nuovo mondo dove il suo sangue non contava più.

Draco rimpicciolì il proprio baule, lo infilò in tasca e camminò velocemente verso il portale; i suoi genitori lo aspettavano al di là. Non si guardò indietro. Se l’avesse fatto, non sarebbe più riuscito ad andarsene, lo sapeva fin troppo bene.

Anche lui aveva fatto la sua scelta, dopotutto.

In quella notte fresca di giugno, la notte del suo compleanno, aveva scelto di non bere la pozione.

 

***

 

5/6/1999

 

Non era la prima volta per nessuno dei due, ma era la loro prima volta; avevano passato l’ultimo mese a negare così tanto a se stessi di desiderarla da essere troppo stanchi per pensare, parlare, stare lontani un altro secondo.

Quando Draco la baciò fu meglio di qualsiasi fantasia avesse mai avuto perché finalmente non era una fantasia, era tutto vero, e lei era tra le sue braccia, e ricambiava il suo bacio, e le sue labbra sapevano d’arancia.

Le tolse il maglione, maledicendo i pochi attimi in cui non aveva potuto baciarla, e le sbottonò la camicia mentre lei cercava di slacciargli il mantello. Lui se ne liberò con uno strattone, senza smettere di toccarla e baciarla e amarla. I vestiti erano solo dei nemici che impedivano loro di stare più vicini, ed andavano eliminati. Non c’era tempo per guardare dove fossero finite le loro camicie, e nemmeno per abbassare la cerniera della gonna; Hermione se la tolse tirando e saltellando, e quando caddero insieme se ne accorsero a mala pena.

Cosa importava del Marchio Nero e delle cicatrici di guerra, quando i loro corpi combaciavano così perfettamente? Draco ebbe appena il tempo di bisbigliare un incantesimo, mentre Hermione gli slacciava i pantaloni, prima di lanciare la bacchetta lontano.

Non c’erano conseguenze, in quel momento, non c’era un domani, c’era solo lei sopra di lui, sotto di lui, di fianco a lui, ed infine intorno a lui. Avrebbe dovuto aspettare, forse, sussurrarle parole dolci ed accarezzarla lentamente, ma aveva troppa paura di risvegliarsi per l’ennesima volta sudato e insoddisfatto nel proprio letto, ed in ogni caso non aveva più parole da dirle. Una spinta dentro di lei era più chiara di mille parole, un gemito rivelava più di un intero discorso.

Quando la sentì invocare il suo nome semplicemente impazzì; venne dentro di lei a occhi aperti, cercando d’imprimere nella propria memoria ogni dettaglio di quel momento. I suoi occhi offuscati dal piacere, il respiro corto, le mani appoggiate al suo petto, e poi il sudore, il freddo del pavimento e la sua pelle bollente. Le sue labbra, sopra ogni cosa, rosse e gonfie e così vicine.

Le diede un ultimo bacio, poi si spostò di fianco a lei e la cinse con un braccio. Ora avrebbe potuto fare tutto con calma, stringerla ed assaporarla senza la fretta e la bramosia, perché lei era ancora lì, e ormai era evidente che non fosse un sogno.

La vide respirare profondamente per riprendere fiato, chiudere gli occhi e poi riaprirli di scatto. Disse una sola parola.

“Ron.” sussurrò Hermione, e Draco sentì qualcosa spezzarsi appena dietro gli occhi, dove il suo cervello stava processando quell’informazione. Deglutì nervosamente, sperando di uscire presto da quell’incubo, ma un minuto dopo lei era ancora lì, a guardarlo atterrita.

Draco prese consapevolezza della propria nudità solo quando vide che lei si era già rivestita; qualche minuto prima gli sembrato perfettamente normale essere nudo vicino a lei, dopo aver passato gli ultimi mesi a spogliarsi dei propri segreti e del proprio orgoglio.

Lei si stava scusando. Gli stava dicendo che le dispiaceva, davvero, che non intendeva fare quello che avevano fatto, che era stato un… errore di calcolo. Sì, un errore di calcolo. Si era lasciata trasportare dal momento, ma lei era fidanzata e felice e fedele e Draco si maledisse per aver lanciato la bacchetta lontano, perché avrebbe voluto farla stare zitta con un incantesimo. Si rivestì rapidamente; faceva freddo, ora che lei era così lontana.

Disse che conosceva una pozione che faceva al caso loro. Era facile da preparare, e lei aveva tutti gli ingredienti nel suo dormitorio. Era una pozione per cancellare la memoria. Niente di che, solo le ultime ore; avrebbero ricordato le candele, e il regalo, e poi basta. Proprio quello che ci voleva. Dimenticare era decisamente la cosa migliore. Draco lesse sul suo viso la vergogna per quella proposta che lottava contro quella per il tradimento; scrollò le spalle ed annuì. Cosa importava? Alla fine quello era solo un sogno come tutti gli altri. La loro amicizia era stata un’illusione, e la possibilità che lei scegliesse davvero lui semplicemente non era mai esistita. Draco trovò quasi divertente la tragica ironia per cui lui aveva sempre pensato che lei non fosse degna di essere a Hogwarts, per via del suo sangue, ed ora era lei a non reputarlo degno, per il suo passato.

Quando Hermione tornò la guardò fare velocemente la pozione senza particolare interesse, come se quegli ingredienti non fossero mescolati per cancellare la sua memoria e lei stesse preparando solo un buon the.  Magari poteva chiederle di fare la sua pozione al gusto di the alla pesca.

Lei mescolò e si scusò, aggiunse ingredienti e si scusò, ed infine, dopo circa mezz’ora, si alzò e si scusò un’ultima volta. Gli disse che si sarebbero risvegliati verso l’alba e non avrebbero ricordato nulla; aggiunse che era meglio separarsi. Lei avrebbe cercato un’aula appartata, e gli consigliò di fare lo stesso. Poi gli porse il bicchiere.

“Ci vediamo. Ci vediamo… domani.” disse Hermione prima di uscire dalla stanza. Draco aspettò un paio di minuti, poi vagò per la scuola per un po’, fino ad arrivare all’ala Est; entrò in tre aule, ed infine trovò quella adatta a lui. Dalla finestra si vedevano il parco e le stelle.

Forse lei aveva cambiato idea.

Forse era solo uno scherzo crudele.

Forse si era solo agitata, e non intendeva davvero dire quelle cose. Quelle sull’errore di calcolo ed il fatto che era meglio dimenticare.

Forse lei non aveva il diritto di decidere anche per lui.

Draco avvicinò il bicchiere alla bocca; la pozione era rossa, e non profumava di the alla pesca. Sembrava che fosse semplicemente inodore. Non indolore, purtroppo. Dimenticare non era la cosa migliore; era la più semplice, e lei una volta gli aveva detto che non amava le cose semplici. Ma cosa c’era di semplice nel cancellare una parte del proprio cuore?

Fece un respiro profondo, chiuse gli occhi, e non bevve. Rovesciò sul pavimento tutto il bicchiere, aggrappandosi alla speranza che anche lei, da qualche parte nel castello, stesse facendo la stessa cosa.

“Questo non è un errore di calcolo, Hermione.” disse Draco alla notte, e se ne andò.

 

 

Eccomi con il nuovo capitolo! Pubblico con un giorno d’anticipo perché domani probabilmente non avrei potuto farlo, e non volevo farvi aspettare oltre…

Come sempre, ma più del solito, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e spero che sia chiaro: la reazione di Draco nello scorso capitolo, la mattina dopo il fattaccio, è dovuta al fatto che sperava che anche lei avesse buttato la pozione. Se avete delle domande ovviamente sono sempre a vostra disposizione! J

Nessuna nota in particolare, per questo capitolo, spero davvero che la scena d’amore vi sia piaciuta e non siate delusi dalla trama.

A settimana prossima, con l’ultimo capitolo!

Contessa

   
 
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