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Autore: dragon_queen    23/04/2012    2 recensioni
Cosa accadrebbe se Kanon, dopo la sconfitta di Nettuno, portato al tempio di Atena, trovasse qualcuno che lo apprezzasse anche per i suoi sbagli? E se questo qualcuno alla fine gli mostrasse un mondo che a lui è del tutto sconosciuto? E se fosse anche l'unico cosa che lo facesse tornare dalla battaglia con Hades sano e salvo?
Leggete e ditemi che ne pensate...XD
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Kanon, Nuovo Personaggio
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Saint seiya chronicle'
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Calliope aveva ascoltato la sua storia senza fiatare, limitando a qualche raro cenno della testa.

-Dimmi, secondo te cos'ho?-

-Sei innamorata amica mia. Non c'è niente di male in questo-

-E invece si. Io non posso essere innamorata di lui, non posso permetterlo. Lui è così strafottente, saputello, superiore e...-

-E...?-

-E anche dolce, premuroso e incredibilmente sexy- rispose lei, con viso sognante.

-Gea, non c'e niente da temere dall'amore. È una cosa naturale, che colpisce ogni essere che abbia un cuore. Renditi conto: sei riuscita ad abbattere la corazza del grande Kanon di gemini, l'uomo il cui temperamento ha ingannato persino un Dio-

-Lo so-

-E perchè allora non ti vedo saltare di gioia-

-Non lo so. Non sono sicura-

Calliope la guardò come avrebbe potuto fare con una bambina, le si avvicinò e la strinse tra le braccia. L'altra la lasciò fare.

-Non sei ancora pronta per innamorarti, cara Gea. Ma credo che dovrai crescere in fretta se vuoi che il tuo principe non scappi via-

 

Calliope sapeva qualcosa che Gea ignorava. Da qualche giorno l'aria al grande tempio era tesa. Un pericolo lontano sconvolgeva la mente della Dea e di conseguenza anche quella dei suoi cavalieri. Da lì a un mese sarebbero scaduti i 243 anni e una piaga si sarebbe abbattuta sull'intera Grecia.

 

Gea avanzava zoppicando in direzione della terza casa. Doveva parlare con lui, non poteva più rimandare. Doveva allontanarlo prima che fosse stato troppo tardi.

Non lo trovò come al solito all'entrata, così si avventurò all'interno del tempio. Lo intravide su una sorta di divanetto, intento a leggere, sulla terrazza.

Quando la sentì si voltò a guardarla.

-Non crederai di allenarti in quelle condizioni, vero?-

Lei scosse la testa, poi rispose:

-Ho bisogno di parlarti-

Kanon la fece accomodare. Lei si sedette al suo fianco, rigida come un pezzo di legno, i pugni chiusi sulle ginocchia e lo sguardo basso.

-Allora, cosa dovevi dirmi?- chiese lui, un poco confuso.

-Ecco...io...non so come...-

Si stava completamente scordando le parole, le stavano scivolando via come se non avessero freno e lei stava facendo la parte dell'idiota.

Ad un tratto avvertì una mano di lui che le accarezzava i capelli.

-Sai Gea, io avevo una richiesta da farti, se a te non dispiace-

Il suo sguardo era tenero.

-Vorrei rivedere ancora una volta i tuoi bellissimi occhi-

Lei sussultò, poi però si rese improvvisamente conto che probabilmente Kanon le stava facendo capire, in modo un po' eccentrico e particolare, che aveva capito e che provava i suoi stessi sentimenti.

Così afferrò la maschera all'altezza del mento e se la sfilò.

Mentre quella scivolava via dal volto della ragazza, lui trattenne il respiro. Era da quando l'aveva conosciuto che aspettava di vederla ciò che la maschera nascondeva.

I capelli castani di lei nascondevano ancora il suo viso, ormai libero da ogni genere di costrizione, libero di essere finalmente ammirato.

Così, con mano tremante, le scansò quei ciuffi che lo separavano ancora dalla verità e la voltò, in modo da poterla ammirare.

Si congelò. Gea era bellissima, una creatura del tutto eterea. Mentre ammirava ogni suo tratto, riuscendo finalmente a vedere le sue guance rosate dall'imbarazzo, sentiva come se dentro l'avesse sempre immaginata in quel modo.

I suoi occhi erano davvero di un magnifico viola, grandi e dalla forma leggermente allungata, il naso piccolo e all'insù, mentre la bocca, a cuore, possedeva delle labbra rosee e carnose.

-Kanon, io...-

Lui le posò un dito sulle labbra, come a dirle di tacere, che in quel momento le parole erano superflue. Dopodichè, con quello stesso, ne seguì la forma, sentendola rabbrividire. Dalla bocca passò alle guance, mentre lei chiudeva gli occhi, abbandonandosi al suo tocco.

Il corpo del cavaliere fremeva. Finalmente la vedeva per come era: non una sacerdotessa, non una ragazza, ma come Gea, la ragazza che aveva risvegliato quel cuore che per troppo tempo era rimasto annegato nelle acque della sua apatia.

 

Gea si abbandonò a quel tocco che tanto aveva atteso. Per un attimo pensava di averlo deluso a causa del suo aspetto, ma poi lo aveva sentito mentre la sfiorava. Il suo dito sulle labbra le aveva provocato uno strano turbine di emozioni che lei non riusciva bene a definire: paura, imbarazzo, desiderio, passione.

All'improvviso avvertì il corpo di Kanon spostarsi verso di lei, sino a sentire il suo respiro di lui a pochi centimetri dal suo viso. Sentì che le sussurrava:

-Tu mi hai liberato-

Poi la sensazione di qualcosa di caldo sulla sua bocca, umido, ma allo stesso tempo morbido. Lui la stava baciando. Lei si abbandonò ulteriormente e in quel momento le balenò un pensiero: quello era il suo primo bacio. Gea aveva regalato quel personalissimo fiore a Kanon, il cavaliere dei gemelli, l'uomo che era considerato un traditore dagli altri guerrieri di Atena, ma che per lei era solo l'uomo di cui si era innamorata.

Quel bacio era delicato e casto, come se l'uomo avesse paura di recarle offesa. Lei gli fece scorrere le braccia attorno al collo, in modo che le loro labbra potessero aderire ancora di più. In breve tempo avvertì che lui tentava di schiuderle la bocca per approfondire quel bacio. Gea non lo fermò, anzi. Voleva sentire il suo sapore, mentre con il naso si inebriava di quel suo odore così buono, che per certi aspetti risvegliava il ricordo del salmastro.

Lui, delicatamente, la stese sotto di lui, senza mai staccarsi dalle sue labbra. Cercando di non pesarle troppo, iniziò a carezzarle delicatamente il volto.

Dei, quanto l'aveva desiderata, quanti freni aveva messo al suo corpo per impedirsi di possederla con la forza. Quella ragazza aveva qualcosa che aveva fatto risvegliare in lui un sentimento dai sapori primordiali. Non voleva fare niente contro la sua volontà, voleva che fosse lei a chiederglielo. E, abbandonandosi al suo bacio, lo aveva fatto.

Fece scorrere la mano libera sui suoi fianchi sodi, accarezzandone ogni forma, mentre la sentiva fremere. Il suo bacino spingeva contro quello di lei, facendola gemere da quelle labbra che ancora erano soggiogate da quelle del cavaliere.

Voleva farla sua e voleva farlo ora.

 

In quel momento in Gea si risvegliò la parte razionale. Di colpo puntò le mani sul petto di lui, facendolo staccare da quell'appassionato bacio e costringendolo ad alzarsi in ginocchio.

-Cosa c'è?- chiese, senza capire.

-Kanon...scusa, ma...io credo di...-

L'uomo di rabbassò su di lei, sfiorandole la fronte con le labbra.

-D'accordo. Quando vorrai-

La aiutò a rimettersi a sedere, mentre il suo corpo era ancora percorso dai fremiti della lussuria. Lui si sedette con la schiena poggiata al bracciolo del divanetto e invitò lei a poggiare la schiena contro il suo petto. Lei accettò l'invito, avvertendo le sue forti braccia stringerla.

Un bacio sulla nuca e lei si abbandonò come una bambina, mentre il sole, all'orizzonte, stava tramontando.

Rimasero così, uno abbracciato all'altra, mentre la notte avanzava e la luna divenne la loro unica testimone.

  
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