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Autore: dragon_queen    23/04/2012    1 recensioni
Cosa accadrebbe se Kanon, dopo la sconfitta di Nettuno, portato al tempio di Atena, trovasse qualcuno che lo apprezzasse anche per i suoi sbagli? E se questo qualcuno alla fine gli mostrasse un mondo che a lui è del tutto sconosciuto? E se fosse anche l'unico cosa che lo facesse tornare dalla battaglia con Hades sano e salvo?
Leggete e ditemi che ne pensate...XD
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Kanon, Nuovo Personaggio
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Saint seiya chronicle'
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Era quasi una settimana che Kanon la allenava e doveva ammettere, anche se di malavoglia, che stava facendo dei veri progressi. Certo, lui continuava a dargliele di santa ragione, ma lei incassava e restituiva come una tigre.

Dal canto suo, il cavaliere si stava seriamente divertendo e in qualche modo appariva più sereno. Forse Gea stava a riuscendo a scalfire quella maschera che lui indossava.

La pecca però era che, una volta finiti gli allenamenti, l'uomo tornava serio e impassibile, come se l'unica cosa che lo facesse star bene fosse stato combattere.

Verso mezzogiorno, Kanon disse a Gea di allenarsi un po' da sola, fargli vedere i suoi progressi.

La ragazza obbedì, iniziando a piroettare in aria, come se fosse stata priva di peso, fendendo il vento con calci e pugni. Lui la osservava attento, ma non sapeva bene a cosa.

Vedeva una sacerdotessa che si allenava, ma nel contempo si soffermava ad ammirare quel corpo, dalle forme aggraziate e sinuose, imperlato da argentee goccie di sudore che, colpite dal sole, le davano un effetto quasi eteree. Era bella come una Dea e l'uomo fremeva nel vedere il viso che quella dannata maschera nascondeva. Ogni volta che la guardava sentiva qualcosa nascergli dentro, una morsa allo stomaco che risaliva sino al petto.

Che si sarebbe mai aspettato che un giorno anche lui avrebbe provato quello strano malessere.

 

Gea fu stupita dalla richiesta di Kanon di allenarsi da sola, mentre lui la esaminava. Non si fidava, ma voleva vederci chiaro. Dentro di lei però si fece spazio l'imbarazzo, per la prima volta. Non le piaceva l'idea di muovere il suo corpo davanti al cavaliere, in quanto nel suo sguardo, qulle poche volte che lo incrociava, vedeva una scintilla di desiderio.

Ma come poteva volerla? Il suo volto era pressocchè un mistero per lui. Una persona non era niente senza un viso, un'espressione. Il suo volere di diventare cavaliere, però, l'aveva portata anche ad annullare la sua femminilità, imponendosi quella maschera.

Non si era mai considerata veramente una donna, sino a quando non aveva incontrato lui. In quell'istante i suoi istinti si erano di botto risvegliati, come un'esplosione. Eppure la parte razionale di lei le imponeva di rimanere fredda.

Eppure quegli profondi occhi blu le provocavano uno strano tormento.

 

-Accidenti, che nottataccia- biascicò Gea, mentre si grattava pigramente la testa tentando di riavviarsi i capelli.

Per l'ennesima volta aveva scaricato Calliope per dirigersi alla terza casa, ma era convinta che l'amica si fosse ormai resa conto di ogni cosa.

Come ogni giorno Kanon la attendeva all'entrata, poggiato ad una colonna, mentre fissava la distesa blu ai piedi dell'acropoli di Atene. I suoi lunghi capelli mori volavano al vento come se fossero stati leggeri come una piuma, mentre quell'espressione triste e corrucciata gli trasmetteva un'aria davvero misteriosa e sensuale.

La ragazza si ritrovò ad arrossire, ma riacquistò subito il controllo.

Finalmente lui si accorse di lei.

-Ben arrivata. Sei pronta?-

-Si, maestro-

 

Evitò un altro pugno, ma di poco. Trattenne il fiato, per poi rilasciarlo durante lo scatto. Puntò un calcio alla testa del cavaliere, ma questo si piegò sulle ginocchia, facendole per un attimo perdere l'equilibrio.

-Mantieni il baricentro sempre in equilibrio- le ordinò.

Un colpo verso il centro dello sterno, ma Kanon scattò all'indietro.

-Pugno serrato e gomiti sollevati-

Quanto lo odiava!!

Mentre formulava quel pensiero, però, si distrasse, lasciando che il suo avversario le facesse lo sgambetto. Lei stava ormai per cadere a terra, mentre imprecava silenziosamente. Poi però si rese conto che il pavimento non arrivava.

Si sentì afferrare per la vita, mentre la schiena le si piegava periocolosamente. Le gambe le cedettero, facendo di lei quasi un peso morto. Alzò lo sguardo e si trovò a fissare il viso di Kanon.

-Devi avere più stabilità sulle gambe- le disse, ma il suo tono pareva diverso.

Gea giurò di vedere le sue guance imporporarsi. Lei, invece, avvertiva il suo cuore accellerare i battiti, mentre il suo corpo, ormai divenuto un pezzo di marmo, era percorso dai brividi. Quella vicinanza l'avrebbe fatta capitolare.

Tentò di rimettersi in piedi, ma notò una caviglia che non poteva essere poggiata. Emise un gemito di dolore. Senza che potesse neanche aprire bocca, Kanon la prese tra le braccia.

-Ti medico la caviglia- disse serio e la portò all'interno della terza casa.

La ragazza non potè fare a meno di avvampare.

 

La fece sedere sul suo letto e si allontanò. Gea non potè fare a meno di respirare il suo profumo che si propagava per l'intera stanza. Ogni cosa là dentro sapeva di lui.

Si stupì nel vedersi simile ad una sciocca ragazzina che si invaghiva del suo idolo irraggiungibile. Sorrise segretamente.

Quando il cavaliere fece ritorno, lei si ricompose, come se lui potesse intuire il suo imbarazzo.

Le fasciò delicatamente la caviglia, cercando di non farle più male del dovuto. Solo quando chiuse la fasciatura, lei gemette.

-Mi dispiace, ci sono andato troppo pesante. Non sono abituato ad avere degli allievi e...-

La mano di lei si posò sulla sua. Lui si fermò ad osservarla, o meglio, osservare il volto impassibile della sua maschera.

Come attratto da una strana forza, prese ad avvicinarsi. Quando fu a pochi centimetri da quel volto di metallo, la sfiorò, scivolando delicamente sotto il mento, con l'intenzione di rimuoverla. Quando però stava per scivolare via, Gea lo impedì.

-Perchè?- chiese lui in un soffio, quasi sopraffatto dal sentimento.

-Mi dispiace, ma non credo che sia la cosa giusta- rispose lei.

Dal suo tono si deduceva che le dispiaceva sul serio. Pareva triste e confusa. Quando tornò a guardarlo, convinta di averlo offeso, invece si ritrovò a fissare un solare sorriso.

-Vieni, ti riaccompagno agli alloggi delle sacerdotesse-

 

Perchè lo aveva fermato? Era davvero quello ciò che voleva? Non lo sapeva più neanche lei. In quel momento nella stanza rientrò Calliope.

-Gea, tutto a posto?- le chiese, quando la vide stesa sul letto con la caviglia fasciata.

Lei la guardò con i suoi profondi occhi ametista.

-No amica mia, credo di avere una sorta di malattia che mi sta facendo impazzire-

  
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