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Autore: Notteinfinita    23/04/2012    17 recensioni
Non sfogare la propria rabbia può avere pesanti conseguenze ed Hermione lo scoprirà a proprie spese.
Una non-dramione da non perdere!
PS: Ecco cosa succede a inventare una fanfiction quando si ha la febbre alta...abbiate pazienza e accogliete i deliri di una pazza.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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 Ecco cosa succede a inventare una fanfiction quando si ha la febbre alta...abbiate pazienza e accogliete i deliri di una pazza.

 

 

La febbre dell'odio nemico

 

Un'altra lunga giornata di lezioni era finalmente giunta al termine e il trio più famoso di Hogwarts si avviava a passo svelto verso la Sala Grande. Hermione era stata febbricitante per tutto il giorno e adesso non vedeva l'ora di cenare per poi mettersi a letto.

Erano quasi giunti all'ingresso quando la ragazza si sentì spintonare da dietro. Appena si fu voltata due noti occhi grigi la fissarono con disprezzo.

« Togliti dai piedi mezzosangue! » ordinò Draco con il solito ghigno sulle labbra.

Hermione sentì il sangue ribollirle per la rabbia, i suoi occhi saettarono per l'indignazione ma non ebbe tempo di ribattere nulla perché, improvvisamente, le forze le vennero meno e svenne.

Il pronto intervento di Ron le impedì di finire a terra. Presala tra le braccia, corse in direzione dell'infermeria seguito da Harry mentre uno schifato Malfoy si scansava per lasciarli passare.

 

***

 

Appena giunti in infermeria Ron adagiò Hermione su uno dei letti liberi, intanto Harry chiamò Madama Chips.

Senza troppi complimenti l'infermiera li cacciò fuori per poter visitare la ragazza.

La febbre alta e il pallore non presagivano nulla di buono, quindi fu con un certo timore che Madama Chips sbottonò la camicia di Hermione per verificare la fondatezza dei suoi timori. Un largo ematoma spiccava sul petto della ragazza, all'altezza del cuore. L'infermiera trattenne il respiro di fronte a quella scoperta e, senza attendere altro, corse in direzione della Sala Grande dove era in corso la cena ed era quindi più probabile trovare il preside.

Lo stupore fu generale quando, improvvisamente, Madama Chips fece irruzione in Sala Grande trafelata e con la cuffietta di traverso. Senza riprendere fiato si avvicinò a Silente e gli bisbigliò qualcosa all'orecchio. Appena ebbe finito di parlare il preside si alzò di scatto e uscì dalla sala lasciando tutti a chiedersi cosa potesse essere successo.

Harry e Ron, davanti la porta dell'infermeria, attesero impazienti il ritorno di Madama Chips chiedendosi dove fosse scappata e perché. Quando la videro tornare in compagnia del preside la loro preoccupazione aumentò notevolmente.

« Ragazzi, venite con me! » disse il preside perentorio precedendoli nella stanza adiacente l'infermiera.

« Ho bisogno di sapere cosa è successo alla signorina Granger prima che la portaste qui.» disse Silente accomodandosi in una delle sedie e fissando i due ragazzi da sopra le lenti a mezzaluna.

I due lo guardarono un po' imbarazzati.

« Qui non si tratta di fare la spia, ho bisogno di sapere chi le ha causato l'attacco di nervi e lo svenimento per poterla guarire. » aggiunse il preside vedendo le loro facce.

« Hermione è stata febbricitante per tutto il giorno, stasera stavamo andando a cena ma Malfoy l'ha spinta, lei si è arrabbiata...e poi è svenuta.» disse Ron tutto d'un fiato.

« Il signor Draco Malfoy, quindi. Bene ragazzi, voi andate nel vostro dormitorio, vi farò avere qualcosa da mangiare lì, visto che avete saltato la cena » disse il mago con tono perentorio.

I due ragazzi non osarono replicare, visto il tono del preside, ma già i loro cervelli elaboravano piani di fuga dal dormitorio.

« E niente visite notturne alla signorina Granger, ci siamo capiti? » aggiunse il preside, quasi gli avesse letto nel pensiero. « Vi farò avvisare se ci saranno novità ».

 

***

 

Col morale sotto i tacchi e la preoccupazione a mille i due si avviarono verso il loro dormitorio.

Quando vi arrivarono trovarono nella sala comune, ancora deserta, un vassoio di panini e una brocca di succo di zucca. Si sedettero davanti al camino a consumare la loro cena senza troppa voglia e con la certezza che, da lì a poco, il ritorno dei loro compagni di casa nel dormitorio avrebbe significato l'inizio dell'interrogatorio per loro due.

Decisero di fingere di esser già andati a letto augurandosi che ciò bastasse a far desistere i compagni dal tentativo di estorcergli informazioni.

Per loro fortuna, il preside era stato previdente e aveva fatto sapere a tutta la scuola, tramite la McGranitt, che la signorina Granger aveva avuto un piccolo malessere e che i suoi amici l'avevano accompagnata in infermeria ma che non c'era nulla da preoccuparsi poiché si trattava di una banale influenza.

 

***

 

Finita la cena tutti si diressero verso i rispettivi dormitori. Anche Draco si stava dirigendo verso i sotterranei di Serpeverde quando la McGranitt lo fermò.

« Signor Malfoy, il preside desidera parlare con lei. L'attende in infermeria. » gli disse concisa e, senza aggiungere altro, andò via.

Draco sbuffò scocciato ma, non potendo fare altro, si diresse in infermeria.

Appena vi entrò vide il preside andargli incontro.

« Ben arrivato signor Malfoy, mi segua » detto questo il mago lo precedette nella stanza attigua all'infermeria.

« Si accomodi » lo esortò sedendosi a sua volta.

« Come sa la signorina Granger sta poco bene. Ciò che non sa è che non ha contratto una semplice influenza ma La febbre dell'odio nemico, sa di cosa si tratta? »

Draco fece segno di no chiedendosi, perplesso,tra se e se, per quale motivo, secondo quel vecchio pazzo, a lui dovesse importare qualcosa della Mazzosangue.

« Vede, quando un mago accumula per troppo tempo rabbia repressa, senza che questa abbia un punto di sfogo, allora può implodere portando al manifestarsi della Febbre dell'odio nemico. » spiegò il preside « Il problema è che esiste un solo antidoto a questa malattia. E questo antidoto può fornirmelo solo lei.»

« Io? » chiese sbigottito il biondo.

« Mi risulta che, prima che la sua compagna di scuola svenisse, voi abbiate avuto un piccolo alterco. »

Draco in cuor suo giurò vendetta a Harry e Ron per aver spifferato tutto.

« È stata una cosa da nulla! » si schernì Draco, conscio che mentire non sarebbe servito a nulla.

« Bé, è stata la goccia che ha fatto traboccare il calderone.» spiegò Silente senza scomporsi « Adesso solo una cosa può fare guarire la signorina Granger; una lacrima sincera versata da lei.»

Draco guardò il preside sbigottito, incapace di dire nulla dopo l'assurdità che aveva appena sentito.

Ripresosi dallo shock, emise un breve ghigno.

« Temo che dovrà imparare a convivere con la febbre, non piango più da quando avevo tre anni ed anche allora lo facevo solo per ottenere quello che volevo » rispose serafico.

« Mi segua signor Malfoy! » ordinò il preside senza rispondere nulla a quanto gli aveva appena detto il ragazzo.

In silenzio lo condusse dietro ad un separé bianco che nascondeva un letto.

Su quel letto giaceva Hermione Granger. I suoi capelli, di solito crespi e ribelli, le aderivano al viso intrisi di sudore, il volto era pallido e segnato da profonde occhiaie, le labbra screpolate come se le avesse morse e contratte in una smorfia di dolore mentre l'intero corpo era preda di dolorosi spasmi.

« Non si può convivere con questa malattia. Chi la contrae soccombe alla febbre nel giro di ventiquattro ore. » disse lapidario il preside. « Adesso può andare nel suo dormitorio. Buonanotte, signor Malfoy. » detto questo gli volse le spalle e andò via.

Draco rimase alcuni minuti a fissare la ragazza che si lamentava debolmente nel sonno, poi, con un moto di stizza, andò di corsa nel suo dormitorio. Giunto in camera sua si buttò sul letto ancora vestito e chiuse le pesanti cortine verdi affinché nessuno lo disturbasse.

 

***

 

Quella notte, però, Morfeo non visitò diverse persone.

Nella torre di Grifondoro due anime inquiete si rigiravano nei loro letti.

« Harry, sei sveglio? » chiese Ron sottovoce.

« Si, sono troppo preoccupato per Hermione! » esclamò.

« A chi lo dici! » rispose il rosso.

Senza bisogno di ulteriori parole e ignorando deliberatamente le raccomandazioni del preside; i due ragazzi sgusciarono fuori dal letto, tirarono fuori il mantello dell'invisibilità di Harry e scesero, il più silenziosamente possibile, nella Sala Comune. Giunti lì, puntarono dritti verso l'uscita. Quale non fu la loro sorpresa quando videro che il ritratto non si apriva. Guardando meglio notarono un biglietto attaccato dietro al quadro.

 

Miei cari ragazzi, so bene che siete preoccupati per la vostra amica ma è necessario che per stanotte non venga disturbata.

Vi auguro una buonanotte,

Silente.

 

I due ragazzi fissarono increduli il biglietto. A quanto pare Silente ormai li conosceva troppo bene.

Delusi, i due fecero ritorno al loro dormitorio. Non potevano fare altro che aspettare la mattina successiva.

 

***

 

Anche nei sotterranei c'era qualcuno vittima dell'insonnia; non a causa della preoccupazione ma del rimorso, sentimento da cui credeva di potersi ritenere immune.

Sdraiato a pancia in giù sul suo letto, Draco non riusciva a prender sonno. Ogni volta che provava a chiudere gli occhi le tornava in mente l'immagine della Granger sul letto dell'infermeria e gli risuonavano nelle orecchie le parole del preside.

Adesso solo una cosa può fare guarire la signorina Granger: una lacrima sincera versata da lei.”

Non si può convivere con questa malattia. Chi la contrae soccombe alla febbre nel giro di ventiquattro ore.”

Draco mise la testa sotto il cuscino nel tentativo di scacciare quei pensieri ma il tentativo fu vano.

Stupida Mezzosangue, è tutta colpa tua! Sei sempre stata forte e orgogliosa e ora che ti sei ridotta così mi sento quasi in colpa.” pensò in preda alla rabbia e all'insonnia.

Senza sapere neanche lui bene il perché, si alzò dal letto e sgusciò fuori dal suo dormitorio.

Forse due passi mi faranno bene” pensò.

Quando alzò gli occhi, si rese conto che la sua passeggiata senza meta lo aveva condotto davanti l'infermeria. Strinse i pugni in un moto di stizza.

Che cavolo mi prende?” si chiese. Poi sospirò indeciso. Subito dopo alzò nuovamente lo sguardo, estrasse la bacchetta che aveva ancora in tasca, visto che era andato a dormire vestito, ed entrò nell'infermeria. Cautamente s'avvicinò alla porta della stanza dove dormiva Madama Chips e la imperturbò, poi si diresse verso il letto di Hermione.

Lei giaceva ancora incosciente e le sue condizioni erano visibilmente peggiorate. Le convulsioni, ora più forti, fecero spostare la camicia da notte messagli dall'infermiera quel tanto da scoprire l'ematoma sul cuore della ragazza e che adesso si estendeva anche sul resto del torace con una serie di venature violacee.

Gli occhi di Draco si dilatarono a quella vista.

In preda ad una rabbia che neanche lui sapeva spiegarsi, si piegò sul letto di Hermione poggiando le mani all'altezza delle sue spalle, quasi a volerle parlare faccia a faccia.

« Sei una stupida Mezzosangue! Come hai potuto ridurti così! » iniziò ad urlarle, anche se lei non poteva sentirlo. « Sei sempre stata una leonessa, una Grifondoro fin nelle ossa e ora ti lasci andare così! Del trio tu sei l'unica dotata di cervello, l'unica che sappia tenermi testa. Lo Sfregiato ha solo il nome e la fama che lo accompagna e la Donnola nulla del tutto. Con chi me la prenderò se tu te ne vai!? »

Mentre urlava, una goccia cadde sulla guancia della ragazza producendo un lieve bagliore appena venne a contatto con la sua pelle.

Draco si ritrasse impaurito mentre, con stupore crescente, vedeva una lieve luminescenza avvolgere il corpo di Hermione.

Istintivamente si portò una mano al viso, quando la ritrasse era bagnata.

Lacrime?” si chiese confuso, affrettandosi ad asciugarsi il viso.

Le parole di Silente gli tornarono alla mente: “Adesso solo una cosa può fare guarire la signorina Granger: una lacrima sincera versata da lei.”

E bravo il vecchiaccio, stavolta mi ha fregato!” pensò “Non dovevano essere per forza lacrime di pentimento.”

Sorrise tra se della propria ingenuità continuando ad osservare ciò che accadeva alla sua nemica.

Lentamente la luce si stava diradando e, quando si estinse del tutto, sembrò palese che le convulsioni erano sparire ed anche il suo colorito appariva meno spettrale.

Con fare incerto Draco scostò leggermente lo scollo della camicia da notte della ragazza constatando così che l'ematoma sembrava svanito. In quell'attimo Hermione si mosse leggermente e Draco arretrò con un balzò.

La ragazza aprì lentamente gli occhi e, quando riuscì a mettere a fuoco la vista, non credette a quel che vedeva.

« Malfoy? » chiese debolmente e con tono stupito.

« Nemici come sempre, Granger? » chiese lui esibendo uno dei suoi migliori ghigni.

Lei accennò un sorriso prima di chiudere gli occhi e tornare a dormire.

Però, ha un bel sorriso!” pensò. Poi, ancora stupito per ciò che aveva fatto e ciò che aveva appena pensato, Draco si dileguò tornando in fretta nel suo letto dove, stranamente, stavolta il sonno lo colse immediatamente.

 

***

 

Appena la porta dell'infermeria si fu chiusa dietro le spalle di un Malfoy ancora stupito di se stesso, un lieve bagliore apparì nella stanza attigua.

« Finite Incantate! » esclamò il preside prima di uscire dalla porta « Sospettavo che il signor Malfoy avrebbe tentato di imperturbare la porta, per fortuna avevo provveduto al controincantesimo. » disse quasi tra se e se.

«Madama Chips mi scuso con lei per il disturbo arrecatole. Capisce bene che però era necessario controllare l'andamento della situazione. »

« Non si preoccupi signor preside, l'importante è che la signorina Granger si riprenda.»

Parlando i due si avvicinarono al letto dell'ammalata. Immediatamente davanti ai loro occhi furono visibili i segni della ripresa. Hermione dormiva tranquillamente, la febbre era sparita così come l'ematoma.

Madama Chips si volse verso Silente con uno sguardo visibilmente sollevato.

« Lacrime sincere di rabbia! » esclamò il preside, ripensando alla scena di poco fa. « E bravo il signor Malfoy, sapevo che non mi avrebbe deluso. Ad uno come lui non fa piacere perdere una degna rivale! » disse ancora, quasi parlando a se stesso.

« Un giorno di riposo e potrà riprendere le lezioni. » disse l'infermiera dopo aver finito di controllare la paziente.

« La ringrazio Madama Chips. Buonanotte ». Detto questo il preside uscì dall'infermeria ed anche la donna tornò nella sua stanza a riposare.

 

***

 

La mattina successiva Harry e Ron, appena vestiti, corsero in infermeria.

Appena spalancata la porta, uno sguardo dell'infermiera li gelò sul posto.

« Vi sembra il modo di entrare? » disse con sguardo arcigno. «La vostra amica sta bene. Andate pure a salutarla. » continuò, addolcendo un po' il tono.

Udite quelle parole i due si fiondarono al capezzale della ragazza. La trovarono seduta a letto intenta a bere quella che aveva l'aria di una pozione ricostituente.

« Ciao! » esclamò felice appena li vide.

« Hermione, stai bene! » dissero i due in coro.

« Madama Chips ha detto che da domani potrò riprendere le lezioni. » disse poi sorridendo.

« Ti hanno spiegato che cosa hai avuto? A noi hanno parlato di una semplice influenza ma la cosa non ci convince » disse Harry a nome di entrambi.

« Anche perché Silente ha voluto sapere cosa fosse successo di preciso prima del tuo malessere...se si fosse trattato di una comune influenza non sarebbe stato necessario. » aggiunse Ron con aria dubbiosa.

« Silente è stato qui poco fa. Mi ha spiegato che ho avuto La febbre dell'odio nemico. A quanto pare ho trattenuto la rabbia per troppo tempo e queste sono state le conseguenze .» spiegò la ragazza.

« Allora è colpa di Malfoy se sei stata male! » esclamò Ron serrando i pugni. « Io lo ammazzo! »

Hermione lo trattenne per un polso.

« Il preside mi ha detto che è grazie alla sua collaborazione se adesso sto bene. » disse la ragazza con tono dubbioso.

« In che senso? » chiese Harry perplesso.

«Non so, non mi ha spiegato altro, ha detto che non poteva. » rispose Hermione scrollando le spalle.

« Oddio, non è che ti hanno fatto bere una pozione fatta con i suoi capelli? » chiese Ron con faccia disgustata.

« Forse è meglio non saperlo! » esclamò Hermione rabbrividendo al pensiero.

« Su ragazzi, adesso lasciatela riposare! » li esortò Madama Chips, accompagnandoli fuori.

Rimasta sola, Hermione si mise a riflettere su ciò che le aveva detto Silente

È grazie alla collaborazione del signor Malfoy se adesso lei sta bene.”

Pian piano alla sua mente tornarono delle immagini confuse. Malfoy che le urlava a pochi centimetri dal viso, la sensazione di qualcosa di bagnato e caldo sulla guancia e delle parole “...Sei sempre stata una leonessa, una Grifondoro fin nelle ossa e ora ti lasci andare così!...Del trio tu sei l'unica dotata di cervello. Con chi me la prenderò se tu te ne vai!?...Nemici come sempre, Granger?”

Hermione si sentiva confusa eppure era certa che ciò che ricordava fosse accaduto davvero.

 

***

 

Il giorno dopo la convalescenza di Hermione fu dichiarata conclusa. Harry e Ron non se lo fecero ripetere due volte e, prima che Madama Chips ci ripensasse, portarono l'amica lontano dall'infermeria.

Erano intenti a chiaccherare nel corridoio mentre si avviavano alla prima lezione della giornata quando un ghigno, a loro ben noto, li raggiunse alle spalle.

I tre si girarono all'unisono pronti a reagire all'ennesimo insulto del furetto.

« Chi si vede, la Mezzosangue. Cos'è, adesso per non ammalarti di nuovo mi schianterai appena mi vedi? » chiese sarcastico. Il suo tono di voce e la sua espressione, però, erano diverse dal solito; sembrava quasi allegro e le sue parole apparivano più come una sorta di ben tornata.

I due ragazzi lo guardarono perplessi.

« Potrei pensarci, infondo sarebbe per la tutela della mia salute. » rispose Hermione sorridendo mentre i suoi amici rivolgevano anche a lei uno sguardo stupito.

« Nemici come sempre, giusto Malfoy? » disse ancora prima di voltarsi e andare via con Harry e Ron ancora confusi.

Draco li guardò allontanarsi con uno strano sorriso stampato sulle labbra.

« Puoi contarci, Granger! » mormorò tra se, prima di proseguire per la sua strada.

Non si sarebbero mai amati, non sarebbero mai stati amici ma erano degni rivali e questo legame li avrebbe accompagnati sempre.

 

Fine.

 

Note dell'autrice:Ogni recensione, commento o critica è ben gradita. 

 

 


 

  
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